lunedì 31 maggio 2021

iN PRAISE OF VEG: TIRIAMO LE SOMME?


 

 

Giusto ieri sera, dopo che da giorni mi spremevo le meningi alla ricerca dell'ispirazione per questo Tiriamo le Somme?, si è verificato il consueto siparietto fra i miei suoceri, a proposito dei tentativi da lui messi implacabilmente in atto, a pranzo e a cena, da 50 anni, per schivare le verdure- e altrettanto implacabilmente vanificati dallo sguardo severo e dalla volontà di ferro di sua moglie. "Il fatto è- commentava mia suocera, dopo essersi assicurata che il poveretto avesse mangiato tutto- che lui è abituato a mangiare il contorno dopo il secondo, mentre io son cresciuta mangiandolo assieme". Il discorso proseguiva con altre considerazioni, ma io mi sono fermata a questo punto- e cioè al ruolo che, due generazioni fa- veniva assegnato a tutti i prodotti dell'orto, relegati ad un semplice accompagnamento dei piatti principali. Anche la generazione successiva- la mia- è partita da questo presupposto: l'eredità è in quelle scomodissime "mezzalune da insalata" che facevano parte dei corredi di tutte le nostre mamme e che appartengono ad uno degli incubi della mia infanzia, quando, appunto, le verdure erano una mezza maledizione e il fatto che avessero un posto a parte non faceva che complicare la faccenda dell'occultamento degli avanzi. 

E' con la generazione dei Millennial, invece, che le cose sono cambiate e il pasto a base di verdure è diventato la regola e non l'eccezione. A sollecitare il cambiamento, sono stati numerosi fattori, su più fronti, da quello della salute a quello della sostenibilità, passando per mille altre sfumature- culturali, economiche, sociologiche, etiche e, non ultime, anche editoriali: perché se mai c'è stato un settore in evoluzione, nel mondo dei libri di cucina, è stato proprio quello dedicato a questo argomento. 

La cesura, è noto, è stata praticata da Ottolenghi: non il primo, ma di sicuro il più mediatico, il più smart, il più pronto a sintonizzarsi sulle nuove istanze del III millennio, intuendo prima di tutti l'enorme potenziale del concetto di "inclusività": le verdure sono buone, perché creano spazio per tutti, onnivori compresi. Da qui, allora, le premesse per una cucina moderna, duttile e curiosa, trasversale e universale, che realizza sulla tavola quello che non riusciamo a realizzare altrove e che ha dato la stura ad un profluvio di variazioni sul tema, che  hanno aggiunto molto, sul fronte dell'inventiva, ma poco su quello della riflessione. 

In Praise of Veg, invece, fa quel passo avanti che attendevamo da tempo- e lo fa in maniera insospettabile, nascondendolo dietro una grafica colorata e  allegra, sicura promessa di freschezza, in cucina e altrove. Al di là  delle ricette- che, sia chiaro, sono bellissime- ciò che rende unico questo libro sono due novità, a corollario di un percorso di approfondimento costante che ha trasformato la Zaslavsky da una giovane e appassionata concorrente di Masterchef Australia di dieci anni fa  all'autrice seria e affidabile di oggi.

La prima è la leggerezza, da intendersi nell'accezione più nobile del termine (scomodiamo Calvino? E scomodiamolo!). Tutti gli argomenti affrontati sono tematiche di assoluta importanza, dalla sostenibilità al no-spreco, passando  un utilizzo delle verdure che muove dalla conoscenza approfondita di ciascuna di esse. Il tutto, però, senza quella pesantezza che di solito si accompagna a questi discorsi, quasi che la salvezza del pianeta passasse per un gambo di prezzemolo convertito in un pesto oppure gettato via. Quello che Alice Zaslavsky ha ben compreso, cioè, è che le barriere si abbattono nella misura in cui non se ne costruiscono di nuove e che le battaglie di senso sono quelle che tengono in considerazione le nostre identità- antropiche, culturali, politiche, religiose: il presente è nel segno del Flexitarianesimo (brutta parola, che veicola però un concetto bello e importante) e di una produzione sostenibile.

La seconda- udite udite- è il superamento del concetto di km 0e, di conseguenza, di stagionalità, intesi in quelle forme rigide e asfissianti con cui entrambi sono  stati proposti e difesi fino a pochi anni fa. La decisione di suddividere le verdure per colore e non per stagione, infatti, va dritta in una direzione che, pur mettendo al primo posto il rispetto della Natura- e quindi anche del suo corso- si concede qualche strappo alla regola, di fronte all'evidenza di mercati e di diete che cambiano: volere l'avocado sul toast ogni mattina, per esempio, significa anche accettare di aprirsi a Paesi diversi, a stagioni diverse, le stesse che ci permettono di aumentare la nostra creatività in cucina, con abbinamenti nuovi e variegati, per far sì che le verdure mantengano nella nostra dieta il ruolo che loro compete- non più quello di comprimario, ma di assoluto protagonista. 

Ci vediamo a giugno, con il nuovo Starbook! 

Alessandra

venerdì 28 maggio 2021

STARBOOKS REDONE: IL VINCITORE!

 

Di nuovo in tante, questo mese, e la carrellata di ricette si divide perfettamente tra dolce e salato.
Ma come sempre il vincitore può essere uno solo per cui applaudiamo i...


St.Clements Polenta Biscuits  

di  Le mie avventure in cucina e non

 

Chiediamo al vincitore di inviare una mail a: lostarbook@gmail.com con l'indirizzo a cui inviare il gadget dello Starbooks. 

A tutti gli altri: vi aspettiamo per il  Redone di Giugno, l'ultimo prima della pausa estiva!


giovedì 27 maggio 2021

CONFIT CHILLI TOMATOES

 




I pomodori confit sono una preparazione semplice e deliziosa, con pochi ingredienti. Anche per questo devono essere di ottima qualità. Se non trovate ancora dei pomodorini dolci e succosi, aspettate di averne di buoni per provare questa ricetta ;)

Confit Chilli Tomatoes

Ingredienti per un barattolo da 750 ml


1 Kg di pomodorini ciliegino a grappolo

125 ml di olio extravergine d'oliva

1 cucchiaino di zucchero semolato superfine

sale in fiocchi

5-6 spicchi d'aglio grandi, tagliati a metà

peperoncini in fiocchi


Preriscaldare il forno a 100°C. 

Mettere i pomodorini ancora attaccati al raspo, ma leggermente schiacciati, in una teglia da forno. Versare l'olio uniformemente sui pomodori. Cospargere con lo zucchero e il sale, poi aggiungere l'aglio e il peperoncino, facendo in modo che l'aglio sia ricoperto dall'olio. Arrostire per 1½–2 ore, finché i pomodori non saranno molto teneri, senza che abbiano perso la loro forma. Sfornare e lasciar raffreddare leggermente. 

Eliminare la buccia dell'aglio.

Usare subito, oppure trasferire i pomodorini, insieme al meraviglioso olio alle erbe, in un contenitore pulito da 750 ml, dotato di coperchio ben aderente. Si conservano bene in frigorifero fino a 2 settimane; basta riportarli a temperatura ambiente o riscaldarli gentilmente prima di servire.

Se preferite un gusto più delicato, potete pelare i pomodori, tagliando la parte superiore, ed immergendoli velocemente in acqua bollente. Schiacciarli leggermente in una ciotola. Non è necessario immergerli in acqua ghiacciata, in questo caso. Il calore residuo sarà sufficiente per spellarli e non si perderà il loro sapore nell'acqua.

Essiccare le bucce dei pomodori e frullarle con il sale per poi utilizzare per dei Bloody Mary.


Note personali

Non ci sono particolari note, perché la ricetta è veramente semplice; è quasi una non ricetta, ma non per questo meno gustosa, anzi. Il peperoncino dona sprint a questa preparazione. 

Come suggerito dall'autrice, questi pomodorini sono perfetti per condire un piatto di pasta. E avrete un pasto semplicemente delizioso!

La ricetta è: 


PROMOSSA


mercoledì 26 maggio 2021

TORN ZUCCHINI FLOWER PIZZA

 


 

 Alla pizza non so mai dire di no.

Se poi è super colorata, primaverile e ricca di sapori come questa, come si può resistere? 

Ma veniamo alla ricetta e soprattutto alle conclusioni, che stavolta sono quasi più lunghe della ricetta stessa XD

 

 


TORN ZUCCHINI FLOWER PIZZA


200 g di panna acida

200 g di fior di latte tritata grossolanamente più altra a pezzi, per servire (opzionale)

½ cucchiaino di noce moscata

12 zucchine baby con il fiore (vedi note)

120 g di nduja o chorizo tritato finemente (io ho usato un salame piccante)

2 cucchiai di olio extravergine di oliva

foglie di basilico fresco

olio al peperoncino per servire

spicchi di limone per servire


Per l’impasto:

1 dose di “Overnight dough” (segue ricetta)

1 zucchina grattugiata

olio per ungere la teglia

farina per lo spolvero (consiglio semola, che non viene assorbita dall'impasto)


Overnight dough

450 g di farina forte (va benissimo una manitoba o una farina per pizza molto proteica)

1 cucchiaio di miele

1 cucchiaio di olio extravergine di oliva

1 cucchiaino di lievito di birra secco

1 e ½ cucchiaino di sale 

375 ml di acqua


Preparate l’impasto per la pizza il giorno prima.

Mettete tutti gli ingredienti necessari in una ciotola. Mescolate fino a formare un impasto morbido, umido e appiccicoso. Coprite con un panno e lasciate lievitare in un luogo fresco per almeno 8 ore o fino al raddoppio. Se fa abbastanza caldo potete anche mettere l’impasto in frigo per 12 ore.


Il giorno seguente accendete il forno a 220 gradi. Ungete due teglie da pizza con poco olio. Aggiungete la zucchina grattugiata all’impasto della pizza e impastate brevemente per incorporarla. Dividete il panetto a metà. Su una superficie infarinata stendete l’impasto fino a uno spessore di un paio di centimetri. Fate lo stesso con l’altra metà, quindi mettete in teglia e cuocete per 10 minuti o finché le basi non sono cotte.

Nel frattempo unite in una ciotola la panna acida, la mozzarella e la noce moscata. Rimuovete i fiori dalle zucchine e strappateli delicatamente con le mani. Affettate finemente le zucchine baby.

Dividete la crema di formaggio tra le due basi delle pizze cotte e spalmatela con un cucchiaio. Aggiungete anche il chorizo, metà delle zucchine e dei fiori. Irrorate ogni pizza con un cucchiaio di olio.

Cuocete le pizze per altri 12 minuti o finché sono dorate.

Sfornate le pizze e completate con il basilico fresco, la mozzarella (se la usate) e le zucchine e i fiori restanti. Unite anche un filo di olio piccante e servite con spicchi di limone.


Conclusioni:

  • Da dove comincio? :D Dall’impasto della pizza, che altro non è che una no-knead pizza, resa celebre da Jim Lahey e che sicuramente chi segue lo Starbooks conosce benissimo. Il problema qui è che se non si conosce l’impasto o non si ha un po’ di dimestichezza con i lievitati, si rischia di fare un pasticcio. Va bene che è una no-knead, ma sarebbe stato meglio se l’autrice avesse aggiunto due righe in più per spiegare come lavorarla. Ovvero sì in ciotola, ma mescolando brevemente, solo fino a ottenere un impasto molto umido e grezzo. Il rischio secondo me qui è che chi non conosce la ricetta base avrà la tentazione di lavorare l’impasto fino a ottenere un bel panetto liscio.
  • Sempre riguardo l’impasto, si può tranquillamente ridurre la quantità di lievito, perché un cucchiaino per 450 grammi di farina è tantissimo, soprattutto se dobbiamo aspettare 8 ore come da ricetta. Oppure si può usare questa quantità ma dimezzando i tempi.
  • L’aggiunta delle zucchine nell’impasto è un’idea che mi è piaciuta tantissimo. Il problema però è che dopo 8 ore l’impasto sarà bellissimo, arioso e pieno di bolle, e reimpastarlo per incorporare le zucchine rovina tutto e soprattutto così si riattiva il glutine… e questo porta all’altro problema, ovvero al fatto che a questo punto sarebbe difficilissimo stendere l’impasto. Io avrei fatto una prima lievitazione, aggiunto le zucchine e fatto un giro di pieghe (necessarie per questo tipo di impasti super idratati, per dare struttura), poi messo a rilievitare per un paio d’ore e infine steso in teglia. Non avendo fatto così, ho comunque fatto lievitare dopo l’aggiunta delle zucchine e un pochino in teglia dopo averlo steso. Peccato perché comunque l'impasto si è appesantito, mentre la particolarità della no-knead è proprio la leggerezza.
  • Passiamo alle cose positive :D La pizza è buonissima! L’abbinamento strepitoso, è proprio una pizza gourmet. Ed è piaciuta anche al carnivoro di casa, che se l'è divorata.
  • Io ho usato zucchine con il fiore piccoline, ma non proprio baby, quindi ne ho usate meno di quelle indicate nella ricetta.
  • Peccato, perché con un paio di indicazioni in più sarebbe stata una ricetta da dieci e lode, invece purtroppo mi trovo costretta a dire che è 


RIMANDATA

 

Alessandra Corona- La Cucina di zia Ale

martedì 25 maggio 2021

ONE-PAN ROASTED GARLIC HUMMUS PLATE

 


Per me l’hummus non è un semplice dip: è una religione, e come tutte le religioni ha le sue sette, i suoi adepti, le sue vestali e i suoi bestemmiatori. E’ una preparazione che adoro e che preparo molto spesso; anzi, mi sono persino costretta a diradarne la preparazione, perché mangerei sempre e solo quello. Direi che dell’hummus sono quasi una talebana: fino a qualche mese fa per me era impensabile prepararlo a partire dai ceci in scatola, e inorridivo all’idea di un hummus i cui ceci non fossero stati preventivamente privati della buccia, previa sbollentatura. Ultimamente però, la stanchezza e la mancanza di tempo hanno avuto la meglio e mi sono trovata più di una volta a scolare una lattina di ceci e a frullarne il contenuto per preparare un hummus sciuè sciuè, che tanto è buono lo stesso.

Negli anni ne ho sperimentato diverse varianti: quella con l’avocado non mi ha convinta del tutto, quella con la melassa di melagrana era troppo dolce per i miei gusti, quella con le carote e quella con i limoni confit mi sono piaciute, ma alla fine sono rimaste lettera morta e non le ho più rifatte. Insomma, gira e rigira torno sempre alla versione base, comparsa per la prima volta su Jerusalem e riproposta da Sami Tamimi su Falastin.

Una versione mi ha sempre incuriosita, senza tuttavia mai provare la spinta a provarla: la Caramelized garlic hummus di Nigella Lawson, e quando sfogliando A Praise of Veg ne ho incontrato una versione simile, mi è scattata dentro una molla: era giunto il momento di farla.

E’ significativo per me che proprio una variante dell’hummus segni il mio ritorno nella Banda Starbooks, e vorrei cogliere l’occasione per ringraziare le colleghe Starbookers per avermi riaccolta tra loro: mi sono veramente commossa e mi sono spuntati i lucciconi, con tanto di rischio di trucco colato, visto che mi trovavo in ufficio.


ONE-PAN ROASTED GARLIC HUMMUS PLATE

Da: Alice Zaslavsky – In Praise of Veg – Murdoch Books
 

Per 4 persone:
 
1 testa d’aglio
1 lattina da 400 g di ceci in scatola
½ cucchiaino di paprika affumicata + altra per servire
90 ml di olio extravergine di oliva + altro per servire
½ limone (succo)
2 cucchiai di tahina
½ cucchiaino di semi di coriandolo in polvere
½ cucchiaino di cumino in polvere
1 cucchiaino di fiocchi di sale
 
 
Preriscaldare il forno a 200 °C in modalità statica.
 
Scolare i ceci dal liquido di governo e sciacquarli.
Tagliare la sommità della testa d'aglio, in modo che si vedano le cime degli spicchi, e sistemarla su un foglio di alluminio. Disporre attorno all’aglio circa 50 g di ceci, cospargere con 30 ml di olio e la paprika e sigillare tutto quanto. Scuotere il pacchetto in modo che gli ingredienti prendano confidenza (sic!), quindi cuocere in forno per 25 minuti.
 
Nel frattempo versare i ceci restanti nel bicchiere del frullatore insieme a tutti gli altri ingredienti e frullare fino a ottenere una crema liscia e uniforme.
 
Far raffreddare l’aglio per qualche minuto, quindi togliere gli spicchi dalla buccia, unirli alla purea e frullare per un’altra ventina di secondi, incorporandoli perfettamente.
 
Per servire, disporre l’hummus su un piatto piano, versare al centro i ceci arrostiti, completare con un pizzico di paprika affumicata e un giro di olio extravergine di oliva e portare in tavola.
 
 
OSSERVAZIONI
 
- La ricetta è facilissima e molto ben spiegata. Usare i ceci in scatola ne velocizza alquanto la preparazione, che di fatto è “ritardata” solo dai tempi di cottura dell’aglio.

- Attenzione al sale: i fiocchi di sale occupano un volume maggiore rispetto al sale fino. Se avete in casa solo quello, usatene mezzo cucchiaino scarso (si fa sempre in tempo ad aggiungerlo). Personalmente, l’ho trovato un po’ salato e la prossima volta (perché per questo di sicuro ci sarà una prossima volta) ne metterò un po’ meno.

- La consistenza è molto cremosa, grazie alla consistente quantità di grassi. Di solito l'hummus contiene dell'acqua ghiacciata, immagino che l'Autrice l'abbia sostituita con l'olio di oliva per compensare la maggiore acquosità dei ceci in scatola. Ottima pensata, devo dire.

- L’aglio cotto nel forno perde il suo aroma pungente, risultando davvero dolcissimo: una testa d’aglio con così pochi ceci ci sta e non risulta troppo pesante.

- Le spezie ci stanno divinamente: se quando era appena fatto il cumino tendeva a prevalere, dopo qualche ora di riposo in frigo si è amalgamato perfettamente agli altri sapori e ha perso la sua preponderanza.

Insomma, indovinate un po’ qual è il verdetto di questa talebana dell’hummus?
 
RICETTA PROMOSSA A PIENI VOTI!!!

lunedì 24 maggio 2021

SWEET POTATO SHEPERD'S PIE

 


 

 Certo che ogni tanto è proprio vero che i termini culinari sono intraducibili, o tradotti assumono delle vesti piuttosto discutibili: si può mai tradurre “tiramisu”, oppure “fraisier” o “madeleines”? Comunque siano le cose, lo shepherd's pie, o letteralmente “pasticcio del pastore”, agli inizi, era consumato solo dai poveri, perché preparato con carni povere ed accessibili a tutti, e nei libri di cucina di una volta, tipo quelli classici per la culinaria inglese di Isabella Beaton, era addirittura considerato un modo salutare e originale per usare i resti di ogni tipo di arrosto. 

Ma è vero pure che non sono solo gli inglesi a nascondere gli avanzi sotto una coltre di patate… i brasiliani per esempio hanno un piatto nazionale delizioso che si chiama, appunto, “escondidinho”, dove si “nasconde” della carne essiccata sotto uno strato morbido e croccante in superficie di purè di mandioca. E ogni tanto, al posto della carne, ci mettono pure il pesce… 
Questo “Shepherd’s pie” presenta una gradevolissima piccola variazione: la patata dolce. Se vi piace, andiamo a vedere com’è venuto! 
 

Ingredienti per 4-6 persone 

1 kg di patate dolci piccole, lavate
3–4 buone grattugiate di noce moscata fresca
50 g di burro non salato, sciolto
60 ml di olio extravergine di oliva, più dell’altro per spennellare
60 g di pancetta tagliata a dadini
300 g di ottima carne di maiale macinata 
400 g di ottima carne di manzo
1 cipolla, tritata finemente
1 carota, tritata finemente
1 gambo di sedano, tritato finemente
2 cucchiai di salsa Worcestershire
1 spicchio d'aglio, tritato finemente
2 cucchiai di concentrato di pomodoro 
250 ml di brodo di manzo
2 cucchiai di panna o latte intero
140 g di piselli surgelati, leggermente scongelati

prezzemolo tritato finemente, per servire
scalogno fritto croccante, per servire
 

Preriscaldare il forno a 200° C.
Bucherellare le patate dolci con una forchetta. Disporle in una pirofila e infornare per 45 minuti o finché non si saranno ammorbidite; alcune potrebbero persino far fuoriuscire un "caramello" di patata dolce, come la linfa degli alberi.
Sfornare e far raffreddare leggermente, quindi tagliare molto grossolanamente le patate dolci (non occorre sbucciarle) e condirle in una ciotola con la noce moscata, il burro e 1 cucchiaio di olio d'oliva. Mettere da parte.
Mettere l’olio in una casseruola grande.
Nel frattempo, soffriggere la pancetta in una padella antiaderente asciutta a fuoco medio-alto fino a doratura. Trasferire la pancetta in una ciotola. Unire la carne macinata del maiale e del manzo in un’altra ciotola, versare un altro cucchiaio di olio nella padella, quindi aggiungere il trito di carne, premendolo come per fare un tortino di carne. Lasciar rosolare per 4 minuti su un lato, poi spezzettare con un cucchiaio di legno e mescolare per altri 3 minuti a fuoco vivace. Aggiungervi, a questo punto, la pancetta lasciata da parte. Mettere da parte il tutto.
Versare l'olio rimanente nella padella.
Aggiungere la cipolla, la carota, il sedano e la salsa Worcestershire e cuocere, mescolando spesso, per 8 minuti o fino a quando le verdure non saranno completamente ammorbidite. Aggiungere l'aglio e cuocere per un altro minuto o fino a quando non diventerà aromatico. Rimettere di nuovo la carne trita e la pancetta nella padella, incorporarvi il concentrato di pomodoro, il brodo e la panna o il latte e cuocere a fuoco lento per 3-5 minuti o fino a quando non si saranno leggermente ridotti.
A questo punto unire i piselli, quindi trasferire il tutto in una pirofila. Completare con il composto di patate dolci, cospargere di fiocchi di sale e infornare per 30 minuti, o fino a quando non diventa dorato e ribollirà.
Servire cosparso di prezzemolo e scalogno fritto, se lo si desidera, e accompagnare lo shepherd’s pie con un'insalata.
 
 

 

NOTE

Come scrive Alice Zaslavsky, nell’introduzione di "In Praise of Veg”, questo non è un libro puramente vegetariano perché riflette il modo con cui la sua famiglia si alimenta, alternando carne a moltissimi ingredienti vegetali. Le verdure, i legumi, gli ortaggi, comunque, la fanno per la maggiore. Tutti i piatti sono costruiti attorno a loro. Perciò non bisogna gridare allo scandalo. Per questo motivo, in questo piatto ci sono le carni e le patate dolci, con tutta la buccia. 

La patata dolce, zuccherina per sua natura, offre un ottimo bilanciamento alle carni e piano piano si trasforma in poltiglia all'interno della sua pelle quando cotta abbastanza a lungo. Sono rimasto sorpreso dell’effetto caramello e di come la cottura in forno ha aiutato la buccia ad essere perfettamente duttile e gustosa al palato. 

Se volete fare una versione diversamente “veg”, con ulteriore scandalo (visto che la shepherd’s pie si fa con la carne e punto), Alice Zaslavsky suggerisce di diminuire la carne e usare funghi cotti in padella, o anche fagioli e lenticchie. 

Scegliete la migliore qualità degli ingredienti, perché questo - ovviamente - sottolinea l’Autrice - migliorerà di gran lunga il sapore. 
È una signora “sheperd’s pie”. 
 
La ricetta è
PROMOSSA A PIENI VOTI.
 
Biagio D'Angelo- Glogg the Blog

venerdì 21 maggio 2021

ONE-PAN ROMESCO SOUP


La Romesco è una deliziosa salsa tipica della Catalogna, nata come accompagnamento per i calçots, una specie di cipolla tipica della zona. La Romesco è molto utilizzata anche per servire piatti di pesce, ma anche di verdure o carne. Troverete tantissime versioni di questa preparazione, come è normale che sia quando si tratta di ricetta tradizionali...

L'autrice ha deciso di proporla in versione zuppa, con l'opzione di servirla con della burrata. Scelta decisamente fuori dagli schemi ma azzeccatissima!!!

La ciotola che ho usato per servire la zuppa, l'ho acquistata proprio in Catalogna, nel negozio annesso ad un monastero nella zona di Tarragona. Fa parte di un set di tre, e ci sono molto affezionata perché, di quel viaggio ho dei bellissimi ricordi. Se non fosse stato per la mancanza di spazio nei bagagli, dovuta al viaggio in aereo, avrei comprato mezzo negozio :)))


One-Pan Romesco Soup


Ingredienti per 4-6 persone


4 peperoni rossi, tagliati in quarti e con i semi rimossi

1 spicchio d'aglio, schiacciato

250 g di pomodorini ciliegino ancora attaccati al raspo

400 g di pelati in scatola

1 cucchiaino di paprika affumicata, più quella per servire

mezzo cucchiaino di peperoncino Cayenne

500 ml di brodo vegetale

125 ml di olio extravergine d'oliva, più quello per servire

2 cucchiai di aceto di sherry

65 g di mandorle a filetti

4 burrate piccole


Per i crostini all'aglio


350 g di pane a lievitazione naturale

2 spicchi d'aglio grattugiati finemente

2 cucchiai di olio d'oliva (extravergine, per me)

50 g di burro fuso


Preriscaldare il forno a 190°C.

In una casseruola larga o in una teglia, unire i peperoni, l'aglio e tutti i pomodori. Cospargere con la paprika affumicata e il peperoncino. Versare il brodo, l'olio e l'aceto. Sparpagliare le mandorle e dare un mescolata.

Coprire con un coperchio o con carta stagnola, e cuocere per 45 minuti, o finché gli ingredienti non saranno morbidi.

Togliere il coperchio o la carta stagnola, e portare il forno a 210°C. Cuocere ancora per 15-20 minuti, o finché le mandorle non saranno leggermente tostate.

Nel frattempo, per preparare i crostini all'aglio, mettere tutti gli ingredienti in una ciotola e mescolare per ricoprirli in modo uniforme. Trasferire in una teglia e arrostire nella parte alta del forno per gli ultimi 15 minuti di cottura. Sfornare e lasciar riposare. 

Trasferire, in quattro volte, il contenuto della teglia in un frullatore, e frullare finché non sarà liscio, versando ogni volta la zuppa in una pentola. In alternativa, potete versare tutto in una casseruola e frullare con un frullatore ad immersione. 

Portare la zuppa al bollore e condire a piacere. Versare un mestolo nelle ciotole e condire con un filo d'olio. Cospargere con un pizzico di paprika e con in crostini. Se usate la burrata, mettetene una in ogni ciotola, tagliandola a metà con un coltello, in modo che il ripieno fuoriesca. Servire subito.


Tip. Se avete a disposizione dei semi di peperoni grigliati, usateli nel brodo della zuppa per donare un gusto più affumicato.
La zuppa può essere utilizzata anche per un parmigiana di pollo. Non serve ridurla perché è già sufficientemente densa.

Note personali

- la ricetta non richiede particolari abilità in cucina, ed è anche piuttosto veloce da preparare. Se si esclude il tempo di cottura. Si tratta di mettere a cuocere tutti insieme degli ingredienti per poi frullarli

- a me piacciono le zuppe piuttosto dense, per cui la prossima volta userò meno brodo 

- la paprika affumicata è perfetta per questa ricetta, non omettetela. Ormai si trova abbastanza facilmente anche in Italia, o su internet

- non è previsto che venga tolta la pelle dai peperoni una volta cotti.  Ad alcune persone la pelle risulta indigesta ma, questo caso, nessuno si è lamentato ;)

- ho preparato due versioni di crostini, con e senza aglio; io ho mangiato la versione senza. Uso sempre l'olio per preparare i crostini, ma l'aggiunta del burro nel condimento è stata una deliziosa scoperta! Da replicare.

- l'autrice non lo scrive, ma la zuppa si può preparare in anticipo, e riscaldarla prima di servirla, soprattutto se la servirete con la burrata (fatelo!). Ma vi assicuro che è deliziosa anche fredda

- l'idea della Romesco in versione zuppa mi è piaciuta parecchio, e la vedrei bene anche servita in piccole porzioni in un buffet. Ovviamente quando potremo tornare ad un vita sociale più libera :)

- il risultato finale è un perfetto mix di sapori, e l'idea della burrata è il tocco di classe.

 La ricetta ha riscosso molto successo in famiglia, ed è assolutamente: 


PROMOSSA CON LODE!


 


giovedì 20 maggio 2021

LOBIO

 


 

 Questa ricetta è veramente un classico in assoluto della cucina georgiana.
E poiché "lobio" si traduce semplicemente in "fagioli", ogni versione locale di questo piatto sarà diversa quanto lo sono certi piatti nelle tradizioni regionali italiane. Ho qualche difficoltà, a dire il vero, con l’uso del coriandolo, ma in questo caso, bisogna fare uno sforzo.

A meno che non ne siate allergici. Provandolo, mi sono ricordato di quanto “lobio” ho mangiato durante la mia permanenza in Russia. Vediamo com’è andata la versione del libro del mese dello Starbooks.

 
 
LOBIO
Ingredienti per 4-6 persone

2 cucchiai di olio d'oliva, più dell’altro per servire
1 cipolla rossa tritata finemente
120 g di noci, tritate finemente, più una quantità extra per guarnire
1 cucchiaino di sale in fiocchi
1 cucchiaio di fieno greco macinato 
1 cucchiaino di coriandolo macinato
1 cucchiaino di curry in polvere
30 ml di aceto di vino rosso
400 g di fagioli rossi, scolati e risciacquati (io ho fatto i miei, normalmente, non in barattolo como dice la ricetta) 
3 cucchiai di gambi di coriandolo tritati, più foglie extra per guarnire
3 cucchiai di gambi di menta tritati, più foglie extra per guarnire
500 ml di brodo vegetale
3-4 spicchi d'aglio, tritati finemente
¼ di cucchiaino di pepe bianco macinato (facoltativo)

Focacce di mais (mchadi), per servire (per me, del pane) 

Metodo
 
Scaldare l'olio d'oliva in un'ampia casseruola a fuoco medio. Aggiungere la cipolla e attendere che sfrigoli, chiudere un coperchio e far rosolare a fuoco basso per 5 minuti. Togliere il coperchio.
Aggiungere le noci, il sale, il fieno greco, il coriandolo macinato e il curry in polvere e mescolare per circa 4 minuti, o fino a quando le noci sono tostate e le spezie aromatiche. Aggiungere l'aceto e lasciare ridurre un po'.
Incorporare i fagioli e cuocere, mescolando e rompendo i fagioli con un cucchiaio di legno, per altri 4 minuti, o fino a quando i fagioli si saranno completamente ammorbiditi. Aggiungere il coriandolo e i gambi di menta e mescolare per ammorbidire. Versare il brodo e portare a ebollizione, quindi cuocere a fuoco medio-basso per 15 minuti.
Poco prima di servire, incorporare l'aglio. Assaggiare per condire, aggiungendo il pepe bianco e altro sale e aceto se necessario.
Servire con un ultimo filo d'olio d'oliva, una spolverata di noci extra e foglie di menta e coriandolo per guarnire, con focacce di mais a parte, se lo si desidera.

Note 
 
Questa ricetta classica della cucina georgiana è offerta nella sua semplicità più ricca e saporita. 
Alice Zaslavsky scrive che ad alcune persone piace frullare il lobio per ottenere una pasta liscia, più simile a una salsa, e che la cosa  è assolutamente fantastica! Basta usare un frullatore a immersione una volta che tutto è cotto. Io non ne ho avuto bisogno. Avendo schiacciato direttamente alcuni fagioli in pentola, ho lasciato che il tempo di cottura facesse il resto. 
 
La tradizione georgiana vuole che ciascuno, a secondo del gusto, può decidere se renderlo più uno stufato o magari una zuppa: il tutto dipende da quanto brodo si fa o si aggiunge. 
È estremamente versatile e semplicemente delizioso, in particolare se servito con il tradizionale mchadi, pane di mais georgiano.
 
Ho mangiato spesso in Russia il lobio, in ristoranti georgiani tipici. È stato regalarmi un bellissimo ricordo gustativo, questo, riproposto dalla Autrice. 
 
L’ho amato. Certo, il coriandolo può essere un gusto troppo accentuato, ma è necessario perché il lobio sia tale. Gli allergici possono rimediare con altro, tipo prezzemolo, ma sappiate che non sarà mai la stessa cosa… 

Per me la ricetta è  
PROMOSSA A PIENI VOTI
 
Biagio D'Angelo- Glogg the Blog

mercoledì 19 maggio 2021

GREEN EGGS FLORENTINE


Se qualcuno dice "Uova", io rispondo "Presente!". 
Non c'è alimento come le uova a cui io riesca a resistere. 
E' il mio cibo rifugio, il mio pranzo veloce, la colazione preferita quando viaggio. 
Conservo gelosamente il ricordo di un fantastico Egg Benedict mangiato a Brooklyn esattamente due anni fa, che resta al momento al top delle mie preferenze "uovesche". 
Si, perché l'uovo mi piace in tutti i modi (tranne strapazzato nel pomodoro - orrore), ma con tuorlo bavoso di più!  
Ecco il perché della scelta di questa ricetta. 
L'uovo, la salsa, lo spinacio! Non chiedo altro se non del pane morbido (tanto) con cui spazzolare il tutto. 

Ingredienti per 4 
120 g di burro non salato 
2 tuorli 
120 g di spinacini in foglie + extra per servire
80 ml di aceto 
8 uova 
4 English Muffin dimezzati e tostati (io li ho fatti in casa) 
1/4 di cucchiaino di paprika
spicchi di limone per servire 

Riduzione di aceto per uso quotidiano (250 ml) 
500 ml di aceto di vino bianco 
gambi di un ciuffetto di aneto (tenete le foglie per un altro uso) 
2 foglie di alloro 
6 chiodi di garofano 
1 cucchiaino di pepe nero in grani 
1 cucchiaino di semi di finocchio 

Preparate la riduzione di aceto. 
Mettete tutti gli ingredienti in una casseruola su fuoco medio per 10 minuti fino a che non si sia ridotto alla metà. Rimuovete l'aneto e tenete da parte 2 cucchiai del liquido. 
Versate il resto del liquido caldo, in u barattolo pulito, sigillate e conservate in una luogo fresco e al buio. Vi durerà per 6 mesi se non lo aprite. In quel caso conservatelo in frigo ed usatelo entro 1 o 2 mesi. 

Sciogliete il burro in una padella di ferro. Contemporaneamente versate i tuorli in un blender e montanteli con i due cucchiai di riduzione d'aceto sino a che non avrete una crema pallida. 
Con il blender in funzione, versate il burro caldo a filo, lentamente e senza interrompere fino a che non otterrete una spessa salsa chiara. 
Il burro dovrà essere caldo per tutto il periodo in modo da cuocere i tuorli (alternativamente mettete gli ingredienti in una padella a fondo spesso su fiamma dolcissima e mescolate senza sosta fino a che la salsa non si addensa). 
Quando il burro è stato incorporato, saltate le foglie di spinaci nella stessa padella per uno o due minuti, quindi aggiungetele al blender e lasciate lì sino a quando necessario. Gli spinaci bollenti terranno la salsa olandese al caldo. 
Per le uova in camicia, riempite a metà una casseruola con acqua e portate a bollore. 
Riducete la fiamma al minimo. 
Aggiungete due cucchiai di aceto all'acqua che bolle. Lavorando velocemente, mescolate l'acqau con un cucchiaio di legno per creare un vortice. Rompete due uova alla volta in una piccola ciotola e versatevi sopra altri 2 cucchiaini di aceto. 
Versate con dolcezza le uova al centro del vortice e ripetete con altre 2 uova ed altri 2 cucchiaini di aceto. 
Cuocete per 3 minuti c.ca, fino a che i bianchi non saranno opachi. 
Rimuovete con una schiumarola e tenete da parte a scolare. 
Cuocete le restanti uova alla stessa maniera. 
Mentre le uova cuociono, frullate gli spinaci nella salsa olandese fino a che non sia verde e spessa. 
Mettete un uovo su ogni metà dei muffin e coprite con la salsa olandese. Cospargete di paprica e sale, altri spinaci se volete e servite con spicchi di limone. 

CONSIGLI: L'acidità dell'aceto nell'acqua, aiuterà gli albumi a coagulare. Non sciupate dell'ottimo aceto per questa operazione, ma usatene uno comune, possibilmente chiaro come aceto di mele o di sidro oppure succo di limone. 

Una scorciatoia per la preparazione della salsa olandese, invece di utilizzare la riduzione di aceto, potete aggiungere aceto bianco ed un po' dell'acqua di cottura delle uova. 

Con la salsa che vi avanza, potrete trasformarla da olandese a bernese aggiungendo un po' di dragoncello, cerfoglio e scalogno finemente tritato. 

NOTE PERSONALI

  • Che vi devo dire. La ricetta è un po' laboriosa perché gli elementi da comporre sono diversi, ma non per questo difficile. Sono partita dalla questione English Muffin, che qui non si trovano, quindi me li sono fatti da soli con una fantastica ricetta che ormai è l'unica che uso. Fatti e congelati, li ho pronti quando voglio. Dovrei pubblicarla sul blog e forse presto lo farò. 
  • La preparazione della salsa olandese è semplice. Mentre montavo le uova con il burro, ho avuto il dubbio che i tuorli fossero troppi perché la salsa si addensava ma non quanto avevo previsto. In più anche quando ho aggiunto gli spinaci la salsa ha preso colore ma non corpo. La realtà è che il tutto era molto caldo ed il burro conferisce corpo alla salsa soltanto con il raffreddamento. Ho lasciato riposare la salsa mentre preparavo le uova. Al momento di servirla, era perfetta. Con il senno di poi, avrei dovuto utilizzare il minipimer per frullare gli spinaci, ma ormai la salsa era nel blender e le foglie degli spinaci hanno conservato delle minuscole particelle invece di fondersi completamente con la salsa. 
  • Uova pochée: fanno paura a tutti.  Ero pronta a sprecarne almeno sei. Sono stata fortunata o l'uso dell'aceto, che già praticavo, mi ha premiata perché mi sono venute alla prima. Cottura perfetta e cuore fondente.  Bisogna ricordare che il vortice nell'acqua deve essere un vortice vero. Mescolare veloce e a lungo con energia cercando di non scottarsi, altrimenti l'acqua si ferma subito e addio camicia. 
  • Non mi dilungo oltre perché la ricetta è ben spiegata, buonissima e pure chic che non guasta mai! 
PROMOSSA! 




martedì 18 maggio 2021

BLENDER BEETROOT BROWNIE (BBB)

 


 Ve lo dico subito: preparatevi
Preparatevi ad impiastricciare la cucina come non mai.
Tutto viola, ovvio.
Alla barbabietola così grossa che per cuocerla ore ce ne sono volute due.
A realizzare in corso d'opera che il robot da cucina non è abbastanza grande per contenere il composto da frullare, ed esce dal coperchio.
A versarlo nell'altro frullatore, quello grande per davvero, che non avete tirato fuori per pura pigrizia.
Ad affettare la barbabietola per la decorazione insieme al vostro dito.
A versarlo, ormai senza più poesia, nella teglia preparata quasi segretamente sperando che venga male per poterlo bocciare, e vendicare quindi il lavoro extra, la cucina disastrosa, il dito mezzo andato.
Ad assaggiarlo quindi, prevenuti.
E ricredervi.
Si, perchè se fino all'ultimo mi sono chiesta se tutto il lavoro giustificasse la presenza di un dolce con dentro una barbabietola nella mia vita ebbene, la risposta è stata si.
Un brownie tra i migliori mai fatti, morbido, cremoso e che comunque si taglia in porzioni perfette.
Fate anche voi il quiz dell'assaggio.
Il mio augusto consorte ha temuto un depistaggio vedendo la barbabietola sulla superficie ed ha azzardato carote?
Ma solo perchè sapeva solo che avrebbe dovuto nominare qualcosa di strano!
Un'ultima nota e poi correte a farlo: la barbabietola non rende questo dolce più sano, meno calorico, meno ricco.
Solo meravigliosamente morbido, e fa si che la farina senza glutine (che ho usato per testarne la riuscita) lavori benissimo e non faccia rimpiangere quella comune.
E' solo più buono, non più salutare ;)

 

BLENDER BEETROOT BROWNIE (BBB)

un'arancia, meglio se biologica
una barbabietola più o meno della stessa dimensione dell'arancia, più un'altra piccola per la decorazione
200g di burro fuso
200g di cioccolato fondente fuso, più altri 50g per la copertura
3 uova
220g di zucchero semolato
un cucchiaino di estratto o pasta di vaniglia
200g di farina di mandorle
75g di farina senza glutine (o farina comune)
55g di cacao amaro in polvere
70g di noci
un cucchiano di lievito per dolci
la punta di un cucchiaino di sale in fiocchi
yogurt, per servire

 

Bollire l'arancia intera e la barbabietola insieme, in una pentola con acqua abbondante aggiungendone sempre quando evapora. Cuocere per circa un'ora o comunque finchè saranno morbide ed uno spiedino le attraverserà facilmente.
Foderare con carta forno una teglia da brownie da 30x20cm oppure una pentola di ghisa (per quest'ultima basta foderare solo la base).

Quando la barbabietola non è più così calda da non poter essere maneggiata sfregarla con della carta forno o con il lato di un cucchiaino per rimuovere la buccia.
Preriscaldare il forno a 180 gradi.

Mettere la barbabietola tiepida, l'arancia, il burro ed i 200 g di cioccolato fuso nel frullatore o in un robot da cucina. Frullare finchè il tutto diventa una pasta liscia.
Aggiungere uova, zucchero e vaniglia e frullare a scatti solo per amalgamare.
In una ciotola a parte amalgamare farina di mandorle, farina senza glutine, le noci, il cacao ed il lievito. Versare questo mix nel frullatore e far girare le lame solo il tempo di amalgamare.
Non frullare troppo o il risultato sarà un mattone!
Versare il composto nella teglia preparata, cospargere con i 50g di cioccolato a pezzetti e con delle fette sottili della barbabietola tenuta da parte. Cospargere infine con il sale.
Cuocere per 40-45 minuti, finchè l'interno sarà ancora morbido: qui la prova stecchino non fa fede.
Servire tiepido con dello yogurt per accompagnare, oppure mettere in frigo.
Si conserva perfettamente anche una settimana.


 

NOTE

- se siete alla ricerca di un dolce gluten free buonissimo, non troppo complicato e che venga umido e morbidissimo lo avete trovato. Ma anche con la farina comune viene benissimo. Il colore è stupendo, una specie di burgundy veramente incantevole. E se non è il colore che deve impressionare in un dolce ma il sapore, allora si va sul sicuro. Ovviamente non riconoscerete la barbabietola ma più l'arancia con il suo contrasto con il cioccolato. Se conoscete e soprattutto vi piacciono quelle tortine confezionate che si chiamano Jaffa Cakes (non sono sicura si trovino in Italia, a dire il vero) allora è il dolce per voi: assomiglia moltissimo!

- il procedimento in sè non è complicato, solo lungo in alcuni passaggi. Mi sono amaramente pentita di aver preso una barbabietola grossa come l'arancia perchè ci ha messo una vita a cuocersi! Con due più piccole avrei fatto prima. Il composto è parecchio, e nonostante il mio robot da cucina sia grande ho dovuto virare sul Vitamix per evitare di avere composto viola da tutte le parti. Tenetelo presente.

- come detto il composto riempie una teglia piuttosto grande. Dello skillet non viene messa la dimensione ma il mio da 30cm è andato benissimo.

- il dolce è denso, umido e compatto. Un vero e proprio brownie. Attenzione a non lavorare troppo l'impasto nè a cuocerlo troppo. La prossima volta voglio cuocerlo ancora meno, per un vero e proprio effetto tipo "lava cake".

- tiepido era molto buono, ma secondo me imbattibile freddo di frigo: l'interno diventa quasi una mousse. Complice i miei attuali 45 gradi all'ombra ho preferito questa seconda versione. Addirittura il secondo giorno è forse anche più buono.

- l'unico punto su cui mi sento di dissentire è lo yogurt di accompagnamento: non so se sia per intenti salutari o salutistici ma con un dolce denso come questo ho preferito della normale panna montata per la versione fredda e una pallina di gelato per quando l'ho assaggiato tiepido.

Si capisce che è
PROMOSSO!


lunedì 17 maggio 2021

BLT SALAD WITH AVO-LI

 


 

 Anche questa volta, la mia scelta è ricaduta su un'insalata.Questa volta è la revisione di un grande classico della cucina americana: il mitico BLT, ovvero il sandwich a base di bacon, lattuga e pomodori. Un sandwich semplicissimo ma super gustoso.
In questo caso l'autrice propone una versione "al piatto", potremmo dire. Si tratta infatti di un'insalata che ha come base gli ingredienti del BLT, ma ha in aggiunta l'avocado, sia a fette che sottoforma di dressing - altrimenti l'insalata non sarebbe stata inserita nella sezione dedicata all'avocado, no? :D 

 
 
 
BLT SALAD WITH AVO-LI
Ingredienti per 4 persone:
 
500 g di pomodori (usate un mix, quello che preferite) tagliati a metà o in 4, se sono grandi.
1 cipollotto tritato finemente
2 cucchiai di aceto di mele
100 g di bacon a fette
½ cespo di lattuga lavata e asciugata
½ cespo di insalata riccia lavata e asciugata (opzionale)
½ avocado tagliato a fette
spicchi di limone per servire
pane croccante per servire (opzionale)

Avo-li
120 g di maionese
3 cucchiai di prezzemolo tritato
1 spicchio di aglio finemente tritato
1 avocado maturo

Preriscaldate il forno a 240°C. Rivestite una teglia con alluminio.
Mescolate in una ciotola i pomodori, il cipollotto e l'aceto. Mettete da parte per farli marinare.
Mettete il bacon su una gratella e ponetela nella teglia. Infornate per 10 minuti o finché il bacon non sarà ben dorato e croccante. Rimuovete dal forno e fate raffreddare leggermente. Se volete, tagliate il bacon a pezzi usando le forbici.
Preparate la Avo-li. Mettete tutti gli ingredienti in un frullatore, aggiungete il liquido dei pomodori e frullate finché non otterrete una bella crema. Se l'Avo-li dovesse separarsi, aggiungete un goccio di acqua calda e mescolate con una frusta finché non è cremosa. Regolate di sale e pepe (io non ho aggiunto sale, solo pepe).
Spalmate l'Avo-li sul piatto di portata, come se fosse la fetta di un toast. Aggiungete le foglie di insalata, l'avocado, i pomodori e il bacon. Servite subito con spicchi di limone e pane croccante, se volete (io ho aggiunto dei crostini direttamente nell'insalata). 

Conclusioni:
 
- Ricetta facile e velocissima. Se avete voglia di qualcosa di sfizioso ma allo stesso tempo non troppo calorico (se non consideriamo quel poco di bacon che c'è), questa insalata è l'ideale.
 
- Se volete una versione vegetariana, sostituite il bacon con del tempeh marinato e fritto finché è dorato.
- La cosa buonissima dell'insalata è la aioli all'avocado, buonissima per condire ma anche da mangiare da sola con il pane.
 
- Un piatto semplice ma gustoso, una piacevole rivisitazione di un grande classico. 

La ricetta è chiaramente 
PROMOSSA
 
Alessandra Corona- La Cucina di zia Ale

venerdì 14 maggio 2021

SAFFRON ORZO WITH CHARRED DELI ARTICHOKES

"Certe ricette sono cimeli di famiglia, altre felici incidenti. Mentre alcune nascono per divina ispirazione". Questa per l'autrice appartiene all'ultima categoria perché di divinità tra questi ingredienti ne abbiamo ben due: lo zafferano ed i carciofi.  
Se credete alla mitologia Greca, dovremmo ringraziare Zeus stesso per avere inventato i carciofi, dopo aver trasformato la bellissima Ninfa Cynara in un fior di carciofo. 
In questa ricetta ritroviamo questo fiore esaltato nella sua gloria, sdraiato su un letto di saporito orzo dal colore del sole.  
Pare che Zeus si sia vantato di aver dormito su un letto di zafferano. 
E allora potremmo pure dire che in questo piatto si crea una sorta di ritorno di fiamma tra Zeus e la sua Ninfa. 

Per 4 persone 
80 ml di olio d'oliva 
6 carciofi in barattolo con gambo, tagliati a metà
2 scalogni francesi tritati finemente 
1 mazzetto di prezzemolo con gli steli finemente tritati e le foglie sminuzzate grossolanamente 
330 g di orzo (o risone) 
750 ml di brodo vegetale 
un bel pizzico di stimmi di zafferano 
2 cucchiaini di limone confit finemente tritato 
60 g di nocciole leggermente tostate e sminuzzate grossolanamente 
  • Riscaldate 2 cucchiai dell'olio d'oliva in una larga padella di ferro con fiamma vivace. Aggiungete i carciofi con il taglio appoggiato alla padella e cuocete senza toccarli, per 4 minuti, fino a che non saranno abbrustoliti e dorati. Toglieteli e fateli asciugare su carta assorbente. 
  • Aggiungete il restante olio alla padella ed abbassate la temperatura a calore medio basso. Aggiungete lo scalogno, gli steli di prezzemolo e cuocete per 4 minuti o fino a che non saranno morbidi. Aggiungete l'orzo e cuocete mescolando per 2 minuti, fino a che non sarà lucido e leggermente tostato. Copritelo con il brodo e portate ad ebollizione, quindi abbassate la fiamma al minimo. Aggiungete lo zafferano quindi coprite e cuocete per 12/15 minuti, fino a che l'orzo non sarà completamente cotto. Incorporate il limone confit e mescolate. 
  • Sistemate i carciofi in cima all'orzo con il taglio a vista. Coprite e cuocete per altri 3 minuti per scaldare il tutto. 
  • Trasferite in un piatto da portate e cospargete di prezzemolo e nocciole e servite caldo o freddo. 
NOTE PERSONALI 
  • Quando si parla di carciofi, io non resisto. Ho scelto questa ricetta per approfittare degli ultimi della stagione perché se potessi, io li mangerei ogni giorno. Mi piace anche pulirli, il che spiega "sta passione 'chiù forte 'e 'na catena". Però, nonostante disponga di diversi vasetti di carciofi sott'olio, alcuni anche belli grossi, ho preferito utilizzare dei carciofi freschi che ho cotto preventivamente per 6/7 minuti in acqua bollente salata. Poi ho lasciato raffreddare ed ho proseguito secondo le indicazioni della ricetta. Ed ho avuto ragione perché erano perfetti, morbidi ma ancora al dente ed  un sapore fantastico. 
  • Sul resto della ricetta ci sono poche difficoltà. Io non ho usato del risone come invece appare nella foto del libro, ma dell'orzo brillato italiano che si è cotto in una 20na di minuti. Ho avuto perplessità nell'usare il risone perché quello "pastina" che abbiamo noi si cuoce in poco meno di 7 minuti e secondo la ricetta rischiavo l'effetto pappone. 
  • E' una ricetta in cui si vuole vincere facile. Zafferano e carciofi si sposano meravigliosamente. La consistenza "nervosa" dell'orzo, i carciofi arrostiti che spingono sull'accelleratore del gusto con una bella nota di fumo e tannino, la dolcezza del resto mi hanno conquistata. Una domanda però, si perde nel vento: ma le nocciole erano proprio necessarie? 
  • Nonostante la necessità di dover per forza inserire tutte le consistenze in un solo piatto stia sfuggendo di mano a più di una persona, a me questo piatto è piaciuto da matti, per cui ometterò le nocciole la prossima volta e oggi dico 
PROMOSSA! 

giovedì 13 maggio 2021

CAYENNE SWEET POTATO CHIPS


Mi piacciono talmente tanto le patate, che le mangerei tutti i giorni. Quelle dolci le mangio meno perché piacciono solo a me... Ho scelto questa ricetta perché, con la nota piccante del peperoncino,  avevo qualche speranza di farle apprezzare anche a mio marito!

La ricetta che ho provato, si trova nella sezione Orange (arancione) del libro. 

L'autrice spiega che, le patate dolci, sono dei tuberi che si conservano molto bene, e che si trovano durante tutto l'anno, Quello che cambia è la dimensione delle patate: da molto grandi a piccole come un pollice. Il tipo più comune è la patata arancione, ma esistono anche patate dolci viola, che sono più ricche di amido e dal gusto più dolce. 


Cayenne Sweet Potato Chips

Ingredienti per 4 persone

4-6 patate dolci, circa 600g, lavate e strofinate (non è necessario pelarle)

2 cucchiai di farina senza glutine o di amido di mais

2 cucchiai di olio di semi di girasole o di arachidi

1 cucchiaino e mezzo di paprika affumicata

1 cucchiaino di peperoncino cayenne

1 cucchiaino di aglio in polvere

2 cucchiaini di sale in fiocchi


Tagliare le patate a metà, poi metterle sul lato piatto e tagliarle sul lato lungo in fette spesse poco più di 5 mm, cercando di affettarle alle stesse dimensioni.

Preriscaldare il forno a 220°C e rivestire due teglie da forno con carta stagnola.

Trasferire le chips in una ciotola grande abbastanza da poterle girare. Cospargerle con la farina (o con l'amido di mais) e mescolarle per rivestirle bene. Versare l'olio e strofinarlo bene con le dita sulle patate.

Distribuire le patate sulle teglie, senza sovrapporle. Cuocere per 30-35 minuti, finché non saranno morbide al centro.

Pulire la ciotola che conteneva e patate e versarci la paprika, il peperoncino, l'aglio in polvere e il sale in fiocchi. Non appena le patate saranno pronte, metterle nella ciotola e mescolare per rivestirle con il condimento. Gustare le chips calde.


Consigli. In base al forno che userete, potrebbe essere necessario scambiare le teglie a metà cottura, oppure girarle per ottenere una cottura omogena.

Scorciatoia. Affettare le patate dolci a fettine sottili con una mandolina. Condirle con l'olio e cuocerle in un solo strato, sulle teglie rivestite con carta stagnola, alla temperatura di 170°C, per 15-20 cm, o finché non saranno croccanti. Girate la teglia a metà cottura. Condire con le spezie e servire. 


Note personali

- ricetta semplicissima e veloce, ma molto gustosa. Una volt cotte. le chips saranno morbide al centro e più croccanti ai bordi

- le patate arancioni che ho trovato io erano piuttosto grandi; me ne sono bastate due per arrivare a 600 g di peso

- come scrive l'autrice, è importante tagliare le chips il più possibile allo stesso spessore. Diversamente, la cottura non sarà omogenea, ed avrete della patate meno cotte e meno croccanti rispetto a quelle più sottili

- la quantità di peperoncino era un po' troppo elevata per il mio palato, mentre per mio marito era poco! Regolatevi in base ai vostri gusti

- la prossima volta proverò la scorciatoia suggerita dalla Zaslavsky, per ottenere della patatine super croccanti ;)


La ricetta è: 


PROMOSSA