venerdì 24 marzo 2023

ARMENIAN PAKHLAVA WITH POMEGRANATE SYRUP - PAKHLAVA ARMENEASCA CU SIROP DE RODII

Delle tante ragioni per cui si sceglie una ricetta da provare, questa è sicuramente la più futile: è bellissima.
Mi ha incantato la foto ravvicinata a mostrare gli intagli che la rendono quasi un mosaico, la precisione del disegno.
Da guardare all'infinito, se non fosse che, insomma, alla fine va mangiata.
E non dico mai di no ad un dolce che ricorda molto quelli tipici del Paese mediorientale che mi ospita e, guarda caso, tipico del periodo in cui siamo appena entrati: il mese sacro di Ramadan.
Ma il pakhlava in questione, che anche nel nome è sicuramente cugino del locale bakhlava a cui molto assomiglia, invece in Armenia è preparato, udite udite, per festeggiare la fine della Quaresima.
Pare che il nome derivi da pak (Quaresima) e lavash (pane), e che addirittura alcuni lo preparino con 40 strati di pasta fillo, 20 per la base ed altri 20 per la copertura, proprio per simboleggiare i 40 giorni di Quaresima.
Altri ancora con 33 strati, a simboleggiare gli anni di Gesù.
Qui ne abbiamo 12 alla base ed altri 12 per la copertura dato che  l'autrice sottolinea come, per praticità e un po' meno poeticamente , questo sia il numero di fogli di fillo nelle confezioni normalmente in vendita.
Si riferisce ovviamente al mercato inglese, ma devo dire che è lo stesso numero delle confezioni che trovo qui da me.
Insomma, che vogliate provarlo per le cene delle notti di Ramadan o a fine Quaresima non importa: vi assicuro che in entrambi i casi poterlo gustare sarà veramente un premio :)

 

 

 ARMENIAN PAKHLAVA WITH POMEGRANATE SYRUP
per 16 pezzi

per lo sciroppo
300ml di acqua
200g di zucchero semolato superfino
60 ml di melassa di melagrana

per il ripieno
300 g di noci
un pizzico di sale
2 cucchiaini di cannella in polvere
2 cucchiaini di chiodi di garofano in polvere

per assemblare il dolce
2 pacchi da 12 fogli ciascuno di pasta fillo
120 g di burro fuso
16 chiodi di garofano interi (facoltativo)

Per prima cosa preparare lo sciroppo mettendo tutti gli ingredienti in un pentolino. Portare a bollore, abbassare la fiamma e lasciar sobbollire piano per 15 minuti. Togliere dal fuoco e lasciar raffreddare completamente.

Preparare quindi il ripieno: a mano o con un robot da cucina tritare le noci con il sale fino ad ottenere una consistenza grossolana (non una polvere). Mescolare quindi con la cannella ed i chiodi di garofano.

Preriscaldare il forno a 170 gradi.
Ungere una teglia 20 x 32 cm e adagiare i primi 12 fogli di pasta fillo uno alla volta, ungendo ognuno abbondantemente con il burro fuso. Se necessario rifilare i bordi della pasta in modo che si adattino perfettamente alla teglia. Versare quindi il ripieno distribuendolo uniformemente, quindi coprire con altri 12 fogli di pasta fillo procedendo come per la base, ovvero ungendo ciascuno col burro prima di sovrapporne un altro.
Spennellare generosamente con burro anche l'ultimo strato quindi con un coltello affilato tagliare il dolce a metà nel senso della lunghezza, arrivando fino alla base.
Quindi tagliare nel senso della larghezza in quattro parti, quindi tagliare ancora ogni rettangolo ottenuto in diagonale, alternando la direzione del taglio.

Cuocere nel forno preriscaldato per 30 minuti, quindi togliere dal forno e usando un cucchiaio versarvi lo sciroppo ormai freddo facendo in modo che sia ben distribuito.
Volendo, decorare ogni pezzo con un chiodo di garofano.
Far raffreddare completamente nella teglia prima di servire.


NOTE

- immaginate il guscio croccante, il ripieno profumatissimo e la dolcezza di cui il tutto è perfuso grazie allo sciroppo. Paradiso puro. Di una semplicità imbarazzante, l'eccezionalità viene dalle spezie del ripieno su cui non va assolutamente lesinato e dallo sciroppo che grazie alla melassa di melagrana prende un gusto piacevolmente acidulo nel contrasto. Il primo pezzo piace, il secondo lo prendete per sicurezza, per vedere se è effettivamente così buono come sembra, e lì si è perduti :)

- non si può lesinare nemmeno sul burro con cui ogni strato va pazientemente spennellato. Il burro funziona da legante, altrimenti il dolce non sta insieme. E poi diciamolo, non tanto il sapore ma è il profumo che contribuisce e non poco all'aroma complessivo.

- chiodi di garofano e cannella: duo non vincente, di più. L'augusto consorte  ha decretato che può ricordare il profumo di un toscanissimo Panforte, a ricordare che tutto ciò che è buono, unico o straordinario solo dalla sua regione può provenire :) consideriamolo un complimento eccezionale!

- rispettate le poche regole di esecuzione. Lo sciroppo va fatto raffreddare completamente prima di essere versato sul dolce caldo ed anch'esso, dopo il riposo, funzionerà da legante. Non lesinate, non fatene meno, non preoccupatevi se inizialmente sembra tanto. Pian piano il dolce lo assorbe e la consistenza sarà assolutamente perfetta.

- che dire ancora, se non che si conserva perfettamente diversi giorni se siete dei santi o lo nascondete. Altrimenti, come diceva mia nonna...meglio una festa che cento festini.

La ricetta è
PROMOSSA TRA GLI APPLAUSI

giovedì 23 marzo 2023

TRANSYLVANIAN GRIDDLE BREADS WITH CHEESE AND HONEY - PLACINTA ARDELENEASCA LA TIGAIE CU URDA SI MIERE

 

 

Questi pani sono tipici di molte regioni della Romania e chiaramente, come spesso accade con le ricette tradizionali, ne esistono mille versioni.
Chiamati originariamente placinte, turte, scovergi, pite o lipii, possono essere fritti o grigliati.
I ripieni tipici sono con cagliata o confettura, completati con miele o zucchero a velo.
La nostra autrice ce li propone con formaggio e miele e a me hanno fatto subito pensare alle seadas sarde che, manco a dirlo, adoro.
 
 

Ingredienti per 6 pani:
180 g di cagliata* (

Brânză

 de vaci romeno o formaggio in fiocchi colato)
4 cucchiai di olio di semi di girasole per la cottura
miele liquido, per completare

Per l'impasto:
300 g di farina 00 più altra per lo spolvero
20 g di zucchero semolato fine
7 g di lievito di birra in polvere
100 ml di acqua
5 cucchiai (75ml) di latte
2 cucchiai di olio di semi di girasole
un pizzico di sale (io ne ho messo 1/2 cucchiaino)

*il curd cheese, ovvero la cagliata, ha un gusto abbastanza acidulo, mentre il formaggio in fiocchi (cottage cheese) è più dolce e dal gusto di latte.

Se usate il formaggio in fiocchi, fatelo colare prima di cominciare (io l'ho messo semplicemente in un colino a maglie fitte e lasciato lì per un paio d'ore).
Preparate l'impasto riunendo tutti gli ingredienti in una ciotola e impastate fino a ottenere un impasto morbido e liscio. Coprite e fate lievitare a temperatura ambiente per un'ora.
Mettete una padella in ghisa su fuoco medio alto.
Infarinate leggermente il piano di lavoro e le mani. Riprendete l'impasto e dividetelo in sei pezzi uguali. Stendete ciascun pezzo fino a ottenere un cerchio di 25-30 cm di diametro. Cospargete la superficie con un sesto del formaggio. Richiudete i pani portando i lembi verso il centro formando 7-8 pieghe, sovrapponendole leggermente. Premete con le mani o delicatamente con un mattarello, per appiattirli e sigillarli bene. Proseguite così fino ad avere pronti tutti e sei i pani da cuocere.
Ungete la padella con un cucchiaio scarso di olio. Cuocete ciascun pane su entrambi i lati per qualche minuto, finché non sono ben dorati. Trasferite man mano i pani su un piatto e ricoprite con pellicola in cera d'api o una bustina di plastica per alimenti (il vapore aiuterà a mantenerli soffici) mentre cuocete gli altri.
Servite tiepidi, completando con un filo di miele.

Considerazioni:
 
- La ricetta è semplicissima e senza troppi fronzoli, ma per quanto mi riguarda, non si può mai sbagliare quando si abbinano formaggio e miele.
 
- Il formaggio utilizzato in origine per questi pani ha un gusto abbastanza acidulo. Se usate i fiocchi di latte, cercate di prendere quelli meno "lattosi" che trovate (di solito sono le sottomarche di quelli più noti qui in Italia ^^). Non sarà la stessa cosa, ma meglio di niente.
 
- La ricetta nasce come dolce, ma in realtà noi ci abbiamo cenato abbinandoci degli affettati e ci stavano da paura XD
 
- Il profumo che si sprigiona durante la cottura è celestiale. Da una parte mi ha ricordato quando nonna mi preparava le frittelle (che altro non erano che impasto della pizza fritto), dall'altra il profumo che si sente entrando nei ristoranti dell'Europa dell'Est,  quel sentore acido, di formaggio e cibi fermentati.
 
- I pani sono super morbidi e godibilissimi, ma mangiateli caldi o al massimo tiepidi, sono da svenimento!
 
- L'unico neo riguarda la spiegazione nella fase della cottura. Dal testo non si capisce bene, ma la padella va unta ogni volta, non solo all'inizio. 

La ricetta naturalmente è 

PROMOSSA A PIENI VOTI
 
Alessandra Corona-La cucina di zia Ale 
 

mercoledì 22 marzo 2023

COOKIES STUDDED WITH GOLDEN RAISIN - FURSECURI CU STAFIDE



Quando sono stato a Bucarest, città che mi ha sorpreso tanto e positivamente, come ho scritto già nel mio blog tempo fa, mi divertiva moltissimo sentire e leggere il rumeno.
Era come stare in mezzo a una piazza in cui si mescolavano siciliani e sardi e cercavano di capirsi tra di loro.
Una specie di Babele della tarda latinità… I nomi dei biscotti che potevate trovare nelle pasticcerie sono tra i più simpatici e musicalmente ironici: “Pricomigdale”, “Paleuri”, “Pișcoturi”, oppure ancora come questi “Fursecuri cu stafide”. E chi lo poteva mai dire che “stafide” era la tanto delicata uva sultanina!!!…



Ingredienti per circa 20 biscotti

100 g di burro non salato, ammorbidito

70 g di zucchero di canna superfino

2 albumi d'uovo medio

100 g di farina 00

1 cucchiaino di estratto di vaniglia

2 cucchiaini di rum

80 g di uvetta sultanina, intera

1 cucchiaino di scorza di limone


Metodo 


In una terrina lavorare a crema il burro fino ad ottenere una consistenza morbida, quindi aggiungere lo zucchero e montare fino a ottenere un composto spumoso. Aggiungere gli albumi in due volte, incorporandoli bene dopo ogni aggiunta. Potrebbe sembrare che il composto si separi, ma non bisogna preoccuparsi.
Aggiungere la farina, la vaniglia e il rum e continuare a mescolare fino a ottenere un composto cremoso. Infine unire l'uvetta sultanina e la scorza di limone. Coprire la ciotola e metterla in frigorifero per 2 ore fino a quando il composto assomiglierà al burro freddo.

Nel frattempo, preriscaldare il forno a 150°C.

Foderare una teglia con carta da forno.

Adagiare cucchiaini colmi di composto sulla teglia foderata, cercando di dar loro una forma tonda. Cuocere per 15-18 minuti fino a quando non si forma un anello dorato attorno ai bordi.

Trasferire su una gratella per raffreddare prima di servire.


Note 


Facili da realizzare, i biscotti risulteranno piuttosto sottili perché si spalmano durante la cottura, mentre la loro consistenza e la conseguente esplosione di sapore sono apportate dalla presenza dell’uva sultanina.


Una volta presa la ciotola dal frigo per formare i biscotti è indispensabile lavorare in fretta, se avete una cucina calda. Altrimenti rimettete la ciotola di nuovo in frigo, soprattutto se li infornate 9 alla volta, per esempio. 


Fatti e finiti durante un caffè con un amico. Mangiavamo e parlavamo senza renderci conto che il vassoio si era svuotato in men che non si dica. Raddoppiate pure la dose, dunque, se volete. Si capisce che la ricetta è

 
PROMOSSA

e che Irina Georgescu mi piace sempre di più. 

 

 Biagio D'Angelo- Glogg the Blog



martedì 21 marzo 2023

RASPBERRY AND CHOCOLATE WALNUT COOKIES - ISLERE OR BAD ISCHLER COOKIES

I biscotti Islere - questo il nome originale di queste delizie - hanno una storia gloriosa essendo il dolcetto più amato dall'Imperatore Francesco Giuseppe quando trascorreva le sue vacanze nell'adorata città termale di Bad Ischl. 
Da qui è cominciato il loro viaggio attraverso l'Europa Orientale, dove sono stati adottati con entusiasmo da numerosi pasticceri che li hanno riadattati con versioni personali in tutto l'Impero Asburgico. 
Oggi, sono il dolce simbolo della città di Brasov, una delle città sassoni più importanti della Transilvania.
Sono preparati con nocciole al posto delle tradizionali mandorle e ripieni sia con crema al cioccolato che con confettura di lamponi, la favorita dell'autrice. 
Molte versioni li vedono completamente tuffati e glassati nel cioccolato, che può rivelarsi un po' complicato da gestire quindi è più che benvenuta la versione con un lieve strato di glassa sulla superficie, ugualmente golosa. 

PER 10 BISCOTTI:
50 g di nocciole spellate 
50 g di gherigli di noci
160 g di farina 00
100 g di burro non salato tagliato a dadini
50 g di zucchero semolato finissimo
1 cucchiaino de zeste di limone

Per il ripieno
150 g di confettura di lamponi senza semi 

Per la glassa
150 g di cioccolato fondente 

Preriscaldate il forno a 180° statico. 
Distribuite le nocciole su una teglia da forno e tostatele per 10 minuti quindi toglietele e fatele raffreddare. 
In un mixer con lama frullate le nocciole con le noci fino ad ottenere una farina fine. Aggiungete la farina ed il burro e continuate a frullare fino a che il composto non diventi bricioloso. 
Aggiungete lo zucchero ed il limone e usate il pulse per mescolare altre 4 o 5 volte fino a il composto con cominci a stare insieme. 
Mettete l'impasto su una spianatoia e lavoratelo velocemente con la punta delle dita premendo e girando ma non impastando. Dividetelo a metà, coprite e fate refrigerare per 1 ora.

Stendente con matterello una metà dell'impasto in 2 larghi fogli di carta da forno, ad uno spessore di 4 mm. Usando un cutter per biscotti dal diametro di 6 cm, tagliate 10 dischi e sistemateli su una teglia coperta da carta da forno. Ripetete con l'altra metà di impasto fino ad ottenere 20 dischi, quindi metteteli in frigo per 1 ora. 

Nel frattempo riscaldate il forno a 170°. Cuocete i biscotti per 10/12 minuti fino a che non saranno leggermente dorati. Lasciateli sulla teglia a raffreddare per 5 minuti quindi usate un coltello piatto e trasferiteli su una griglia.

Quando saranno completamente freddi, uniteli a sandwich con un cucchiaino di confettura di lamponi al centro. 
Preparate la glassa scogliendo il cioccolato in una ciotola posta su una pentola con acqua che sobbolle (assicuratevi che il fondo della ciotola non tocchi l'acqua) o in microonde fino a che non sia liquido. 
Mentre è ancora caldo, spalmate il cioccolato sul top di ogni biscotto o copritelo completamente. 

Lasciatelo indurire prima di servirli. 

NOTE PERSONALI
  • Per non sapere né leggere né scrivere, ho deciso immediatamente di raddoppiare la dose degli ingredienti perché a casa mia 10 biscotti servono solo ad un assaggio leggero prima di buttarsi nel festino. Quindi, considerando chi mi ritrovo davanti, una volta pronti i biscotti, non avrei avuto neanche la materia per fotografarli.  Una volta al lavoro, ho usato un cutter leggermente più piccolo quindi di biscotti me ne sono usciti una quarantina ma sono durati ugualmente il tempo di un attimo.
  • La frolla è molto delicata, bisogna cercare di lavorarla il meno possibile e soprattutto usando il pulse nel momento dell'impasto. Poi comunque, sta insieme con facilità e stendendola fra due fogli di carta forno, si ottiene una base duttile che io ho fatto raffreddare una ventina di minuti prima di copparla per riuscire a maneggiarla con più agilità. 
  • Il tempo di cottura è preciso. Bisogna fare attenzione allo spessore, che ci deve essere, pena un biscotto senza corpo, ma in 12 minuti ho ottenuto dei biscotti perfettamente dorati. 
  • Assaggiatene uno, quello più brutto quando saranno freddi, e dimenticatevi del loro sapore altrimenti non finirete il vostro lavoro. 
  • Sarà che io amo le nocciole in maniera folle, sarà che ho utilizzato una Tonda Gentile delle Laghe che ho appena comprato dal nuovo raccolto, ma questi biscotti sono spettacolari. La frolla è bella croccante una volta cotta ma quando i biscotti vengono accoppiati con la confettura, si crea una sorta di magia: il biscotto diventa denso, morbido e avvolgente, con la crosticina croccante della glassa che "scalda" l'insieme in un pasticcino da fine del mondo. 
  • Consumateli entro una settimana, conservandoli in una scatola di latta, ma tanto non ce la farete a farli durare tanto a lungo. 
PROMOSSA CON LODE. 


lunedì 20 marzo 2023

FOLDED CURD CHEESE PIES - POALE-N-BRAU

 


Queste brioscine sono l'emblema della Moldavia e della Romania dell'Est, dove vengono preparate da ogni famiglia. Il nome, dice Irina Georgescou nell'introduzione, è tipico del senso dell'umorismo rumeno: significa infatti grembiuli sollevati. Gli abiti tradizionali femminili infatti, prevedono che si porti un ampio grembiule riccamente ricamato sopra una gonna semplice, e le donne spesso ne sollevano una cocca infilandola nella cintura, per potersi muovere più liberamente. La piegatura di queste brioscine ricorda un po' l'angolo di grembiule infilato nella cintura.

Si tratta di un pan brioche dolce, farcito con una crema a base di un formaggio tipico rumeno, il Branza de vaci, che è una via di mezzo tra i fiocchi di latte e una ricotta molto asciutta e leggermente fermentata. Io l'ho trovato nel minimarket rumeno vicino casa, ma può essere sostituito con della ricotta molto ben scolata e aumentando leggermente la quantità di semolino nel ripieno. Se cercate in rete, trovate le ricette per farlo in casa. Ha un aroma particolare e mi è piaciuto molto, in questo ripieno.



FOLDED CURD CHEESE PIES
Da: Irina Georgescu - Tava - Hardie Grant


Per 16 pezzi:

550 g di farina 0
80 g di zucchero
7 g di lievito di birra disidratato (1 bustina)
300 ml di latte intero tiepido
3 tuorli
125 g di burro fuso e tiepido

Per il ripieno:

100 g di Brânză de vaci o ricotta ben scolata
100 g di formaggio cremoso (Philadelphia)
1 tuorlo
25 g di zucchero
25 g di semolino
2 cucchiaini* di pasta di vaniglia
Scorza di 1 limone non trattato

1 uovo sbattuto per dorare

*misurini americani rasi. 1 cucchiaio = 15 ml - 1 cucchiaino = 5 ml



Inserire nella planetaria tutti gli ingredienti dell'impasto tranne il burro e avviare l'apparecchio. Quando l'impasto comincia a formarsi, versare il burro fuso a poco a poco, aspettando che sia ben incorporato prima dell'aggiunta successiva. Fare andare l'apparecchio finché l'impasto è liscio e setoso, quindi coprirlo e farlo lievitare in luogo tiepido per un'ora. 

Preparare il ripieno, mischiando tutti gli ingredienti in una ciotola fino ad amalgamarli. Tenere da parte.

Foderare con carta forno una teglia di cm 24 x 32 x 6.

Spolverare di farina il piano di lavoro e stendere l'impasto in un quadrato di cm 40 x 40. Tagliarlo in 4 strisce di 10 cm, quindi tagliare perpendicolarmente altre 4 strisce di 10 cm, ottenendo 16 quadrati. 
Depositare al centro di ciascun quadrato un cucchiaino colmo di ripieno, quindi piegare i fagottini sovrapponendo tra loro gli angoli opposti. Premere al centro per sigillare i fagottini e disporli a mano a mano sulla teglia, distanziandoli di un paio di cm. I fagottini devono essere più tondeggianti che quadrati (i miei erano più quadrati che tondeggianti, ma vabbè). 

Coprire con un canovaccio pulito e far lievitare 30 minuti in un luogo tiepido, lontano dalle correnti d'aria. 

Preriscaldare il forno a 180 °C in modalità statica.

Sbattere un uovo in una ciotolina e spennellare le brioscine, prima di infornarle nella parte bassa del forno. Cuocerle per 30 minuti, coprendole con un foglio di alluminio se dovessero scurirsi troppo. Farle raffreddare in teglia per 10 minuti, prima di trasferirle su una gratella. Gustarle leggermente tiepide. Queste brioscine sono migliori se mangiate il giorno stesso in cui vengono preparate.

OSSERVAZIONI

- La ricetta è piuttosto semplice e lineare: basta avere una planetaria, e il gioco è fatto. Irina Georgescu scrive le sue ricette con la sicurezza di chi sa cucinare a occhio: lo si capisce dal fatto che è piuttosto parca di quei dettagli che possono aiutare il principiante: setacciare la farina prima di impastare, fare attenzione alla temperatura dei liquidi dell'impasto (tiepido per i lieviti significa quasi a temperatura ambiente: 36 °C sembrano freddi al tatto), etc.

- La ricetta richiede una farina 0, ma contiene una discreta quantità di burro. Se devo essere sincera io non mi sono fidata al 100%, e ci ho messo anche un pochino di manitoba. La prima volta che le ho fatte ho usato metà manitoba e metà 0, ma i fagottini hanno fatto fatica a chiudersi e una volta in forno si sono aperti. La crema non è fuoriuscita perché è molto asciutta, ma non erano bellissimi a vedersi (diciamo che erano più dei grembiuli slacciati 😅). La seconda volta ho usato 100 g di manitoba e 450 di farina 0, e come vedete dalle foto è andata molto meglio.

- Il lievito di birra è davvero tantissimo: mi ero ripromessa di usare tutta la bustina, ma alla prova dei fatti non ci sono riuscita e ne ho usata solo metà. Ciononostante, l'impasto è lievitato nei tempi indicati (non deve raddoppiare, o perlomeno la ricetta non lo dice). 

- La quantità del ripieno è giusta giusta per i 16 quadrati, non un grammo di più, né un grammo di meno.  

- I tempi di impasto non sono specificati, ma sono lunghi. Personalmente, prima di aggiungere il burro ho impastato abbastanza a lungo, fino a raggiungere una sembianza di incordatura (l'incordatura vera e propria non ci sarà mai, visto che si usa una farina debole), e dopo che ho finito di aggiungere il burro ho impastato ancora a lungo: in tutto, l'apparecchio è andato a velocità 2 per una ventina di minuti buoni.

- Dato che mi avanzavano tantissimi albumi, ho preferito usare quelli per la doratura, anziché rompere un uovo: ho sbattuto gli albumi con una piccola frusta e ho spennellato le brioscine due volte: una non appena le ho adagiate in teglia, e un'altra appena prima di metterle in forno. Come potete vedere dalle foto, si sono dorate perfettamente (e non ho avuto bisogno di ricorrere al foglio di alluminio).

- Il profumo che usciva dal forno era davvero invitante, ed ero impaziente che si raffreddassero per assaggiarne una. La addento e... AAAAARGHHHH!!!! IL SALE!!!! MANCA IL SALE!!!! Sì, perché il classico pizzico di sale, nei dolci è necessario. La sua mancanza si sente, eccome. Ho appreso dai commenti alla prima ricetta che i dolci romeni non prevedono sale, quindi evidentemente è un problema di palato e di abitudine. Ho rifatto la ricetta aggiungendo 1 cucchiaino raso di sale all'impasto, e i poale-n-brau sono risultati perfetti, per me. Tenete quindi conto del vostro palato per quanto riguarda la sua aggiunta; in ogni caso, la ricetta è

PROMOSSA

sabato 18 marzo 2023

COOKIES AL BURRO DI ARACHIDI PER STARBOOKS REDONE DI MARZO 2023

 

 

Riceviamo e molto volentieri pubblichiamo la ricetta di Daniela, una affezionata lettrice senza blog che partecipa al Redone di questo mese.

 

 

 Buongiorno!

Vorrei partecipare al redone di marzo.
Non avendo un blog ho pubblicato la ricetta nella mia pagina instagram
E  vi mando la mail con foto e ricetta:

Ho preso la ricetta dallo starbook e l’ho ha fatta e rifatta più volte
I biscotti rimangono croccanti fuori e morbidi dentro.



Ingredienti 
100 g di zucchero di canna chiaro
100 g  di zucchero semolato
100 ml di olio vegetale o di semi di girasole
70 ml di acqua
2 cucchiaini di estratto di vaniglia in pasta
75 g di burro di arachidi (liscio o croccante)
240 g di farina 00
55 g di fiocchi d'avena
1 cucchiaino di lievito per dolci 
½ cucchiaino di bicarbonato
¼ di cucchiaino di sale
200 g di cioccolato fondente, sminuzzato grossolanamente
fiocchi di sale, per completare

In una ciotola capiente mettete gli zuccheri, l'olio, l'acqua e la vaniglia. Mescolate bene. Unite anche il burro di arachidi, i fiocchi d'avena, il lievito, il bicarbonato e il sale. Mescolate finché la farina non è ben incorporata. Unite anche il cioccolato e mescolate brevemente. Coprite la ciotola e mettetela in frigo per 2-3 ore o finché l'impasto non è ben freddo.
Preriscaldate il forno a 180°C (160°C ventilato). Rivestite due teglie con cartaforno.
Riprendete l'impasto e formate delle palline usando un porzionatore per gelato o le vostre mani (se volete congelare l'impasto, mettete le palline in una bustina da freezer e cuoceteli per qualche minuto in più da congelati).
Mettete i cookies in teglia, distanziandoli di 3-5 cm. Completate con un pizzico di sale in fiocchi.
Cuocete per 10-13 minuti, finché i bordi non saranno dorati e il centro sarà ancora un po' morbido - diventeranno perfetti raffreddandosi.

 Considerazioni 
Io non ho mai messo la ciotola in frigo, per me la consistenza dell’impasto é perfetta per formare le palline.
Ho però messo in frigo per almeno un'ora la teglia con le palline prima di infornare.

La ricetta é Promossa a pieni voti

Daniela F.

venerdì 17 marzo 2023

LEMON CAKE - PRAJITURA CU LAMAIE


Non sarà una sorpresa per chi mi conosce un poco scoprire che la mia prima scelta dal libro di Irina Georgescu sia una torta al limone, gusto tanto amato  da quando ero piccolissima e di nascosto mi preparavo quella che per me era una bontà assoluta: un cucchiaio di zucchero in un bicchiere da intridere di succo di limone tanto quanto bastava a bagnarlo ma non scioglierlo. Da gustare poi sciogliendo piano lo zucchero in bocca (lo so, lo so, faccio ammenda).
L'ho scelta leggendo il titolo, sapendo che di qualunque cosa si trattasse c'erano ottime possibilità che mi piacesse da morire.
Sorpresa, piacevole, è stata la foto allegata alla ricetta: delle barrette più che una torta in senso classico e tanti strati di pasta e crema.
Detto questo, la torta appunto non è quello che potremmo immaginare leggendo il titolo.
Piuttosto un dolce a strati, appunto,  ma fortunatamente con nessuna delle complicazioni o difficoltà che a volte questo genere di preparazione presenta.
Tutto è semplice, lineare, perfettamente spiegato, le dosi precise al grammo.
Cosa viene fuori? Una crema che è una vera novità nella preparazione e negli ingredienti (senza uova, ebbene si, come sottolinea l'autrice ma con il burro a renderla setosa) e che risulta sorprendentemente leggera e per nulla stucchevole.
Le basi di pasta, quasi sfogliata, a fare da cornice.
Insomma, se il successo di un dolce si misura da quanto ne avanza, qui siamo al massimo: manco una briciola :D

 

LEMON CAKE
per 8 persone

per le basi

100g di burro morbido, più dell'altro per imburrare
35g di zucchero di canna superfino
un uovo medio
250g di farina, più dell'altra per spolverare
100ml di latte intero
mezzo cucchiaino di lievito per dolci
zucchero a velo per la finitura

per la crema al burro
150ml di latte intero
25g di farina
75g di zucchero di canna superfino
succo e buccia grattugiata di un grosso limone
90 g di burro a cubetti

In una ciotola capiente sbattere il burro con lo zucchero fino ad ottenere un composto montato e chiaro, quindi aggiungere l'uovo. Unire poi la farina, il latte ed il lievito e mescolare con un cucchiaio.
Il composto assomiglierà ad una crema molto densa.
Coprire la ciotola con della pellicola per alimenti e metterla in frigo per almeno un'ora. Trascorso questo tempo dare una veloce impastata con le mani quindi riporre il tutto in freezer per 10 minuti.

Nel frattempo prepare il ripieno: in un pentolino unire latte e farina mescolando bene per evitare i grumi. Mettere il tutto sul fuoco e far sobbollire piano finchè il composto raggiungerà una consistenza molto densa.
Rimuovere dal fuoco e unire lo zucchero, far intiepidire un poco quindi unire il succo e la buccia grattugiata del limone ed infine il burro. Mescolare bene quindi mettere in frigo.

Preriscaldare il forno a 180 gradi.
Ungere e foderare con carta forno una leccarda da forno da 18x24 cm.
Spolverare il piano da lavoro con abbondante farina quindi prendere l'impasto dal freezer e dividerlo in tre pezzi uguali. Con il mattarello stendere ogni pezzo alla stessa dimensione della teglia (tenere la pasta in attesa di essere stesa in frigo idem le basi stese in attesa di cottura).
Porre la base stesa nella teglia, bucherellare con una forchetta e cuocere per circa 10 minuti. Dovrà rimanere abbastanza chiara.
Lasciare da parte a raffreddare e procedere allo stesso modo con gli altri due pezzi.

Quando il tutto sarà ben raffreddato foderare la teglia con pellicola per alimenti in modo che questa sbordi dai lati.
Prendere la crema dal frigo e mescolarla vigorosamente.
Adagiare la prima base sulla teglia coperta con la pellicola, spalmarvi sopra la metà della crema quindi procedere con un'altra base cotta. Spalmare il resto della crema e coprire con il terzo strato.
Chiudere il tutto per bene con la pellicola e mettere in frigo per minimo 2 ore ma meglio se tutta una notte.

Quando si è pronti per servire aprire la pellicola, rifilare i bordi quindi tagliare il dolce in barrette. spolverizzandole con abbondante zucchero a velo.
Tenere in frigo e servire ben freddo.

 

NOTE

- come ho già accennato nonostante questa non sia una torta al limone come possiamo italicamente intenderla non è però difficile da realizzare nè particolarmente complicata. Non fatevi impressionare dalle basi da cuocere e dalla crema, sono tutte realizzazioni molto semplici e spiegate nei particolari.
Le dosi poi, perfette. Vedendo la crema ho avuto paura che fosse poca ma alla resa dei conti era la quantità giusta per farcire il dolce senza risultare eccessiva.

- proprio sulla crema si sofferma l'autrice menzionando il fatto che il dolce è uno dei più diffusi in Romania: questa non presenta uova ma viene arricchita dalla presenza del burro. Il procedimento per realizzarla è quantomeno curioso, almeno non l'avevo mai visto ed ero veramente curiosa di assaggiare. Saprà di farina? Di burro? Sa di buonissimo :D è una crema al limone che riesce a risultare anche leggera al palato!

- anche le basi di pasta non presentano problemi. Le dosi sono perfette e non ci si spaventa della consistenza cremosa dell'impasto proprio perchè specificato dall'autrice. Prende tono dopo il passaggio in frigo e freezer, quindi attenzione se avete una cucina molto calda (o vivete in climi caldi come il mio). Il risultato è una pasta neutra, quasi leggermente sfogliata, che esalta il ripieno senza coprirlo.

- l'unico difetto, se proprio vogliamo trovargliene uno, è che come ampiamente indicato dall'autrice a temperatura ambiente la crema si smonta con una certa velocità. Poco male, si serve il dolce appena tirato fuori dal frigo e lì si ripone. Delizioso e rinfrescante.

- non so se si sia capito, ma è ottimo  e ampiamente  

PROMOSSO!


giovedì 16 marzo 2023

SWABIAN ALMOND COOKIES - FURSECURI SVABESTI CU MIGDALE

Amo molto i dolci a base di frutta secca, nocciole e mandorle su tutti, perché mi ricordano l'infanzia, e le scorpacciate che facevo di Gueffus, e di altre meraviglie della pasticceria sarda. Li mangiavo soprattutto d'estate, quando andavo in Sardegna con la mia famiglia, a trovare i nonni materni.

Mia mamma era una cuoca fantastica e li preparava anche a casa!

Il legame con le mandorle, non si ferma qui, perché mio marito è tedesco. 

Ed anche lì, i dolci con le mandorle abbondano, anzi sono uno dei simboli della pasticceria tedesca.

I biscottini che ho scelto dal libro del mese, sono tipici del Banato occidentale di Romania, zona degli Svevi tedeschi.

Irina Georgescu, racconta che, questi dolcetti, venivano offerti come bomboniere ai matrimoni, perché la loro dimensione ridotta, li rendeva adatti a questo scopo.





Swabian Almond Cookies

Tava, Irina Georgescu


Ingredienti per 14 biscotti


150 g di mandorle tritate

50 g di zucchero di canna superfine

20 g di zucchero a velo

1 uovo medio

30 g di farina

1 cucchiaino di estratto di mandorle

42 mandorle pelate


Per la glassa

1 tuorlo d'uovo mischiato con 1 cucchiaio d'acqua


In un robot da cucina, con la funzione "pulse", lavorare le mandorle con gli zuccheri e l'uovo, fino ad ottenere la consistenza di una pasta. Aggiungere la farina e l'estratto di mandorle. Mischiare bene, poi trasferire in frigorifero per un'ora.

Preriscaldare il forno a 160°C. Rivestire una teglia con carta da forno.

Ricavare dall'impasto della palline di 8 g l'una e posizionarle sulla teglia foderata.

Premere 3 mandorle sopra la pallina, posizionandole in modo da formare un fiore.

Spennellare ogni biscotto con la glassa.

Cuocere per 12-15 minuti sul ripiano inferiore del forno, fino a quando i biscotti non inizieranno a dorarsi. 

Lasciar raffreddare completamente sulla teglia, poi stacccare i biscotti, facendo scorrere un coltello affilato sotto ogni biscotto per staccarlo dalla carta forno.


Note personali

La ricetta è semplice e veloce da preparare. Seguendola, si ottengono dei biscottini deliziosi. Non 14 come indicato nella ricetta, ma più del doppio. Il peso delle palline da crude deve essere di 8 g ciascuna; quello totale degli ingredienti dell'impasto è intorno ai 300 g...  i conti non tornano!

Problema di editing? Probabile. A me non è certo dispiaciuto ottenere molti più biscotti di quelli indicati nella ricetta, ma la svista c'è.

I biscotti sono davvero buoni e profumati. E' difficile non mangiarne più di due o tre.

Probabilmente, avrei dovuto premere le mandorle con più decisione nell'impasto... lo terrò presente per la prossima volta.

 

 La ricetta é:


PROMOSSA! 

mercoledì 15 marzo 2023

APPLE AND WALNUT PIE - PLACINTA CU MERE


 


Quando ho sfogliato il libro “Tava”, di Irina Georgescu, ero ipnotizzato dalla quantità di dolci che avevo conosciuto direttamente grazie alla mia esperienza passata in Europa dell’Est per alcuni meravigliosi anni.
Tra tutti, però, la “Plăcintă cu mere” era da provare subito. Più per una questione nostalgica, e poi per ringraziare gli amici romeni di Bucarest per la loro bellissima ospitalità tempo fa. Per i romeni (ma anche per i moldavi, in verità) il nome “plăcintă” indica tutte quelle focacce o dolci in genere ripieni. Infatti viene direttamente dal latino (come poi anche la parola “placenta”) e deriva dai tempi in cui la Dacia faceva parte dell’Impero Romano.
Lo raccontava già Catone il Censore, nel De Agricultura. La placenta era un dolce ripieno di formaggio e miele e aromatizzata con foglie di alloro e faceva parte delle vettovaglie delle truppe dell'esercito romano. 



Ingredienti per 8 persone

 

200 g di clotted cream o “caimac” (un tipo di crème fraîche tipicamente romeno)

100 g di crème fraîche

15 g di burro non salato, ammorbidito

50 g di zucchero semolato (superfino).

1 cucchiaino di pasta di semi di vaniglia

300 g di farina 00

1 cucchiaio di acqua fredda

zucchero a velo, per spolverare


Per il ripieno

550–600 g di mele (come per esempio le Granny Smith), grattugiate

80 g di zucchero semolato (superfino).

succo di 1 limone

50 g di noci tritate

2 cucchiaini di cannella in polvere


Metodo 

Per preparare l'impasto, unire la clotted cream, la crème fraîche e il burro in una terrina con lo zucchero e la vaniglia.
Usando una forchetta, unirvi la farina in due volte, aggiungere l'acqua, quindi usando le mani cercare di compattare l'impasto. All'inizio potrebbe sembrare un po' asciutto, ma basta trasferirlo su un piano di lavoro e impastarlo ancora un po’ leggermente fino a ottenere una palla. Anche se non sembra troppo liscio, rimetterlo nella ciotola, coprire con un canovaccio e lasciare riposare per 30 minuti (in frigorifero se la cucina è calda).

Preriscaldare il forno a 180°C. Ungere e foderare la base di una teglia antiaderente 18 x 24 cm con almeno 6 cm di profondità.


Per fare il ripieno mettere le mele grattugiate in una ciotola, spolverare con metà dello zucchero, aggiungere il succo di limone e tenere da parte.

Dividere a metà la palla di pasta e stenderne una metà sulla teglia, seguendone la forma. Schiacciare uniformemente l'impasto nello stampo con le dita, bucherellarlo dappertutto con una forchetta, quindi cospargere con le noci.

Spremere quanto più succo possibile dalle mele grattugiate, eliminando il liquido. Distribuire uniformemente le mele sopra le noci, quindi cospargere con lo zucchero rimanente e la cannella in polvere. Stendere l'altra metà dell'impasto della dimensione dello stampo e adagiarla sopra la torta per coprirla.

Cuocere sulla griglia inferiore del forno per 45 minuti, coprendo la parte superiore con un foglio di carta da cucina se diventa troppo scuro.

Lasciar raffreddare nello stampo coperto da un canovaccio pulito.
Tagliare a fette appena tiepido, spolverare con zucchero a velo e servire.


NOTE

Questa “placinta” ripiena di mele e noci è una delle torte più famose della Romania. Non è troppo dolce, permettendo così, alle mele, di essere le vere protagoniste. 


Data l’impossibilità di trovare non solo il “caimac”, ovviamente, né la clotted dream (che è facilmente reperibile nei paesi anglosassoni) ho usato la stessa quantità di crème fraîche, perciò ai 100 g ho aggiunto i 200 g per totalizzare 300 g di crème fraîche. L’importante è che la crème fraîche abbia un alto contenuto di grassi. Questo contribuirà alla morbidezza dell’impasto. 


La ricetta è estremamente facile da realizzare. Scegliete perciò delle ottime mele, delle noci della migliore qualità, e seguite il metodo con attenzione, soprattutto eliminate bene il liquido delle mele per evitare che l’impasto diventi troppo inzuppato. 


Come detto prima, non aspettatevi una ciambella dolce di mele all’italiana. Lasciatevi sedurre dalla morbidezza dell’impasto che avvolge le mele. La croccantezza delle noci è una delizia al palato. 


La ricetta, il cui risultato è come una carezza famigliare, per me è assolutamente

 
PIÙ CHE PROMOSSA

 

Biagio D'Angelo- Glogg the Blog

martedì 14 marzo 2023

ROSE-PETAL JAM CRESCENTS - CORNULETE CU DULCEATA DE TRANDAFIRI

 


Di regola non amo preparare i dolci, e quando la maggioranza dei colleghi Starbooker sceglie un libro di soli dolci, sospiro rassegnata e mi adeguo. Non che non li sappia fare, almeno quelli basici, ma preferisco di gran lunga cucinare un piatto salato. A questo giro però, le cose stavano diversamente: è un periodo in cui ho voglia di dolci, e siccome i dolci migliori sono senza dubbio quelli che ci prepariamo in casa, il libro di Irina Georgescu è stato il benvenuto, complice anche il fatto che la stragrande maggioranza delle ricette è perfettamente alla mia portata. Ho riempito il libro di segnalibri manco fosse un Ottolenghi qualunque, e alla fine è stato difficile restringere la scelta a sole due ricette, da presentare qui.

La prima ricetta che ho voluto realizzare sono questi semplici frollini farciti con una profumatissima confettura di rose. Era la ricetta che mi era rimasta più impressa mentre sfogliavo il libro perché adoro la confettura di petali di rosa, ma era anche quella che temevo non avrei potuto fare, per la difficile reperibilità della stessa. Irina Georgescu ci dà la ricetta (la riporto qui sotto), ma il problema ovviamente consiste nel trovare dei petali di rosa non trattati con pesticidi, quindi siamo punto e daccapo.

Un giro su Amazon (dove ho trovato prezzi che oscillavano tra 20,47 e 10,50 euro) stava per scoraggiarmi, quando mi sono ricordata che non lontano da casa mia, ha aperto da qualche anno un minimarket rumeno con prodotti un po' da tutta l'Europa dell'Est. Rincuorata, mi ci sono recata. Appena entrata, sono stata proiettata in un altro mondo. Le commesse e la clientela parlano tutte lingue dell'Est europeo: ucraino, rumeno, russo? Non saprei dirvi, ma sono stata catturata dalla diversa atmosfera, dal metodo espositivo della merce così diverso da quello a cui siamo abituati, dalle etichette scritte in lingue a me sconosciute. 

Fortunatamente Irina Georgescu ha scritto i nomi delle sue ricette anche in rumeno, così sono riuscita a orientarmi tra i prodotti. Ho trovato la dulceata de trandafiri (confettura di rose) a un prezzo molto più abbordabile, e pure un formaggio particolare, che ho usato per il ripieno della seconda ricetta. Ne sono uscita felice come una Pasqua e mi sono precipitata ai fornelli!


ROSE-PETAL JAM CRESCENTS
Da: Irina Georgescu - Tava - Hardie Grant


Per 16 pezzi:

250 g di farina 00 + altra per spolverare
125 g di burro
20 g di zucchero fine (tipo Zefiro)
1 tuorlo di un uovo medio
75 g di panna acida
1 cucchiaio* di acqua di rose
1 cucchiaino* di lievito per dolci

Per il ripieno:

150 g di confettura di petali di rose (vedere sotto)
1 cucchiaio* di succo di limone fresco
(oppure 9 pezzi di turkish delight alla rosa / confettura di prugne)

Zucchero a velo e boccioli di rosa damascena essiccati per decorare 

Per la confettura di petali di rose:

100 g di petali di rosa non trattati
4 cucchiai* di succo di limone fresco
200 ml di acqua
180 g di zucchero

*misurini americani rasi. 1 cucchiaio = 15 ml - 1 cucchiaino = 5 ml



In una ciotola, strofinare la farina e il burro con la punta delle dita, ottenendo delle briciole. Unire lo zucchero, il tuorlo, la panna acida, l'acqua di rose e il lievito per dolci, e impastare rapidamente, finché il tutto si ammassi. Trasferire il composto su un foglio di pellicola trasparente e lavorarlo velocemente a mano, avvolgerlo nella pellicola e farlo riposare in frigo per almeno un'ora.

Preriscaldare il forno a 180°C in modalità statica.
Foderare la placca del forno con carta forno.

Dividere l'impasto a metà e stenderlo con il mattarello sul piano di lavoro leggermente infarinato, ricavandone due dischi di almeno 24 cm di diametro. Usando un piatto come dima, rifilare i bordi dei dischi, quindi tagliarli con un coltello dalla lama liscia prima in quarti e poi in ottavi, ottenendo 8 spicchi per ciascun disco. 

Mescolare la confettura di rose con il succo di limone e adagiarne un cucchiaino colmo su ciascuno spicchio, a 1 cm circa dalla base di ogni triangolo. Arrotolare delicatamente ogni triangolo partendo dalla base e disporre i cornetti sulla teglia preparata a mano a mano che vengono pronti, distanziandoli tra loro e tenendo la chiusura in basso. Premere delicatamente per sigillare le punte.

Cuocere nella parte bassa del forno per 15-18 minuti, finché siano leggermente dorati e abbastanza sodi al tatto da poter essere sollevati rapidamente e adagiati su una gratella. 

Servirli tiepidi, spolverati con zucchero a velo e decorati con qualche petalo di rosa essiccato.

Confettura di rose: strofinare in una ciotola i petali di rosa con il succo di limone, schiacciandoli delicatamente con i polpastrelli, e tenerli da parte. Portare a ebollizione l'acqua e lo zucchero e farli sobbollire fino a ottenere la consistenza di un miele liquido (stadio della piccola bolla). Unire i petali di rosa e il succo di limone e far sobbollire ancora, finché si ispessisca di nuovo. Travasare in un vasetto pulito e sterilizzato riempiendolo fino all'orlo, tappare e far raffreddare. Si conserva fino a un anno, conservata in un luogo fresco e buio.


OSSERVAZIONI

- Una delle cose che mi ha incuriosita in questa ricetta, è stato l'uso della panna acida nell'impasto, che unitamente al lievito per dolci li rende friabilissimi: si sciolgono in bocca.

- La confettura di rose è molto liquida, e a nulla è valso il mio tentativo di sigillare i cornetti: molta è fuoriuscita in cottura e si è caramellata sulla carta forno su cui avevo adagiato i biscotti. Tra l'altro non è davvero possibile sigillare la pasta frolla, a meno di non deformarla.

- Perfino a una non esperta di dolci come me, è saltato subito all'occhio quanto poco fosse lo zucchero nell'impasto: io di solito nella frolla ne metto 1/4 del peso della farina, e quindi qui ne avrei messi 65 grammi. Il risultato è un frollino quasi neutro, dove spicca il delicato aroma della confettura di rose, unica responsabile della dolcezza di questi delicati biscottini.

- Un grande assente però, si è fatto notare: il sale. Un impasto può essere tranquillamente neutro, ma se si omette il sale, risulta decisamente insipido e lascia insoddisfatti all'assaggio: si sente proprio che manca qualcosa. E' quello che mi è capitato con questi biscotti, e devo dire che mi è dispiaciuto un sacco. Li ho rifatti aumentando le dosi di zucchero e aggiungendo un pizzico di sale, ed erano tutta un'altra cosa. 

Sono davvero dispiaciuta per la mancanza di sale, che ha inficiato la riuscita dei dolcetti (volevo portarli in ufficio il giorno dopo, ma dopo averne assaggiato uno ho lasciato perdere) e per questo, mio malgrado, dichiaro la ricetta

RIMANDATA

lunedì 13 marzo 2023

LO STARBOOK DI MARZO 2023 È....

 

Tava, di Irina Georgescu


Irina Georgescu è una cara amica dello Starbooks, dai tempi di Carpathia, il libro con il quale si è affermata come la voce più autorevole della cucina della Romania, nel panorama internazionale. Le sue sfide sono state quelle di chiunque cerchi una mediazione, fra una cultura poco nota difficile da penetrare, primariamente dal punto di vista geografico, e un'altra che tende a fagocitare tutto, nel panorama di ristoranti tutti diversi ma tutti uguali che contraddistingue gran parte dello scenario londinese di questi ultimi decenni. 

Irina ci ha provato con Carpathia, con il buon senso di chi sa di dover scendere a patti con i palati degli ospiti se si vogliono avere speranze di riuscire a conquistarli- ed è riuscita nel suo intento. Ai premi e ai riconoscimenti che la sua opera prima ha ricevuto, si è aggiunto un generale attestato di stima che, al di là delle singole ricette, le riconosce il merito di aver abbattuto barriere, con umiltà  e competenza: se oggi la cucina rumena è entrata anche nelle case di chi Romeno non è, è anche per merito di questa carrellata di piatti della tradizione che vengono resi accessibili nella loro preparazione e nei loro sapori, senza stravolgerne l'autenticità. 

Superfluo aggiungere, a questo punto, che dalle nostre parti aspettassimo da un po' una seconda prova, approdata poche settimane fa sugli scaffali delle librerie di mezzo mondo e da noi accolta con soddisfazione ed entusiasmo, complice il fatto che, stavolta, l'attenzione dell'autrice si focalizzi sullo straordinario mondo dei lievitati e dei dolci che costituisce uno dei pilastri della cultura romena, con le sue strette connessioni con il calendario liturgico e agricolo, a costituire una delle ossature del patrimonio culturale dell'intera nazione. 

Tava è dunque una ricerca accurata e scrupolosa di tutte queste ricette che, nel corso dei secoli, hanno riunito attorno ad una stessa tavola etnie diverse, facendole diventare un vero popolo: ai dolci rumeni che costituiscono, ovviamente, la parte più copiosa, si affiancano quelli della tradizione ebraica e delle altre comunità residenti nel  Paese, dagli Armeni agli Ungheresi agli Svevi, tutte accomunate da quel vincolo di ospitalità espresso dal titolo, il romeno per "vassoio", che qui è anche metafora letteraria per indicare la presentazione dei diversi piatti: un invito a favorirne tutti di cui, neanche a dirlo, abbiamo approfittato volentieri e che vorremmo trasmettere anche a voi, nel viaggio che ci aspetta da domani fino alla fine di questo mese. 

Vi aspettiamo!

Alessandra


mercoledì 1 marzo 2023

STARBOOKS REDONE DI MARZO 2023

 

Anche questo mese il primo giorno corrisponde anche al primo mercoledì come quello scorso : comincia quindi il nuovo Redone, ovvero il nostro gioco mensile che mette in palio una copia digitale del libro del mese corrente.
Aspettiamo le vostre realizzazioni!

Nel Regolamento completo trovate le modalità per partecipare.


Ricapitolando: 

- avete tempo da oggi fino al 22 Marzo compreso per pubblicare le vostre ricette

- le ricette possono essere scelte solo dai libri che abbiamo già testato, escluso il libro del mese in corso

- le ricette vanno eseguite esattamente come scritte nel libro, perché delle modifiche non permetterebbero un giudizio veritiero

- è necessario esprimere un giudizio finale: promossa, bocciata o rimandata, e un'introduzione alla ricetta, nella quale potrete illustrate i motivi della vostra scelta

- se avete un blog, nel post che pubblicherete, dovrete inserire un link a questa pagina, e il logo del Redone, lasciando poi un commento qui sotto per avvisarci della partecipazione. Ricordatevi di inserire il link che porta al vostro blog

- se non avete un blog mandate la ricetta, introduzione, giudizio ed almeno una foto a lostarbook@gmail.com

- potete partecipare con quante ricette volete

Buon lavoro! 

Partecipanti di Marzo 2023

 Cookies al burro di arachidi (via email) Daniela F.
Spaghetti al ragù di totano, Le mie avventure in cucina e non

martedì 28 febbraio 2023

MEZCLA: TIRIAMO LE SOMME?


La prima volta che mio padre mi ha portata allo stadio era la primavera del 1970. Avevo 4 anni, mi addormentavo fra un tempo e l'altro, ma poi seguivo con interesse tutto quello che accadeva sul campo. Mio papà era un grande allenatore, capace di imprimere a tutte le squadre che allenava la grinta necessaria per vincere e anche se, da tifoso, gli toccava ben altra sorte, non lasciava che il verdetto delle partite offuscasse la sua capacità tecnica. Mi spiegava tutto, dalle azioni alle qualità dei giocatori che preferiva, tanto che, una decina di anni dopo, ero convinta di saperne abbastanza pure io. Capivo alla prima occhiata le disposizioni delle squadre in campo, vedevo i fuorigioco, indovinavo pure le pagelle del giorno dopo, da tanto tutto si incasellava, nei parametri che avevo imparato. 

Se non che, un giorno, ci fu un Genoa Napoli. 

Ero già grande e le nostre domeniche allo stadio avevano lasciato il posto a passioni diverse, seguite ciascuno per conto proprio. Ma, quella volta, tornammo insieme allo stadio, lui più disilluso, io ben felice di rispolverare le mie antiche conoscenze. 

Non si era arrivati al primo quarto d'ora che, però, non mi tornava più niente. La colpa non erano gli schieramenti (li individuavo ancora), né i fuorigioco (beccati tutti) e neppure un calcio più moderno, rispetto a quello di tanti anni prima. La "colpa" era di quel numero 10 con la maglia azzurra che faceva il bello e il cattivo tempo, plasmando il gioco con maestria, genialità e fantasia. 

Lo osservavo ora sorpresa, ora ammirata, ora divertita, ora esaltata - ma sempre incapace di trovargli un ruolo, fra i tanti che mio papà mi aveva spiegato in tutti quegli anni. E quando, desolata, avevo alzato gli occhi verso di lui, con una muta richiesta di spiegazione, mio padre aveva sorriso e aveva detto: "Finora, hai visto dei campioni. Ma questo è un fuoriclasse"

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Questo Tiriamo le Somme avrebbe dovuto avere un altro incipit: lo avevo anche già scritto, a dire la verità- una roba lamentosa in cui mi lagnavo di non sapere più che cosa dire, visto l'alto livello dei libri che scegliamo qui allo Starbooks: onestamente, sono tutti ugualmente belli, tutti ugualmente affidabili nei contenuti, fascinosi nella grafica, lodevoli in un concept che mette sempre in primo piano le urgenze della contemporaneità, senza però perdere di vista la credibilità dei risultati. Facciamo un gran lavoro di selezione, nel dietro le quinte, esaminando con scrupolo tutte le novità del mercato, e c'è poi la parata delle ricette, esaminate con altrettanta cura e precisione. Alla fine, il Tiriamo le Somme rischia di essere superfluo, a corto come sono di aggettivi per definire l'impeccabilità dei nostri libri. 

Ma, per fortuna, è arrivata Ixta Belfrage che sta a quest'ultima ondata di autori come Maradona ai suoi colleghi: una fuoriclasse in un mare di campioni. La sua è una di quelle bravure che, pur spiccando su tutto, non va a detrimento degli altri: mentre corre per conto suo, mescolando sapori e inseguendo armonie come nessuno aveva più fatto, in questi ultimi anni, illumina tutto quello che le sta intorno, fossero anche i libri dei nostri scaffali che, alla luce del suo genio, trovano quella spinta che loro mancava. Ma, soprattutto, illumina la nostra cucina, fa rinascere i nostri entusiasmi, ci restituisce quella curiosità e quell'interesse che si erano un po' spenti, in mezzo ad una perfezione che iniziava ad assumere le sfumature della noia. Con Mezcla, c'è una sorpresa ad ogni pagina e senza che questo metta in ombra le istanze della contemporaneità di cui sopra: la cucina di Ixta Belfrage è attuale perché  inclusiva e sostenibile, ma l'originalità con cui affronta questi temi non solo ne fonda la maturità, ma eleva di diritto la sua prima opera al rango dei classici, senza se e senza ma. 

E anche se non so se il futuro della cucina porterà l'impronta di questa ragazza (me lo auguro, ma temo di no), di una cosa sono certa: il futuro di Ottolenghi si chiama Ixta Belfrage. E ci accomodiamo al loro tavolo, sicuri che ci verranno offerte altre meraviglie. 

Ci vediamo a Marzo, con il nuovo Starbook!



lunedì 27 febbraio 2023

STARBOOKS REDONE DI FEBBRAIO 2023: IL VINCITORE!

 

Finito il mese più corto dell'anno, finito il Redone: come al solito il vincitore si aggiudica una copia digitale dell'ultimo libro esaminato!
E questa volta va a una delle nostre più fedeli lettrici:


Pollo al curry
di Le mie avventure in cucina e non

Chiediamo al vincitore di contattarci via mail così da metterci d'accordo per l'invio dell'e-book scelto.
A tutti gli altri, : il Redone torna il mese prossimo!


venerdì 24 febbraio 2023

CRISPY OYSTER MUSHROOM SKEWERS WITH CRUSHED CHICKPEAS

 



I funghi pleurotus a casa mia si fanno negli stessi due modi da generazioni, penso, e cioè o cotti lentamente in padella o arrostiti interi in forno.
Capite bene quindi che mi ha incuriosito abbastanza l'idea di infilarli su uno spiedino e abbinarli a una crema di ceci e yogurt.
Un'idea semplice tutto sommato, eppure, già ve lo anticipo, vincente.
 

Ingredienti per 2 persone:
 
400 g di funghi pleurotus (già puliti)
6 spiedini da 22 cm (di legno o acciaio)

Per l'olio piccante
80g di olio di oliva
60g di harissa alla rosa (o 30g di harissa classica più 2 cucchiai di olio di oliva)
3/4 di cucchiaino di peperoncino di Urfa in fiocchi
3/4 di cucchiaino di zucchero semolato
1/4 di cucchiaino di sale fino

Per la crema di ceci
300g di ceci in scatola (peso da sgocciolati)
1 piccolo spicchio di aglio tritato finemente o grattugiato
80g di yogurt greco più 20g per servire (usate yogurt di cocco se volete un piatto vegano)
1 cucchiaio di olio di oliva

Per la salsa verde
5g di coriandolo fresco tritato finemente
10g di erba cipollina tritata finemente
2 cucchiai di olio di oliva
2 cucchiai di succo di lime
sale in fiocchi

Preriscaldate il forno a 220 gradi ventilato o 240 statico.
Preparate l'olio piccante mettendo tutti gli ingredienti in una ciotola.
Strappate a metà i funghi più grandi e lasciate interi i più piccoli. Metteteli nella ciotola con l'olio piccante e mescolate bene. I funghi dovranno essere completamente ricoperti d'olio.
Rivestite una teglia con carta forno. Inserite in funghi sugli spiedini e adagiateli nella teglia, leggermente distanziati. Cuocete in forno per 18 minuti o finché i bordi non sono leggermente croccanti e dorati.
Mentre i funghi cuociono, mettete tutti gli ingredienti per la crema di ceci in una ciotola e schiacciateli grossolanamente con uno schiacciapatate con manico (oppure passateli brevemente nel frullatore). Regolate di sale. A me (all'autrice, ndr) piace il contrasto della crema fredda con i funghi caldi, ma se volete potete scaldare leggermente la crema di ceci.
Quando siete pronti per servire, unite tutti gli ingredienti della salsa verde, aggiungendo un bel pizzico di sale in fiocchi.
Mettete la crema di ceci in un piatto e adagiatevi sopra gli spiedini di funghi. Completate irrorando con qualche cucchiaiata di olio piccante e salsa verde.

Considerazioni
- La ricetta sembra lunga e con vari passaggi, ma in realtà è molto semplice e veloce.

- Io ho usato una harissa classica, anche abbastanza piccante, ma nel complesso i funghi non erano troppo piccanti (io non faccio testo, ma marito, che è quasi intollerante al peperoncino, ha retto bene :D).

- La crema di ceci con lo yogurt è di una semplicità imbarazzante ma è stata una bella scoperta, non solo con i funghi (con il salmone è la morte sua).

Personalmente, una volta cotti i funghi in forno, l'olio piccante si era abbastanza asciugato, quindi non ho potuto irrorare gli spiedini una volta adagiati sulla crema di ceci.

- Per la salsa verde ho usato prezzemolo, perché il coriandolo fresco va bene, ma solo a piccole dosi; e ho usato limone al posto del lime (che avevo finito).

- Nell'introduzione alla ricetta, l'autrice dice che la sua intenzione non era quella di presentare i funghi come sostituto della carne, eppure... eppure ha ragione, sembrano davvero spiedini di carne, non solo nell'aspetto, ma anche nella consistenza e nella soddisfazione nel mangiarli.

Una ricetta che in casa mia non è passata inosservata, soprattutto perché è un modo diverso (almeno per me) di cucinare i pleurotus.

La ricetta naturalmente è 

PROMOSSA

Alessandra Corona- La Cucina di zia Ale

giovedì 23 febbraio 2023

WHIPPED YOGHURT WITH ROASTED STRAWBERRIES AND PEANUT FUDGE SAUCE


Non so quanto in Italia sia diffuso l'abbinamento "PB&J" ovvero peanut butter and jelly : burro di arachidi spalmato su pane e completato da gelatina di frutta (non confettura, eh!).
La merenda tipica dei bimbi statunitensi è, credetemi, una roba veramente goduriosa.
Come potrebbe non esserlo quel connubio di dolce, salato e cremoso allo stesso tempo?
Lo so cosa state pensando: noi abbiamo la Nutella, e non ci serve altro.
Posso anche concordare, e nulla scalzerà dal posto più alto del mio personalissimo podio la crema nostrana.
Ma insisto, assaggiate.
E potrebbe finire come per la figlia seienne di una mia collega che stette da noi una settimana durante una improvvisa, inevitabile assenza dei suoi genitori.
Dopo giorni di sandwich peanut butter&jelly si decise a dare una chance a una fetta di pane e Nutella.
Da quel giorno, ogni volta che mi incontrava diceva la stessa frase: thanks Mrs Stefania. Now I have two favourite things in a jar!
Ovvero che il burro d'arachidi era stato raggiunto in gradimento dalla italica crema, e mi ringraziava per avergliela fatta scoprire.
Qui però saliamo di livello.
Non c'è il pane, e nemmeno la gelatina di frutta.
Frutta vera, yogurt, ed il nostrano mascarpone.
Burro di arachidi, ok, ma quel tocco della salsa di soia.
Non avete idea del genio.
Che dico il genio: di più.
Perchè si sfiora il divino.
Vediamo se dopo che assaggiate mi ringraziate anche voi (e tutti insieme ringraziamo Ixta Belfrage ;)

Nota: nessuna fragola che potreste considerare fuori stagione (da voi, non da me: abbiamo bellissime fragole egiziane in questo periodo!) è stata maltrattata per la realizzazione della ricetta. Sono state usate quelle surgelate.



WHIPPED YOGHURT WITH ROASTED STRAWBERRIES AND PEANUT FUDGE SAUCE
per 4 porzioni

per le fragole arrostite
300g di fragole molto mature (le più grandi tagliate in 4, le più piccole a metà)oppure surgelate
50 g di zucchero semolato
1/2 lime
2 bastoncini di cannella, spezzati

per lo yogurt montato
150 g di mascarpone freddo di frigo
200 g di yogurt bianco non zuccherato, freddo di frigo
1/2 cucchiaino di pasta di vaniglia
un cucchiaio di sciroppo d'acero

per la salsa
50g di burro di arachidi (liscio, non quello con i pezzettini)
15g di cacao amaro in polvere
75g di sciroppo d'acero
un cucchiaino di salsa di soia (oppure tamari)
un cucchiaio e mezzo d'acqua

 

Preriscaldare il forno a 220 gradi.
Mettere tutti gli ingredienti per le fragole arrostite in una teglia che le contenga in un unico strato, senza che si sovrappongano. Cuocerle per 20 minuti, mescolandole dopo 10, o finchè saranno morbidissimi e avranno prodotto uno sciroppo dal colore intenso. Lasciare da parte.

Mettere mascarpone, yogurt, vaniglia e sciroppo d'acero in una ciotola e mescolare vigorosamente finchè il tutto sarà ben amalgamato. Mettere in frigo fino al momento di servire.

Per la salsa, mescolare tutti gli ingredienti finchè si otterrà un composto liscio. Potrebbe essere necessario aggiungere più acqua o più sciroppo d'acero a seconda della consistenza del proprio burro di arachidi, per ottenere una salsa liscia e densa.

Suddividere il composto di yogurt in bicchieri individuali, dividere le fragole sulle porzioni e completare con la salsa.

NOTE

- può una cosa così (apparentemente) semplice sfiorare il divino, come ho accennato nell'introduzione? Ebbene si. Sarà la salsa con quella punta di salsa di soia, o le fragole arrostite che prendono tutto un altro gusto, concentrato al massimo. O sarà l'abbinamento con la base di yogurt e mascarpone, che spezza, alleggerisce, amalgama tutti quei flavour bomb così prominenti. 

- le fragole cuociono sole, il resto è solo lavoro di assemblaggio. Sono pochi i piatti dove posso dire di aver lavorato meno di così! Come ho detto sono state usate fragole surgelate: quelle fresche non erano abbastanza mature per poterci realizzare il dolce. Anzi, consiglio questa come prima scelta in caso abbiate dubbi.

- l'autrice suggerisce che invece dello yogurt montato possa essere usato semplice yogurt bianco come base o del gelato alla vaniglia. Questa seconda ipotesi sarà provata ben presto in casa arabafelice.

PROMOSSA CON LODE
(e standing ovation)