Ovvero il libro da cui tutto ha avuto inizio, nella lontana primavera del 2010, quando da Menuturistico si decise di dar vita allo Starbook. Non so quanti ci seguano da allora, ma appena ha preso forma l'idea del Cesto di Natale, per questa fine anno, la mia scelta e' caduta senza esitazioni su questo libro. Non perche' sia il mio preferito, ma perche' rappresenta la prima delle tante pietre miliari che hanno segnato il percorso di questo straordinario progetto.
A dirla tutta, in principio non fu Garden Party, ma la smisurata biblioteca della sottoscritta, finalmente riunita in un'unica stanza, dopo un trasloco resosi necessario proprio dall'incontenibile quantita' di libri che possedevamo- e di cui i libri di cucina costituivano la fetta piu' grossa. Mai lo avrei immaginato, mentre negli anni accumulavo riviste, enciclopedie, testi sacri in piu' edizioni e amenita' del genere. Fu solo quando li vidi finalmente riuniti in una stanza a loro dedicata, nella casa nuova, che mi resi conto di quello che avevo fatto negli anni passati. E, passata l'euforia, mi prese lo sconforto del "che cosa ne faccio, di tutta sta roba".
Gia', perche' la mia vita di allora era la vita di tutte le donne multitasking di questo mondo, chiamate a destreggiarsi fra famiglia, casa, lavoro e tutto il resto, compresi tre pasti al giorno da mettere in tavola, il piu' delle volte assemblati con quello che c'era nel frigo, a seconda dell'ispirazione del momento. Un conto era fantasticare sulle fotografie dei libri, riempirli di post it, fare liste di menu futuri, ricopiare sul quaderno le ricette da tenere a mente: un altro essere cosi bene organizzati su tutti i fronti ( colesterolo, dieta e conto in banca compresi) per poter passare all'azione in modo costante. Neanche mi confortava l'idea del lascito postumo, perche' mia figlia odiava tutto quello che faceva sua madre, mia sorella non aveva ancora scoperto il blog dell'Araba e le mie amiche piu' giovani (nelle mie fantasticherie, la natura segue il suo ordine:) erano tutte salutiste e palestrate.
Bisognava pensare ad una soluzione- ed internet mi venne in aiuto.
All'epoca, frequentavo un forum di cucina e fu li che lanciai la prima proposta: vi metto a disposizione un libro al mese, della mia biblioteca, a patto che voi prepariate le ricette che questo contiene e poi le condividiate qui sopra, con le vostre osservazioni. L'idea di una "critica al testo" non era ancora maturata: l'urgenza era, semmai, quella di dare vita ai miei libri, offrendo a chi non li aveva la possibilita' di consultarli e di usarli, anche se in modo indiretto.
Le risposte furono pochissime, le adesioni zero-e allora provai sul blog, con una rubrica intitolata "chi la fa?" che fini' senza lasciare traccia.
Nel frattempo, la moda dei libri di cucina era esplosa in maniera dilagante e non c'era settimana in cui non tornassi a casa con qualche novita'. Tuttavia, a differenza degli acquisti piu' antichi, erano sempre di piu' i libri belli solo da vedere, che reclamavano a gran voce di finire nel carrello della mia spesa e che poi, una volta a casa, si rivelavano dei bidoni solenni. Ed erano sempre di piu' i lettori che commentavano le ricette prese dai vari testi con "come mi piacerebbe averlo, ma questo mese non posso e il prossimo nemmeno".
E allora, ecco che l'idea prese forma. Da un lato, creare una banca dati con tutte le ricette d'autore, pubblicate nei blog che partecipavano al progetto, in modo da renderle accessibili a chiunque. Dall'altro, una cucina-laboratorio, in cui i libri venissero riportati alla loro principale funzione (manuali di cucina) e messi alla prova nel solo modo possibile, cioe' verificando l'esito delle ricette. Il numero zero parti proprio con Garden Party- e da li nacque la consapevolezza di creare una squadra: un giro di messaggi alle amiche e la formazione di un primo nucleo che oggi ha perso due dei suoi fondatori (Cristina Galliti e Cristina Bolleri), ma che ha resistito e resiste, da allora.
E' stato questa l'anima dello Starbook che ha preso il sopravvento, anche se la biblioteca ancora esiste: ogni tanto parliamo di riprenderla, ma poi lasciamo perdere: mancano il tempo e le energie, da un lato-e siamo cosi soddisfatte dal successo di questo progetto che finiamo sempre per dedicare a questo tutte le nostre risorse.
Comprese quelle che ci hanno portato alla sorpresa dei nostri libri del cuore e che, questa volta, mi vedono fuori dal coro perche'.....
perche' a rivederlo oggi, Garden Party non mi piace piu' cosi tanto.
O meglio: mi piace da impazzire, come prodotto editoriale, perche' e' un libro bellissimo, ancora oggi attuale e capace di avvincerti alle sue immagini, anche a distanza di anni. Non c'e' un dettaglio fuori posto, un particolare sbagliato, un oggetto, una stoffa, una sfumatura di colore che non quadri. Le ricette sono tante, coprono tutte le varie alternative del ricevere, dal pranzo informale a quello di gala, dal pic nic sulla spiaggia alla cena in piedi a casa, insomma: gli ingredienti ci sono tutti, per realizzare un prodotto "appetibile" sotto ogni aspetto. Ma da li a dire che le ricette sono tutte infallibili e che le foto corrispondono tutte ai risultati ce ne corre. E la conferma e' questa torta qui.
Se seguite la mia bacheca di FB, ho iniziato a lamentarmene da subito, a causa di una diversa sfumatura di verde che non mi convinceva per niente. La scelta di questo dolce era dipesa esclusivamente dai colori (ho migliaia di ricette da provare, tutte ugualmente interessanti) e ritrovarmi con una base marroncina, invece che verde pisello mi ha fatto arrabbiare parecchio. Cosi tanto che ho iniziato a spulciare in internet, fino a trovare una tipa che lamentava le stesse cose che lamentavo io, che suggeriva le stesse modifiche che suggerivo io, che si arrabbiava esattamente come mi arrabbiavo io.
E che ero io, qualche anno fa, alle prese con lo stesso dolce-flop, in un'esperienza che evidentemente avevo rimosso, ma che mi e' tornata utile adesso, visto che il problema piu' grave non e' nel colore della base ma nel montaggio della panna.
La torta e' buona, sia chiaro (nulla di eccezionale, sia chiaro, ma le torte mal riuscite sono un'altra cosa)- ma se avessi solo dovuto seguire la ricetta passo passo sarei incorsa nello stesso fallimento della volta precedente.
Il che, in conclusione, significa due cose:
la prima e' che se non tutto e' oro quello che luccica, non tutto e' verde quello che lo sembra.
e la seconda e' che se non ci fosse lo Starbook, bisognerebbe inventarlo :)
DELIZIA ROSA LAMPONE E PISTACCHIO
da Nathalie Le Foll - Cleophee de Turkheim
Garden Party
per il
biscotto al pistacchio
100 g
di pistacchi sgusciati
200 g di zucchero
120 g di farina
200 g di
burro....
4 uova
1 cucchiaio di acqua di fiori d'arancio *
* francamente, ridondante.. c'e' gia' la rosa...
per la farcitura
350 g di lamponi
250 ml di
creme fleurette
50 ml di sciroppo di rosa
2 cucchiai di zucchero a velo
Preparate il biscotto: frullate i pistacchi con la meta' dello zucchero finche' il composto e' ben
omogeneo. Accendete il forno a 150C.
Sbattete il burro morbido con il resto dello zucchero. Quando diventera' spumoso, unite, sempre continuando a
sbattere, le uova intere, la farina, poi il composto di zucchero e pistacchio e infine l'acqua di fiori d'arancio. Versatelo in uno stampo a cerniera
imburrato di 24 cm di dametro e cuocetelo in forno per 45 minuti. Verificate la cottura infilando nel biscotto la lama di un coltello: deve uscirne pulita.
Lasciate raffreddare prima di sformarlo.
Sbattete la
creme en fredda: quando diventa soda, versate lo sciroppo di rosa,
sempre continuando a
sbattere. Ricopritene
il biscotto e decorate coi lamponi, Spolverate con una
nuvola di zucchero a velo
In corsivo, ci sono gli errori.
1.
Biscotto: propriamente la pasta biscotto e' una massa montata il cui procedimento e' molto simile al pan di spagna. si parte dai tuorli, cioe' e poi si aggiungono via via gli altri ingredienti, albumi montati alla fine. Questa preparazione, invece, parte dal burro, montato con lo zucchero e ricorda percio', anche nelle dosi, un Quattro quarti. Vi anticipo pure che anche il sapore e la consistenza finale lo sono.
2.
Pistacchi sgusciati non basta. Bisogna aggiungere anche se spellati o meno, sempre
3.
Burro: idem. specificare qui se freddo di frigorifero o morbido. Non e' un errore grave, ma si viene in aiuto di chi deve preparare le ricette, specialmente se si tratta come in questo caso di burro morbido e il tempo per farlo ammorbidire non c'e'.
4.
350 g di lamponi: a dire tanto, 200 g. Sempre che non contengano piombo...
5
creme fleurette (chiedo venia per gli accenti ma scrivo su una tasteira anglosassone): e' la panna da montare. perche' non dirlo??? :)
6.
50 ml di sciroppo di rosa: questo lo vediamo nel procedimento (suspense...)
7.
2 cucchiai di zucchero a velo: come sopra (doppia suspense...)
8. ...finche' il composto e'
bene omogeneo: l'azione e' quella del frullare, quindi il risultato non e' un composto omogeneo ma fine-abbastanza fine- grossolano etc. Chiunque sa che se azioni un frullatore, quello che c'e' dentro si amalgama. Quello che non si sa e' in quale forma. Ed e' questo che va detto.
9.
sbattete : montate. errore grave, questo. Siamo in una base senza lievito, quindi incorporare aria e' fondamentale. E questo lo si fa montando, non sbattendo.
10.
imburrato: peccato veniale, ma e' consigliabile ricordare che serve del burro extra per lo stampo nell'elenco degli ingredienti. Piu' grave e' non aggiungere farina.
11.
Sbattete la creme vuol dire "montate la panna", nel linguaggio del traduttore.
12.
quando diventa soda, versate lo sciroppo di rosa, sempre continuando a
sbattere: ecco il punto critico.
a. se versate lo sciroppo di rosa quando la panna e' soda e continuate a montare per incorporarlo, diventa burro (e difatti, ho un bellissimo burro rosa, in frigo, adesso)
b. se lo versate prima, non monta (e lo scarico del mio lavandino ringrazia), perche'
c. 50 ml di liquido su 250 ml di panna sono una enormita'.
Preciso che ho usato lo sciroppo di rose fatto da mia suocera con le rose del suo giardino, di colore rosso cupo, quasi marrone e dal sapore che sotrdisce, da quanto e' intenso. 50 ml sono il minimo perche' si mantenga un sentore di rosa, ma sono veramente troppi per permettere alla panna di montarsi bene. Sorvolo sul colore, visto che per ottenere quel rosa pallido della foto ho dovuto aggiungere una punta di colorante in polvere. Secondo me, la soluzione sarebbe stata qualche goccia di acqua di rosa, che avrebbe dato una sferzata nel sapore (bisogna contrastare sia il pistacchio della base che i lamponi della farcitura) senza compromettere la stabilita' della decorazione.
13. Una
nuvola di zucchero a velo non sono i due cucchiai delle dosi
Il risultato, come vi dicevo, e' buono: il segreto e' la cottura della base, che deve rimanere spugnosa e umida, altrimenti la torta e' troppo asciutta. La farcitura alla panna, senza bagna o altra crema, crea uno stacco di sapori e di consistenze troppo accentuato. Il gusto e' un po' sbilanciato in sfavore della rosa (vedi sopra), ma i lamponi stemperano bene il grasso della panna e la combinazione degli ingredienti e' piu' che collaudata, da anni: nessuno dei vostri ospiti si lamentera' mai del dolce, insomma, se gli offrite una fetta di questa torta. Evitate di invitare palati piu' fini, pero', perche' i difetti li sentiranno e li vedranno tutti. Resta comunque il fatto che cio' che mi e' stato veramente d'aiuto per non sbagliare anche questa volta e' l'esperienza del precedente fallimento, non certo una rilettura piu' attenta del testo che, semmai, sottoposto ad un occhio piu' allenato (servono eccome, sei anni di Starbook...) ha mostrato tutte le sue lacune. Per cui, fermo restando il giudizio positivo sul libro, nel suo insieme, questa ricetta e'
MISERAMENTE BOCCIATA