giovedì 31 gennaio 2019

SIMPLE, YOTAM OTTOLENGHI: TIRIAMO LE SOMME?





Due premesse

La prima è che un libro di cucina non si giudica solo dalla buona riuscita delle ricette. Lo abbiamo visto e detto molte volte, sollevando in qualche caso anche un po' di dissenso, ma è così: per quanto si possa amare un autore e ci si possa beare del successo di un panino con i wurstel o di una insalata mista, ci vuol altro per decretare il valore di un'opera. 
La seconda è che dai fuoriclasse ci si aspetta sempre una prestazione all'altezza della loro fama. E' una regola non scritta, forse nemmeno troppo giusta (anche i fuoriclasse piangono :) ma di cui siamo tutti vittime. Tanto che le performance che normalmente soddisfano vengono recepite con una punta di insoddisfazione se a proporle sono quei personaggi che appaiono all'orizzonte poche volte nella vita, dotati di capacità e carisma fuori dal comune. E' il motivo per cui nel corso degli anni non si sono perdonate partite opache a Maradona, stonature a Mina, interpretazioni scialbe a Gassman e via dicendo: le aspettative sono sempre altissime e, di volta in volta, si alza l'asticella, quasi che il loro destino non sia solo quello di farci scoprire emozioni nuove, ma di emozionarci via via di più. E guai se così non accade. 
"Guai", dunque, sono quelli che si profilano all'orizzonte di questo Tiriamo le Somme: perchè a dispetto della trafila delle ricette promosse e dei commenti oggettivamente positivi, Simple è il primo vero passo falso di Yotam Ottolenghi. Fatto con lo stile, la maestria e il mestiere del nostro- il che rende impossibile definirlo un brutto libro. Ma, lasciatecelo dire, da Ottolenghi ci aspettiamo ben di più che una serie di ricette già viste. 
A sua discolpa, va riconosciuto che il suo approccio al cibo , quella gioiosa contaminazione di ingredienti e di tradizioni che lo ha reso unico e riconoscibile nell'affollato panorama dei  food-writer, è ormai patrimonio dell'umanità.  C'è chi lo fa sorreggendosi su anni di esperienza e di studio (una su tutti, Diana Henry), chi ama il rischio e si avventura più incoscientemente su sentieri inesplorati, chi infine nasconde dietro l'Ottolenghi style i peggiori svuota sfrigo della storia: di fatto, comunque, accostare note agrumate a carni scipite e rinvigorire pietanze con  miscele di spezie dai nomi da Mille e Una Notte è oggi  la regola e non l'eccezione. 
Per cui, ci fa pure un po' pena, il povero Yotam, che immaginiamo di fronte a pagine bianche, mentre si arrovella le meningi al pensiero di cosa diamine scrivere di veramente "ottolenghiano" che non sia già stato scritto da altri. Nello stesso tempo, Ottolenghi è uno e uno solo- ed è il vero interpete della cucina del Terzo Millennio, colui che ha saputo raccogliere la multiculturalità di una cucina ontologicamente multietnica come quella britannica per conferirle quella consapevolezza che prima le mancava (molte delle ricette tanto osannate nel nostro si trovano già nei primi libri di Nigella Lawson, per dire) e quel coraggio di guardare ad Oriente, superando i limiti della cucina di casa (come accaduto con Claudia Roden) per aprirsi a sperimentazioni nuove e, nel contempo accessibili. 
Una declinazione della cucina semplice, leit motif di questi anni, in salsa ottolenghiana poteva essere quindi un capitolo interessante della sua produzione, per quanto la semplicità, intesa nel senso contemporaneo che coniuga le istanze salutistiche con la scarsità del tempo a disposizione, fosse già una cifra della sua cucina: se pensate alle sue prime opere, The Cookbook, Plenty e Plenty More, verrete travolti proprio da questo messaggio, dato di nuovo in anticipo sui tempi, da vero pioniere quale Ottolenghi è- o è stato. 
Simple, per contro, sembra un bel libro dell'ultimo Jamie Oliver: tante buone idee, ma nessuna illuminazione, per dirla in breve. Un libro come tanti, insomma, a dispetto degli Osanna con cui è stato accolto e che lo accompagneranno anche nelle edizioni italiane, visto che ha tutte le carte in regola per piacere al nostro pubblico. Ma a noi, che dalla nostra torre d'avorio scrutiamo il vasto mare dell'editoria mondiale, è piaciuto molto di meno. 
Che non significa, come ho detto, che sia un brutto lavoro. 
Ma Ottolenghi è un'altra cosa.  

mercoledì 30 gennaio 2019

STARBOOKS REDONE DI GENNAIO 2019: IL VINCITORE!



Si conclude il primo Redone del 2019, ed inaspettamente, per una volta, il salato vince sul dolce: che sia dovuto ai bagordi di Natale ancora da smaltire?
Ma bando alle ciance, il vincitore è...

Il bosco di alici con i Potato Farls


Dalla vincitrice  aspettiamo l'indirizzo alla mail lostarbook@gmail.com per l'invio del gadget Starbook .
E per tutti gli amici dello Starbooks, vi aspettiamo a Febbraio!

martedì 29 gennaio 2019

GIGLI WITH CHICKPEAS AND ZA'ATAR

Pare che l'ispirazione per questa pasta sia arrivata ad Ottolenghi durante un viaggio in Puglia.
Pare che sia rimasto fulminato dall'uso dei legumi con i nostri carboidrati più importanti (i nostri nonni la sapevan lunga), e che sulla scia di questo innamoramento abbia deciso di metterci del suo, per avere l'impressione di sentirsi a casa. Così via con una pioggia di Za'atar.
Come Ottolenghi, anche io amo i legumi nella pasta. Anzi, direi che in casa nostra è un rito settimanale aggiungere lenticchie, ceci, fagioli almeno una volta con pasta o riso.
Fa tanto bracciante di mezzadria ma noi ci sentiamo un po' così.
Non c'è da aggiungere molto, se non del buon olio extravergine e da oggi, una spolverata di Za'atar.
Che per l'occasione mi sono fatta in casa.
Lo Za'atar è un misto di erbe aromatiche e spezie tipico dei paesi dalla Turchia al Medioriente. La mia fortuna è stata di avere tutti gli ingredienti giusti in un colpo solo: sumac, cumino, origano e sesamo in eguali proporzioni.
L'origano può essere sostituito dal timo essiccato e potete aggiungere sale se volete.
Io ho tostato il cumino e l'ho pestato con un mortaio. Tostato il sesamo e sbriciolato l'origano e via. Mischiato tutto insieme. Non sarà come quello originale, ma devo dire che mi è piaciuto molto.
Anzi, il cumino stranamente, non mi ha neanche dato troppo fastidio.
Adesso ho il mio barattolino di Za'atar, e chi mi ferma più!

Ingredienti 
45 ml di olio d'oliva più extra per servire
1/2 cipolla finemente tritata (100 g)
2 spicchi d'aglio schiacciati
2 cucchiaini di cumino macinato
10 g di foglie di timo finemente tritate
25 g di filetti (c.ca 7) di acciughe sott'olio, scolate e finemente tritate
la scorza di 1 limone pelata finemente ed il suo succo per ottenerne 2 cucchiai
2 confezioni da 400 g di ceci in scatola, scolati (c.ca 480 g)
1 cucchiaio di brown sugar
400 ml di brodo di pollo
200 g di Gigli (o orecchiette o conchiglie)
50 g di spinaci novelli in foglie
15 g di prezzemolo tritato grossolanamente
1 cucchiaino e mezzo di za'atar
Sale e pepe nero.
  1. Versate l'olio in una larga padella saltapasta su fiamma vivace. Aggiungete la cipolla, l'aglio, il cumino, il timo, le acciughe e la scorza del limone, 1/2 cucchiaino di sale ed un buona macina di pepe. Soffriggete per 3-4 minuti, mescolando spesso fino a che non siano morbidi e dorati. Riducete la temperatura a fiamma media, quindi aggiungete i ceci ed il brown sugar e saltate per 8 minuti, mescolando via via fino a che i ceci non avranno un aspetto dorato e croccante. Aggiungete il brodo di pollo ed il succo di limone e fate sobbollire per 6 minuti, fino a che la salsa non si sia ridotta leggermente. Togliete dalla fiamma e tenete da parte. Potete preparare il condimento in anticipo e scaldarlo prima di servire. 
  2. Fate bollire una casseruola piena d'acqua salata. Aggiungete la pasta e cuocete per 8 minuti, o secondo le indicazioni della confezione, al dente. Scolate e tenete da parte. 
  3. Aggiungete gli spinacini ed il prezzemolo nella salsa di ceci: il calore della salsa dovrebbe cuocere gli spinaci ma se ciò non accadesse, accendete la fiamma dolce. Versate la pasta nella padella e mescolate per condire. Dividete la pasta in quattro ciotole e spolveratele con lo za'atar. Finite con un goccio d'olio e servite. 
NOTE PERSONALI

  • La salsa che si forma con acciughe, cipolle e ceci è deliziosa. La preparazione di estrema facilità ed il tutto si più fare in 20 minuti giusti. 
  • Non ho voluto far passire troppo gli spinaci novelli per avere una lieve sensazione di croccantezza ma effettivamente si cuociono col semplice calore dell'insieme. 
  • Personalmente avrei forse frullato una cucchiaiata di ceci con un po' di acqua di cottura per creare maggiore cremosità anche se la salsa che si forma condisce alla perfezione l'insieme. 
  • Lo Za'atar dà quella spinta aromatica che completa degnamente questo piatto semplice. Il limone conferisce freschezza e giusta acidità. Il mio principale giudice, sempre molto attento e critico, se l'è spazzolata senza proferire verbo e mi ha confermato che è da rifare sicuramente. 
PROMOSSA IN PIENO 


lunedì 28 gennaio 2019

SUMAC ROASTED STRAWBERRIES WITH YOGURT CREAM




Fino a qualche anno fa, ad ogni rientro a casa dopo lunghe permanenze all'estero, chiedevo sempre che mi venisse preparato qualche dolce. Considerato che di solito tornavo ingrassata, credo che questa richiesta nascesse più dalla necessità di riequilibrare carenze di affetto, invece che di calorie: ma quale che fosse la reale motivazione, il benvenuto alla figlia raminga passava inevitabilmente dalla porta del forno. 
Da quando vivo a Singapore, invece, non c'è volta che non chieda con accenti disperati piatti di verdure crude e frutta fresca. La stagionalità la fa da padrona (qui manca pure quella), ma sono talmente in arretrato con tutto che qualsiasi cosa abbia la parvenza di un prodotto della terra finisce immediatamente nella lista di quello che vorrei trovare al ritorno. Al resto, resisto: ma se vedete una che lacrima come la pubblicità della Costa crociere davanti ad un banco del mercato orientale, consolatemi con un cespo di insalata: ve ne sarò grata in eterno. 
Questo perchè, a dispetto di quanto si crede, la frutta dell'Equatore non è affatto buona. Le eccezioni ci sono ma, come tutte le eccezioni, si contano sulle dita di una mano: i pomelo, qualche mango, qualche roba dai nomi strani che arriva dai vicini di sopra o da quelli di sotto, ma nulla al confronto del paradiso delle nostre latitudini. Ovviamente, l'aspetto è sontuoso, nella misura in cui lo richiede il prezzo: ma la delusione è dietro l'angolo. Me le sono inventate tutte, intendo dire-tranne che la frutta arrosto: e cosi, quando ho letto questa ricetta, ho pensato che magari, stavolta, il solito Ottolenghi sarebbe riuscito a trovare una soluzione. 
E se volete sapere come è andata, arrivate in fondo alla ricetta 



FRAGOLE ARROSTITE AL SUMAC CON CREMA DI YOGURT



Per le fragole
600 g di fragole mature, tagliate a metà per il lungo
1 1/2 cucchiaino di Sumaq
70 g di zucchero a velo
1 limone, scorza e succo
80 ml di acqua
mezzo mazzetto di menta, tagliata a listarelle sottili
un baccello di vaniglia tagliato in due, più i semi o un cucchiaino di pasta di vaniglia

per la crema di yogurt
900 g di yogurt greco
70 g di zucchero a velo
120 ml di double cream (altrimenti panna da montare, fresca, ma dovete montarla leggermente)
un pizzico di sale

Accendete il forno a 200°C
Condite le fragole con tutti gli ingredienti e disponetele in una teglia, coperta di carta da forno, in un unico strato. Giratele a metà cottura e fatele cuocere fino a quando saranno tenere e lo sciroppo inizierà a fare le bolle. Estraetele dal forno, lasciatele raffreddare a temperatura ambiente ed eliminate in ultimo la menta e il baccello di vaniglia, se lo avete usato

Per la crema
Mentre cuociono le fragole, unite allo yogurt lo zucchero e il sale e mescolate.Mettete un colino sopra una ciotola,  Copritelocon della mussola o con uno strofinaccio bianco, di cotone o di lino (perfettamente puliti entrambi, ma non lavati con detersivo o ammorbidente profumati) e versatevi dentro lo yogurt. Chiudete a fagotto, legando con dello spago, e disponetevi sopra un peso (una ciotola più piccola del colino andrà benissimo e se volete accelerare l'operazione potete anche riempirla con un barattolo di marmellata o una scatola di pelati o altre cose simili, insomma: l'importante è che pesino). Mettete in frigo per 30 minuti, poi strizzate bene il fagotto, in modo che lo yogurt elimini quanto più liquido possibile. Dovrete restare con circa 550 g di prodotto. Unitelo alla panna, non montata e conservate in frigo fino al momento dell'uso.

Presentazione
Accompagnate le fragole con la crema, lo sciroppo che si è formato durante la cottura e qualche fogliolina di menta, tagliuzzata fine (io l'ho messa tutta nel condimento, mannaggia)

NOTE MIE


Too much ado for nothing, mi verrebbe da dire, perché tutto l'ambaradan per avere lo yogurt ancora più compatto è assolutamente evitabile. Una volta che avete uno yogurt sodo (credo che ne esistano anche da voi, visto che quando mi sono trasferita qui già li vedevo sui banchi dei supermercati) basta montare leggermente la panna. Se poi si considera che in Italia la thicky cream non c'è ancora e che quindi vi tocca comunque armarvi di fruste, tanto vale saltare il passaggio della mussola e dello sgocciolamento nel frigorifero e farla ancora più simple :)

Le note di merito sono nel condimento, anche se a mio gusto sumac, succo di limone e yogurt sono un po' troppo acidi. La differenza, però,  la fanno le fragole che, in questo caso, sapevano ancora meno del solito, visto che da cotte hanno perso gli aromi, oltre che il make up: credo però che con un bel cestino di fragole mature e molto dolci si recuperi l'equilibrio che nel mio caso si è perso. 

Resta comunque una ricetta interessante, per cui la dichiaro

SEMPLICEMENTE PROMOSSA






venerdì 25 gennaio 2019

PEA, ZA'ATAR AND FETA FRITTERS





Tra le cose che amo di Ottolenghi ci sono i suoi piatti vegetariani, sempre gustosi, mai scontati, con quel quid in più, nonostante spesso e volentieri siano semplici. E’ il motivo che mi ha spinto a scegliere questa ricetta, nonostante abbia in casa un carnivoro che guarda sempre con scetticismo i piatti vegetariani.
L’abbinamento piselli-feta è un classicone e potrebbe quasi risultare banale, ma grazie a un paio di ingredienti ben dosati, Yotam ha creato una sinfonia di sapori che… beh, vi rimando alla fine della ricetta per le considerazioni ;) 


Ingredienti (per 4-8 persone*):

500 g di piselli decongelati
120 g di ricotta
3 uova grandi, leggermente sbattute
1 limone (1 cucchiaio di scorza, poi tagliato in 6 spicchi per servire)
Sale
Pepe nero
3 cucchiai di za’atar
100 g di farina 00
1 e 1/2 cucchiaino di lievito chimico
20 g di foglie di menta fresca, sminuzzate finemente
200 g di feta tagliata in cubetti di 2 cm
800 ml di olio di semi di girasole

*Di crocchette ne vengono veramente tante. In 4 ci si mangia tranquillamente. Se le servite come aperitivo, basteranno anche per 8.

Mettete i piselli in un frullatore e azionatelo a impulsi per un paio di volte, fino a sminuzzarli grossolanamente. Trasferiteli quindi in una ampia ciotola. Aggiungete la ricotta, le uova, la scorza di limone, 3/4 di cucchiaino di sale e una bella macinata di pepe. Mescolate bene, quindi aggiungete lo za’atar, la farina e il lievito chimico. Mescolate fino a ottenere un composto omogeneo, quindi unite delicatamente la menta e la feta, cercando di non spezzettare troppo quest’ultima.
Mettete l’olio in una padella media e ponetela sul fuoco medio. Una volta caldo l’olio, prendete due cucchiai e realizzate con l’impasto delle sfere o delle quenelle. Non importa se non saranno tutte della stessa forma, ma dovrebbero essere larghe circa 4 cm. Fatele scendere delicatamente nell’olio e friggete per 3-4 minuti, girandole una volta, finché non saranno ben cotte e dorate. Se dovessero dorarsi troppo in fretta, abbassate la fiamma, così che possa cuocersi anche l’interno. Usando una schiumarola, trasferite le crocchette su un piatto con carta assorbente, quindi friggete le altre. Servitele tiepide, con uno spicchio di limone e/o con la salsa.

Per la salsa (opzionale):

300 g di panna acida
10 g di foglie di menta fresca
1/2 cucchiaino di scorza di limone grattugiata
2 cucchiai di menta secca
1/4 di cucchiaino di sale
 

Mettete tutto in una ciotola, mescolate e servite con le crocchette.

CONSIDERAZIONI:
  • Non so se sia un errore di stampa, ma da ricetta dovrebbero venire 8 crocchette. Ora, non so se lui le faccia giganti, ma a me ne sono venute una caterva, e non erano così piccole. Poco male, erano il nostro pranzo e le abbiamo mangiate con gusto, ma ne sono avanzate parecchie. Comunque sono ottime anche mangiate fredde.
  • Lo za’atar è una miscela di spezie molto variabile. Io ho usato quello siriano che avevo ed è andata benissimo.
  • La quantità di menta ammetto mi sembrava eccessiva… almeno per me, perché mi fa sempre un po’ effetto dentifricio. D’altronde però ci sta veramente bene e mescolata al resto non prevarica, quindi alla fine ne avrò messi poco meno dei 20 grammi indicati.
  • A differenza del pollo della volta scorsa, stavolta Yotam ha dato l’opzione di una salsa da servire con le crocchette. E menomale dico io, perché la salsa ci stava veramente bene. Anche se mio marito ad esempio le ha preferite con il limone… Il mondo è bello perché è vario XD
  • Quanto al gusto, le crocchette sono veramente eccellenti (approvate anche dal carnivoro di casa!). Mangiandole si sentono la dolcezza dei piselli, la freschezza della menta e del limone, la sapidità della feta e la sottile nota speziata dello za’atar. Una sinfonia di sapori che mi ha fatto ritrovare il “solito” Ottolenghi che, nonostante abbia giocato con un abbinamento super classico, ha creato una combinazione vincente.

Per questo, la ricetta è chiaramente

PROMOSSA

giovedì 24 gennaio 2019

NUTELLA, SESAME AND HAZELNUTS ROLLS


Sulla scelta di questa ricetta da Simple di Ottolenghi. non ho esitato nemmeno un secondo: vista e aggiudicata! 
Amo la Nutella, che cerco di non comprare spesso perché, se so di averla in casa, me la mangio a cucchiaiate sul divano, quasi ogni sera, fino alla fine del barattolo...

Ottolenghi spiega che, questi Rolls, sono una via di mezzo tra un cake e un biscotto: spiegazione perfetta!
Al morso sentirete, prima il croccante dell'esterno, poi il morbido del ripieno insieme al croccante delle nocciole e del sesamo. La scorza d'arancia è in perfetta armonia con gli altri ingredienti.

Si capisce che mi sono innamorata di questi dolcetti??? :)
Non vi resta che provarli!!!

NUTELLA, SESAME AND HAZELNUTS ROLLS
da "Simple"di Yotam Ottolenghi

Ingredienti per 10 pezzi

150 g di farina forte per pane, più quella per il piano di lavoro
¾ di cucchiaino da tè di lievito secco
1 cucchiaino e ½ di zucchero semolato
3 cucchiai di olio d'oliva (extravergine delicato, per me), più quello per spennellare
¼ di cucchiaino da tè di sale
65 ml di acqua tiepida
40 g di nocciole, sbianchite, tostate e tritate grossolanamente
20 g di semi di sesamo, leggermente tostati
150 g di Nutella, ammorbidita (nel microonde o sul fuoco, fino a renderla facilmente spalmabile)
1 piccola arancia (non trattata): grattugiare la scorza finemente, fino ad ottenerne 1 cucchiaino da tè
2 cucchiaini da tè di zucchero a velo

In una ciotola capiente, mettere farina, lievito, zucchero, 2 cucchiai d'olio,  il sale e mescolare. Versare l'acqua delicatamente e lavorare, con l'aiuto di una spatola, fino quando l'impasto starà insieme. Trasferire su una superficie di lavoro leggermente oliata e, con le mani leggermente oliate, impastare per 3 minuti, fino a quando il composto non sarà morbido ed elastico. Potrebbe essere necessario aggiungere altro olio, se l'impasto dovesse iniziare ad attaccarsi al piano di lavoro e alle mani. Trasferire in una ciotola leggermente oliata e coprire con un panno pulito, umido. Lasciar lievitare al caldo per 40 minuti, fino al raddoppio.

Preriscaldare il forno a 220°C ventilato.

Unire le nocciole e il sesamo in una piccola ciotola, tenendone da parte un cucchiaio.

Stendere l'impasto lievitato sul piano di lavoro leggermente infarinato, in un rettangolo di 40x30 cm, in modo che il lato più lungo sia verso di voi. Spalmare la Nutella con l'aiuto di una spatola, lasciando gli ultimi 2 cm del bordo superiore liberi. Cospargere la scorza d'arancia uniformemente sopra la Nutella, poi fare lo stesso con il mix di nocciole e sesamo. Sempre tenendo il lato lungo verso di voi, arrotolare l'impasto formando un lungo rotolo. Spennellare con il cucchiaio d'olio rimanente, e cospargere con il mix di nocciole e sesamo tenuti da parte in precedenza, pressando leggermente, in modo da farli attaccare alla superficie. Spuntare le estremità e tagliare in rotolo in 10 segmenti, ognuno lungo 3 cm. Traferire su un placca da forno, rivestita con carta forno, con la parte di chiusura del rotolo sotto.

Infornare e cuocere per 8 minuti circa, fino a doratura della superficie. Spolverizzare con zucchero a velo, lasciar raffreddare leggermente e servire.



NOTE PERSONALI

- anche in questa seconda ricetta che ho provato, il "Simple" del titolo dell'ultimo libro di Ottolenghi,  viene confermato sul campo: grazie, Yotam :)

- non ho avuto difficoltà nella lavorazione dell'impasto forse perché ho utilizzato un tappetino in silicone come piano di lavoro, che ho oliato leggermente così come le mie mani (come da istruzioni)

- ho ottenuto 12 rolls, invece dei 10 previsti. Il lato lungo è di 40 cm. Dopo aver formato il rotolo, ho tagliato le estremità (che ho poi cotto insieme al resto). Un paio di cm circa per ogni estremità, sono stati sufficienti. Il rotolo rimasto misurava 36 cm circa, quindi tornano i conti: 36: 3 = 12 ;)

- non è prevista una seconda lievitazione dopo la formatura dei pezzi e sinceramente non ne ho sentito la mancanza. Però mi piacerebbe provare per vedere le differenze

- temevo la cottura a 220°C con forno ventilato, tanto che ho controllato a vista i dolcetti, ma i tempi sono stati precisi quasi al secondo!!!

- ho fatto qualche prova per testare la durata delle caratteristiche di questa preparazione. Ho preparato i rolls la mattina e ho mangiato il primo dolcetto tiepido: spaziale!!! In serata ne ho mangiato un altro ed era ancora perfetto: croccante fuori e morbido dentro. La mattina dopo era ancora delizioso, aveva perso solo un po' di croccantezza. Ho congelato anche un paio di rolls per vedere la resa dopo lo scongelamento, ma non li ho ancora scongelati. Vi terrò aggiornati in merito

La ricetta è caldamente consigliata ed è:


PROMOSSA CON APPLAUSI!!!

mercoledì 23 gennaio 2019

AVOCADO BUTTER ON TOAST WITH TOMATO SALSA

Praticamente sono Avocado free.
Non lo conosco, non lo frequento, insomma fra la moltitudine di ingredienti disponibili al mondo, forse è quello da me più brutalmente trascurato.
Se non che mia figlia, distaccata in terra irlandese, continua a mandarmi immagini di intrugli a base di Avocado, l'ultimo dei quali una poltiglia speziata con tocchi di cipolla cruda che non avrebbe neanche degnato di uno sguardo se gliel'avessi propinata io con tutto il mio amore.
E' assolutamente impazzita.
Mi linka video con la Guacamole song.
Alla domanda"cosa mangi stasera", mi risponde con l'immagine di un avocado spolpato al cucchiaio.
Così ho deciso di allenarmi.
Mi preparo al suo ritorno, con una ricetta che sicuramente la lascerà senza parole e magari mi metterà in nuova luce nella sua considerazione :D

Ingredienti per 2 (porzioni generose) o uno snack per 4 

2-3 avocado belli maturi a temperatura ambiente privati accuratamente della polpa in modo da ottenere 250 g complessivi
60 g di burro non salato ammorbidito e tagliato a dadini di 2 cm di lato
La scorza finemente grattugiata di 3 lime in modo da ottenere 1 cucchiaio e mezzo di zeste ed un cucchiaio e mezzo di succo
10 g di foglie di dragoncello tritate grossolanamente
10 g di aneto tritato grossolanamente
200 g di pomodorini ciliegino (io Pachino) ridotti in quarti
2 cucchiaini di capperi finemente tritati
2 cucchiai di olio extravergine + più un poco per servire
4 fette di pane a lievitazione naturale (c.ca 300 g)
1 piccolo spicchio d'aglio, pelato e tagliato a metà
1/2 cucchiaino di semi di cumino tostati
sale e pepe nero qb
  1. Mettete la polpa di avocado ed il burro in un mixer con lama o in un blender con la metà della zeste di lime, metà del succo del lime e mezzo cucchiaino di sale. Frullate fino ad ottenere un composto cremoso, ripulendo il bordi della ciotola un paio di volte se necessario. Trasferite il contenuto in una ciotola insieme ai due terzi delle erbe. Incorporate con cura e mettete in frigo per 10 minuti. 
  2. Per preparare la salsa, mescolate i pomodori, capperi, il rimanente succo e zeste di lime, l'olio ed una bella macinate di pepe. Tenete da parte fino al momento di servire. 
  3. Grigliate o tostate il pane quindi strofinate un lato di ogni fetta con lo spicchio d'aglio. Lasciate intiepidire il pane per un attimo quindi spalmate ogni fetta con il burro di avocado e rifinite con la salsa di pomodorini e le erbe rimanenti. Completate con un giro di pepe ed un goccio d'olio e servite. 
NOTE PERSONALI
  • Il titolo di questo libro è Simple. Mi pregio di avere scelto la ricetta più semplice del "bigoncio". Complice la totale mancanza di tempo ed energie, ho scoperto il burro di avocado e credo di essere incappata in un delirio di golosità. Ingredienti facilmente reperibili, tecnica basica, risultato di grande conforto. L'unica attenzione da porre è sulla temperatura degli ingredienti principali, burro e avocado. Ma è molto semplice, basta lasciarli fuori la notte prima e preparare tutto nella mattinata. Come scrive anche Yotam, si può preparare il burro e la salsa in anticipo, e conservarli in frigo fino al momento di servire. Il mio consiglio è comunque tirare fuori il burro di avocado una mezz'ora prima di servire. 
  • Se la temperatura del burro e dell'avocado sono giuste, i due elementi si fonderanno perfettamente dando origine ad una crema soffice e deliziosamente spalmabile, dal profumo che ricorda i tropici. Il pomodoro con la sua freschezza e acidità, pulisce il palato e diventa il complemento perfetto per questo incredibile burro. 
  • Le erbe aromatiche sono la nota elegante che firma la ricetta con il nome Ottolenghi. Provatelo, è da perdizione (le due fette le ho spazzolate io, seguendo il consiglio della "porzione generosa". 
PROMOSSA CON LODE

martedì 22 gennaio 2019

BLUEBERRY, ALMOND AND LEMON CAKE






Anche questa torta ha una storia. 
Faccio visita a una mia carissima amica, Caterina, che io chiamo affettuosamente, traducendone il nome all’inglese, Kate (più il cognome, che qui non trascrivo per ovvii motivi di privacy). 
In sintesi, la particolarità di Caterina-Kate è che lei è una chef… ha lavorato con Gordon Ramsey ed è una perfezionista. Fa tutto divinamente. Mi sfida a duello. “Visto che non fai che dolci” (il suo piatto forte sono le carni!), “fammi un dolce e così ti controllo!”. 
Una frase da Masterchef. 
Preparo davanti ai suoi occhi questa ricetta di Ottolenghi. Ogni tanto, mi offre il consiglio dell’amica (e della chef). Sono approvato, anzi di più. Mi dice che dovrei fare un corso di pasticceria a Parigi. 
Ci penso su! 

Per 8 persone

Ingredienti:

150 g di burro non salato, a temperatura ambiente, più extra per ungere
190 g di zucchero semolato
2 limoni: grattugiare finemente la buccia per ottenere 2 cucchiaini, quindi il succo per ottenerne 2 cucchiai
1 cucchiaino di estratto di vaniglia
3 uova grandi, sbattute
90 g di farina auto-lievitante, setacciata
1/8 di cucchiaino di sale
110 g di mandorle tritate
200 g di mirtilli
70 g di zucchero a velo


Metodo:

1. Preriscaldare il forno a 180° C. Imburrare e mettere della carta forno in uno stampo da plum-cake di 11 cm x 21 cm. Lasciare da parte.

2. Porre il burro, lo zucchero, la scorza di limone, 1 cucchiaio di succo di limone e la vaniglia nella ciotola di un mixer con il gancio a K. Battere ad alta velocità per 3-4 minuti, fino a quando diventa chiaro e omogeneo, quindi abbassare la velocità a media. Aggiungere le uova, poco a poco, raschiando, se fosse necessario, i lati della ciotola. Il composto potrebbe separarsi un po’, ma non è un problema: si amalgamerà di nuovo piano piano. Aggiungere la farina, il sale e le mandorle in tre volte. Infine, mettere 150 grammi di mirtilli, incorporandoli a mano, e finalmente versare il composto nello stampo.

3. Cuocere per 15 minuti, quindi estrarre dal forno, e cospargere i restanti 50 grammi di mirtilli sopra la torta. Rimettere in forno per altri 15 minuti, o comunque fino a quando la torta risulti dorata, anche se ancora cruda. Coprire con la carta stagnola e continuare a cuocere per 25-30 minuti, fino a far lievitare e cuocere completamente. Inserire un coltello nel mezzo della torta: se esce pulito, la torta è pronta. Togliere dal forno e mettere da parte, lasciandolo nello stampo, per farla raffreddare, circa 10 minuti, quindi rimuoverla dallo stampo e posizionarla su una gratella per farla raffreddare completamente.

4. Nel frattempo, preparare la glassa. Mettere il secondo cucchiaio di succo di limone in una ciotola con lo zucchero a velo e mescolare fino a che diventi setoso. Versare la glassa sopra la torta e distribuire il tutto delicatamente: i mirtilli della parte superiore della torta rilasceranno un poò di colore alla glassa, e anche se questo potrebbe preoccupare, in realtà, dice Ottolenghi stesso, “aggiungerà un tocco al look finale della torta".


Note:

1. Non avendo sottomano un loaf pan come indicato in ricetta, la mia scelta è caduta su uno da charlotte o bavarese. E devo confessare di non aver sbagliato!

2. La torta è umida, e anzi, quasi sembra sciogliersi in bocca. “Durerebbe” addirittura per tre giorni, conservata in un contenitore ermetico, a temperatura ambiente. Ma il condizionale è d’obbligo. Perché è una vera e propria delizia. 

3.Ricevo notizia, in questo momento, care signore, egregi signori, che l'autore nell'edizione americana si è dimenticato di aggiungere il lievito alla farina normale menzionata , tout court, cosa che invece ha rimediato in tutte le versioni on line. Meglio per lui. Perché lo stavamo uccidendo, per farci lavorare il triplo…

3. Adesso che scrivo mi torna l’acquolina in bocca. Spero che faccia questo effetto anche a voi. È facile e semplice, e buonissima, come c’era da aspettarsi da un mito come Yotam Ottolenghi. Se come recita un detto popolare dei social, “happiness is a piece of cake”, questa torta lo conferma. 

La ricetta è 
PROMOSSA 

lunedì 21 gennaio 2019

HONEY & YOGURT SET CHEESECAKE



Vanno così alla grande i cheesecake in casa arabafelice che credo di averne provato in vita mia almeno qualche dozzina.
Amo che si possano realizzare in anticipo, il gusto leggermente acidulo regalato dal formaggio cremoso (si, perchè quello ci vuole se si intende rispettare la ricetta originale. Le versioni nostrane con ricotta e similari non sono cheesecake ma torte di formaggio. E' una cosa ben diversa;) e gli infiniti gusti che possono prendere semplicemente cambiando i topping o le salse di accompagnamento.
Nella diatriba senza fine se siano meglio quelle da forno o le altre senza cottura mi sento di propendere, anche se di poco, per quelle cotte, pur avendone sul blog una versione senza cottura che mi ha salvato diverse volte negli ultimi anni.
Certo la cottura in forno presenta alcune insidie: la temperatura innanzitutto, che basta sbagliarla di dieci gradi e ci si ritrova un dolce giallino e  pieno di crepe o viceversa uno che non si cuoce mai!
O, se si opta per la versione col bagnomaria, bisogna prestare attenzione massima all'isolamento della teglia dall'acqua ...e parlo per esperienza diretta, dopo aver buttato anni fa un cheesecake annacquato.
E qui arriva Ottolenghi che infatti comincia l'introduzione alla ricetta proprio scrivendo no oven, no bain marie, no cracks.
Niente forno. Niente bagnomaria. Niente crepe.
Ci fidiamo? ;)




HONEY & YOGURT SET CHEESECAKE
per 8 persone


500 g di yogurt greco
200 g di biscotti tipo Hobnobs, o altri biscotti all'avena
60 g di burro fuso
un cucchiaio e mezzo di foglie di timo fresco
400 g di formaggio cremoso a temperatura ambiente
40 g di zucchero a velo setacciato
1 cucchiaino di buccia di limone finemente grattugiata
150g di cioccolato bianco, in pezzi da 1-2 cm
60 g di miele

- Foderare una teglia a cerniera da 23 cm di diametro con carta forno e lasciare da parte.

- Mettere un panno da cucina pulito su un colino e sistemarlo su una ciotola. Versarvi lo yogurt quindi sollevare il panno in modo da strizzare lo yogurt in modo che perda quanto più liquido possibile. Dovrebbero rimanere circa 340 g di yogurt colato. Scartare il liquido.

- Mettere i biscotti in un sacchetto di plastica e ridurli in briciole fini usando un mattarello. Unirvi quindi il burro fuso ed un cucchiaio di timo quindi pressare il tutto alla base della tortiera preparata a formare uno strato omogeneo. Mettere in frigo.

-Mescolare quindi il formaggio cremoso, lo yogurt colato, lo zucchero a velo e la buccia di limone finchè il tutto sarà liscio e ben amalgamato. L'operazione può essere fatta in un robot da cucina o con delle fruste a mano.

- Fondere quindi il cioccolato bianco mettendolo in una ciotola posta su un'altra con dell'acqua in leggera ebollizione (fare attenzione che il fondo della ciotola non entri in contatto con l'acqua e soprattutto che nessuna goccia d'acqua venga a contatto col cioccolato stesso, pena un disastro) mecsolando per 2 o 3 minuti. Unire il cioccolato fuso a cucchiaiate nel composto di formaggio e yogurt.

- Versare quindi il tutto sulla base di biscotti preparata e mettere in frigo per almeno 2 ore o comunque finchè il tutto risulterà sodo.

- Al momento  di servire scaldare il miele con il restante timo finchè sarà fluido, quindi versarlo sul cheesecake. Dividere in 8 fette e servire.




NOTE

- ricetta molto "simple" in cui in pratica l'unica perdita di tempo è far colare lo yogurt. Strizzarlo nel panno è un po' una rottura di scatole, detto tra noi. Otterrete lo stesso risultato lasciandolo colare per conto suo mentre preparate il resto. Il mio alla fine era circa 350 g ma ho usato solo i 340 g indicati.

- la consistenza finale è splendida! si tagliano delle fette perfette che però rimangono cremose e vellutate. Si sforma perfettamente, con un po' di attenzione. E' meno fragile di quel che sembri e può, come ogni cheesecake, essere preparata anche con due giorni di anticipo tenendo presente che la base si ammorbidirà un poco col passare del tempo.

- il tocco da maestro qui è il timo, che presente sia nella base che nel topping regala un aroma inusuale ma interessante ad un dolce altrimenti abbastanza neutro. Da non omettere in nessun caso, e va usato tassativamente quello fresco per il "fattore wow".

- i biscotti usati per la base sono gli Hobnobs della McVitie's, ovviamente quelli in versione semplice (non quelli ricoperti di cioccolato) che esistono anche gluten free. In Italia sono venduti con il nome di Avena Classic. Comunque sia qualunque biscotto all'avena andrà bene, come sottolineato dall'autore.

- semplicissima e rapida da fare, ottima e richiesta di bis da chi l'ha assaggiata.  Sicuramente migliore di qualunque versione che preveda la gelatina come addensante.  La ricetta è ovviamente

                                                        PROMOSSA

venerdì 18 gennaio 2019

SPINACH AND GORGONZOLA STUFFED JACKET POTATOES


Tra i miei cibi preferiti rientrano sicuramente le patate, anche semplicemente lessate e condite con un filo d'olio extravergine d'oliva, sale e prezzemolo tritato. Mio papà cuoce spesso le patate (che coltiva in montagna) intere con la buccia, dentro un tegame apposito, di coccio, che mette dentro la stufa a legna. Dopo averle divise a metà metto un po' di burro (o panna acida) e sale: sono meravigliose!!! Quando sono andata in montagna durante le vacanze di Natale, gli ho preparato questa ricetta, sicura che l'avrei fatto felice...

La ricetta è naturalmente gluten free ed è adatta ai vegetariani ;)

SPINACH AND GORGONZOLA JACKET POTATOES
da "Simple" di Yotam Ottolenghi 
Ingredienti per 2 persone  (come portata principale) o per 4 (come contorno)

2 patate grandi, adatte alla cottura in forno (700g)
25g di burro
3 cucchiai di doppia panna (per me panna fresca normale)
60g di Gorgonzola (piccante)
200g di spinacini
20 g di gherigli di noci, leggermente tostati, divisi a metà e tagliati in pezzi di circa 1 cm (facoltativo)
sale e pepe nero

Preriscaldare il forno a 220°C, ventilato.

Bucherellare le patate con i rebbi di una forchetta più volte, poi metterle su una teglia da forno, rivestita con carta forno. Cuocere per un'ora, o fino a quando polpa non sarà ben morbida.
Sfornare e tagliare a metà nel senso della lunghezza. Svuotare le patate con l'aiuto di un cucchiaio e mettere la polpa in una ciotola media, tenendo da parte la buccia sulla teglia. Schiacciare grossolanamente la polpa con 20g di burro, la panna, il Gorgonzola, mezzo cucchiaino di sale e una generosa macinata di pepe. Tenere da parte.

Strofinare, con i rimanenti 5g di burro, le cavità delle patate. cospargere con un generoso pizzico di sale e mettere di nuovo in forno per 8 minuti, per rendere la buccia croccante. Sfornare e tenere da parte.

Cuocere gli spinacini in una casseruola media, su fuoco alto, riempita per metà con acqua salata. Al bollore, scottare gli spinacini per 10-15 secondi, solo per ammorbidirli. Scolarli ed eliminare più acqua possibile, poi aggiungerli al mix con la polpa di patate, mescolando.Versare nei gusci di patate, aiutandovi con un cucchiaio e creando una montagnetta. Infornare e cuocere per 15 minuti, fino a quando la superficie non sarà croccante e dorata. Sfornare, cospargere con le noci, se le usate, e servire.

Ottolenghi scrive che, invece del Gorgonzola, si possono usare anche altri formaggi, in base al gusto personale. Avevo già provato in precedenza l'abbinamento tra spinaci e Gorgonzola: si sposano meravigliosamente!!!

NOTE PERSONALI

 - la ricetta è veramente "Simple"e veloce da preparare, se si esclude il tempo di cottura delle patate, che devono essere di ottima qualità. Le mie erano patate di montagne belle sode, e le avrei potute cuocere qualche minuto in più...

- il Gorgonzola da usare in questa ricetta non è quello dolce e cremoso, ma il vero Gorgonzola, quello che trovate in commercio con la dicitura "piccante" o "naturale"

- la ricetta prevede la doppia panna (con percentuale di grassi a partire dal 42-45%), se non la trovate, potete sostituirla tranquillamente con la panna fresca normale

- io mi sono mangiata anche la buccia croccante delle patate, mi piace tantissimo :)

Queste patate farcite torneranno sicuramente sulla mia tavola, sono deliziose ed equilibrate nel gusto. La nota croccante delle noci (che è opzionale, ma che vi consiglio di non tralasciare) è il tocco finale che rende questo piatto una vera gioia per il palato :)

La ricetta è:


PROMOSSA!!!

giovedì 17 gennaio 2019

SPICED APPLE CAKE


Fase “Ottolenghi”. Fase “mele”. Fase “spezie”.
Questa torta è veramente molto semplice, come promesso dal titolo. Altrettanto semplice è finirla in breve tempo. 
Sì, sfama 10 persone, ma a casa mia, l’abbiamo divorata in 4 (anche se, a ragion del vero, devo dire che una coppia di amici ha voluto un pezzo consistente per la colazione del giorno dopo…). 


Per 10 persone

Ingredienti:

130 g di burro non salato, temperatura ambiente, tagliato a cubetti
150 g di zucchero semolato
3 uova grandi, leggermente sbattute
2 cucchiaini di estratto di vaniglia
300 g di farina autolievitante
1/3 cucchiaino di sale
200 g di panna acida

per il topping alle mele

2 mele Bramley grandi, sbucciate, senza torsolo e tagliate a spicchi larghi 1 cm e 1/2 (peso finale 460 g) 
 1 mela Granny Smith, sbucciata, senza torsolo e tagliata a spicchi larghi 1 cm e 1/2 (peso finale 125g)
130g di zucchero demerara
1 cucchiaio di spezie miste

Metodo:

1. Preriscaldare il forno a 180 gradi. Ungere e foderare con carta forno una tortiera rotonda a bordi alti da 23 cm.
2. Mettere il burro e lo zucchero nella ciotola di un mixer elettrico con l’attacco a paletta in posizione. Battere a velocità media fino a quando non è leggero e spumoso. Aggiungere le uova leggermente sbattute e la vaniglia, un po’ alla volta, fino a incorporarle. Setacciare la farina e il sale e aggiungere questo composto, in un paio di volte, alternando con la panna acida. Spegnere il mixer non appena tutto è incorporato. Disporre la pastella nella tortiera e mettere da parte.
3. Mettere tutte le fette di mela in una ciotola. Mescolare insieme lo zucchero e le spezie miste e amalgamare bene. Disporre con un cucchiaio le mele sulla torta. Cuocere per 60-65 minuti, finché l’impasto non si è sollevato intorno alla mela e la parte superiore è croccante, soda e dorata. Un coltello inserito nell’impasto non uscirà pulito, visto che le mele si sono inumidite, ma si può dire che la torta è cotta quando si scuote leggermente la tortiera e la parte superiore del dolce non si muove.
4. Togliere dal forno e mettere da parte per circa 30 minuti prima di rimuovere dallo stampo.
5. Servire leggermente tiepida o a temperatura ambiente. Quando si affetta, utilizzare un coltello seghettato per evitare che le mele si stacchino dalla torta.

Note 


-La prima cosa da dire è che non solo lo Starbooks è internazionale, ma anche le edizioni dei libri lo sono… Il mio esemplare è stato comprato a Londra. 
Quello della cara Stefi Araba veniva dagli Stati Uniti. Risultato? Alcune piccole differenze. Ottolenghi spiega ai lettori americani che è necessaria una tortiera a bordi alti. Ma solo a loro. Perché agli europei non lo scrive. 
Le mele, sempre per i lettori USA, sono solo Granny Smith. Le varietà inglesi sono talmente tante e buone che Ottolenghi aggiunge anche le Bramley (come trascritto da me). 
Per gli americani, la farina è normale e con lievito. Per noi europei, è autolievitante: punto e basta. Dimenticavo un dettaglio: per il mix di spezie, che solo per gli americani, Ottolenghi specifica che dev’essere “di mele”, ho messo in un mini-mortaio dello zenzero in polvere, del cardamomo, della cannella (immancabile con le mele) e della noce moscata grattugiata, e dopo aver ridotto il tutto velocemente in poltiglia, ne ho preso un cucchiaio, come dice la ricetta.

-Tutto è perfetto in questa torta dalla semplicità disarmante. 
Le mele, che potrebbero sembrare tante a un certo momento, riempiono la tortiera, facendo un bellissimo disegno, molto goloso, per via dello zucchero e delle spezie. 
Ottolenghi scrive che questo dolce può essere mangiato così com'è, leggermente caldo o a temperatura ambiente, o con l’aggiunta di una pallina di gelato alla vaniglia. Io ho proposto ai miei ospiti dell’altra panna acida, e devo dire che ci stava divinamente. Secondo Ottolenghi, dovrebbe essere consumato il giorno in cui lo si cuoce, o al massimo il giorno dopo, conservandolo in un contenitore ermetico per mantenerlo al suo meglio. 
Non so se ci arriva. Fate un po’ voi. 

la ricetta è 
PROMOSSA 

mercoledì 16 gennaio 2019

BRIDGET JONES'S PAN-FRIED SALMON



Di tutte le valide ragioni a cui appellarsi nella scelta di una ricetta, oggi forse ho trovato la più improbabile.
Di solito piace l'idea della pietanza, o almeno l'ingrediente principale, o si è attirati da una bella foto.
Eh no, signori.
Qui la ragione è solo Patrick Dempsey.
Per chi non lo conoscesse, è il belloccio dottore di tante serie di Grey's Anatomy, guardata avidamente dalla sottoscritta che ancora non si è fatta una ragione che il suddetto sia stato fatto morire senza pietà.
Dunque, racconta Ottolenghi che nel film Bridget Jones' Baby Patrick Dempsey dice alla protagonista che in un immaginario secondo appuntamento le porterebbe esattamente questo piatto.
From Ottolenghi: delicious and healthy!
Una sorpresa all'epoca per Ottolenghi ed il suo staff, che non sapevano della menzione, e soprattutto visto che il piatto in menù non esisteva proprio.
Dopo anni, ecco che la lacuna viene colmata.
E quindi: dato che mi piace il salmone.
Mi piace Ottolenghi.
E mi piace pure Patrick Dempsey.
Non ho tutte le motivazioni per averlo voluto realizzare? :D




BRIDGET JONES'S PAN-FRIED SALMON WITH PINE NUT SALSA
per 4 persone

100 g di uvetta di Corinto
4 filetti di salmone, con la pelle e senza lische (peso totale circa 500g)
100 ml di olio d'oliva
sale e pepe
4 gambi di sedano medi, tagliati in cubetti da circa un cm, per un peso totale di 180g, senza foglie che vanno tenute per eventuale guarnizione)
30 g di pinoli, tagliati grossolanamente
40 g di capperi e 2 cucchiai del liquido di conservazione
40 g di olive verdi grandi, private del nocciolo e tagliate a cubetti da un cm, circa 8
un bel pizzico di zafferano in stimmi, mischiati ad un cucchiaio di acqua bollente
20 g di prezzemolo tagliato grossolanamente
un limone, dal quale va ricavato un cucchiaino di scorza grattugiata ed un cucchiaino di succo


- Coprire l'uvetta di Corinto con acqua bollente e lasciarla riposare per 20 minuti mentre viene preparato il salmone ed il suo accompagnamento.

- Ungere il salmone con un cucchiaio di olio e condirlo  con la punta di un cucchiaino di sale ed una bella macinata di pepe. Lasciare da parte.

- Mettere 75 ml di olio in una casseruola su fuoco vivace. Aggiungere sedano e pinoli e cuocere per 4-5 minuti mescolando sempre finchè in pinoli cominciano a colorire, facendo attenzione che non brucino. Togliere dal fuoco ed aggiungere i capperi, la loro acqua di conservazione, le olive, lo zafferano con la sua acqua ed una presa di sale. Scolare l'uvetta di Corinto ed aggiungere anch'essa, insieme al prezzemolo, la buccia di limone ed il succo. Lasciare da parte.

-Versare il restante cucchiaio di olio in una padella su fuoco medio/alto. Quando ben calda adagiarci il salmone, dalla parte della pelle, e cuocere per circa 3 minuti finchè la pelle sarà croccante.
Abbassare il fuoco e cuocere i filetti anche dall'altro lato per 2-4 minuti, a seconda della preferenza personale sulla cottura. Togliere dal fuoco.

-Impiattare i filetti di salmone e versarvi l'accompagnamento a cucchiaiate. Decorare con foglie di sedano.


NOTE

- come dice Ottolenghi stesso, è anche di una semplicità disarmante. Ingredienti semplici, presenti direi in ogni cucina (ad Ottolenghi viene spesso rimproverato di usarne troppi, e di introvabili) che assemblati nel modo giusto rendono un semplice filetto di salmone davvero speciale.

- se l'abbinamento uvetta/pinoli nella salsa di accompagnamento può risultare certamente già visto, non visto è invece il resto degli ingredienti ad essi aggiunti: giuro che mi sembrava un po' un'accozzaglia, ed invece sono dovuta star zitta appena assaggiato il tutto. Il sedano diventa buonissimo fritto! Perde anche parte di quell'aroma prepotente che non amo particolarmente. Diventa un tutt'uno con il resto. Imperdibile.

- velocissima da realizzare, consente di avere davanti una cena da re in nemmeno mezz'ora e la maggior parte del tempo se ne va semplicemente per marinare l'uvetta di Corinto.

- graditissimo da tutti coloro che l'hanno assaggiato, compreso l'augusto consorte che ha chiesto il bis, nonostante l'uvetta per cui non vada pazzo nei piatti salati, ed il giorno dopo ne ha voluto un avanzo per il pranzo in ufficio. Insomma da rifare sicuramente, quindi la ricetta è

PROMOSSA
con il ringraziamento per dar l'ìmpressione che si sia passato un pomeriggio in cucina, nonostante ci si sia arrivati 20 minuti prima ;)




martedì 15 gennaio 2019

SEEDED CHICKEN SCHNITZEL



Molti di voi la conoscono grazie al suo bellissimo blog, La cucina di Zia Ale, con cui da anni ci delizia con ricette che fanno venir voglia di cucinare e racconti di viaggio che fanno venir voglia di partire. Per noi dello Starbooks è una cara amica, lettrice della prima ora ,commentatrice arguta e intelligente , Redoner puntuale ed impeccabile: chiederle di far parte della nostra squadra,per i prossimi due mesi, è stato qualcosa di spontaneo e naturale, come aprire la porta della nostra cucina ad una persona di casa, quelle per cui non vedi l'ora di mettere il caffè sul fuoco,magari pregustando il dolce che ti porterà per accompagnarlo. E se a portarlo è Alessandra Corona,possiamo star certi che sarà una meraviglia, al pari di tutti i suoi contributi: con lei diamo l'avvio alla nostra prima prova sul campo del 2019 e diteci voi se non si poteva inizare meglio di cosi!
Benvenuta,Alessandra! 

Quando lo staff dello Starbooks mi ha chiesto di partecipare all’analisi del libro di questo mese, ammetto di essermi sentita lusingata ed emozionata. Chi mi conosce, infatti, sa che seguo le ragazze da tempo immemore e molti dei libri di cucina che ho sono proprio frutto della lettura delle pagine di questo prezioso blog. 

Se poi ci mettiamo anche che è solo ed esclusivamente grazie a loro che ho conosciuto Yotam Ottolenghi - che è diventato per me un mito assoluto e dal quale ho imparato tantissimo - capirete bene la gioia che ho provato nello scoprire che il libro del mese fosse Simple.

Ammetto di aver pensato di acquistarlo sulla fiducia, appena aperte le prevendite. Poi però qualcosa mi ha fermato. Forse era destino che aspettassi… 

Delle tante ricette allettanti ho scelto questo pollo, in primis perché amo il pollo e lo mangio almeno una volta a settimana, secondo perché adoro follemente i semi e le panature che promettono di essere super croccanti.

Ma per scoprire come è andata e se le mie aspettative sono state soddisfatte, vi rimando alla fine della ricetta.


Ingredienti (per 4 persone):



1 petto di pollo da circa 600 grammi*

50 g di farina 00

Sale

Pepe

2 uova, leggermente sbattute

80 g di panko 

60 g di sesamo bianco

2 cucchiai di sesamo nero (o altro sesamo bianco)

40 g di semi di girasole tritati grossolanamente**

1 e 1/2 cucchiaio di semi di coriandolo tritati grossolanamente**

1 cucchiaino di curcuma

1/2 cucchiaino di pepe di Cayenne

100 ml di olio di semi di girasole, per friggere

1 limone a spicchi per servire



*La ricetta originale parla di 4 petti di pollo da dividere ciascuno in 3 filetti, per un peso totale di circa 600 grammi. Tuttavia, un petto mediamente sta sui 5-600 grammi - almeno in Italia - quindi ho optato per prendere un petto intero e dividerlo in filetti.

**Io li ho sminuzzati grossolanamente in un mortaio.



Ponete la carne tra due fogli di pellicola e appiattiteli delicatamente con un mattarello, fino a ottenere uno spessore di un centimetro.

In una ciotola unite la farina, 1/4 di cucchiaino di sale e un pizzico di pepe.

Mettete le uova in una seconda ciotola.

In una terza ciotola unite il panko, entrambi i tipi di semi di sesamo, i semi di girasole, il coriandolo, la curcuma, il pepe di Cayenne e 3/4 di cucchiaino di sale.

Passate ciascun filetto di pollo nella farina, poi scuotetelo per rimuovere l’eccesso. Passatelo quindi nell’uovo e poi nel mix di semi, fino a ricoprirlo bene. Ripetete l’operazione con il resto del pollo.

Mettete mezzo centimetro di olio in una padella capiente e ponetela su fuoco medio. Una volta caldo friggete il pollo in più riprese. Fate cuocere i filetti per 5-6 minuti, girandoli ogni 2 e 1/2. Rimuovete i filetti di pollo quando saranno ben cotti e belli dorati su entrambi i lati. Scolateli su un foglio di carta assorbente e proseguite col pollo rimasto. Servite il pollo caldo accompagnato da spicchi di limone.



Ottolenghi consiglia - se vi dovesse piacere questa panatura (lui ne è certo) - di prepararne in quantità maggiori e conservarla in un contenitore a chiusura ermetica, dove durerà fino a un mese. Consiglia anche di provarla con filetti di pesce o zucca.

 
Considerazioni:

  • La ricetta potrebbe sembrare niente di che. In fondo si tratta di un umile petto di pollo panato. Ma la panatura è davvero particolare e lo rende speciale. La cosa che mi è piaciuta tantissimo è che resta bella asciutta e super croccante.
  • A mio gusto il sale indicato in ricetta è poco. Io ho dovuto aggiungerne un pizzico sopra, ma magari è solo questione di gusto.
  • La miscela di panko, semi e spezie è ben equilibrata e nessuna spezia prevarica sulle altre. A qualcuno forse potrebbe non piacere il coriandolo tritato grossolanamente. Io trovo che la nota leggermente agrumata sia molto piacevole… ma è anche vero che a me il coriandolo in semi piace.
  • Personalmente avrei gradito una salsina di accompagnamento, magari a base di yogurt. Me la sarei aspettata da Ottolenghi e mi è sembrata strana la scelta di accompagnare il pollo solo con del limone. Ho capito che voleva mantenersi sul “simple”, ma non sarà stato troppo? :D 



Detto questo, il pollo è stato divorato sia caldo che freddo, con limone, senza, con salse e non… e già è stata richiesta una replica. insomma, la ricetta è chiaramente 



PROMOSSA A PIENI VOTI