Ad un giornalista che gli aveva chiesto chi cucinasse nel suo ristorante quando lui era in giro a fare promozione e serate, il grande Paul Bocuse aveva risposto: "lo stesso che cucina quando non ci sono". La risposta e' diventata emblematica del nuovo corso della storia della ristorazione, con cuochi sempre meno dietro ai fornelli e sempre piu' davanti a telecamere e microfoni che ha contraddistinto questi ultimi 20 anni, innescando una serie di meccanismi a cui pare sia impossibile sottrarsi. I tempi in cui le Stelle Michelin piovevano sulla testa di onesti e sconosciuti professionisti sono finiti e comunque non c'e impegno serio, onesto e costante che valga come una fugace ma centrata apparizione in TV.
Questo si riflette in modo pesante nell'editoria. Scoppiata la bolla del libro di cucina scritto praticamente da chiunque, gli editori di tutto il mondo si muovono con estrema cautela nella scelta dei loro autori: depennato dalle agende ogni rischio su autori sconosciuti, la parola d'ordine è diventata solo l'investimento sicuro su volti noti al grande pubblico e celebrità di vario genere.
Date un'occhiata alle prime pagine dei vari Amazon e ne avrete la conferma: è la TV a farla da padrone e, quel che resta, è occupato da nomi blindati del web o da proprietari di ristoranti di fama.
Che però, non dimentichiamolo, non sono autori di libri, ma cuochi.
Espertissimi nel loro lavoro, del tutto inadatti a farne un altro, come ben sanno i più o meno oscuri ghost writer che in cambio di uno stipendio prestano penna e inventiva a questo o a quel personaggio che poi risulterà il vero autore del libro.
In quale misura, non conta. La storia ci ha consegnato pochissimi cuochi eccellenti scrittori: i soli che mi vengono in mente, in questo momento, sono Careme e Bourdain e il primo ha diretto brigate, il secondo, dopo Kitchen Confidential, ha chiuso tutto e si è preso trent'anni sabbatici, scrivendo e parlando di cibo in quel modo unico e inconfondibile che gli è proprio. Tutti gli altri, hanno una squadra editoriale che li aiuta, raccogliendo le loro storie, decifrando le loro ricette, correggendo i loro appunti, smazzandosi cioè tutto il lavoro che quotidianamente viene svolto per fare di ogni libro "quel libro" e non un altro.
Con Rib Ticklers & Choux-ins è successa con ogni probabilità, la stessa cosa: di qui un cuoco geniale, a cui la TV ha dato popolarità, di là una casa editrice che ha deciso per un investimento sicuro, addirittura blindato dopo il successo del primo libro. In mezzo, un lavoro di squadra che, ci spiace dirlo, stavolta non è stato perfetto come nell'opera precedente.
Tre bocciature allo SB non si vedevano da un po', diciamolo.
Ma diciamo anche che sono tre bocciature che "bruciano" e che lasciano l'amaro in bocca. E' come una stonatura in un'aria altrimenti perfetta, un orlo scucito in un abito di sartoria, la mano che scivola sulle parallele e rovina un saggio altrimenti da dieci e lode.
Perchè questo, sia chiaro, è un libro da dieci e lode.
E' la ventata di novità a portata di mano che manca da troppo tempo in un mercato editoriale noioso e ripetitivo (è il lato B del non voler rischiare e, onestamente, sarebbe ora che qualcuno lo facesse).
E' l'approccio scanzonato e irriverente che vorremmo ritrovare tutti, in un mondo che scoppia di ego strabordanti e divismi da prime donne
E' un inno al godimento del cibo, nel senso più concreto del termine, in cui la fantasia sgomina ogni cerebralismo, i sensi prendono il sopravvento sulla razionalità, la gioia di mangiare vince sulla degustazione e su tutto quello che in questi anni ha reso il cibo qualcosa di sempre più estraneo a noi comuni mortali, restituendolo alla sua dimensione più vera e- vivaddio-alla nostra portata, di fruitori, di esecutori, di lettori.
E poi ci sono gli errori- mannaggia agli editors e ai redattori.
Ma siccome lo Starbook ama chi osa e non ha mai fatto mistero di detestare le perfettine che farciscono un hot dog con la pinzetta per le sopracciglia o i divi che ti illudono che basti usare un ingrediente per diventare i più fighi del pianeta, a Glynn Purnell perdoniamo tutto, pure un Rendang che si è quasi sciolto in cottura, un pane con una dose di lievito che azzera le provviste della stagione, un baked alaska che affoga nella bagna. Perchè i libri di cucina devono intrigare, aprire orizzonti, coinvolgere il lettore, fargli tornare la voglia di mettersi a cucinare, assaporando il piatto che ha scelto già da quando si pesano gli ingredienti- e questo, Rib Ticklers & Choux-ins lo fa.
Alla grande- e come non si vedeva da un po'.
Al prossimo mese, con il prossimo Starbook!