Nik Sharma, Veg-Table
Quando, nel gennaio del 2021, abbiamo riaperto le danze dello Starbook con un libro di Nik Sharma (di cui potete leggere tutto qui), ero una donna che ancora riponeva molte speranze nel futuro. Uscivamo a pezzi dalla pandemia, tutti aggrappati all'imperativo di uscirne migliori: e anche se la retorica ha, sulle mie orecchie, lo stesso effetto delle unghie che stridono sui vetri, a tutto mi sarei aggrappata, pur di venir fuori da quell'abisso: e l'aggettivo "migliori", suonava bene, in tutti i casi,
Nei mesi bui dell'anno prima, la zattera della mia deriva erano stati i libri di cucina. Il resto del mondo faceva il pane, io passavo il mio tempo nella sezione cookbook di Amazon, riempendo il carrello di offerte del giorno, della settimana, del mese, in maniera vagamente compulsiva ma tant'é: l'imperativo, allora, era passare il guado e al resto ci avremmo tutti pensato dopo, una volta arrivati sani e salvi sull'altra riva. Fortuna vuole che i miei acquisti fossero tutti in formato digitale, per cui non occupavano altro spazio che quello, invisibile, della memoria del mio computer . Inoltre, neppure reclamavano di essere letti, sfogliati, adoperati: la finalitá del loro uso era placare le mie ansie e tanto bastava, per farmi ricominciare il giorno dopo e quello dopo ancora, sorretta dalla convinzione che "finalmente", avrei tappato tutti i buchi della mia biblioteca che sarebbe stata, finalmente, completa.
Mai feci errore di valutazione piú grande: perché quando poi, col favore di una ritrovata tranquillitá, ho finalmente affrontato la giungla della cartella "cook book", ho scoperto che tutto quello che avevo acquistato nei mesi precedenti erano doppioni, nei migliori dei casi, robaccia nei peggiori, tutti riesumati dalle cantine di un mercato editoriale che aveva fronteggiato lo stop inevitabile facendo decluttering o piazzando copertine nuove a prodotti vecchi.
Non che ci fosse da restare sorpresi: al pari di tutto il resto, anche il mercato editoriale si era fermato, lasciando sospese pubblicazioni attesissime, tappe di un percorso iniziato in sordina qualche anno prima ma all'epoca scelto come la nuova strada da intraprendere- vale a dire, quella in cui la cucina "scientifica" faceva un balzo in avanti, supportando non solo le tecniche base utilizzate in secula seculorum, ma anche la parte innovativa, della scoperta di nuovi abbinamenti, di nuovi strumenti, di nuovi piatti. Una sorta di "livello pro" che, dopo averci spiegato perché la pastasciutta va cotta nell'acqua bollente, ora ci invogliava a preparla nell'acqua quasi fredda, trattando la categoria delle casalinghe disperate come quella del piccolo chimico e omettendo dalla teoria tutti i principi della vita pratica, il primo dei quali é che se ho 15 minuti per preparare la cena, l'acqua la voglio alla temperatura del centro della terra, grazie.
E comunque, Nik Sharma.
Nik Sharma era uno di questi, anzi: era, probabilmente, la voce piú nuova del coro dei cantori delle nuove frontiere della nuova cucina, colui che aveva riproposto il vecchio concetto di gusto in chiave moderna, dando un senso ai "mi piace/non mi piace"del nostro tempo e riaccendendo le lampadine della nostra curiositá sul tema. Ai tempi, aveva scritto un solo libro, Seasons, e il suo secondo, quello piú impegnativo e che veniva presentato come il pilastro della cucina della svolta, attendeva tempi piú sereni per essere dato alle stampe.
Allo Starbook, ovviamente, si fremeva di impazienza e cosi, quando finalmente The Flavour Equation vide la luce, si decise di partire immediatamente con quello, certi di aver trovato il nuovo Ottolenghi e bramosi di proporlo ai nostri lettori.
Mai previsione fu piú infausta: la buona accoglienza scemó via via, a mano a mano che si proponevano le ricette e anche se una riscosse particolare successo , tanto da venir replicata piú volte, si era ben lontani dagli entusiasmi di sempre. Tanto che, a distanza di poco meno di due anni, neppure noi dello Starbooks abbiamo mai pensato di replicare le ricette di The Flavour Equation, le volte in cui replichiamo i libri giá proposti.
Va da sé che per mesi mi sia interrogata sulle ragioni di questo insuccesso: il libro é bellissimo, uno dei piú belli che abbia nella mia biblioteca e, mi permetto l'azzardo, uno dei piú belli pubblicati nel III millennio. I nostri lettori sono la fascia alta del cosiddetto "pubblico colto", curiosi, intelligenti, recettivi. Le ricette erano riuscite tutte al primo colpo. E allora, perché questo tiepido entusiasmo?
La risposta é in questo nuovo libro di Nik Sharma che, pur mantendo intatto l'approccio innovativo alla cucina, segna una decisa retromarcia, rispetto al precedente: i contenuti sono sempre di spessore, ma siamo lontani dall'ampiezza e dalla profonditá di prima, a cominciare dalla grafica. Laddove The Flavour Equation esponeva teorie in pagine e pagine fitte, qui abbiamo tabelle, colori, disegnini :) che alleggeriscono l'insieme e presentano in maniera piú immediata i vari concetti. Al primo sguardo, insomma, Veg-Table é piú "semplice" del precedente, nella consapevolezza che, fra le conseguenze della pandemia, dobbiamo includere anche un diverso modo di guardare alla cucina: non piú come un laboratorio, ma come un focolare, il centro in cui le tradizioni si incontrano e si irradiano e lo fanno con la potenza della semplicitá di gesti e linguaggi antichi. Il pane, il lievito, le lunghe cotture delle nostre nonne sono state la cifra in cui si é ricapitolata la nostra identitá, nell'annus horribilis della pandemia, facendoci dismettere i panni delle innovazioni per cercare il conforto nei caldi maglioni fatti a mano della tradizione. Questo é, in buona sostanza, il segno sotto cui si é dovuti ripartire e questo é il segno a cui vorremmo ispirare la nostra selezione, nell'anno che ci aspetta, con libri che mettano al primo posto i contenuti e- fatemelo dire- i valori sottesi alla cucina, per riproporli in forme anche nuove, ma sempre rispettose del loro significato e dei loro fondamenti.
Su Nik continuo comunque ad avere un sacco di good vibes, come dicono dalle mie parti, per cui pronti a ricominciare, anche nel segno della sfida!
Alessandra
aspetto le ricettee!!!!
RispondiEliminaNon vedo l’ora! Gio
RispondiEliminaNella giungla dei libri di cucina, nelle buie cantine dell’editoria culinaria, la luce delle prefazioni e delle recensioni di Alessandra illumina il cammino :)
RispondiEliminama sei troppo buona!!!!
EliminaEhm, dissento. :-) Io di The Flavour Equation mi sono innamorata proprio per l'approccio fortemente scientifico: all'epoca ero nel mio biennio sabbatico, e questo è stato uno dei pochi libri recensiti che ho comperato e letto avidamente. Ed era talmente nel mio radar, che lo scorso ottobre ho proposto 3 ricette del libro, non proposte dalla squadra quando il libro è stato recensito:
RispondiElimina1) https://starbooksblog.blogspot.com/2023/10/grilled-hearts-of-romaine-with-chilli.html
2) https://starbooksblog.blogspot.com/2023/10/roasted-tomato-and-tamarind-soup.html
3) https://starbooksblog.blogspot.com/2023/10/green-beans-with-preserved-lemons-and.html
But I'm the nerdy Starbooker, so it all fits. ;-)
Un abbraccio.
Mapi, ma tu sei l'eccezione. non fosse altro per quell'" avidamente" :)
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