Questo vale anche per lo Starbooks: non dico che a Gennaio si scelgano libri dall'esito scontato ma, come si suol dire, si cerca, se non proprio di partire col botto, quanto meno di cadere in piedi, perché il buongiorno si vede dal mattino, chi ben comincia é alla metà dell'opera, etc etc.
Esaurite le frasi fatte da qui a dicembre prossimo, designare Nik Sharma come la guest star dell'apertura del 2024 sembrava quindi la scelta più ragionevole, a tutte quante: si parte bene, insomma, nel segno delle verdure, della creatività, della consacrazione della critica, dell'adorazione del pubblico e cosa mai potrà andar storto, signora mia.
Quasi tutto, grazie. Quasi tutto.
Per onestà, va detto che se l'autore di questo libro non fosse stato Nik Sharma, noi non saremmo state così severe. Perché, inutile negarlo, quando tutti ti osannano come il Golden Boy della gastronomia, il genio degli accostamenti, il guru della nuova cucina, luogo d'incontro di scienza e coscienza, caleidoscopica fucina di sorprendenti armonie, l'asticella delle aspettative si alza. E non proprio di un cicinin.
Nello stesso tempo -e qui parlo a titolo personale - se non fosse stato un libro di Nik Sharma, probabilmente non lo avrei comprato: perché, di nuovo, sia detto senza nessuna polemica, ma di libri di cucina vegetariana ne ho pieni gli scaffali e vuote le tasche, considerato quello che costano. Finisco di cucinare le ricette degli altri e torno, mi sarei detta.
E invece, Nik.
Nik che sembra l'ombra di sé stesso, se non fosse per quell'allure di cui si circonda ma che, stavolta, non fa la magia. Intanto, é faticoso da leggersi: l'idea di inserire gli ingredienti nel corso della ricetta, obbligando chi deve cucinare a tortuose involuzioni nel testo, suona un po' come un "se volete possedere il mio sapere, dovete adeguarvi al mio linguaggio", il che non corrisponde propriamente ad una riunione fra vecchi amici (aridatece Nigella), ma ok: lui é Nik, tu sei una che notoriamente si arrabatta, forse la colpa sarà anche del tuo modo di scrivere le ricette, che tradisce queste abitudini cosi proletarie come dover controllare la dispensa o, peggio, fare la spesa.
Anche sulla cottura della pasta, cosa ne puoi sapere tu, che magari hai imparato la tecnica nella cucina della nonna e non in un laboratorio dove ogni gesto ha una misura e che le lasagne vadano cotte al dente, prima di essere farcite, non lo dico io ma lo dice la scienza, eh????
E poi, la parola magica. Che non è abracadabra, non è bidibibodibidu, non è neppure supercalifragiListichespiralidoso. Ma é miso, detta così, semplicemente.
Basta un poco di miso e va tutto giù, tanto per continuare le citazioni da copista dotto, che siano broccoli o lenticchie, pomodori o cipolle: il miso, novello tubino nero della cucina, va con tutto e va su tutto e pazienza se -udite udite- lo sapevamo già, pure da qualche anno.
Se lo dice Nik, dobbiamo crederci, come se fosse una rivelazione. E questo vale per tutto il resto, in un susseguirsi di ricette nel complesso accettabili, alcune anche buone, ma che nell'insieme lasciano il retrogusto amaro di chi si aspettava di più.
Ci vediamo a Febbraio, con le dita incrociate!
Alessandra
...Chiù miso per tutti!!!
RispondiEliminaGrazie Ale, sempre perfetta. :-)
Questo "Tiriamo le somme" è il giusto giudizio di questo libro! Al solito ho sorriso, perchè non poteva mancare l'ironia sulla cottura della nostra "sacra" pasta, e sulla struttura infelice delle ricette, con gli ingredienti sparsi qua e là!
RispondiEliminaGrandissima Alessandra, ma come sempre! 💖
Perché non provate questo allora che si presenta con gli stessi principi: https://www.amazon.fr/Collages-recettes-Alain-Passard/dp/2862275972/ref=cm_cr_arp_d_product_top?ie=UTF8
RispondiEliminaPrecisazione: non l’ho letto e c’è un commento che lo trova troppo burroso.
C.