venerdì 29 aprile 2022

CLAUDIA RODEN- MED: TIRIAMO LE SOMME?

 

Qualche anno fa, ai tempi in cui decidemmo di immolarci alle richieste dei fan di Csaba Della Zorza e affrontammo uno dei suoi libri, ci trovammo di fronte a un dilemma: che fare, quando ci si ritrova con una sfilza di ricette che sulla carta risultano promosse ma che non smuovono di una virgola le nostre emozioni, meno che mai quelle che governano la voglia di cucinare? All'epoca, decidemmo di sfidare l'ira delle vestali e ce la prendemmo in ridere: perché, d'accordo, l'hot dog gourmand preparato con il miglior pane del vostro fornaio e la migliore salsiccia del vostro macellaio e la senape che avete comprato sfusa nella bottega di Digione, ordinandola in perfetto francese perché altrimenti perde di sapore, era impossibile che si rivelasse un fiasco: bastava assemblare gli ingredienti e il gioco era fatto. Ma da un libro di ricette ci si aspetta molto di più. 

Va da sé che ora debba chiedere scusa a Claudia Roden per il paragone, perché è evidente che i due termini siano del tutto incomparabili. Quello che però è uguale è il punto di partenza- e cioè che a volte, un'infilata di promozioni non significa di necessità una promozione del libro, tout court. 

Sia chiaro: Med è un libro bellissimo, ben fatto, completo, con ricette affidabili e un corredo grafico di assoluto livello. Si colloca di diritto in quella categoria di libri "da salotto", che non sfigurerebbero cioè accanto ai cataloghi e ai libri d'arte sul nostro tavolo da caffè (Csaba, esci da questa tastiera, grazie 😀).

Il punto, però, è che se cercate Claudia Roden, non è qui che la troverete. 

Quello che più abbiamo amato di questa grandissima scrittrice, infatti, è l'intimità della sua scrittura. Leggere un suo libro equivale ad essere presi per mano e accompagnati, lentamente, dentro le cucine dei vari Paesi del Mediterraneo, per scoprirne i segreti. Le sue pagine sono passeggiate in giardini pieni di profumi, di colori, di sfumature che Claudia ci insegna a riconoscere oppure a guardare con occhi nuovi. Le sue ricette hanno l'ineffabile sapore della profondità: sembra che escano da mondi del passato,  dalle carovane nel deserto,  dagli  scogli corrosi dal mare, dagli orti ombreggiati da olivi e limoni: ma tutte hanno la cadenza antica e rassicurante di un racconto vero, che nulla ha dello story telling posticcio dei nostri giorni e per questo avvince, seduce, incanta. 

Questo cercavamo in Med, l'opera  che si presenta come il riepilogo celebrativo di una carriera senza eguali- e questo, purtroppo, non abbiamo trovato. 

Resta, naturalmente, un bellissimo libro che non deve mancare sugli scaffali di chi già conosce ed ama questa donna meravigliosa che con la sua scrittura ha illuminato gli ultimi 50 anni dell'editoria gastronomica. Ma se ancora il nome di Claudia Roden manca, dalle vostre librerie, correte ai ripari con altri titoli. 

E nulla sarà più come prima. 

Ci vediamo a Maggio, con il prossimo libro!

Alessandra

giovedì 28 aprile 2022

STARBOOKS REDONE DI APRILE 2022: IL VINCITORE!

 

Incredibile ma vero, questo mese la sfida si è consumata solo tra piatti salati. Che l'estate già chiami per la prova costume?
Ma lasciamo da parte queste facezie e facciamo rullare i tamburi...per il vincitore del mese che è

 

Gamberi alla creola
di Il bosco di alici


 

Chiediamo al vincitore di inviare una mail a: lostarbook@gmail.com con l'indirizzo a cui inviare il gadget dello Starbooks. 

A tutti gli altri: ci rileggiamo a breve con il libro di Maggio!

mercoledì 27 aprile 2022

BULLINADA


 
Se c'è un ingrediente che mi perseguita bonariamente dalla notte dei tempi dell'apertura del mio blog, quello è la maionese.
E non solo perchè la adoro e l'ho sempre adorata, comprata a quintali, fatta in casa a tonnellate pure in versione vegana quando le condizioni l'hanno richiesto.
Sul pane, sui crackers, per intingerci le verdure.
Tutto, tranne le patate fritte.
Quelle proprio no: le persone serie ci mettono il ketchup :)
Dicevo, l'amore sconfinato è diventato stalking nel momento in cui postai, ormai milioni di anni fa, certi biscotti alla maionese che divisero la platea dei miei lettori in due: quelli che li fecero, e ne decretarono il successo planetario. E quelli che non li fecero, e inorriditi mi insultarono in ogni modo.
Mi presi, e ancora mi prendo dato che ciclicamente la ricetta torna fuori, della pazza se non dell'avvelenatrice.
Di solito rispondo di provare e basta, di fidarsi, che alla fine la maionese è olio e uova, ingredienti che nei dolci ci sono sempre.
E se provano, si redimono.
Ora, sarà la seconda volta che implorerò chiunque legga di provare questa ricetta ad occhi chiusi nonostante l'ingrediente segreto.
A mia discolpa, almeno questa volta è un piatto salato!
E non lo rende pesante, nauseabondo, unto.
No, non bevete maionese.
Mangiate un piatto da re, o da regina se pensate che è la pietanza che Claudia Roden ha servito a Melissa Clark arrivata apposta per intervistarla per conto del New York Times all'uscita di Med (e ha completato il pasto con la Yogurt Cake, se siete curiosi).
Un piatto tipico della cucina catalana che merita di entrare a grandi passi nel migliore dei menù quando volete fare bella figura, o semplicemente prepararvi un piatto nuovo.
Estivo, invernale, quando volete.
La chiudo con le parole di mio cognato quando l'ha assaggiato.
Da buttarsi in terra.
E non perchè siete vi siete strozzati ;)

 


BULLINADA
per 6 porzioni

1 cipolla grande, tritata
2 cucchiai di olio d'oliva
8 spicchi di aglio (6 finemente tritati e 2 schiacciati)
un generoso pizzico di stimmi di zafferano
2 litri di brodo di pesce (usare 3 dosi di concentrato per brodo di pesce-vedere la nota)
100 ml di vino bianco secco
800 g di patate novelle, sbucciate e tagliate in fette da 1cm e mezzo)
un cucchiaino di semi di finocchio
la buccia di mezza arancia
800g di filetto di pesce bianco senza pelle, tipo merluzzo o coda di rospo
200 ml di maionese acquistata, di buona qualità
il succo di mezzo limone
un generoso pizzico di peperoncino, più dell'altro per servire
4 cucchiai di prezzemolo tritato
sale e pepe


In una padella ampia far stufare su fuoco basso la cipolla con l'olio, mescolando ogni tanto, per circa 5 minuti o comunque finchè comincerà ad ammorbidirsi. Unire l'aglio tritato e cuocere mescolando per 2 minuti, finchè comincerà a colorire.

Versare quindi gli stimmi di zafferano, il brodo di pesce ed il vino, e di seguito le patate, i semi di finocchio, la buccia d'arancia e condire con sale e pepe. Cuocere pere 20-25 minuti o comunque finchè le patate saranno morbide.

Dieci minuti prima di servire la zuppa rimuovere la buccia d'arancia ed unire il pesce. Cuocere, coprendo, per un tempo variabile tra i 4 e 10 minuti su fuoco basso: il tempo effettivo dipende dalla grandezza e dallo spessore dei filetti, ma comunque finchè il pesce cambia colore diventando opaco e si sfalda facilmente se si prova ad inserire un coltello. Rompere i filetti in pezzi.

Versare la maionese in una brocca e amalgamarla con il succo di limone, l'aglio schiacciato ed un pizzico di peperoncino.

Appena prima di servire unire un mestolo o due del brodo caldo alla maionese, girando velocemente per amalgamare il tutto quindi versare il tutto nella zuppa che appena sobolle. Non far assolutamente bollire o si rischia che il tutto si separi.
Cospargere con prezzemolo e servire con del peperoncino extra per chi voglia aggiungerne dell'altro.

 

NOTE

- la zuppa sembra indaginosa ma in realtà utilizza ingredienti di uso comune. Per il brodo di pesce viene indicato di usare il concentrato al posto dei dadi, personalmente avevo del brodo di pesce pronto e congelato ed ho usato quello. Comunque sia, niente di difficilmente reperibile.

- idem per i tempi, tutto cuoce velocemente e in 35-40 minuti è pronto.

- la zuppa può essere preparata anche con cozze, vongole o piccoli calamari. Mi riservo di provare tutte le varianti!

- l'unica difficoltà, manco a dirlo, è data dal momento in cui si unisce la maionese al brodo caldo. Personalmente l'avevo tirata fuori dal frigo perchè non fosse troppo fredda ma se si lavora velocemente e con decisione si amalgama alla perfezione. Non fatevi intimorire all'inizio, quando sembra tutto slegato. Ho usato una frusta a mano e tutto è diventato omogeneo.
Nota in più, ho avuto terrore a scaldare la zuppa avanzata invece mettendola su fuoco bassissimo non è successo assolutamente nulla.

- il sapore, come ve lo descrivo? in realtà non posso, dovete per forza assaggiare. Alle mie cavie era stato detto che c'era un ingrediente segreto e nessuno, dicasi nessuno, ha indovinato la presenza della maionese. Non è unta, non è pesante, incredibilmente leggera al palato tanto che ehm, mi sono state contestate le sei porzioni indicate dicendomi che al limite ci si mangia in tre/quattro che faranno il bis (ed il ter). Interessante, raffinata senza essere pretenziosa. Un connubio di sapori impensabile leggendo semplicemente gli ingredienti.
Fatela subito e salvate la ricetta, che ovviamente è

PROMOSSA CON LODE


martedì 26 aprile 2022

GREEN OLIVE, WALNUT AND POMEGRANATE SALAD



Sfogliando il libro di Claudi Roden, nella sezione Appetisers, sono stata attratta subito da questa ricetta, prima per la presentazione che mette allegria, poi per l'elenco degli ingredienti. Che sono decisamente nelle mie corde. La presenza della melassa di melagrana, che è deliziosa e dona un gusto agrodolce unico ai piatti, mi ha fatto capitolare...
Chi ha assaggiato questo antipasto, non riusciva a capire quale fosse l'ingrediente che donava al tutto quel gusto particolare, e nel cercare di scoprirlo, si sono spazzolati tutto in un baleno!

Green Olive, Walnut and Pomegranate Salad

da Med, di Claudia Roden


Ingredienti per 4 persone

100 g di olive verdi in salamoia, di buona qualità, sgocciolate

50 g di noci (al netto degli scarti)

3 cipollotti tritati

25 g di prezzemolo tritato

2 cucchiai di olio extravergine d'oliva

1 cucchiaio di succo di limone 

2 cucchiai di melassa di melagrana

sale a piacere

peperoncino in fiocchi, a piacere

3 cucchiai di chicchi di melagrana


Tagliare in pezzi grossolani le olive e le noci, poi metterle nel piatto da portata. Unire il cipollotto e il prezzemolo e mescolare.

In una piccola ciotola, mescolare l'olio extravergine d'oliva con con il succo di limone, la melassa di melagrana, un po' di sale e il peperoncino, a piacere. Versare il condimento sopra le noci e le olive e cospargere con i chicchi di melagrana. 


Note personali 

- ricetta semplice e velocissima da preparare: praticamente si tratta di unire gli ingredienti e servire :)

- gli ingredienti sono ben dosati e perfettamente bilanciati tra di loro 

- impegnate  un paio di minuti in più per sgusciare le noci, evitando di usare quelle già pronte all'uso... la differenza nel gusto è abissale!

- ho utilizzato olive taggiasche, che amo, e sono sempre presenti nella mia dispensa

- la melassa di melagrana è il tocco vincente di questa ricetta. Si trova nei negozi che vendono alimenti etnici, ma anche online. Potete anche prepararla in casa. Se non la trovate, vi conviene cambiare ricetta, perché senza, perderebbe la sua identità

- temevo che il prezzemolo fosse troppo, ma mi sbagliavo, è giusto così

- i chicchi di melagrana che ho utilizzato, vista la stagione, erano quelli congelati, di ottima qualità

Questo è un piatto che si assaggia, poi si assaggia di nuovo, e di nuovo ancora senza fermarsi, finché non è finito...


La ricetta è ampiamente:


PROMOSSA!



venerdì 22 aprile 2022

HARICOT BEANS AND CLAMS


 

L'abbinamento molluschi-legumi a molti potrà sembrare strano.
In realtà, di ricette nella nostra tradizione ce ne sono diverse che abbinano ad esempio fagioli (borlotti) e cozze o, appunto, vongole e fagioli (cannellini).
Personalmente è un binomio che mi è sempre piaciuto, perciò sono stata più che felice di provare questa ricetta di Claudia Roden. 
L'autrice nell'introduzione spiega che la ricetta è quella dell'alubias con almejas, e ha chiaramente origini spagnole. 
 

Ingredienti (per 2 persone):
 
650 g di vongole (io ho preso veraci)
3 cucchiai di olio di oliva 
1 grossa cipolla sminuzzata
1/2 peperoncino fresco, tritato (opzionale) 
3-4 spicchi di aglio sminuzzati finemente
350 g di fagioli tondini in barattolo (o 1 lattina da 400 g), scolati e sciacquati
125 ml di vino bianco fruttato o Cava 
2 cucchiai di prezzemolo tritato
sale
 

Buttate eventuali vongole rotte, scheggiate o quelle aperte che non si richiudono quando le picchiettate. Pulitele con uno spazzolino se sono sporche. Lasciatele in acqua fredda per 20 minuti, per farle spurgare. Scolatele e sciacquatele sotto l'acqua corrente.
Scaldate l'olio in una casseruola bassa e larga o una padella con coperchio. unite la cipolla e il peperoncino, se lo usate. Ponete sul fuoco basso finché la cipolla sarà morbida e leggermente dorata. Unite anche l'aglio e mescolate per un minuto circa.
Aggiungete i fagioli, il vino e un pizzico di sale. Mescolate delicatamente e cuocete a fuoco medio-alto per 2-3 minuti. Aggiungete le vongole, incoperchiate e cuocete sempre a fuoco medio-alto per 2-3 minuti, finché le vongole non saranno aperte. Gettate via eventuali vongole non aperte. Servite con una spolverata di prezzemolo.

Considerazioni:
 
- Leggendo la lista degli ingredienti, temevo che la cipolla sarebbe stata predominante. Ovviamente mi sbagliavo. Ho scoperto che le vongole stanno bene anche con la cipolla :D
 
- Per come la vedo io, peperoncino e vongole sono migliori amici. Forse la Roden indica il peperoncino come opzionale perché a qualcuno potrebbe non piacere.
 
- Le indicazioni per la pulizia delle vongole le ho trovate un po' strane, per come sono abituata io. Qui in pescheria le vongole le trovo freschissime e tenute in acqua, quindi di fatto sono già spurgate. Una volta a casa le rimetto in acqua fino al momento della cottura. Nel caso però doveste comprare quelle nel sacchetto (e lì il rischio di trovarne di più morte o rotte è più alto), 20 minuti per spurgarle non basterebbero mai e rischiereste di trovarvi con la fastidiosissima sabbia sotto i denti. In quel caso il consiglio quindi è tenerle in acqua almeno qualche ora, cambiando l'acqua ogni tot.
 
- Riguardo i fagioli, non ho trovato i tondini in barattolo, perciò ho preso i secchi e li ho semplicemente lessati.
 
- L'altra cosa che mi aveva fatto storcere il naso, leggendo gli ingredienti, era la quantità di vino. Temevo che si sarebbe sentito troppo, invece è evaporato completamente. Ma la cosa pazzesca è che appena aggiunto ai fagioli si è sentito un profumo di mare buonissimo, anche se le vongole ancora non c'erano!
 
- Un piatto godurioso, che sicuramente rifarò molto spesso, visto che siamo vongolari da queste parti.
 
- La ricetta è velocissima, si prepara in dieci minuti. Assicuratevi solo di procurarvi vongole freschissime, faranno la differenza.

Che dire? Aprite una bella bottiglia di bianco gelato e provatele! Ah, un consiglio: mangiatele col cucchiaio e dei crostini di pane. Prego :D 

Ovviamente la ricetta è 

PROMOSSA CON LODE
 
Alessandra Corona- La Cucina di zia Ale

giovedì 21 aprile 2022

FOCACCIA





"Di tutti i pani mediterranei, la focaccia, "fugassa" nel dialetto locale, uno dei grandi trionfi della cucina ligure, è il più facile da fare a casa". Così esordisce Claudia Roden, nella prefazione alla focaccia, proseguendo con ricordi che non lasciano dubbi sulla sua localizzazione ( "la migliore, l'ho assaggiata a Genova")- E siccome dove c'è focaccia, c'è casa, non ho avuto dubbi sulla ricetta da scegliere. 
Qualche interrogativo me lo sono posta dopo che ho visto la foto e, ovviamente, anche durante la lavorazione: tuttavia, citando uno degli ultimi post di Patti, si va fino in fondo anche quando si sa che l'assassino è il maggiordomo- per cui, prima la ricetta e, a seguire, le mie annotazioni

FOCACCIA 
per 6-8 persone
1 sacchetto di lievito di birra disidratato (7g)
un pizzico di zucchero
un po' meno di 450 ml d'acqua
750 g di farina per pane, forte, più altra per spolverare
2 cucchiaini di sale
5 cucchiai di olio extravergine di oliva, più altro per ungere 

Sciogliete il lievito e lo zucchero in circa 100 ml di acqua tiepida e lasciate riposare per una decina di minuti, fino a quando la superficie inizierà ad incresparsi. 
In una terrina capiente, mescolare la farina con il sale e fate la fontana, al centro. Versatevi il mix di acqua, zucchero e lievito e 3 cucchiai d'olio e mescolate con un cucchiaio di legno. Aggiungete la restante acqua, poco per volta, quanto basta ad ottenere un impasto soffice e omogeneo, mescolando con il cucchiaio e poi lavorandolo con le mani. Trasferitelo poi su una superficie leggermente infarinata e impastate per una decina di minuti fino a quando diventerà morbidissimo ed elastico, aggiungendo un po' di farina, se fosse troppo umido o un po' d'acqua, se fosse troppo asciutto. 
Ungete leggermente la terrina e mettetevi l'impasto. Coprite con un telo pulito e fate lievitare in luogo tiepido per circa un'ora e mezza o fino al raddoppio. 
Ungete una o due teglie: io uso due teglie di 28 cm, ma una teglia rettangolare grande è prefetta. 
Sgonfiate l'impasto sulla spianatoia, rapidamente e trasferitelo nella teglia, appiattendolo con le mani leggermente unte. Dato che l'impasto è molto elastico, tenderà a ritrarsi: dovrete allargarlo più volte. Una focaccia può essere spessa o sottile, per cui l'impasto steso può avere lo spessore di 1 cm e mezzo. Coprite con un telo e fate nuovamente lievitare per 45 minuti
Preriscaldate il forno a 220°C/200°C se ventilato. Un attimo prima di infornate, praticate tanto buchi con la punta delle dita lungo tutta la superficie e spruzzatela o spennallatela con il restante olio d'oliva 
Cuocete le focacce una alla vota, per 20 minuti o fino a quando saranno dorate in superficie e ben cotte. Si consiglia di mangiarla tiepida, tagliata a cubetti. 

Note mie 

A scanso di equivoci, allego la foto del libro, da cui si evince chiaramente che quella in oggetto è una bellissima focaccia che, però, di genovese non ha niente



E, sia detto ora e sempre, che la Roden abbia assaggiato a Genova la migliore focaccia della sua vita è assolutamente vero, non solo perché a Genova si fa la migliore focaccia del mondo, ma perché l'ho pure vista. La Roden, non la focaccia. E ho pure i testimoni. E mi sa pure che abbiamo mangiato la stessa focaccia, allo stesso buffet, con la differenza che lei può ricordarla come la più saporita ever, io avevo tutti i sensi paralizzati dal timore reverenziale e dall'emozione di averla di fronte. La Roden, ovviamente, non la focaccia. 

Tuttavia, questa ricetta non è quella della focaccia genovese. Non è solo un problema di spessore: è proprio tutta la ricetta che si discosta dalla nostra: evito di tediarvi con confronti che conoscete a memoria. Basta un'occhiata alla fotografia del libro per capire che stiamo parlando di due cose diverse. 


E però...
La prima, se l'è mangiata tutta mio marito, giusto per essere sicuro che non fosse come l'originale. 
La seconda, se la sono sbafati in ufficio, alla velocità della luce. 
Dopodiché, da allora, non sto facendo altro che questa ricetta, perché è vero che di genovese non ha niente, ma è di gran lunga la migliore focaccia che abbia mai non dico preparato, ma addirittura mangiato al di fuori dei confini della Superba. 
Il procedimento è di una facilità al limite del ridicolo, specie se vi siete cimentati con la fugassa che invece è faccenda più complicata ; la lievitazione è veloce, i risultati sono eccellenti: l'impasto è morbido e sapido, la crosta croccante e leggermente unta e, contrariamente alle aspettative, non perde di fragranza neppure il giorno dopo. 

Di mio, aggiungo che ADORO la disinvolta approssimazione con cui la Roden ci accompagna nell'esecuzione,  nella quali si riflette tutta l'esperienza di chi cucina per inclinazione e per talento, quella che ascolta le mani e gli occhi, prima ancora della bilancia. Lo dico da nipote di straordinario fornaio (la ricetta di focaccia genovese che gira sul web, con mio nome, è in realtà quella che ci ha lasciato mio nonno) che commenterebbe con un genovesissimo "io mi tocco se ci sono" le arzigogolate spiegazioni elargite oggi dai panificatori (che chiamarli fornai pare brutto), più confacenti a laboratori di chimica che a semplici cucine come le nostre. Le ricette precise al millilitro nella panificazione non esistono, a meno che non lavoriate in forni professionali: altrimenti, dovete imparare a comunicare con il vostro impasto, a capire di che cosa ha bisogno, con buona pace del bilancino del farmacista o del trattato di merceologia. Questo, è quello che ci trasmette Claudia Roden, sin dalle dosi ("un po' meno di 450 ml di acqua) , questo è quello a cui strizzo l'occhio, per formulare il mio giudizio finale. 

Perché è vero che di genovese, questa focaccia ha poco o niente. Ma il risultato è talmente superbo che faccio finta di non aver letto la prefazione e dichiaro la ricetta 
PROMOSSA




 

mercoledì 20 aprile 2022

CHOCOLATE CAKE

Tre ingredienti. 
Una torta che è la favorita di sempre nei compleanni della famiglia di Claudia Roden. 
E' la Sephardi Jewish Passover cake. 
La ricetta arriva da una amica della madre dell'autrice la cui famiglia proveniva dalla Francia ed aveva antenati spagnoli. 
Probabilmente, durante l'inquisizione spagnola nei primi anni del XVI secolo, quando gli ebrei fuggirono dalla persecuzione, si rifugiarono in Bayonne, nel sud-ovest francese, è qui che stabilirono la prima industria manifatturiera del cioccolato. 
E' proprio qui che comparve per la prima volta la torta di mandorle e cioccolato. 
Servitela con panna montata o clotted cream. 
Oppure mangiatela così, semplicemente, senza pudore. 

Ingredienti per 12 persone
200 g di ottimo cioccolato fondete al 70% tritato grossolanamente
6 uova, separate
75 g di zucchero semolato
100 g di farina di mandorle 
zucchero a velo per rifinire (facoltativo)

Preriscaldate il forno a 180°. 
Imburrate e infarinate uno stampo a cerniera da 23 cm di diametro. Sciogliete il cioccolato in una ciotola appoggiata su una casseruola con acqua bollente, facendo attenzione che la ciotola non tocchi l'acqua.
Con una frusta elettrica montate gli albumi a neve ferma. 
In un'altra ciotola, usando lo stesso mixer, montate i tuorli con lo zucchero semolato fino ad ottenere un composto chiaro. 
Aggiungete le mandorle tritate ed il cioccolato fuso. 
Aggiungete una o due cucchiai degli albumi montati e mescolateli nel denso composto di cioccolato in modo da ammorbidirlo, quindi aggiungete i rimanenti albumi. 
Versate il composto nello stampo preparato e cuocete per 30 minuti fino a che non sia ferma al tatto. 
Lasciate raffreddare prima di rimuovere il dolce dallo stampo.
Quando è pronto da servire, spolverate con zucchero a velo se vi piace. 

NOTE PERSONALI
  • Tempo di preparazione: nulla. Ci vuole di più a tritare il cioccolato che a fare tutto il resto. Quando gli ingredienti sono pochi e di così facile reperibilità, diventa un gioco ogni cosa. Ma quando gli ingredienti sono pochi, è chiaro che debbano essere anche buoni. Quindi, per l'amor di Dio: siccome so che adesso vi scatenerete con le torte al cioccolato per dare fondo alle uova pasquali avanzate, a meno che la cioccolata delle vostre uova non sia artigianale e davvero speciale, evitate di fare questo dolce. Usate solo dell'ottimo, ottimo cioccolato. 
  • Stessa cosa per le mandorle. Io le ho tritate in casa. Mandorle pugliesi, le pizzute. Non avendo quelle di avola, mi sono accontentata, ma sono favolose quindi ok. Per fare la sborona, ho anche aggiunto un cucchiaino raso di mandorla amara, che tengo come l'oro, ma che vi giuro, cambia tutto. 
  • Cottura: al minuto. Ne più ne meno di 30 minuti ed era perfetta. Gonfia meringata all'esterno, fondente ed umida al centro come da aspettativa. Collassa lievemente mentre raffredda ma quella texture tutta avallamenti e increspature è quanto io adoro di questo tipo di dolci. 
  • Fatela raffeddare e servitela appena appena tiepida, con tanta panna e qualche frutto rosso, fresco, acidulo e succoso. Le fragole ci vanno da Dio. E poi non venite a dirmi nulla. Perché so che la preparerete a cottimo. Rifatevela con la Roden. 
PROMOSSA SEMPITERNAMENTE. 


martedì 19 aprile 2022

YOGURT CAKE

 

 


Questa torta turca, in lingua originale, si chiama “Yoğurt Tatlısı”, cioè “dolce allo yogurt”. In turco, come in altri idiomi, “tesoro mio”, “amore”, e così via di seguito, si dice appunto “tatlım”, letteralmente “mio dolce”, “mia dolcezza”, “zuccherino”. 
Ma è la stessa parola “yogurt” che deriva dal turco “yoğur”, con la ğ turca muta, quella che c’è nel cognome Erdoğan, per capirci, e vuol dire, in verità, impastare o mescolare con un utensile. 
Dalla Bibbia a Aristotele, da Senofonte a Erodoto, da Plinio alle “Mille e una notte”, lo yogurt, o meglio, il latte fermentato veniva consumato fin dall’età preistorica e gli antichi popoli nomadi orientali avevano l’abitudine di conservare il latte di vacca, pecora, capra, cavalla e cammella in otri ricavati dalla pelle degli stessi animali. 
Avevano scoperto che la contaminazione da microrganismi portava, naturalmente, il prodotto a fermentare, trasformando il latte in una forma più conservabile e duratura nel tempo, appunto lo yogurt.
Ci sono varie leggende sulla nascita dello yogurt: una narra che sia stato inventato da un pastore che, dimenticato per qualche tempo il latte in un otre di pelle, lo ritrovò più denso, cremoso e gustoso. Un’altra vuole che Francesco I di Francia debba una prodigiosa guarigione a una cura a base di yogurt prescrittagli da un medico ebreo di Costantinopoli. 
I pastori bulgari e di altre popolazioni dell’Impero Ottomano credevano che bere yogurt prima di dormire purificasse il sangue, scongiurasse la tubercolosi, risolvesse disturbi intestinali e conciliasse il sonno. 
Che volete di più? 

Ingredienti per 6 a 8 porzioni

4 uova, tuorli ed albumi separati
100 g di zucchero
3 cucchiai di farina comune
400 g di yogurt greco, ottenuto da latte intero
scorza grattugiata e succo di 1 limone non trattato

Metodo 
Preriscaldare il forno a 180°C. Imburrate una tortiera rotonda antiaderente da 23 cm di diametro con fondo amovibile.

Utilizzando uno sbattitore elettrico, montare gli albumi a neve ben ferma. 
In un'altra ciotola, sempre con lo stesso mixer, montare i tuorli con lo zucchero fino a ottenere un composto spumoso e chiaro. Aggiungere la farina, lo yogurt, la scorza di limone e il succo di limone e montare fino a ottenere una crema omogenea.
Incorporare delicatamente gli albumi al composto di yogurt e versateli nella tortiera preparata. Cuocere per 40-45 minuti, fino a quando la superficie non sarà leggermente dorata – osservatela attentamente per gli ultimi minuti di cottura in modo che non diventi troppo scura. La torta si alzerà, inizialmente, come un soufflé e poi si sgonfierà. Farla raffreddare un po' prima di sformarla su un piatto da portata.
Servire la torta tiepida o fredda.

NOTE 

Claudia Roden, che aveva già proposto questa ricetta nel suo libro “Arabesque: A Taste of Morocco, Turkey, and Lebanon”, del 2005, dice che la si può mangiare fredda o tiepida. 
L’ho provata tiepida ma non mi ha convinto granché. 
Invece fredda da frigo, con della confettura o della frutta come le fragole, è quel che si suol dire “la morte sua”. 

La Roden dice che ci mangiano da 6 a 8 persone. Beh, quelli che fanno la dieta… perché l’abbiamo finita paurosamente in 4. 

La Roden consiglia, inoltre, per un bell'accompagnamento, di preparare delle fragole macerate e ne dà la ricetta: sciacquare brevemente 450 g di fragole, tagliarle a metà attraverso l'estremità del gambo, quindi cospargere con 60 g di zucchero semolato e il succo di ½ limone e lasciar riposare per 1 ora prima di servire.

Risultato: è come una cheesecake bassina, molto leggera e ariosa, e dal gusto fresco, ma aggiungerei che possiede anche la consistenza di un soufflé. È buonissima, molto estiva e io l’ho accompagnata, visto che da me non è periodo di fragole, da una confettura poco densa di more che ha dato il colpo da maestro. 

Se volessi trovare un difetto, direi che sarebbe stato meglio cuocerla in uno stampo da 20 cm perché potesse crescere di più in altezza, e con l’effetto “crack down” più bello e rustico… ma questo è solo un mio modestissimo parere. 

Avete capito già che la ricetta è 
PROMOSSA!
 
Biagio D'Angelo - Glogg the Blog

venerdì 15 aprile 2022

CHICKEN WITH APRICOTS AND PISTACHIOS

 


 

Il pollo a casa nostra si mangia almeno una volta a settimana, anche fossero solo semplici petti alla piastra. Va da sé che provo sempre con piacere ricette nuove. In questa ricetta, l'abbinamento non sarà nuovissimo, ma come spesso accade nelle ricette dolci-salate, sta tutto nell'equilibrio dei sapori.
 

Ingredienti per 4 persone:
2 cucchiai di olio di semi di girasole (extravergine per me)
2 cipolle sminuzzate
8 sovracosce di pollo
200 g di albicocche disidratate
1 cucchiaino di cannella
1 cucchiaino di coriandolo macinato
1 cucchiaio di melassa di melograno
il succo di 1/2 limone
75 g di pistacchi sminuzzati grossolanamente
sale e pepe nero

Scaldate l'olio in una casseruola bassa e capiente. Unite le cipolle e cuocete a fuoco basso, con il coperchio e mescolando spesso, per circa 10 minuti o finché non saranno morbide e dorate. Toglietele dalla casseruola e mettetele da parte.
Mettete in casseruola il pollo, con la parte della pelle sotto. Salate e pepate e cuocete a fuoco medio, con il coperchio, per circa 10 minuti, finché la pelle non inizia a rilasciare il grasso e il pollo non sarà ben dorato. Girate il pollo e cuocete per altri dieci minuti. Regolate di sale e pepe.
Unite le albicocche e rimettete in casseruola anche le cipolle. Fate in modo che albicocche e cipolle stiano sotto al pollo, andando a creare una "base".
In un bricco mettete 200 ml di acqua e unite la cannella, il coriandolo, la melassa di melograno e il succo di limone. Mescolate e versate sul pollo. Incoperchiate e cuocete a fuoco basso per 25 minuti, finché il pollo non sarà morbido e il fondo di cottura si sarà un po' ristretto.
Spolverate con i pistacchi e servite.

Considerazioni:
 
- Inutile girarci intorno: questo pollo è di una bontà unica. Il bello è che, mangiandolo, sembra un piatto raffinato, anche un po' complicato, invece è di una semplicità imbarazzante, ma il risultato è strepitoso.
 
- Come dicevo nell'introduzione, l'abbinamento pollo-albicocche-pistacchi non è nuovissimo, e in effetti anche l'autrice afferma che la ricetta è tratta da un antico ricettario arabo del tredicesimo secolo (e modernizzata un po'). Nonostante questo, l'equilibrio di sapori tra frutta, spezie e la leggera nota acida del limone e della melassa di melograno è veramente perfetto e per nulla banale.
 
- La cosa buonissima è l'intingolo. Vi consiglio di non farlo tirare troppo ma lasciarlo abbastanza "salsoso". Insomma, la consistenza giusta per fare la scarpetta ;) 
 
- L'autrice consiglia di servire il pollo con un riso pilaf speziato, che io purtroppo non ho fatto e ora me ne pento. Sono convinta che sarebbe stato perfetto!

Ovviamente la ricetta è 

PROMOSSA A PIENI VOTI
 
Alessandra Corona- La Cucina di zia Ale

giovedì 14 aprile 2022

VEGETABLE COUSCOUS

 

 


Seguo l’attività di Claudia Roden da quando mi sono appassionato per la cucina, la sua storia e i suoi dintorni.
Mi sono tuffato nella cucina mediorientale anche grazie a lei (nonostante non mi cimenti spesso). Ho cominciato a guardare con occhi amorevoli anche la cucina spagnola e quella italiana, proposta da lei, sebbene alcune volte avessi da reclamare. Il suo modo di narrare la cucina della tradizione ebraica non ha paragoni per me.
Giuro che non avevo mai saputo (neppure da mia mamma!) che esistesse un couscous siciliano, anzi trapanese, poiché si narra che, dall'Africa, il couscous sia giunto in Sicilia a partire dalla dominazione araba e che si sia poi diffuso in maniera massiccia nell'Ottocento, quando i lavoratori delle zone trapanesi tra San Vito del Capo e Mazara del Vallo iniziarono a recarsi nelle coste tunisine esportando cultura e tradizione.
Insomma, la Sicilia è grande e io non la conosco ancora per niente! Allora vi invito ad accompagnarmi in questo viaggio di aromi.
Sembra complesso, con molti ingredienti, ma è davvero facile. Un’ottima idea per quando a cena ci sono molte persone, tra cui alcune vegetariane. 


Ingredienti per 8 persone 

3 melanzane, mondate e tagliate a cubetti da 4-5 cm
2 peperoni rossi, privati ​​dei semi e tagliati a pezzi da 4-5 cm
400 g di zucca violina, privata dei semi e tagliata a fette o cubetti
1 costa di sedano, sbucciata e tagliata a pezzi da 4-5 cm
2 carote, sbucciate e tagliate a fette da 4-5 cm
sale
120 ml di olio d'oliva
480 g di cous cous

Per il brodo
2 cucchiai di olio d'oliva
1 cipolla grande, tritata
3 spicchi d'aglio, tritati
1 pomodoro grande, pelato e tritato
Poco più di 1 litro di brodo vegetale
1 stecca di cannella
¼ cucchiaino di pimento macinato
½ cucchiaino di zenzero in polvere
1 buon pizzico di stimmi di zafferano o 1 cucchiaino di curcuma macinata
Una lattina da 397 g di ceci, scolati e sciacquati (opzionale)
sale e pepe nero
1 grande mazzo di coriandolo, foglie tritate
1 mazzetto di prezzemolo a foglia piatta, foglie tritate
1 o 2 cucchiai di harissa, o meno, o di più, a piacere

Metodo

Preriscaldare il forno a 180°C. Disporre tutte le verdure in una o due teglie foderate di carta da forno, cospargere di sale e condire con 90 ml di olio d'oliva, mescolando per ricoprirle dappertutto. Arrostire le verdure per 45 minuti, o finché non saranno molto morbide, rigirandole una volta.

Mettere il ​​cous cous in una grande teglia da forno in cui si potrà poi servire. Aggiungere circa 1 cucchiaino di sale a 720 ml di acqua tiepida e versarla gradualmente su tutto il couscous, mescolando per far assorbire uniformemente. Lasciare gonfiare per 10 minuti, mescolando un paio di volte. Ora, ecco il segreto per un soffice couscous; mantecare con i restanti 2 cucchiai di olio d'oliva e strofinare il cous cous tra le mani sopra il piatto per aerare i grani e rompere eventuali grumi.
Per il brodo, scaldare l'olio d'oliva in una casseruola a fuoco basso e soffriggere la cipolla, mescolando, fino a renderla morbida. Aggiungere l'aglio e mescolare per qualche secondo, fino a quando l'aroma non si sprigiona, quindi aggiungere il pomodoro e cuocere, mescolando, per 3 minuti. Versare il brodo e aggiungere la stecca di cannella, il pimento macinato, lo zenzero, lo zafferano o la curcuma e i ceci (se utilizzati). Portare a bollore, aggiustare di sale e pepe, quindi cuocere a fuoco basso per 10 minuti. Portare a bollore il brodo, togliere dal fuoco e unire il coriandolo e il prezzemolo tritati.
Mettere due mestoli di brodo caldo in una ciotola o in una caraffa e unire l'harissa.
Sgranare nuovamente il couscous bollente con una forchetta, rompendo eventuali grumi. Versare un mestolo di brodo sul cous cous, abbastanza da inumidire ma non tanto da farlo nuotare nel brodo. Passa il resto a lato affinché gli ospiti si servano di più come desiderano. Servire il cous cous in ciotole o piatti fondi con sopra le verdure e passare la salsa piccante di harissa affinché tutti se ne servano.

NOTE 

La ricetta potrebbe, sulle prime, spaventare. La propria Roden avvisa che a causa della quantità di ingredienti, possa sembrare lunga e ostica, ma è davvero facile. Ed è indubbiamente una bella proposta culinaria se a cena vi piombano amici vegetariani. 

  

Claudia Roden dice che, invece di cuocere le verdure nel brodo, le arrostisce in modo che mantengano i loro singoli sapori e arricchisce il brodo con erbe e spezie, preparando tutto in anticipo. Non è forse la scoperta dell’acqua calda, ma lei ha proprio ragione. Le verdure arrostite mantengono e offrono un sapore più verace al couscous. 

La Roden suggerisce di accompagnare questo couscous vegetariano con una “marmellata” di pomodori. Io l’ho fatta ed è la fine del mondo. Nulla di nuovo, sia chiaro, ma la combinazione fa tutto. 
Vi lascio qui la ricetta caso vogliate cimentarvi. 

2 cucchiai di olio d'oliva o olio di semi di girasole
3 spicchi d'aglio, schiacciati
due lattine da 411 g di pomodori a cubetti
2 cucchiai di miele
2 cucchiai di acqua di rose (facoltativa)
sale
Pepe, a piacere

In un'ampia padella, scaldare l'olio a fuoco basso, aggiungere l'aglio e cuocere per qualche secondo, mescolando fino a quando non sentite l'aroma e inizia a colorire. Togliete la padella dal fuoco e versatevi i pomodori, quindi fate cuocere, senza coperchio, a fuoco medio per circa 25 minuti, fino a che non risulteranno densi e ridotti in marmellata. Unire il miele e l'acqua di rose (se utilizzata), condire con sale e pepe di Aleppo e cuocere per 5 minuti a fuoco basso. Versare in una ciotola per far rapprendere.

Due ricette con un solo post. Cosa volete di più? 
 
E poi la ricetta è PROMOSSA !!!!
 
Biagio D'Angelo - Glogg the Blog

mercoledì 13 aprile 2022

LENTILS AND RICE WITH DATES AND CARAMELIZED ONIONS

 

Questo piatto egiziano si chiama Megadarra. 
L'autrice lo descrive come "la star dei piatti vegetariani" in Medio Oriente, qui con l'aggiunta di datteri. 
Quando la sua famiglia si trasferì a Londra, l'unico modo per sua madre di tenere a bada la malinconia per la sua terra, la sua famiglia, gli amici e la sua vecchia vita,  fu la cucina. 
Quello che in passato era per lei un gesto di necessità, divenne passione. 
Per rendere felice il marito, cominciò a cucinare i piatti della sua infanzia tra cui la tanto amata Megadarra. 
Conoscevo questo piatto grazie alla cucina di big Yotam, con il nome di Mujaddara, da lui raccontato come piatto libanese. Gli ingredienti sono gli stessi, il risultato finale molto vicino ma non altrettanto intrigante perché manca l'elemento sorpresa. 
Secondo voi quale sarà? 

Ingredienti per 4/6 persone 
90 ml di olio d'oliva 
2 cipolle grandi, divise a meta e affettate spesse 
180 g di lenticchie verdi o scure, sciacquate. 
sale 
200 g di riso basmati, sciacquate
1 cucchiaino di cannella 
1/4 di cucchiaino di all spice 
pepe nero 
12 datteri morbidi denocciolati come il Medjool, sminuzzati grossolanamente. 

Accompagnamento (opzionale)
260 g di halloumi tagliato in 8 fette 
1 limone a spicchi 
labneh o 480 g di yogurt Greco condito con sale ed uno spicchio d'aglio schiacciato 
Confettura di pomodori 
Insalata di pomodori e cetriolo 

In una padella di ferro o skillet, versate due cucchiai di olio d'oliva e soffriggete a fiamma dolce le cipolle
mescolando spesso. Cominciate coprendole con un coperchio quindi quando saranno molto morbide, continuate alzando la fiamma a media, fino a che non saranno belle marrone scuro, ma non nere né bruciate. Il tutto per 25 minuti. Tenete da parte. 
Portate 1,8 l di acqua a bollore e versateci le lenticchie. Sobbollite per 10 minuti, aggiustate di sale quindi versate il riso, aggiungete la cannella e le allspice e cuocete da 10 a 15 minuti, fino a che le lenticchie non siano tenere. 
Scolate, versate il riso e lenticchie in un largo piatto da portata. Aggiustate di sale (ne servirà molto) e pepe e mescolatevi i datteri con i rimanenti 4 cucchiai (60 ml) di olio d'oliva. Mescolate con delicatezza girando sottosopra con una spatola per non spezzare il riso. 
Se vi piace, cuocete le fette di halloumi su una piastra oleata o uno skillet antiaderente a fiamma medio alta fino che non sia rosolato su entrambi i lati. Fate questo poco prima di servire perché il formaggio è soffice quando è bello caldo ma diventa gommoso raffreddandosi. 
Servite le lenticchie con il riso caldi o a temperatura ambiente, cosparsi con la cipolla caramellata e qualunque degli accompagnamenti consigliati. 

NOTE PERSONALI 
  • Su questo piatto c'è da dire molto poco. L'unica attenzione da porre è nei tempi di cottura che dipendono dalle tempistiche degli ingredienti e che vanno misurate individualmente come consiglia l'autrice nel libro. Quindi se il vostro riso impiegherà 10 minuti a cuocere e le lenticchie dai 20 ai 30 minuti, dovremo muoverci di conseguenza. Le lenticchie piccole, tipo Castelluccio, ci mettono c.ca 25 minuti o poco più; quelle grandi, comuni, un po' meno e bisogna stare attenti che tendono a scuocere con facilità. Io ho usato le comuni, e mi sono bastati 20 minuti esatti, con l'aggiunta del riso a metà cottura delle lenticchie. 
  • Se nella ricetta di Yotam, le spezie venivano tostate ed aggiunte sul finale, qui sono presenti direttamente nell'acqua durante la bollitura e questo conferisce una nota più delicata ma omogenea a tutto il piatto. Che ci crediate o meno, la cannella ed il misto spezie, sono meravigliose con cipolle e lenticchie. 
  • Il piatto nel suo insieme ha una decisa nota dolce, che a me non dispiace assolutamente. Anzi, dirò di più: i datteri sono l'elemento che rende l'insieme straordinario nella sua semplicità, anche in termini di consistenza. Come spiega la signora Roden, la dolcezza va però bilanciata con una giusta sapidità, che va corretta nel finale. 
  • Se non vi piacciono le cipolle caramellate il consiglio è di scegliere un'altra ricetta perché sono imprescindibili. Anzi, vi dirò la verità: per un terzo del totale io le ho volontariamente fritte. Purtroppo sono golosa e lo riconosco. 
PROMOSSA A PIENI VOTI. 


martedì 12 aprile 2022

EGYPTIAN RED LENTIL SOUP


Saranno i venti di guerra, che mi fanno correre i brividi lungo la schiena; sarà che quest'anno l'inverno non si decide a cedere il passo alla primavera, fatto sta che alla sera io ceno molto volentieri con una zuppa calda. Aggiungiamo che quest'anno per me è l'Anno della Lenticchia Rossa, 😁e si capisce come mai questa ricetta abbia attirato subito la mia attenzione.

Anche Claudia Roden ama questo genere di zuppe: nell'introduzione alla ricetta infatti dice: "Stavo viaggiando lungo il Nilo per fare una ricerca sui piatti contadini e per intervistare gli chef degli hotel turistici per prepararmi a un seminario che dovevo tenere per la Egyptian Chefs Association (Associazione Egiziana degli Chef). Mi trovavo in un piccolo villaggio, e vedendomi passare davanti a casa sua una donna mi ha invitata a entrare, e mi ha offerto una zuppa di lenticchie. Era il tipo di comfort food speziato e cremoso che adoro. Più tardi, al seminario che si teneva nella sala da ballo dell'Hotel Marriot (un ex palazzo residenziale nel distretto di Zamalek del Cairo, dove avevo vissuto), ho detto agli chef di aggiungere la zuppa di lenticchie ai loro menù."

Vi prego, ditemi che non sono l'unica ad aver immaginato la faccia degli chef! 😂


EGYPTIAN RED LENTIL SOUP

Da: Claudia Roden - Med


Per 6-8 persone

1 grossa cipolla tritata
1 carota finemente tritata
4 o 5 spicchi d'aglio finemente tritati
3 cucchiai* di olio extravergine di oliva
300 g di lenticchie rosse decorticate
2 l di brodo di pollo o vegetale
1,5 - 2 cucchiaini* di cumino in polvere
1,5 cucchiaini* di coriandolo in polvere
1 bel pizzico di peperoncino di Aleppo (facoltativo)
Succo di 1 limone
Sale e pepe nero di mulinello

*misurini americani rasi. 1 cucchiaio = 15 ml, 1 cucchiaino = 5 ml, etc.

Ammorbidire la cipolla, la carota e l'aglio su fuoco dolce in una grossa pentola, per 10 minuti circa. Unire le lenticchie e il brodo, portare a bollore e schiumare. Far sobbollire per 30-40 minuti, finché le lenticchie si siano spappolate.

Inserire il cumino, il coriandolo, il peperoncino di Aleppo se lo si usa e il succo di limone, e insaporire con sale e pepe. Far sobbollire per altri 5 minuti. La zuppa non deve essere troppo densa; se ce ne fosse bisogno, aggiungere un po' d'acqua e riportare a bollore. 
Servire calda.

Guarnizione di cipolle caramellizzate (facoltativa)

Affettare due o tre grosse cipolle e porle in una padella larga munita di coperchio. Versarci 3 o 4 cucchiai di olio extravergine di oliva o di semi, mettere le cipolle e coprire con il coperchio. Farle soffriggere su fuoco basso per 20 o 30 minuti mescolando spesso, finché siano molto morbide. Togliere il coperchio, portare la fiamma a media e cuocerle, mescolando spesso, per 15 minuti circa, finché siano di un bel colore marrone scuro e caramellizzate. 
Versare una bella cucchiaiata di cipolle su ogni porzione di zuppa.

OSSERVAZIONI

- E' una zuppa molto buona, che mantiene quello che promette: cremosa senza essere densa, calda, dall'intenso sapore di spezie, perfetta per una cena invernale in famiglia.

- Gli amanti del cumino adoreranno questa zuppa; tutti gli altri si sentano liberi di dimezzarne le dosi (e anche più), perché nonostante il coriandolo lo equilibri, rimane comunque un sapore predominante.

- La guarnizione di cipolle caramellizzate dà un tocco speciale a questa zuppa: ve la consiglio caldamente.

In poche parole, per me la ricetta è

PROMOSSA


lunedì 11 aprile 2022

LO STARBOOK DI APRILE 2022 È....

 

Med, di Claudia Roden 

Verso la metà degli anni '60, una giovane pittrice originaria de Il Cairo si trasferì da Parigi a Londra, alla ricerca di nuove ispirazioni e nuovi stimoli. Ad attenderla, però, trovò la nostalgia: catapultata nei ritmi frenetici della Swingin' London, nelle tensioni fra la paura e il fascino del cambiamento, in una società che muoveva con goffaggine i primi passi nel cammino dell'integrazione, la giovane si sentì perduta. E, per reazione, anziché dipingere le sue tele, iniziò a scrivere un libro di ricette. 

Le intervallò con i ricordi della sua casa, ne descrisse i sapori con la puntigliosità di chi cercava di ricrearli nella sua mente, ne raccontò i procedimenti rievocando i gesti antichi delle donne che li avevano preparati davanti ai suo occhi di bambina prima, di giovane donna, poi e alla fine, portò tutto a un editore illuminato che lo pubblicò, senza pensarci due volte. 

Era il 1968, il libro era A Book of Middle Eastern Food e la giovane autrice era Claudia Roden, la donna a cui tutto il mondo dell'editoria gastronomica è debitore della svolta più significativa e più duratura, dai tempi di Eliza Acton e dell'approdo della cucina borghese nei ricettari. 

Di fronte a questo libro, tutto appariva improvvisamente vecchio e superato. I libri di cucina che sbandieravano la modernità, all'epoca, erano sequenze di ricette e nulla più. Qualcuno era assolutamente straordinario, colto, approfondito (Elizabeth David, su tutti), ma nessuno aveva mai osato fare quello che questa giovane donna aveva realizzato - cioè mescolare cibo e memorie, ingredienti ed affetti, in una prosa vibrante di emozioni e di amore. 

Da allora, nulla fu più come prima: nell'anno delle grandi rivoluzioni, anche il modo di raccontare il cibo affrontava la sua, dismettendo i panni antichi e ampollosi dei precettori per indossare i grembiuli profumati di bucato e di tenerezza e diventare sinonimo di quel "prendersi cura" tanto amato dagli Inglesi ma spiegato, in questa nuova accezione, da una ragazza che inglese non era. 

E da allora, nulla fu più come prima neppure per Claudia Roden: conforme al suo costume, la Gran Bretagna seppe riconoscere il merito di questa autrice, assicurandole non solo la fama, ma anche una carriera nel mondo del cibo: ai libri si affiancarono presto contratti con le televisioni nazionali, rubriche sui giornali più importanti, con un de profundis per il futuro da pittrice, ma un Gloria in excelsis per quello da food writer, compresa la consacrazione definitiva, lo scorso anno, con il titolo di CBE (Commander of the Order of the British Empire), l'onorificenza britannica rilasciata in virtù di meriti speciali, quali sono stati quelli di Claudia nella diffusione della cultura del cibo. 

A distanza di 12 anni dalle origini dello Starbooks, Claudia Roden approda anche dalle nostre parti - e tanto ci è voluto prima che trovassimo il coraggio. A finire alla prova del fornello sarà il suo ultimo libro, il pluri premiato, pluri lodato e pure pluri venduto Med, una sorta di ricapitolazione della cucina più amata dalla nostra autrice, una sorta di ritorno alle origini a oltre 50 anni dalla sua prima pubblicazione. 

Ma riuscirà a passare il giudizio dello Starbooks? 

State sintonizzati e lo saprete!

 

mercoledì 6 aprile 2022

STARBOOKS REDONE DI APRILE 2022

 


Come ogni primo mercoledì del mese torna il Redone.
Aspettiamo di vedere le vostre ricette tratte dai libri che abbiamo esaminato su queste pagine: potreste vincere uno dei graziosissimi gadget firmati Starbooks.

Nel Regolamento completo trovate le modalità per partecipare.


Ricapitolando: 

- avete tempo da oggi fino al 26 Aprile compreso per pubblicare le vostre ricette

- le ricette possono essere scelte solo dai libri che abbiamo già testato, escluso il libro del mese in corso

- le ricette vanno eseguite esattamente come scritte nel libro, perché delle modifiche non permetterebbero un giudizio veritiero

- è necessario esprimere un giudizio finale: promossa, bocciata o rimandata, e un'introduzione alla ricetta, nella quale potrete illustrate i motivi della vostra scelta

- se avete un blog, nel post che pubblicherete, dovrete inserire un link a questa pagina, e il logo del Redone, lasciando poi un commento qui sotto per avvisarci della partecipazione. Ricordatevi di inserire il link che porta al vostro blog

- se non avete un blog mandate la ricetta, introduzione, giudizio ed almeno una foto a lostarbook@gmail.com

- potete partecipare con quante ricette volete

Buon lavoro! 

PARTECIPANTI DI APRILE 2022

Riso e porri degli ortolani di Asti, Paolina Dolce...mente
Gamberi alla creola, Il bosco di alici
Zuppa zenzerina di pollo, Le mie avventure in cucina e non