mercoledì 30 novembre 2022

CI FACCIAMO GLI AUGURI?

 

Il titolo è in forma di domanda, per richiamare il Tiriamo le Somme? che stavolta non c'è, per ovvi motivi: tuttavia, anche se la formula del Cesto di Natale non si presta a recensioni finali, vorremmo comunque condividere con voi una piccola riflessione più generale, una sorta di bilancio da fine anno che, mai come questa volta, ha incluso fra le voci la fatica di trovare libri che avessero davvero qualcosa da dire ai lettori. 

Dall'alto dei suoi 12 anni di età, lo Starbooks ha sviluppato un occhio lungo che perfora le copertine irresistibili, le fascette che fan rima con marchette, le recensioni da groupier e tutto quello che condisce il mercato editoriale del settore, da quando i libri di cucina sono diventati di moda. La bolla, vivaddio, è scoppiata, ma a fronte di un comprensibile calo delle vendite, il ritmo delle pubblicazioni non si è interrotto, anzi: i talent e Instagram hanno esteso la loro influenza anche qui,imponendo alle star del momento una immediata pubblicazione, col risultato che quello che, fino a poco tempo fa, rappresentava la consacrazione di una carriera, adesso è talmente svilito a  una roba da "così fan tutte" che il segno distintivo diventa il non aver mai pubblicato alcunché, invece del contrario. 

In questo mondo difficile è intervenuta anche la pandemia che ha profondamente mutato le abitudini alimentari, decapitando tutti i gastrofighettismi e riportando in auge la cucina di casa, anche quando fatta di scatolette e cibi surgelati. A fronte di tanta sensibilizzazione sul fronte della sostenibilità, infatti, i consumi registrano una involuzione verso cibi pronti, spesso consumati di fronte a qualche schermo, in una preoccupante omologazione ai sempre deprecabili modelli anglosassoni, emergenza obesità inclusa. 

Lo scollamento fra vita reale e vita virtuale è dunque evidente e anche se qualcosa sta cambiando, sul fronte delle proposte editoriali, non nascondiamo di aver faticato abbastanza a proporvi testi di valore, in questi ultimi mesi: il nostro impegno è rimasto immutato, ma la fatica del dietro le quinte è cresciuta, così come la pila di libri accantonati dopo averli sfogliati, nella categoria dell' "abbiamo già dato". 

Per fortuna, siamo riusciti a selezionare una rosa di titoli che promettono bene, per i primi mesi del 2023 e visto che pare di scorgere all'orizzonte qualche segnale di cambiamento, siamo fiduciosi anche per mesi a venire: certo, non sarà la comfort zone alla quale ci siamo abituati in questi anni di opulenza, di libri patinati, di foto artistiche e di ingredienti ricercati, ma sintonizzarci sul mondo che cambia è uno degli aspetti che rendono lo Starbooks sempre stimolante, per noi e- ci auguriamo- divertente per tutti. 

L'augurio per il futuro,  quindi è che questi semi germoglino, nel vasto campo dell'editoria- e che, naturalmente, ci si possa ritrovare qui tutti, per goderne a piene mani. Mentre per il presente, desideriamo un sereno Natale  e un felice Anno Nuovo per tutti, per noi della squadra e per voi che ci seguite, magari allietato anche da qualcuna delle ricette che vi abbiamo proposto in questi anni, nella speranza che possano rallegrare ulteriormente le prossime festività. 

Ci rivediamo nel 2023!

 



martedì 29 novembre 2022

STARBOOKS REDONE DI NOVEMBRE 2022: IL VINCITORE!

 

Record di partecipazioni questo mese, ci avete voluto stupire! Come al solito vi ringraziamo per l'affetto che ci dimostrate e per le ricette che ci regalate.
Come sempre è difficile sceglierne una sola...ma ahimè così deve essere per cui si aggiudica una copia del libro del mese (a scelta tra tutti quelli da cui abbiamo pubblicato questo mese, se non è un regalo di Natale questo)...

 

TERRINA DI POLLO E MAIALE
di Profumi e Colori

 

Chiediamo al vincitore di contattarci via mail così da metterci d'accordo per l'invio dell'e-book scelto.
A tutti gli altri, passate delle belle Feste: il Redone torna a Gennaio 2023!


lunedì 28 novembre 2022

TARTELLETTE ALLE NOCI- LA CUCINA DI VEFA


Seconda ricetta dal bellissimo libro La Cucina di Vefa di Vefa Alexiadou

Questa volta la scelta è caduta su un dolce con la pasta fillo, molto presente nella cucina greca

Nel libro sono presenti molte ricette con questo ingrediente, sia in versione dolce che salata, una più buona dell'altra.

Ho dei meravigliosi ricordi che risalgono a circa 20-25 anni fa, nella casa da studentessa in Italia, della mia carissima amica Eftichia. Sua mamma veniva a trovarla almeno un paio di volte all'anno, con un carico di cibo da far invidia ad una gastronomia. Tra le atre delizie, ricordo in particolare delle mini melanzane sciroppate da urlo, che non ho più mangiato da allora.

Kiki, come Efty chiamava sua mamma, cucinava e tanto. Io ero spesso ospite a cena, ed ammiravo la sua abilità nello stendere la pasta fillo in fogli sottilissimi, con un matterello lungo e sottile, che ricordava il manico di una scopa. 

Non mi sono ancora cimentata in questa operazione, forse perché so che non riuscirei ad avvicinarmi ai suoi risultati. 

Per mia fortuna, in commercio in Italia, si trova con facilità la fillo già pronta ed io mi accontento di quella, Chissà se, prima o poi, proverò a prepararla in casa...


Tartellette alle noci


Ingredienti per 24 tartellette


250 ml di burro chiarificato fuso, più quello per spennellare

 6 uova

6 fogli di pasta fillo pronta

120 ml di marmellata di arance (per me, arance amare)

200 g di zucchero semolato extrafine

225 g di gherigli di noce, tritati

2 cucchiai di scorza d'arancia grattugiata

2 cucchiai di pangrattato

zucchero a velo, per spolverizzare


Preriscaldare il forno a 200 °C. Imburrare con i 250 ml di burro fuso, 2 teglie da muffin da 12.

Sovrapponete i fogli di pasta fillo tre a tre, spennellando ognuno con il burro fuso (tranne l'ultimo)

Con un coppapasta da 12 cm di diametro, ricavare dei dischi che andrete a posizionare negli stampi imburrati. In ciascuno mettete un cucchiaino di marmellata. Sbattere le uova e lo zucchero in una ciotola, fino ad ottenere un composto chiaro e spumoso. Unitevi, mescolando, le noci, la scorza d'arancia e il pangrattato. Distribuite il composto nelle tartellette, aiutandovi con un cucchiaio.

Infornare per circa 30 minuti, finché i dolci non saranno leggermente dorati. 

Togliere le tartellette dagli stampi e mettere a raffreddare su tovaglioli di carta. Spolverizzare con zucchero a velo.

Si conservano in un contenitore a chiusura ermetica.


Note personali

La ricetta è semplice, ma ci sono alcuni accorgimenti da seguire. 

Io ho utilizzato pasta fillo già pronta, che si può preparare anche in casa con un po' di manualità e il matterello giusto, che è lungo e sottile (tipo un manico di scopa).

Nella ricetta vengono indicati 6 fogli di pasta fillo. Io ne ho usati proprio 6, ma ho dimezzato le dosi. Probabilmente, i fogli utilizzati dall'autrice, sono molto più grandi di quelli che trovo io.

La pasta fillo si secca velocemente se lasciata all'aria, motivo per cui mentre spennellate con il burro i primi tre fogli, coprite gli altri.

Io ho usato meno burro del previsto, per ottenere dei dolci più leggeri ;)D  Basta far sgocciolare il burro sopra la fillo a macchia di leopardo, utilizzando un pennello per dolci, invece di spennellare tutto il foglio e non l'ho messo sull'ultimo, quello a contatto con il ripieno.

Per facilitare lo riempimento delle tartellette, ho utilizzato una brocca al posto del cucchiaio.

Per la cottura, nel mio forno, ho dovuto abbassare la temperatura a 190°C, diminuendo anche il tempo di 5-7 minuti. Regolatevi in base al vostro forno, al limite, se la superficie dovesse iniziare a scurire più del dovuto, potete  coprire con un foglio di alluminio per alimenti.

Il matrimonio tra noci e arancia funziona davvero molto bene, lo avevo già provato con questa torta!

Il guscio croccante di pasta fillo rimane abbastanza croccante anche il giorno dopo.


La ricetta è:

PROMOSSA!!!

venerdì 25 novembre 2022

CHICKEN WITH DIJON MUSTARD, CREME FRAICHE AND VERMOUTH - FROM THE OVEN TO THE TABLE

La mia scelta per il Cesto di Natale, cade su un'autrice che resta fra le mie favorite per qualità di scrittura, intelligenza sensoriale, sense of humor e non ultimo, un sincero inossidabile amore per il cibo vero, schietto ed elegante nella sua semplicità.  
Tra i libri di Diana Henry che abbiamo trattato negli anni, ho scelto "From the Oven to the Table", dove il leit motiv è "sbatti tutto in forno e aspetta!" - Non per niente il sottotitolo è " Piatti semplici che si prendono cura di se stessi", in poche parole, che si fanno da sé. 
Quando ho poco tempo per cucinare e voglio fare qualcosa di diverso con poco sforzo, attingo a questo libro. Una volta che si hanno tutti gli ingredienti a portata di mano, la preparazione porta via davvero pochi minuti. Il resto lo fa il forno. 
Non pensiate che sia un libro per dolci o lievitati, tutt'altro. 
Qui vincono verdure di stagione, succulenti pezzi di carne, pesce freschissimo e anche una buona dose di legumi trattati con ingegno. 
Poca frutta, poco zucchero, ma una volta tanto va bene così. 

La ricetta da me scelta, ca va sans dire, è un pollo con Senape di Digione, panna acida e Vermouth. 
Tre ingredienti facilissimi da reperire che insieme, producono un signor piatto di grandissima eleganza.  Andiamo alla ricetta. 

Ingredienti per 4 persone
8 cosce con osso e pelle di bella dimensione, ed eccesso di pelle accuratamente eliminato
4 cucchiai di Senape di Digione
1 cucchiaio di Olio Extra vergine d'oliva
Pepe nero macinato fresco 
1/2 spicchio d'aglio finemente grattugiato
6 cucchiai di panna acida 
150 ml di Vermouth bianco secco 
2 cucchiai di prezzemolo tritato finemente
Una spruzzata di succo di limone
10 g di burro freddo a pezzetti

Preriscaldate il forno a 190° ventilato.
Mettete le cosce di pollo in una pesante casseruola per arrosti di ferro in modo che possano stare in un unico strato, stando vicine e strette l'una all'altra senza molto spazio intorno a loro, o in una casseruola poco profonda da 30 cm di diametro. 
In una piccola ciotola, mescolate la senape con l'olio e spalmate il tutto sulla pelle del pollo. Insaporite con il pepe (c'è molto sale nella senape di Digione).
Miscelate l'aglio con la panna acida e versatene delle cucchiaiate sul pollo (non devono essere ordinate perché si scioglieranno scivolando via dalla carne una volta in forno). 
Versate 100 ml del Vermouth sui lati della casseruola scorrerà sotto il pollo. 
Cuocete per 40 minuti, aggiungendo il resto del vermouth a metà cottura. 
Mettete il pollo su un piatto caldo e copritelo con l'alluminio ed un paio di tovaglioli per mantenere il calore.
Velocemente fate bollire i succhi nella casseruola per ridurli un poco in modo che si addensino. Aggiungete il prezzemolo ed il succo di limone e mescolatevi il burro, pezzetto per pezzetto. 
Rimettete il pollo nella sua salsa e servite immediatamente. 

NOTE PERSONALI
  • Per la preparazione, dopo aver messo insieme tutti gli ingredienti, ho impiegato esattamente 5 minuti. Neanche il tempo che il forno si riscaldasse, che il pollo era già nella casseruola ben spennellato con la sua salsa e pronto a cuocere. L'unica divagazione che ho fatto è stata usare un pollo intero che ho ridotto in pezzi, perché in casa mia non siamo amanti di sole cosce quindi sono pezzi misti. Questo comporta un occhio più attento alla cottura, perché qualche pezzo più piccolo tipo le ali, potrebbe cuocere più velocemente. 
  • Quando versate la seconda metà del vermouth, abbiate cura di ruotare la casseruola così che tutto il pollo si cuocia uniformemente. 
  • La questione del sale nella Senape: io ho utilizzato una classica Senape all'ancienne, quella con i semini ma ho aggiunto anche qualche pizzico di sale perché all'assaggio mi sembrava piuttosto "morbida" e dolce. Ho fatto bene perché il bilanciamento in sapidità a fine cottura era corretto. Valutate la senape che utilizzerete ed aggiungete sale non nella salsa ma direttamente sulla carne. Quelle commerciali sono sempre abbastanza dolci. 
  • In 40 minuti, tenendo la casseruola nel centro del forno, il pollo è pronto. Rosolato al punto giusto, ancora succoso. Ho addensato velocemente la salsa - ne otterrete una buona quantità, molto ricca grazie alla panna acida ed il burro che conferiscono una texture vellutata. Se volete, potrete tenerla separata e aggiungerla al pollo via via, ma per esperienza, l'intingolo subirà un attacco frontale immediato. 
  • Procuratevi del pane fresco e fragrante perché non potrete farne a meno: il pollo è delizioso, con la sua crosticina ammorbidita dalla salsa, perfettamente bilanciata nei suoi toni aciduli, dolci con una lontana punta di amaro e la freschezza del vermouth e del limone. Noi ce lo siamo finito in due, ed anche il giorno dopo era fantastico. 
PROMOSSA CON LODE. 

 

giovedì 24 novembre 2022

MAMA'S HALVA - NISTISIMA


Cena della Vigilia e pranzo di Natale condividono a casa arabafelice lo stesso postulato: per nessuna ragione si serviranno dolci diversi dai classici Pandoro e Panettone.
Ci saranno per accompagnarli salse, creme, zabaioni, un anno anche un gelato al vinsanto che strappò un'ovazione.
Al naturale, scaldati, le fette una volta grigliate che per poco non mi costarono un'accusa di eresia.
Tutto il resto, torroncini, panforti, ricciarelli (ricordiamo sommessamente la, ehm, notevole ed immancabile toscanità acquisita della suddetta casa) pastiere, capresi, marron glacè, diavolerie varie viene portato in tavola rigorosamente al caffè, che nulla ci sia a distogliere dall'importanza dei dolci precedenti.
Ma nella vita expat Natale non è solo il 25 Dicembre, quello che si cerca ad ogni costo di festeggiare in terra natìa: in realtà comincia a fine Novembre, con il Ringraziamento americano, e continua man mano ogni fine settimana per salutare amici e conoscenti prima che tutti si viaggi o si rientri nei Paesi d'origine.
Quindi è un fiorire di cene e tè pomeridiani a tema, con decorazioni che stridono con i 30 gradi del clima, e ben poco dei cibi tipici che si trovano di qualità discutibile ed a prezzi folli.
Per l'ultimo a cui ho partecipato, pochi giorni fa, mi sono presentata con qualcosa che sapevo avrebbe fatto piacere alle mie nuove conoscenze (tipo la signora vegana ma solo cinque giorni a settimana, nel weekend poco ci manca che diventi direttamente cannibale, ma ve lo racconto un'altra volta) o meglio alle loro abitudini alimentari sempre tanto alla moda: un dolce che casualmente è vegano, senza uova nè latticini ovviamente, freddo come si addice al clima ma con un profumo di Natale da far esclamare che assomiglia ad un Christmas Pudding inglese.
Ora, con il Christmas Pudding non ha niente a che spartire ma tra chiodi di garofano, cannella ed arancia che sappia di festa è assicurato.
E nemmeno si usa il forno, che a queste latitudini e ahimè di questi tempi, è un bonus non da poco!
La ricetta viene da un libro recentemente recensito su queste pagine, Nistisima di Georgina Hayden, che ho amato alla follia e che vi consiglio vivamente per un regalo di Natale.
Piatti vegetariani e vegani della tradizione ortodossa greca e cipriota che hanno tutto fuorchè l'essere punitivi nè fanno rimpiangere piatti più ricchi o complessi.
Provatelo questo dolce, perchè è una vera sorpresa!

 

 

MAMA'S HALVA
per 16 porzioni

600 ml di latte di mandorla
360 g di zucchero semolato
2 cucchiai di acqua di fiori d'arancio
5 chiodi di garofano
2 bastoncini di cannella
un'arancia
200 ml di olio di semi di girasole (o altro olio neutro) più dell'altro per lo stampo
140 g di mandorle spellate
400 g di semolino (non il tipo finissimo)
cannella in polvere per la finitura


Versare il latte di mandorla in una pentola media insieme a 600 ml di acqua, lo zucchero, l'acqua di fiori di arancio, i chiodi di garofano ed i bastoncini di cannella. Grattugiare finemente la buccia dell'arancia ed aggiungere anch'essa.
Portare a bollore su fuoco medio quindi abbassare la fiamma e far sobollire piano per circa un quarto d'ora, finchè leggermente sciropposo. Rimuovere chiodi di garofano e cannella e lasciare da parte.

Spennellare uno stampo da bundt non troppo piccolo con poco olio. Tritare grossolanamente le mandorle. Scaldare tutto l'olio in una padella ben capiente su fuoco medio/basso. Scaldarlo per circa un minuto quindi aggiungere il semolino e tostarlo, mescolando sempre, per circa 5 minuti o finchè sarà dorato. Far attenzione perchè se scurisce troppo prenderà un gusto amaro.
Unire le mandorle tritate quindi poco alla volta aggiungere lo sciroppo preparato, mescolando sempre, finchè sarà tutto assorbito ed il composto prenderà consistenza di un purè denso.
Versare subito nello stampo preparato livellando bene.

Far raffreddare prima a temperatura ambiente poi in frigo per una notte. Al momento di servire invertire lo stampo su un piatto da portata e spolverizzare con cannella a piacere.

NOTE

- il nome non deve trarre in inganno: l'halva tipica dei dolci mediorientali qui non c'entra nulla! E' invece il nome di questa preparazione a base di semolino tipica di Grecia, dove viene preparato con la farina di semola, e Cipro, dove si preferisce il semolino non così fine. Negli ingredienti viene indicato che non vada usato, appunto quello finissimo che in pratica è la farina. Non vi stupirà sapere che dove vivo il semolino si trovi in ogni super in tre differenti misure: fine, medio, grosso.
Ho usato il medio ma in realtà qualunque andrà bene.

- la ricetta è semplice ma bisogna far attenzione alla tostatura del semolino perchè il passo da deliziosamente tostato a bruciato è molto, molto breve e parlo con cognizione di causa. Non lasciate il fornello incustodito.

- il composto viene pressato in uno stampo da bundt di cui poi prenderà la forma. Nessun problema a sformarlo ma ungetelo bene! Il mio misura 25 cm ed era pieno quasi fino all'orlo. Le 16 porzioni si riferiscono al fatto che essendo un dolce molto ricco non se ne servono fette giganti. Portato ad un consesso di dieci persone ce ne sarebbe stato anche per un eventuale bis di tutti i commensali.

- il latte di mandorla usato è quello non zuccherato. Non è specificato ma direi ovvio. Può essere in realtà sostituito da tutta acqua ma dà un bellissimo aroma quindi non omettetelo.

- la consistenza è quella di una torta morbida o un budino. Buonissimo a dir poco, sembra quasi marzapane ma molto meno carico. Inutile dire che la ricetta sia 

PROMOSSA CON LODE

mercoledì 23 novembre 2022

MINCEMEAT BUNS-SCANDIKITCHEN

 


Per la seconda ricetta del cesto di Natale non ho avuto dubbi: doveva essere una ricetta natalizia.
Chi mi conosce lo sa, sono una vera malata del Natale. Ne adoro l'atmosfera, le lucine, i colori e i profumi, e per me non dura mai abbastanza, motivo per cui inizio a tirare fuori le prime lucine già a metà novembre - in realtà un paio di serie sono fisse, in soggiorno e cucina, ma ormai non le considero neanche più natalizie.
Tra i libri a tema Natale testati qui nel corso degli anni, ce n'è uno che adoro sempre sfogliare quando ho voglia di immergermi nella magia del Natale, ed è Scandikitchen di Bronte Aurell.
La scelta della ricetta è ricaduta su dei bun che promettevano di racchiudere tutti i profumi e i sapori del Natale, visto che si tratta di bun ripieni di mincemeat, la tradizionale composta di frutta utilizzata per realizzare le super anglosassoni mince pie.
Sì, perché in effetti questa ricetta non è tradizionale scandinava, come la sua autrice, ma è un mix. L'impasto è profumato con cardamomo, come tradizione scandinava vuole, mentre il ripieno è, appunto, di origini anglosassoni.
Per i tradizionalisti, comunque, c'è anche la versione con cannella.
 

Ingredienti per 16 bun:

Per l'impasto 
250 ml di latte riscaldato a 37 gradi
25 g di lievito di birra fresco (potete diminuire un po' la quantità e allungare i tempi di lievitazione)
80 g di burro sciolto e freddo
40 g di zucchero semolato
400-500 g di farina per pane (io ne ho usata una con 12,5 g di proteine)
2 cucchiaini di cardamomo in polvere
1 cucchiaino di sale
1 uovo sbattuto

Farcitura
400 g di mincemeat comprato (io l'ho fatto in casa perché non la trovo, segue ricetta)

Finitura
uovo sbattuto (quello rimasto dall'impasto)
100 g di zucchero
zucchero perlato/in granella (opzionale)

Farcitura alla cannella (opzionale)
100 g di burro morbido
100 g di zucchero (1/2 semolato e 1/2 di canna)
1 cucchiaio di cannella in polvere
1/2 cucchiaino di estratto di vaniglia
1 cucchiaino di farina

Mettete nella ciotola della planetaria il latte tiepido. Unite il lievito sbriciolato e mescolate per farlo sciogliere. Unite anche il burro e mescolate bene. Aggiungete lo zucchero e fate riposare per un minuto.
Mettete 400 g di farina in una ciotola. Unite il cardamomo e il sale. Iniziate ad aggiungere la farina nella ciotola con la miscela di latte. Aggiungete metà dell'uovo e impastate per 5 minuti. Aggiungete altra farina al bisogno. Dovrete ottenere un impasto morbido ma non appiccicoso. Cercate comunque di non aggiungere troppa farina o alla fine avrete dei bun durissimi.
Mettete l'impasto coperto a lievitare per circa 30 minuti o finché non sarà raddoppiato di volume. Riprendete l'impasto e rovesciatelo sul piano di lavoro leggermente infarinato. Aiutandovi con il mattarello ricavate un rettangolo di 40x50 cm.
Cospargete la superficie dell'impasto con la mincemeat, cercando di ottenere uno strato uniforme. Arrotolate l'impasto partendo dal lato lungo, quindi ricavate 16 pezzi uguali. Mettete i bun ottenuti su un paio di teglie rivestite di cartaforno, coprite e fate lievitare per altri 20 minuti (controllate la lievitazione premendo leggermente l'impasto: se torna indietro a metà, la lievitazione sarà ottimale).
Preriscaldate il forno a 200 gradi (statico).
Spennellate i bun con l'uovo, quindi cuocete per 6-9 minuti o finché non saranno cotti e dorati. 
Preparate intanto lo sciroppo di zucchero mettendo in una casseruola 50 g di acqua e lo zucchero. Ponete sul fuoco e fate andare fino a ottenere uno sciroppo. Spennellate i bun ancora bollenti, appena sfornati. Se volete, aggiungete zucchero perlato o in granella.

Per i bun alla cannella mescolate tutti gli ingredienti del ripieno alla cannella, distribuite la farcia sull'impasto, arrotolate e procedete come sopra.

MINCEMEAT 
(ricetta mix tra quella di Nigella Lawson e quella di Gordon Ramsey)
1 mela renetta
100 g di uvetta
100 g di cranberries
50 g di albicocche secche
40 g di miele 
50 g di zucchero bruno o di canna
50 ml di brandy
50 ml di Porto (o altro brandy o altro liquore aromatico)
1 cucchiaino di estratto di vaniglia
1 clementina (succo e scorza)
1 limone (scorza)
1 arancia (scorza)
1 cucchiaino di cannella
1 cucchiaino di zenzero
1/4 cucchiaino di chiodi di garofano macinati

1/2 cucchiaino di pimento
1/2 cucchiaino di noce moscata
1/4 cucchiaino di sale

Unite in una ciotola la mela tagliata a dadini piccoli, l’uvetta, i cranberries e le albicocche tagliate a pezzetti. Aggiungete anche il porto, il brandy, lo zucchero, il miele, le scorze grattugiate e tutte le spezie. Mescolate bene, quindi lasciate macerare in frigo per almeno 24 ore. In realtà la mincemeat si può preparare anche con diversi giorni di anticipo. Col tempo migliorerà, perché i sapori si amalgameranno ancora di più e il liquido sarà completamente assorbito.
Se usate questa mincemeat per i bun, fatela sgocciolare per eliminare gran parte del liquido, che altrimenti ammollerà troppo l'impasto. Con queste dosi ne vengono poco più di 400 grammi, al netto del liquido.


Considerazioni:
 
- L'impasto è il solito che usa Bronte Aurell per tutti i suoi bun. Lo conosco, lo faccio da anni e devo dire che, nella sua semplicità, è sempre ottimo e la riuscita è garantita. L'unica considerazione riguarda la quantità di farina. Da una parte è vero, con i lievitati bisognerebbe sempre regolarsi man mano e aggiungere farina o un goccio di liquido in più. Tuttavia, ho sempre pensato che il range di 100 g sia veramente eccessivo. Per esperienza posso dirvi che 400 g saranno sempre troppo pochi, mentre a 500 sarà impossibile arrivarci, a meno che non si voglia ottenere un impasto duro come la pietra. Per me, la dose ideale sono 450-460 grammi.
 
- I 400 g di minceameat ci vogliono tutti, per ottenere dei bun abbastanza ripieni (ma senza esagerare).
 
- Il gusto in generale non è dolcissimo. L'impasto è abbastanza neutro, mentre il ripieno è dolce ma non troppo. Per me, una volta spennellati con lo sciroppo di zucchero, diventano perfetti. Se però li preferite più dolci potete pensare di aggiungere un paio di cucchiai all'impasto o, perché no, anche una spolverata sul ripieno, prima di arrotolare. Provate anche a spennellare con miele anziché sciroppo di zucchero, sono ancora più buoni. Se siete ancora più golosi, provateli con un po' di confettura :)
 
- La cottura in 6-9 minuti è praticamente impossibile. Nel mio forno ce ne sono voluti 12 esatti, per arrivare a cottura e ottenere una bella doratura.
 
- I bun sono morbidissimi e super profumati, sanno veramente di Natale. Ovviamente sono perfetti il giorno stesso, il giorno dopo tornano perfetti dopo 20 secondi di microonde. Possono anche essere surgelati.

Forse dovrei rimandare per queste piccole imprecisioni, ma dato che è Natale e siamo tutti più buoni (e i bun di più), la ricetta è

PROMOSSA
 
Alessandra Corona- La cucina di zia Ale

martedì 22 novembre 2022

BEEF AND MUSHROOM PIE- THE BOOK ON PIE


Per il cesto di Natale di quest'anno ho scelto un libro che è stato recensito durante la mia pausa dallo Starbooks, ma che mi ha colpita talmente tanto da spingermi all'acquisto prima ancora che venisse pubblicato il Tiriamo le somme. Come ha scritto Alessandra meglio di me, è un libro che è destinato (o dovrebbe essere destinato) a diventare un Grande Classico, per il modo nuovo che ha di affrontare un tema vecchio quanto la storia della cucina: le pie dolci e salate. 

Rimando il lettore alla rassegna di tutte le ricette che da questo libro sono state realizzate dai colleghi della Banda Starbooks; a voi basti sapere che di questo libro mi sono innamorata, e che solo anni di diete ferree (ero ingrassata al punto da essere stata a 3 kg dalla prima soglia dell'obesità, quindi urgeva fare qualcosa in fretta e bene) mi hanno impedito di sfruttare come merita. Adesso che sono tornata al peso forma e sono in fase di mantenimento, posso permettermi incursioni in pietanze più caloriche, che consumate ogni tanto non scombinano il nostro equilibrio. 

Avevo annotato tante ricette da presentare qui, ma ne ho dovute scartare parecchie perché erano già state presentate in precedenza. Mentre mi riprometto di recuperare il tempo perduto provandole tutte a una a una, oggi vi propongo un classico della cucina britannica, la pie di carne e funghi.

Il guscio di impasto scelto dalla McDowell è la hot water crust, guscio all'acqua calda, più robusto degli altri e molto adatto per ripieni molto umidi; non lo avevo mai provato, ed è stata quindi per me un'ottima occasione per sperimentare qualcosa di nuovo. La McDowell ci aggiunge poca farina manitoba, per renderla ancora più resistente all'assorbimento dei liquidi del ripieno.


BEEF AND MUSHROOM PIE
Da: Erin Jeanne McDowell - The Book on Pie - Houghton Mifflin Harcourt



Per uno stampo a cerniera di 23 cm di diametro

30 ml di olio vegetale (io ho usato un girasole alto oleico)
900 g di carne di manzo da brasato (io cappello del prete) tagliata a bocconcini di 2 cm di lato
Sale e pepe di mulinello
280 g di funghi prataioli tagliati in quarti (io funghi misti)
225 g di pancetta tagliata a cubetti
230 g di cipolla tritata
200 g di sedano tritato
225 g di carote pelate e tritate
40 g di farina 00
300 ml di birra scura
500 ml di brodo di manzo
1 foglia di alloro
4 g di foglie di timo fresco (circa 6 rametti)

Per il guscio all'acqua calda

170 g di burro freddo tagliato a dadini di 6 mm
255 g di strutto freddo tagliato a dadini di 6 mm
115 g di acqua bollente, + altra se necessario
495 g di farina 00
60 g di farina manitoba
7,5 g di sale fino

Per spennellare

1 uovo
1 cucchiaio di latte


Preparare la farcia: scaldare su fiamma vivace l'olio in una pentola capiente (io ne ho usata una di ghisa). Salare e pepare la carne e rosolarla poca alla volta nell'olio bollente, per circa 1 o 2 minuti, mettendola man mano in una terrina capiente usando una schiumarola. 

Cuocere i funghi nella stessa pentola per 5-7 minuti, finché inizino a rosolarsi e ad ammorbidirsi. Aiutandosi con una schiumarola, metterli insieme alla carne. 

Eliminare l'olio eventualmente rimasto sul fondo della pentola (a me non ne è rimasto), versare nella pentola i cubetti di pancetta e rosolarli per bene, finché siano dorati e croccanti. Toglierli dalla pentola con una schiumarola e aggiungerli alla carne e ai funghi, lasciando il loro grasso nella pentola.

Versare la cipolla, il sedano e la carota tritati nella pentola, mescolare per amalgamarli e soffriggerli per 4 o 5 minuti, finché non comincino ad ammorbidirsi. Cospargere con la farina e mescolare bene per amalgamare. Versare la birra scura e mescolare bene, per amalgamarla e staccare eventuali pezzetti che siano rimasti attaccati sul fondo della pentola. Unire il brodo e la foglia di alloro, mescolare e portare al fremito. Versare infine la carne, la pancetta e i funghi insieme ai succhi che avranno rilasciato, mescolare per amalgamare bene tutto, portare al bollore, quindi abbassare la fiamma e far sobbollire scoperto per 40-50 minuti, finché la carne sia tenerissima. 

Assaggiare e regolare di sale, quindi unire le foglie di timo e togliere dal fuoco. 
Far raffreddare completamente.

Mentre la farcia si raffredda, preparare il guscio: mettere in una ciotola resistente al calore il burro e lo strutto tagliati a dadini, e mescolarli con una forchetta. Versarci sopra l'acqua bollente (deve giungere proprio al bollore) e mescolare con un forchettone: parte dei grassi si scioglieranno, ma ne rimarranno ancora dei pezzetti più grossi.
Unire le farine setacciate e il sale in un colpo solo e mescolare per amalgamare. Utilizzare la forchetta all'inizio, per distribuire l'acqua nella farina, poi usare una spatola (tipo quelle in foto), e continuare a lavorare l'impasto finché non si ammassa. Se necessario, aggiungere altra acqua bollente, un cucchiaio alla volta, fino a ottenere la consistenza desiderata.
Una volta formata la palla di impasto, far riposare finché si raffreddi quel tanto che basta da poterla maneggiare. Lavorare l'impasto a mano finché gli ingredienti siano amalgamati uniformemente, quindi dividerla in due parti: usarne 2/3 per foderare la teglia e 1/3 per modellare il coperchio.

Questo impasto può essere modellato direttamente nello stampo, premendolo con i polpastrelli fino a rivestirlo, oppure può essere steso con il mattarello tra due fogli di carta forno. Se si opta per il mattarello, spolverare di farina un foglio di carta forno, mettere al centro la palla di impasto, schiacciarla leggermente con le mani, spolverarla di farina e coprirla con il secondo foglio di carta forno. Stendere in un disco spesso 6 mm; mentre si lavora, sollevare ogni tanto il foglio di carta forno e spolverare di farina; capovolgere i due fogli di carta forno, staccare delicatamente quello che prima era il foglio inferiore e spolverizzare il disco di impasto con farina: questo impedirà all'impasto di appiccicarsi alla carta forno, e consentirà di trasferirlo più agevolmente nello stampo.

Trasferire l'impasto nello stampo e foderare il fondo e lati facendo attenzione a ricoprirlo tutto, e lasciando trasbordare l'eccesso. Se il disco dovesse rompersi, rattopparlo con un pezzetto di impasto. 

Preriscaldare il forno a 190 °C in modalità statica.

Versare il ripieno ormai freddo nel guscio di impasto e livellarlo in modo che sia distribuito in uno strato uniforme. 
Stendere l'impasto rimanente in un disco spesso 6 mm e chiudere la pie; premere lungo i bordi con i polpastrelli per sigillare bene il coperchio, e decorare i bordi come si desidera. 

Sbattere un uovo con un cucchiaio di latte e spennellare sulla pie, tralasciando i bordi che tendono a scurirsi di più; praticare alcuni tagli sulla superficie per permettere al vapore di uscire e infornare per 50 minuti - un'ora, finché il guscio sia ben dorato; il ripieno potrebbe fuoriuscire un poco dai tagli praticati.

Far raffreddare per almeno 15 minuti, prima di tagliare a fette e servire.

Preparazione in due tempi e conservazione: il ripieno può essere preparato fino a 3 giorni prima e conservato in frigorifero, in un contenitore ben chiuso con un coperchio.
Questa pie è molto migliore se consumata il giorno in cui è stata cotta; eventuali avanzi possono essere conservati in frigorifero in un contenitore ben chiuso con un coperchio.


 OSSERVAZIONI

- Lo spezzatino, già incredibilmente buono così com'è, diventa un piatto sontuoso e di festa se inserito nel guscio friabile di impasto.

- Il guscio è incredibilmente buono e in effetti ha tenuto molto bene una farcia ricca di liquidi.

- Le dimensioni contano, 😄 perlomeno quelle degli stampi. Il mio aveva un diametro di 24 cm, quanto è bastato perché la farcia non arrivasse al bordo dello stampo (e pensare che ero convinta che me ne sarebbe avanzata!), ma si fermasse circa 1,5 cm prima. Poco male però: questo ha significato che il ripieno non è fuoriuscito dai tagli effettuati sul coperchio (cosa che comunque non avrebbe compromesso il risultato).

- Le quantità di impasto indicate nella ricetta (cioè una dose di hot water crust), si sono rivelate per me insufficienti: sono infatti bastate a rivestire il mio stampo di misura; ne ho dovuta impastare un'altra mezza dose per il coperchio, e anche qui me ne è avanzata pochissima. Nella ricetta ho indicato le dosi complessive usate da me, cioè una dose e mezza: se dovesse avanzarvi, usatela per le decorazioni sul coperchio oppure stendetela, tagliatela con formine a piacere, spolverizzatela con erbe aromatiche a piacere (origano, za'atar, paprika, semi di sesamo...) e cuocete in forno, ottenendo dei golosi salatini.

- I tempi di cottura indicati sono corretti; siccome i bordi della mia pie, una volta che ho tolto l'anello dello stampo, erano ancora palliducci, ho rimesso tutto in forno per altri 10 minuti.

- Non ho potuto scattare una foto della torta una volta affettata, a causa di un piccolo incidente: la mia farcia al termine della cottura aveva ancora parecchio liquido. Avrei dovuto seguire il mio istinto, che mi suggeriva di proseguire la cottura finché ne fosse evaporato un altro po', invece al termine di un'ora ho spento e passato in abbattitore a raffreddare. La farcia fredda era effettivamente solida, ma al calore del forno si è (giustamente) liquefatta un'altra volta, motivo per cui quando ho tagliato la prima fetta c'è stata una sorta di cascata ed è fuoriuscito parecchio ripieno. Non era fotografabile insomma; avrei potuto mettere un argine e rimettere in abbattitore per rassodare il tutto, ma ho preferito rinunciare alla foto falsata e aggiungere questa nota di attenzione. Quindi, se vedete che il vostro spezzatino ha ancora tanto liquido, prolungatene la cottura di una decina di minuti alzando la fiamma e mescolando in continuazione, in modo da farne evaporare più possibile. Se non volete rischiare di stracuocere la carne (posto che i tagli da brasato possono essere cotti molto a lungo), togliete un po' di liquido con un cucchiaio.

- La pie è comunque risultata molto buona e vi invito a provarla, asciugando di più lo spezzatino.

Questa ricetta per me è

PROMOSSA

lunedì 21 novembre 2022

CHOCOLATE MISO BREAD PUDDING- THE FLAVOR EQUATION

 


 


Altro libro fantastico che abbiamo studiato tempo addietro a Starbooks, questo “The Flavor Equation”, di Nik Sharma, autore che avevo scoperto grazie alle indicazioni di Eleonora nel magico mondo del MTC Challenge. 

Nik Sharma, un immigrato indiano negli States, mi è sempre piaciuto moltissimo per un motivo: mi ha sempre affascinato esplorare come certi differenti componenti scientifici, per esempio, provenienti dal mondo della chimica, possano influenzare il modo in cui viviamo il cibo. 

Per Nik Sharma, il cibo è un’esperienza dinamica. Scrive: “Noi interagiamo costantemente con gli ingredienti delle nostre pietanze ed essi, a loro volta, interagiscono con noi”.  E i due elementi più comuni del sapore sono l'aroma e il gusto. 

Basti pensare alle emozioni che influiscono sull'umore quando si cucina o si mangia, oppure a come il cibo può influenzare le emozioni. L'aroma, per esempio, è ciò che ricordiamo sempre quando proviamo un senso di nostalgia verso alcuni cibi. Ed è vero anche che alcuni profumi stuzzicano il nostro appetito, mentre altri sortiscono l'effetto opposto. Quando presenta “The Flavor Equation” dice che oltre all’equazione formata da “aspro, dolce, salato, amaro e umami”, vi è un gusto che Nik Sharma denomina “oleogusto”, il gusto del grasso. 

Tutto insomma sembra influire sulla nostra percezione del gusto. Come questo pudding di pane col cioccolato che ha un tocco in più. Decisamente in più. 



Ingredienti per 8-10 persone


455 g di challah o brioche

2 cucchiai di burro non salato, tagliato a cubetti, più quello per ungere la teglia

255 g di cioccolato fondente (70% di cacao), tritato

1 cucchiaino di caffè istantaneo o espresso

85 g di amarene secche (io ti ho messo cranberries disidratati) 

360 ml di panna

40 g di shiro o miso Shiro bianco dolce

360 ml di latte intero

150 g di zucchero

3 uova grandi più un tuorlo, leggermente sbattute

1/4 cucchiaino di sale marino fine (facoltativo)



Attenzione. Se il pane non è raffermo, preriscaldare il forno a 93°C. 

Disporre una griglia su una teglia. Tagliare il pane a cubetti di 2,5 cm e disporli sulla griglia. Asciugare i cubetti di pane nel forno fino a quando non saranno completamente asciutti, da 45 minuti a 1 ora. È possibile anche essiccare i cubetti di pane durante la notte, sul bancone della cucina a temperatura ambiente.

Imburrare una teglia rettangolare da 23 x 30,5 x 5 cm. Aggiungere i cubetti di pane.

 

Tritare il cioccolato e trasferirne metà in una ciotola capiente con il caffè solubile. Cospargere il restante cioccolato e le amarene (io i cranberries) sul pane nella teglia e incorporare. Evitare di lasciarli troppo in superficie perché potrebbero bruciare durante la cottura.

 

Scaldare la panna in un pentolino a fuoco medio-alto. Quando la crema inizia a bollire, versarla sul cioccolato nella ciotola capiente. Mescolare fino a quando il composto di cioccolato non sarà completamente sciolto e omogeneo. Trasferire 1/2 tazza [120 ml] della miscela di cioccolato in una ciotolina. Aggiungere il miso e mescolare fino a quando non sarà completamente liscio, senza grumi. Versare il composto di miso nella ciotola capiente con il composto di cioccolato. Mescolare il latte, lo zucchero, le uova, il tuorlo e il sale fino ad ottenere un composto liscio. Versare il liquido sui cubetti di pane nella teglia. Coprite con pellicola trasparente e lasciate riposare per 1 ora, o preferibilmente tutta la notte, in frigorifero.

 

Quando è pronto per la cottura, preriscalda il forno a 163°C. Ritirare dal forno  la teglia ed eliminare la pellicola trasparente. Cospargere la superficie del pudding con il burro, quindi infornare finché la superficie non sarà croccante e il pudding sarà sodo, per circa 1 ora. Servire caldo o a temperatura 

 ambiente.

 


NOTE


Qui veramente, il gusto fa tutta la differenza. Prima cosa, ma questa la si sa, il sapore del cioccolato è esaltato dall'aggiunta del caffè. È possibile introdurre note più affumicate più profonde a seconda del tipo di cioccolato e caffè utilizzati e della qualità della tostatura tanto del caffè quanto dei chicchi di cioccolato che, in certe tavolette, possono anche essere tostati.

Il miso dona a questo piatto una spinta di note salate e dolci. Non è necessario aggiungere sale, perché il miso contiene sale.

Le amarene ( ma anche i cranberries) danno un gradito tocco di acidità a questo dolce dessert.


Questo pudding ha tutte le mie cose preferite in un piatto. È bello, profumato, cioccolatoso, per me è più buono se mangiato caldo, ma non si rifiuta se ci schiaffate sopra una grande pallina di gelato alla vaniglia o, magari, se volete fare “l’indiano”, un gelato al cardamomo verde. Se trovate poi, nella vostra panetteria locale un challah o una brioche condita con semi di papavero o di sesamo, usatela per questo pudding. Infatti, la consistenza extra croccante dei semi aggiungeranno un crunch sorprendente al budino. Parola di Sharma. Lasciatelo in frigo tutta la notte, in modo che il pane possa davvero assorbire il liquido. Fa tutta la differenza. Magicamente. Non chiedetemi perché. 

 

La ricetta è 

PROMOSSA CON LODE E STANDING OVATION

 

Biagio D'Angelo - Glogg the Blog

sabato 19 novembre 2022

ALMOND APRICOT LOAF PER STARBOOKS REDONE DI NOVEMBRE 2022


 

 

 Riceviamo e volentieri pubblichiamo la ricetta di una lettrice senza blog, Stefania C. che partecipa al Redone del mese.

 

 Mi lancio di nuovo nell'avventura dello STARBOOKS REDONE.

Questa volta con un dolce, la ricetta è tratta dal libro del mese scorso A good day to bake di Benjamina Ebouehi.

Il successo in famiglia è stato totale.

Nelle foto sfoggio orgogliosamente anche il premio vinto un paio di Starbooks Redone fa per cui ringrazio ancora.

Riporto la ricetta seguita fedelmente anche nelle dosi.

 

 

 

ALMOND APRICOT LOAF

 

 Ingredienti per 8 (anche 10-12)

225 g di burro morbido, più quello per lo stampo

150 g di albicocche secche, tagliate in pezzi di un cm

300 g di zucchero extrafine

2 cucchiai di liquore Amaretto, o mezzo cucchiaino di estratto di mandorle

3 uova

200 g di farina per tutti gli usi (la nostra 00 va bene)

40 g di mandorle macinate

2 cucchiaini di baking powder

un quarto di cucchiaino di sale

80 g di yogurt bianco

100g di mandorle intere, tritate grossolanamente

 

Preriscaldare il forno a 180°C , 160°C se ventilato. Imburrare uno stampo rettangolare di 32x13 cm e rivestirlo con carta forno. Mettere le albicocche in una piccola ciotola e ricoprirle con acqua bollente. Lasciare in ammollo per 20 minuti. 

Sbattere il burro, lo zucchero e l'amaretto o l'estratto di mandorle, in una planetaria o con le fruste elettriche, per 4-6 minuti, fino ad ottenere un composto chiaro e spumoso. Assicuratevi di raschiare i lati della ciotola ogni tanto. Aggiungere le uova, una alla volta, sbattendo molto bene dopo ogni aggiunta.

In una ciotola a parte, mescolate insieme la farina, le mandorle tritate, il lievito e il sale. Scolare e asciugare le albicocche ed unitele al composto di farina. Versare metà di questo composto nella miscela di burro e mescolare a bassa velocità fino a quando non sarà ben amalgamato. Incorporare lo yogurt, poi il resto della miscela di farina e le mandorle tritate.

Versare l'impasto nella teglia e cuocere per 50-60 minuti, o fino a quando uno stecchino infilato al centro della torta non esce pulito. Fate raffreddare completamente la torta prima di spolverizzare con zucchero a velo prima di servire. 

 

 

 

NOTE:

-          Il dolce è morbido, profumato, buonissimo. Gustato con il tè è veramente sublime.

 

-          In cottura si è un po’ scurito per colpa mia, avevo letto di fare attenzione ed eventualmente mettere sopra alla teglia un foglio di stagnola ma sono bastati un paio di minuti di distrazione per rendere un po’ scura la parte alta. Ho “rimediato” servendolo capovolto….

 

-          Vista la grande richiesta replicherò forse diminuendo un po’ lo zucchero anche se chi l’ha assaggiato ha asserito “lascia assolutamente tutto uguale”

 

LA RICETTA PER ME E’ 

PROMOSSA

 

Stefania C.

venerdì 18 novembre 2022

POLPETTE DI ZUCCA - LA CUCINA DI VEFA


Per il Cesto di Natale di quest'anno, ho scelto di riproporre un libro bellissimo, La Cucina di Vefa, di Vefa Alexiadou. Questo tomo, di quasi 500 pagine, è stato testato nel 2012, anno di nascita del progetto Starbooks, ed è uno di quelli a cui sono più affezionata. 

Nutro un sentimento di profondo affetto verso il popolo greco, ed amo immensamente la loro terra e la loro cucina... che è molto, molto di più dei piatti a noi più conosciuti e, in questo libro, troverete ricette provenienti da ogni regione della Grecia.

L'autrice, ha raccolto le ricette che trovate in La Cucina di Vefa, durante tutta la sua vita, partendo dall'infanzia. La madre, originaria di Costantinopoli le ha trasmesso l'amore per la cucina, insegnandole anche che, "...l'aspetto dei piatti doveva essere all'altezza del gusto"!

Questo libro, è il più completo sulla cucina ellenica che mi sia mai capitato tra le mani, ed è diventato uno dei miei libri del cuore, uno di quelli che prendo in mano anche solo per sfogliare qualche pagina, e in cui trovo sempre conforto, e qualche ricetta da provare :)

All'inizio dello Starbooks, pubblicavamo le ricette nei nostri blog personali. Qui sotto, trovate i link alle ricette che avevamo provato all'epoca, se avrete voglia di provarle anche voi.


Lo Starbooks di Giugno 2012 
Vefa Alexiadou, "La cucina di Vefa" 

Ale Only Kitchen

Andante con Gusto

Menuturistico

Vissi di cucina



La prima ricetta che vi propongo, proviene dalla sezione Mezedes dell'autunno, ed è a base di zucca. 
La cucina greca è ricca di ricette di polpette, quasi sempre accompagnate da una o più salse. 
Per me sono irresistibili e ne ho provate diverse negli anni, sempre molto, molto apprezzate!
Non mi resta che augurarvi kali orexi!!!

Polpette di zucca

Ingredienti per 20-25 polpette

1 kg di zucca gialla, decorticata e grattugiata
150 g di spinaci (crudi) tritati finemente
3-4 steli di aglio fresco, tritati finemente, o 1 piccolo spicchio d'aglio, tritato finemente
4 cipollotti, tritati finemente
5 cucchiai di aneto fresco, tritato finemente
5 cucchiai di cime di finocchio, tritate finemente
4 cucchiai di menta fresca, tritata finemente
sale e pepe
3 uova leggermente sbattute
250 g di feta sbriciolata o altro formaggio delicato
un pizzico di cumino in polvere (facoltativo)
un pizzico di cannella in polvere (facoltativa)
100 g di pangrattato
farina
olio di oliva, per friggere

Mettere la zucca in uno scolapasta, salare leggermente e lasciar spurgare l'acqua per 1-2 ore. 
Strizzare bene con le mani per eliminare il liquido in eccesso. 
In una ciotola capiente, mescolare spinaci, aglio, cipollotti ed erbe aromatiche. Unire sale e pepe e mischiare delicatamente con le mani.
Unire zucca, uova, formaggio, cannella e cumino (se deciderete di usarli). Per ultimo unire il pangrattato, tanto quanto basta ad ottenere un composto morbido e lavorabile. Riporre in frigorifero per 30 minuti. Formare delle polpette rotonde e piuttosto grandi. Passarle nella farina premendole con il palmo delle mani, per appiattirle (ma non troppo). Le polpette vanno fritte in olio profondo circa 2,5 cm, su fuoco medio, utilizzando una padella dal fondo spesso. Cuocere poche polpette per volta, per 5 minuti circa, o finché non saranno leggermente colorite da entrambi i lati. 
Scolare con una schiumarola per fritti e trasferirle su un piatto coperto con carta assorbente. 
Sono deliziose sia fredde che calde, accompagnate da tzatziki, salsa all'aglio o crema di melanzane.


Note personali

- ricetta semplice, ed anche piuttosto veloce da preparare, se si escludono i tempi di riposo
- avendo in casa una zucca violina già iniziata ho utilizzato quella, che è poco acquosa e molto soda
- il mix di erbe e spezie è in perfetta armonia con gli altri ingredienti. Vi consiglio di mettere i pizzichi di cumino e cannella: non sono invadenti e ci stanno benissimo
- ho dimezzato le dosi ed ho formato delle polpette più piccole, ottenendone 20 circa 
- vi consiglio di non sostituire la feta con altro formaggio, anche se nella ricetta è prevista questa possibilità. Ormai si trova praticamente in ogni supermercato e, senza, la ricetta perderebbe quel gusto caratteristico.

Seguendo la ricetta, otterrete delle deliziose polpette croccanti fuori e morbide dentro. 
Anche da fredde risulteranno ancora morbide. Perderanno la croccantezza esterna, ma saranno comunque buonissime: garantito!!!


La ricetta è semplicemente meravigliosa ed è:


PROMOSSA A PIENI VOTI!!!