martedì 22 aprile 2014

BROKEN PAVLOVA CON YOGURT E MIRTILLI



Nelle veste diRedoner del mese per la seconda volta (con mia grandissima gioia, mista ad un pizzico di ansia da prestazione…com’è giusto che sia!) mi accingo a mettere nuovamente alla prova la vostra pazienza con un’altra delle ricette contenute in Bon Marché e firmate dalla pacatissima dea del focolare nostrana Csaba Dalla Zorza. Non parliamo di una ricetta qualsiasi, però, ma addirittura del dolce preferito (cit. Wikipedia!) della chef più discussa sulle pagine dello Starbooks! E quale dolce pensate possa prediligere una raffinata signora d’altri tempi come lei, se non il dessert più elegante ed etereo in circolazione, ovvero la pavlova?
“Scontato!”, direte voi ma..attenzione, qui non parliamo mica di una pavlova come le altre ma di una “broken” pavlova! Ebbene sì! In soccorso di tutte le goffe pasticcere amatoriali che rovesciano inavvertitamente teglie di meringa riducendola in mille pezzi, la Csaba vi spiega come fare “buon viso a cattivo gioco” senza scalfire la vostra immagine di chef provetta davanti ai vostri ospiti.
Certo, sulla scia dell’Hot-dog fait maison (???) della scorsa settimana, devo confidare che c’è chi, leggendo il titolo nell’indice, ha pensato che la ricetta in questione avrebbe suggerito l’acquisto di meringhe industriali da fare in frantumi al momento di servire il dolce ma invece, fortunatamente, questa volta la nostra paladina di bianco vestita ha deciso di spiegarci effettivamente come preparare delle candide meringhe. Poi, però, le facciamo in frantumi senza pietà e chi s’è visto, s’è visto.
Lasciamo la parola all’autrice (e a qualche primissimo mio commento) e poi vi spiego un po’ cosa ne penso.
Questa ricetta è perfetta quando hai delle meringhe avanzate da un altro dolce. Ti basta avere in casa un po’ di yogurt e qualche frutto di bosco per trasformarli in un dessert che sembra più studiato di quanto non sia in realtà.”
 
Ingredienti per 8 persone:

80 g di albume
80 g di zucchero superfine
80 g di zucchero a velo
2 cucchiai di zucchero di canna
1 rametto di timo fresco (io ho usato timo limone)
1 cestino di mirtilli (non sarebbe meglio indicare i grammi?)
800 g di yogurt greco
1 cucchiaio di zucchero a velo

Accendi il forno a 110° (statico) tenendo fuori una teglia.
Rivestila di carta forno.
Metti il bianco d’uovo in una ciotola e unisci metà dello zucchero fine e metà dello zucchero a velo. Monta con un frullino elettrico, per circa 10 minuti.
Quando i bianchi saranno montati a neve ferma, setaccia lo zucchero fine e lo zucchero a velo rimasti direttamente sopra la ciotola e incorporali a mano, usando una spatola in silicone e procedendo dall’esterno verso l’interno.
Utilizzando due cucchiai, preleva una dose di meringa (a quanto corrisponde “una dose di meringa”, esattamente?) e spostala sulla teglia rivestita di carta da forno, precedentemente preparata. Prosegui così, creando circa 8 mucchietti di meringa che appiattirai leggermente con il dorso del cucchiaio per non avere troppe punte. In alternativa, metti la meringa cruda in una sac à poche con bocchetta stellata (la numero 15, ad esempio) e usala per creare delle meringhe a spirale. Inforna e cuoci per 70-75 minuti circa. Le meringhe devono asciugarsi restando bianche.
Nel frattempo, scalda sul fuoco una pentola con lo zucchero di canna fatto sciogliere in poca acqua (“poca” quanto??), unendo qualche fogliolina di timo fresco. Porta ad ebollizione e cuoci per 5-7 minuti, sino a che otterrai uno sciroppo appena un po’ denso. Buttaci dentro metà dei mirtilli lavati, cuoci per 30 secondi, poi spegni e togli dal fuoco. Lascia raffreddare.
Al momento di servire, rompi le meringhe nel piatto, copri ciascuna con 2 cucchiai di yogurt greco, irrora tutto con i mirtilli al timo e il loro sciroppo, poi cospargi con i mirtilli freschi tenuti da parte e lo zucchero a velo setacciato.
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Partiamo da una premessa: ho deciso di mettermi nei panni di una persona con poca esperienza tra i fornelli e, soprattutto, con poca dimestichezza con le rigide regole della pasticceria, a cui anche montare gli albumi a dovere per preparare una meringa può, giustamente, creare delle difficoltà. Alla luce di ciò posso dirvi che:
-       non sarebbe stato inutile, secondo me, spendere due parole in più sulla lavorazione degli albumi, spiegando innanzitutto che dovrebbero essere usati a temperatura ambiente (particolare non da poco!) e dando qualche indicazione su come verificare di avere ottenuto la giusta consistenza della meringa;
-       con le dosi e le proporzioni tra gli ingredienti indicate, si ottengono delle meringhe molto dolci, al limite dello stucchevole (per avere un metro di paragone, la ricetta classica della mitica Donna Hay prevede 220 gr di zucchero per 150 ml di albume, quindi la ricetta di Csaba usa all’incirca 50 gr di zucchero in più), anche se devo dire che l’acidulo dello yogurt greco e dei mirtilli aiuta molto a smorzare l’effetto;
-       dubbio amletico: quanto pesa un cestino di mirtilli? Quello standard, da supermercato è da 125 g, di solito, e secondo me per 8 mini-pavlove sono un po’ pochini ma, visto che Csaba non dà indicazioni precise, rimango col dubbio che forse i cestini che acquista lei al mercato sotto casa sua, a Parigi, pesino mezzo chilo!; 
il vero problema di questa ricetta, legato al punto di cui sopra, è lo sciroppo di mirtilli: innanzitutto, non viene indicata la quantità precisa di acqua da unire allo zucchero di canna e non si spiega se bisogna mescolare o meno (io sono andata ad occhio e la quantità di sciroppo ottenuto non è stata assolutamente sufficiente per irrorare le 8 pavlove); inoltre, “buttare” i mirtilli per 30 secondi nello sciroppo di acqua e zucchero (sempre senza spiegare se sia necessario mescolare)
   schiacciarli  leggermente per fare uscire un po’ di succo, fissarli sperando che il tutto si tramuti in un delizioso, denso sciroppo scuro,…) è veramente inutile, dato che per sfaldarsi avrebbero bisogno di ben altri tempi. Insomma, non so bene nemmeno io cosa si ottiene seguendo queste istruzioni. Forse un acqua e zucchero con mirtilli mollicci. Boh?!
-      l’idea della pavlova sbriciolata può anche essere carina ( e inutile nel caso in cui, davvero, per un qualsiasi motivo vi si rompano le meringhe o ne abbiate di avanzate) ma perdono di senso i suggerimenti sul fare circa (?) 8 mucchietti, livellarne la superficie per non avere picchi (se tanto poi le rompo, chissenefrega dei picchi!) o usare la sac à poche (anche solo per non dover lavare tutto una volta finito).

Insomma, la pavlova in sé è buona, perché come dicevo lo yogurt greco ed i mirtilli profumati al timo contrastano la dolcezza per me eccesiva della meringa ma data la solita approssimazione e le mancanze nella spiegazione dei vari passaggi (soprattutto in relazione allo sciroppo), per me questa ricetta è

38 commenti:

  1. Crudele... Dopo l'hot dog ikea, la piada di farro comperata, il camembert al forno, l'insalata col caprino, la fetta da toast col buco, le ovoline di mozzarella con l'origano, le verdure da pinzimonio... almeno qui apprezziamo lo sforzo, dai !!! ;-)

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    1. Bè, sì...se paragonata ad altre "ricette" c'è sicuramente uno sforzo in più. Ma l'approssimazione nelle dosi e nelle spiegazioni è una costante!

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  2. io ho come la sensazione che lo starbooks di questo mese stia durando da almeno 2 mesi... aiuto fatemi uscire da 'sta stucchevole gabbia, come la meringa in questione...
    a questo punto mi sembra che il termine "bon marché" sia rivolto alla scarsità di informazioni e consigli... perché quelli, che sia chiaro, costano caro!!!!

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  3. spassosissimo post!!.. povera Csaba.. però ad apparecchiare la tavola è bravina dai..:-)

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  4. contrariamente a quanto leggo, la Pavlova non è una meringa dura, dentro e fuori, ma ben cotta all'esterno e molto cremosoa (chewingosa, diciamo qui) all'interno. La ricetta che propone Csaba sembra più la versione raffinata dell'Eton Mess, che è un mix di meringhe sbriciolate grossolanamente, panna e frutti di bosco, di soliti fragole o lamponi.
    quindi, chi glielo dice, che il suo dolce preferito non è quello che dice che sia? :-)
    Concordo con Sai piperina: quanto mancaaaaaaaa??? :-)

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  5. Perdonate ma, io vivo all'estero e questa Czaba non so chi sia, ma so chi siete voi e mi rammarico che, a sto giro, abbiate assunto un atteggiamento fortemente acido contro questa tizia. Non già contro le sue ricette, ma proprio contro di lei come persona. Mi trovo incredula a leggere affermazioni degne del bullismo del liceo. Che vi ha fatto sta donna?? ... "come si permette di darmi del tu", "ma che dimensione crede che io abbia il forno", "forse i mirtilli a parigi"....Ma perché vi siete trasformate tutte e tutto di un colpo nelle peggiori tricoteuses della bastiglia?? Attente però che arrivare a dire che, la onesta baguette della signora, è una porcata e portare a somma perfezione la preparazione di un cuoco anglofono, vi farebbe attirare le ire di 56 milioni di francesi, quasi come una blogger di Lione osassi dire che la miglior carbonara della storia la fa un cuoco turco!!! .... mah

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    1. Scusami Elisabetta, saresti così gentile da indicarmi esattamente il passaggio in cui ho scritto che la baguette della signora è una porcata?
      Io ho solo detto che non è una vera baguette ma un filone di pane comune.
      Perché vedi, non so tu, ma io se acquisto a 30 euro il libro di una che non perde occasione di dirmi che è diplomata al Cordon Bleu, come minimo mi aspetto la ricetta di una baguette vera.
      Non è che sei tu, che hai deciso di dare una lettura sbagliata alle nostre recensioni?
      Mi piacerebbe davvero interpellarli, i 56 milioni di francesi, su quella ricetta di baguette, e sono certa che le loro ire non si scatenerebbero su di me. ;-)

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    2. io sono francese, da parte di madre, dunque sono mezzosangue, i miei nonni erano panettieri e a ME ha dato fastidio sentire che la vera baguette la fa un anglofono. La ricetta detta tizia era senza infamia e senza lode, il trucco dello "straccio bollente" che è stato bollato come "errore" è invece comunemente usato dalle casalinghe galliche per creare il vapore che i forni casalinghi non hanno. La differenza è che noi ci avvolgiamo il pane e poi ZAC in forno tutto avvoltolato e poi, quando lo chifon è asciutto, ZUT si toglie prima che carbonizzi. Così come mia nonna piemontese avvolgeva il rosmarino nel filo di cotone bianco e guai a usare quello di altri materiali... tradizioni, manie, stupidate ... ma sono parte di noi. Certo non le conosce il guru del pane nato a Cliveland .... :-))

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    3. Non è accanimento personale: è incavolatura a mille.
      Perchè abbiamo speso 30 euro per un libro che, dal punto di vista culinario, rappresenta l'inutilità elevata alla enne. E , a riprova che non ci sia ulla di personale lo stiamo trattando con lo stesso metro che riserviamo a tutti gli altri autori, anglosassoni compresi, col risultato che queste ricette, che spesso sono emerite prese per i fondelli, vengono promosse perchè, in effetti, un hot dog fatto in casa limitandosi ad aprire un panino ed infilarci dentro un wursteln riesce, senza ombra di dubbio. Mentre il libro, per quanto mi riguarda, prenderà dritto la strada della spazzatura, destinazione riciclo, tanto per dargli un'utilità che non avrebbe nè in casa mia nè in quella delle persone che conosco.
      Noi usiamo un metro "onesto" per giudicare un libro che "onesto" non è: che parla di burro fresco, quando il fresco è quello del frigo; di fatto in casa quando la casa è solo il luogo dove si assemblano ingredienti comprati già pronti, fuori; di pavlove, quando sono cestini di meringa (e vallo a dire a un neozelandese, che è la stessa cosa);il tutto con la pretesa di insegnarti a vivere.
      Se fosse dipeso da me, se lo starbook non fosse una squadra e non ci fosse stata una programmazione da rispettare, con ricette e post già pronti da pubblicare, avrei interrotto le trasmissioni: questo libro non fa per noi. Non è nelle nostre corde, esula completamente dai nostri parametri. Ma sarebbe stata una decisione irrispettosa delle altre amiche coinvolte: così, si affronta questa noia mortale, con un senso di frustrazione pesante, quello che deriva dal rapportarsi con altrettanto rispetto nei confronti di un libro che ci sta prendendo in giro. Per inciso, l'autrice è itaianissima, per cui i 56 milioni di francesi possono dormire tranquilli: ma credo che se non facciamo le stesse pulci agli altri libri sia solo perchè questi ultimi si meritano uno sguardo più indulgente, per il rispetto che trapela dall'aver scelto ricette originali, complesse e strutturate, in un rapporto qualità/quantità/ prezzo assolutamente più vantaggioso. Ma in linea di principio, in una ricetta le dosi devono sempre essere indicate, così come è auspicabile che si indichino anche le misure delle teglie previste e così via.
      In ogni caso, sono la prima a riconoscere che abbiamo sbagliato del tutto l'impostazione di questo SB: mi spiace che alla fine emerga quello che non è, vale a dire un atteggiamento acido. come ti dicevo, siamo solo brutalmente incavolate, perchè riteniamo di essere state vittime di una clamorosa presa in giro, da parte di un'autrice che si presenta come chef diplomata al cordon bleu e che quindi ha generato in noi aspettative adeguate al titolo che ha, confermate anche da un prezzo "importante", che di solito riserviamo per quei classici per i quali vale la pena di investire qualcosa in più:non per un testo che si è rivelato assolutamente insulso e per nulla conforme al target degli autori e dei lettori di questo blog.
      tutto qui :-)

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    4. The people of Cleveland, Ohio are very, very upset now...

      Ann :)

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    5. .....ma alla fine ... chi è questa Czasa?? ...no perché io vivo "altrove" e dunque l'ho conosciuta grazie a voi e ho sbirciato il suo blog... ma - VERAMENTE - non capisco perché la aggredite personalmente. Il libro di Cracco è stato da voi fatto a fettine con una grazia sublime. Una di voi, presumo siciliana, gli ha sbriciolato i suoi arancini alla milanese con una perfidia deliziosa, ma non si è sognata di dirgli: "sporco milanese come ti permetti di darmi del tu, schifoso pallone gonfiato vergognati di esistere" .... Io non conoscendo questa tizia mi ci sono immedesimata quando, alle medie, venivo derisa perché dicevo che "tornavo a sinistra" (invece di girare) o perché dicevo che avevo "una dischetta" per il computer....Mi va benissimo che sia una porcheria il libro, che affermiate che la "porcheria" è chi lo ha scritto .... mi turba. Non capisco questo astio personale così generalizzato.

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    6. scusami, non voglio rispondere per le starbookers, ma mi chiedo se ti sfugga l'ironia di questa ultima osservazione. A me, per inciso, non sembra che ci siano stati attacchi personali contro l'autrice del libro.
      Detto questo, io sono Americana, e avrei potuto offendermi quando ho letto che chi e' anglofono (di Cleveland in particolare), per definizione, non sarebbe in grado di fare il pane come lo fanno i Francesi.
      La maggiorparte dei nostri fornai famosi ha in realta' studiato l'arte della panificazione in Francia. Hamelmann ha avuto solo lodi dal Maestro Raymond Calvel. La baguette di un fornaio capace e' una baguette come si deve, che il fornaio parli Inglese non dovrebbe entrare nell'equazione.

      Per il resto la mia totale simpatia alle Starbookers tutte per l'ennui che devono sopportare ancora per un po' fino alla fine di questa recensione.
      Ann

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    7. perdonami,elisabetta: dove abbiamo scritto " sporca xxx come ti permetti di darmi del tu?" o "schifosa pallone gonfiata, vergognati di esistere?". E soprattutto: dov'è che abbiamo trasferito il giudizio negativo del libro sulla persona
      Ti risparmio la fatica di cercarle, perchè non le troverai: siamo persone estremamente corrette, sappiamo bee come destreggiarci su un terreno che sa essere impervio come lo Sb e quel che più conta, mai nella vita ci sogneremmo di rivolgerci con queste parole a nessuno, neppure al nostro peggior nemico, figuriamoci ad un'autrice che ha il solo demerito di aver scritto un libro che non corrisponde ai nostri parametri di giudizio. Per cui, o sostieni le tue argomentazioni in modo corretto, come hai fatto disquisendo di baguettes con Mapi, senza inventarti di sana pianta accuse calunniose, oppure ritratti- e la chiudiamo qui.

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    8. Io ho scritto che NON avete detto queste cose a Cracco (che forse le meritava da come lo avete recensito: invece no! a lui avete contestato il merito a questa signora avete contestato il suo modo di essere, di descrivere, di porsi ... non è la stessa cosa) ! Non ho mai percepito, in nessuna altra vostra recensione, questo sottofondo di rabbia Io ribadisco che ho percepito un astio acido che non è consueto alle vostre recensioni. Io ho detto che avete giudicato il suo modo di essere personaggio borghese trine e pizze con affermazioni che non sono le vostre. Vi è antipatica perché è snob? Vi è antipatica perché scimmiotta la Charlotte di Sex and the City? ... non lo so! so che non vi riconosco e non mi siete piaciute in questo turno, anche se non avete usato il turpiloquio non significa che non avete, a mio parere ovviamente, travalicato i vostri consueti e corretti confini. Avete strapazzato la tizia persiana ma non vi siete sognate di farlo su cose come la dimensione dei cestini di mirtilli (che, come le dozzina per le uova, è un calibro europeo di 125 grammi: uguale anche "a Parigi") o la dimensione del forno di 60 cm che era pleonastica (salvo poi dire che non da le dimensione delle teglie). Io ribadisco - e la chiudiamo qui - che ho trovato il vostro stile (e ovviamente quello dei commenti che seguono a prescindere che chi li scrive siate voi o le vostre lettrici) inutilmente aggressivi alla persona piuttosto che alla sua opera letteraria. Avete sonoramente bocciato libri su libri e mai ho percepito nulla del genere. Ovviamente non avete chiamato letteralmente "schifosa chic" la signora: ma ci mancherebbe, ma da qui a dire che avete giudicato questo libro con la stessa ironia, intelligenza e leggerezza degli altri .... beh: io non sono d'accordo. Forse mi sbaglio o forse esagero. Ma la penso così. Aspetto le prossime recensioni con ansia perché io NON so cucinare e li limito a godere molto nel veder duellare chi lo sa fare! con rinnovata stima Elisabetta

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    9. Elisabetta, il tizio anglofono è stato allievo di Raymond Calvel, il padre dell'autolisi.
      Ti senti più sollevata, adesso?

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    10. Ah, tanto per chiarire, la siciliana che ha sbriciolato gli arancini in faccia a Cracco sono sempre io... :-)

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  6. Bravissima Mariangela, mi è piaciuta la tua disamina.
    La ricetta è infatti ottima per riciclare delle meringhe meno che perfette, ma non ha molto senso farle bene per poi romperle: sarebbe stato molto meglio se la nostra ci avesse dato le istruzioni per fare bene le meringhe da pavlova, con l'incavo al centro, e poi ci avesse detto che se qualcuna fosse venuta male avremmo potuto riciclarla così.
    Tutti sanno che la Pasticceria, quella con la P maiuscola, si misura con rigorosa precisione in grammi, e cotanta approssimazione nella preparazione di uno sciroppo (non dico di indicarci i gradi Baumé, ma almeno le proporzioni tra acqua e zucchero, sì, anche perché i tempi di cottura dipendono proprio da quelle!) non è degna di una Cuoca diplomata al Cordon Bleu (scuola di cucina per cui la mia stima sta scendendo vertiginosamente, vista la preparazione dei suoi allievi).
    Un'idea carina per riciclare meringhe rotte insomma, ma niente di più...
    Un bacione.

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    1. Grazie Mapi! Sui dolci non si transige. Un minimo di precisione nelle dosi è proprio necessario. Punto. =)

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  7. ma mariangela, non lo sapevi che ora le pavlove si mangiano "broken"?? fa moooolto più chic!
    scherzo ovviamente, sinceramente neanche io capisco questa scelta...
    lo zucchero secondo me può anche andare bene, ma solitamente per far "tenere" di più le chiare montate si aggiunge un poco di limone o aceto. e certo che quella salsa un granché non potrà venire... peccato, perché l'idea del timo mi piace molto. vabbè, aspettiamo la prossima!

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    1. La prossimaaaaa???? Continuiamo così, facciamoci del male!!!! ;-)

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    2. Mi sono sentita molto "chic", in effetti, nel distruggere le mie pavlove..che non erano poi nemmeno così bruttine! =) Anch'io, di solito, aggiungo un pochino di aceto e pure di estratto di vaniglia, in realtà alle meringhe....questa versione rimane molto basic! Il timo, concordo, è un tocco piacevole, invece.

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  8. Complimenti Mariangela, trovo che tu abbia fatto delle considerazioni perfette. Non dire nulla sugli albumi, fondamentali per la preparazione di qualsiasi meringa, e descrivere in maniera così approssimativa come ottenere lo sciroppo ai mirtilli, in una ricetta che praticamente dovrebbe spiegare solo queste due cose... insomma, trovo che la bocciatura fosse inevitabile :)

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    1. Grazie Mari! Insomma, come ho detto il dolce in sé viene ed è anche buonino. Ma visto che lo sciroppo è parte fondamentale, secondo me, non ho potuto fare a meno di bocciare!

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  9. Ciao Mariangela!
    Anche a me ha lasciato subito dubbiosa questa cosa delle meringhe fatte per poi essere sbriciolate, tutto sommato una pavlova normale ci stava più che bene su questo libro.
    Lo sciroppo è spiegato un po' alla "carlona", se una non sa metterci una pezza è dura farlo riuscire bene....
    se non altro alla fine un dessert in qualche modo viene fuori ma forse non è sufficiente....

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    1. Già Fede, hai ragionissima! Qualcuno con poca dimestichezza con preparazione di sciroppi (e non che io sia un genio in materia!) si troverebbe davvero in difficoltà!

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  10. Diciamo che è un po' una Pavlova sui generis, infatti non mi pare che questa si riesca a tagliare a fette perfette, croccanti fuori e morbide, quasi...marhsmallowse :D dentro. Ma tant'è...grazie del tuo contributo minuzioso, Mariangela!

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    1. Assolutamente niente fette! =) Niente a che vedere con la pavlova di Donna Hay vista una volta in tv...quella sì che era perfetta! Questa è una variazione sul tema o un suggerimento di utilizzo delle meringhe, più che altro.

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  11. Non ho mai fatto la pavlova perché sono convinta che sia un dolce molto difficile e infingardo :-) la csaba afferma che se lei fosse un dolce sarebbe proprio una pavlova....e quindi mi vine da pensare che lo conosca bene...io infatti sarei una semplice e confortante crostata molto più facile da, ehm, gestire....:-)

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    1. In effetti, quando comincio a sentir parlare di meringhe, mi sale sempre un po' d'ansia da prestazione, benché mi piacciano molto...quindi, lunga vita alle crostate! =)

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  12. Mariangela, questa versione che l'autrice propone per la Pavlova è un po' rivisitata... Una cuoca alle prime armi, avrebbe avuto più di una difficoltà nel realizzarla, senza le tue preziose considerazioni ;)
    Grazie per il tuo prezioso contributo :))

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  13. Quando ho visto Csaba in tv la prima volta non mi è dispiaciuta, quell'atmosfera così ricercata ma allo stesso tempo così naturale mi incuriosiva. Quando l'ho vista una seconda volta si è messa a preparare i macaron, dicendo non so quante volte che era semplicissimo, semplicissimo! Alla fine ha sfornato degli orribili macaron tutti crepati, inguardabili! Ma non per lei, orgogliosa di aver scelto la perfetta gradazione di colore coordinata con la tavola...
    Detto questo, non mi stupisce affatto che questa ricetta sia ben lontana da quella di una vera pavlova... Che poi, se sai fare delle belle meringhe, non vedo proprio perché le dovresti distruggere...
    Grazie per questo post e per le tue note dettagliate! E questo mese sono contenta di non essere tra le Redoner ;-)

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  15. Oddio mi si son rotte le meringhe...per davvero!!!
    Ma ecco come ho risolto...Kiss
    http://wp.me/p3vfPg-l8

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  16. Stavolta le ho frantumate di proposito!!!! Ciao ;-)
    http://giocasorridimangia.wordpress.com/2014/09/19/broken-pavlova-allo-yogurt-e-mirtilli/

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