image from here |
di Simonetta Nepi- Glu. Fri.
Secondo la
Treccani si definisce Stile:
b. Signorilità
di modi, discrezione e correttezza nel comportarsi, sobrietà nel
vestire: si
usa dire che gli Inglesi hanno s.; quella
signora ha s., un
suo s., uno
s. assolutamente personale; è
una questione di stile; è
una caduta di s.,
di comportamento sgradevole e sgarbato; ciò
che li persuadeva ... all’indulgenza nei riguardi di Fadigati ...
era appunto il suo s., intendendo
per s. in primo luogo una cosa: la sua riservatezza, il
palese impegno che aveva sempre messo ... nel non dare
scandalo (Bassani); lo
stile è l’uomo (fr. le
style c’est l’homme,
propriam. le
style est l’homme même,
frase pronunciata da G.-L. Buffon all’Accademia di Francia nel
1752), espressione spesso usata per significare che dai più piccoli
particolari è possibile giudicare il carattere di una persona nel
suo complesso.
E Classe:
Dal
senso generico di categoria hanno origine le locuz.: di
classe, di
gran c.,
di ottima qualità, di gran pregio: un
pittore, un
avvocato, un
corridore di c., una
donna di c., un
abito di c., un
liquore di gran c.
(con sign. sim., ma spesso ironico, di
prima c.: un
chirurgo di prima c.;
anche con senso peggiorativo: un
mascalzone di prima c.); fuori
classe,
eccellente, straordinario: v. fuoriclasse.
Stile
e classe,
queste sono le cifre di Csaba dalla Zorza, che con mia grande,
immensa sorpresa riscuote un grande successo proponendosi come
perfetta padrona di casa stile anni ’50. Con il suo nome esotico e
aristocratico e i conclamati diplomi veicola attraverso il cibo uno
stile di vita (o meglio un life style perché siamo nel 2014 e non
nel 1954 e l’anglofonia si impone).
Csaba
sfodera ninnoli d’argento, rose a colazione, champagne nei pic nic,
sussurri e mani perfettamente pulite mentre si impasta. Ha una
camicia bianca impeccabile, come Martha Stewart, ma quella di Martha
non ha l’implacabile sparato apprettato e inamidato ma una
pragmatica morbidezza di una donna che lavora e che non si preocupa
dello stile ma dell’efficienza domestica in cui ingloba anche un
modello estetico che, alla fine, la trasforma in una persona di
classe.
Csaba
fa sognare, fa sognare come un romanzo rosa, fa sognare di avere
un’aristocrazia che l’Italia non ha mai avuto, capace di far
filtrare un certo stile di vita verso tutti i ceti sociali, come in
Francia o in Gran Bretagna dove persino i punk sono diventati icona
modaiola e la Regina si lancia con il paracadute con quel gran fusto
di 007.
Csaba
fa sognare giovani donne che forse hanno dimenticato che di maestre
di classe e stile in Italia ne abbiamo avute varie, che hanno aiutato
a fomentare l’evoluzione delle donne da un punto di vista molto
particolare, che poteva sembrare antiquato e retrogrado, ossia il
galateo, le cosiddette buone maniere, ma che sotto sotto nascondeva
un messaggio di autostima.
irene brin- brunella gasperini |
Cito
tra tutte Brunella Gasperini che nel 1975, in piena era femminista
scrive un Galateo che come dice lei è:
“Più
che un libro di galateo, questo si può dire un libro di
controgalateo…. il nuovo galateo vuol dire sovvertimento,
distruzione, linciaggio del vecchio galateo? Ma no... vuol dire se
mai revisione, aggiornamento, discussione, demistificazione... Vuol
dire cercare di sostituire buonsenso, spontaneità, elasticità,
umorismo a quelle rigide e ormai logore sovrastrutture convenzionali
che intralciano, invece di agevolarli, i rapporti umani...».
Oltre
a Brunella, che vi invito a scoprire e leggere per l’ironia,
l’umore e il buon senso femminile, una grande signora dell’eleganza
e dello stile è stata Colette
Rosselli, alias Donna Letizia, la
quale, più di Brunella, si occupa di cibo e galateo a tavola.
Colette
Cacciapuoti Rosselli ha scritto nel 1960 un libro che forse si trova
ancora in tantissime case italiane: è “Il
saper vivere”
di Donna
Letizia
(Arnoldo Mondadori Editore), di cui disegna anche le illustrazioni.
L’autrice
nasce in seno a una famiglia borghese e benestante a Losanna nel 1911
da padre napoletano e calvinista (!) e madre inglese (!) e cresce a
Firenze. Laureata in Letteratura a Losanna, si sposa con Raffaello
Rosselli, cugino dei perseguitati Carlo e Nello, dal quale si separa
nel 1940.
Negli
anni ’40 pubblica libri illustrati per bambini: Il primo libro e Il
secondo libro di Susanna, Collolungo, Questa è Margherita e Il
Cavaliere Dodipetto. Illustra inoltre alcune edizioni dei primi anni
cinquanta di libri di fiabe e narrativa. Nel 1951 disegna le
illustrazioni del Il diario della signorina Snob di Franca Valeri,
altro grande mito dall’ironia intelligente e graffiante.
Nello
stesso periodo collabora come illustratrice con prestigiosi
quotidiani e riviste internazionali come Vogue, Harper's Bazaar e il
New Yorker.
Gli
anni ’50 irrompono con un boom economico in cui si dà un violento
scossone alle strutture sociali e si affaccia una classe media che
passa, come dice Colette, dal “colletto
di lapin alla mantellina di visone”,
dalla bicicletta alla motorizzazione di massa e sorgono i dubbi
legati al nuovo status: che fare per “essere all’altezza” in
ogni circostanza ? Sono quesiti non solo legati all’etichetta, ma
spesso veri e propi dubbi esistenziali, incertezze sui modelli di
comportamtento.
I
giornali soddisfano le inquietudini dei lettori publicando rubriche
di Galateo.
Racconta
Colette in un’intervista del 1984: «In
quel periodo sulla Settimana Incom Irene Brin teneva una rubrica di
bon ton molto sofisticata, dai timbri letterari, estremamente
raffinati, un po' proustiani, firmata Contessa Clara. Arnoldo
Mondadori mi propose di scrivere qualcosa del genere, ma in cui si
insegnassero veramente le buone maniere. Era l' epoca dei noms de
plume blasonati e raggelanti, provinciali e tutti fasulli, Duchessa
di Bedford, Lady Troubridge. Mondadori voleva darmi un nome del tipo
marchesa non so come; io dissi che di titoli nobiliari non volevo
saperne»
e così nacque Donna Letizia.
Donna
Letizia dal 1953 nella rivista Grazia e dal 1978 nella rivista Gente,
con la rubrica La Posta
del cuore risolve
come apparecchiare per il tè, come rivolgersi a un arcivescovo o a un
principe ereditario, come utilizzare le forchette da ostriche, come
evitare gaffe, come essere elegante in ogni circostanza e suggerisce
anche il tipo di vacanza da fare per trovare un buon partito alla
figlia (con mooolta ironia), e che fare (o non fare) per gestire la
suocera impicciona.
E
anche lei fa sognare, le padrone di casa sognano di ricevere
ambasciatori, apparecchiano con gran dispendio di piatti e posate e
tutti si sentono un po’ più vicini al mondo del conte Max.
image from here |
Le
lettere arrivano a centinaia da uomini e donne, le risposte sono
ironicamente serie, scritte con un italiano di una leggera eleganza,
a volte sono pungenti a volte benevole, sempre con molto ritmo: «Per
tutti ho cercato di trovare la parola giusta, e a molti piaceva
proprio quel mio cocktail di humour e serietà, quella mia ironia
talvolta pungente ma molto più spesso benevola, di fioretto e mai di
spada, così diversa dall'amaro sarcasmo degli italiani».
Come
questa perla: “ Cara
Donna Letizia, cosa ne pensa di un marito che propone alla moglie di
invitare nel letto coniugale un’amica da poco abbandonata dal
fidanzato, sostenendo che con questa iniziativa ognuno darebbe il
meglio di sé: prova di amicizia da parte della moglie, larghezza di
vedute da parte del marito, gratitudine da parte dell’amica”.
Risposta:
“Presto
un fazzoletto: tante eccelse virtù commuovono”
Ha
insegnato a «non arricciare il mignolo a coda di volpino», ad
aborrire stuzzicadenti e calzini corti e citava Montesquieu, Kipling,
il barone de Rothschild e Edoardo VII.
Ad
esempio insegna come mangiare il paté (un piatto a caso eh…): “
Solo
il patè in crosta si può mangiare con coltello e forchetta. Tutti
gli altri patè, da quello di fegato a quello di campagna, non
richiedono l'uso del coltello. Il patè di fegato va servito insieme
al pane tostato”
Ha
tanti consigli anche per gli uomini e per le donne che devono essere
sempre vigili:
“Molti
uomini considerano le buone maniere come un soprabito da indossare al
momento di uscire di casa e da appendere all'attaccapanni appena
rientrati. Ecco il cav. Rossi, per esempio: amabilissimo in società,
servizievole in ufficio, brillante al Circolo e al caffè. Tra le
pareti domestiche, musone, taciturno, iracondo. Maleducato, insomma.
Colpa in gran parte sua, ma colpa anche della signora Rossi
(consorte) che fin dall'inizio non ha saputo farsi rispettare e colpa
soprattutto della signora Rossi (madre) che quand'era bambino gli ha
lesinato scapaccioni e buone norme di educazione: beneducati non si
nasce, si diventa”
Colette
aveva definito alcune tipologie femminili come la “signora
Casachiesa” e la “signora Semprelesta” o la micidiale ”Signora
che vuole arrivare”: dice“A
me piace l’umorismo, mi piace sorridere anche di me stessa, e trovo
che sia un esercizio utilissimo considerare lucidamente i propri
errori, non per moralismo, ma perché è l’unico modo per non
invecchiare nell’amarezza, nell’acidità, inveendo contro il
nostro prossimo o il nostro destino”.
image from here |
Insegnava
il bon ton perché era interiorizzato nella sua forma di essere, ma
sicuramente non era un personaggio conformista: era una donna
indipendente, che si è ribellata alle condizioni economiche precarie
della Mondadori e non ha più pubblicato illustrazioni se non per i
suoi libri, si è separata negli anni ’40, ed è stata madre
separata in epoca anteguerra. E’ stata la compagna di Indro
Montanelli che ha sposato dopo 25 anni di relazione nel 1974 e
comunque hanno vissuto entrambi affettuosamente in case e città
diverse: dichiara “Siamo
due scapoli che si rinfacciano d'avere perso la “vera” (mai
portata da entrambi), due solitari (io per consuetudine, lui per
natura) legati da un'autentica stima e da un interesse, non partecipe
l'uno per l'altro. Io non partecipo al suo interesse per la politica
o il calcio, lui non partecipa a certe mie scelte di letture o di
immagini. I nostri incontri sono come viaggi all'estero che, ogni
tanto, è bello fare».
E’
morta nel marzo del 1996, non prima di aver fatto promettere a Indro
di procurarle una dolce morte nel caso fosse rimasta in stato
vegetativo, confermando il suo carettere indipendente e
anticonformista, e alla fine è morta di ictus e Indro non ha avuto
bisogno di soddisfare il suo Desiderio.
Rileggere
oggi il libro Saper vivere, che si trova facilmente in un’edizione
della BUR del 2007 (!), è fare un viaggio verso un’Italia
ingenua, remota e nostalgica, molto datata in alcuni aspetti,
soprattutto per quanto riguarda la relazioni tra sessi, e
decisamente assolutamente lontana quando si parla di cappellini e
guanti.
Ma
resta l’eleganza, lo stile, lo sguardo ironico e distante che vede
il tutto attraverso la ricerca di una convivenza sociale piacevole,
rispettosa e autorispettosa: “
In
trent' anni mi sono passati davanti agli occhi vari periodi storici….
Sì, tutto è cambiato. Tranne una cosa: la solitudine di fondo,
l'ansia, l'angoscia, il senso di incertezza, la paura di sbagliare”.
Colette
fa sparire nel 1984 Donna Letizia, la fa uscire di scena come
consigliava lei “cinque
minuti prima che sia troppo tardi”,
e dichiara “Donna
Letizia è morta e sepolta”.
Donna
Letizia abbandona il campo in quegli anni ’80 in cui l’estetica
dei nuovi ricchi , la grossolanità e l’ostentazione soppiantano
l’eleganza e l’ironia, quando lo stile di vita un po’
conservatore, ma elegante e discreto sparisce e la vecchia e
consolidata borghesia ormai ha perso se stessa, si è arresa e si è
adattata ai nuovi modelli consumistici e morali.
Colette
ha fatto sparire Donna Letizia, ma le paure e i dubbi che lei citava
esistono ancora, da Monsignor della Casa in poi ogni generazione
cerca di adattarsi e conformarsi allo stile delle classi più agiate
o più in vista, di imitarlo, di sognarlo.
Ogni
epoca ha la sua Donna Letizia, a noi tocca Csaba…
Fonti
Colette
Rosselli, Saper vivere di Donna Letiza, BUR
Il
grande libro della casa, a cura di Donna Letizia, Mondadori
Archivio
storico del Corriere della Sera
Rai
storia
La
Repubblica- ricerca
Il
Giornale (archivio)
Gran bel articolo! E' scontanto dirlo, ma la classe non è acqua
RispondiEliminaBellissimo articolo, grazie Simonetta!!!
RispondiEliminaBell'articolo non conoscevo ince una donna anche da non dimenticare sia come prima donna in italia ad avere avuto la laurea in medicina e la sua cucina e aiuti medici con due differenti pseudonomi quali Dott. Amal e Petronilla. Mi è venuto in mente perchè giorni fa sul giornale locale leggevo di un incontro sulla gastromia e non solo avrebbero parlato di Amalia Moretti Foggia (della Rovere) pesno vissuta prima di Colette, in quanto Petronilla/Dr. Amal e morta nel 1947. Due figure bellissime grazie questa proprio me l'ha annoto. Un abbracciocara Simonetta e buona giornata.
RispondiEliminane parleremo, di Petronilla- e assieme a lei parleremo anche di donne altrettanto in gamba ma non così note, che attraverso la gastronomia diedero voce ad un'Italia meno rappresentata, quale era appunto quella delle donne di quegli anni. Grazie per averla ricordata!
EliminaStay tuned......ne abbiamo di fantastiche signore da raccontare!
Eliminabrava simonetta, grazie infinite!
RispondiEliminache bella la foto con montanelli :)
donna letizia è sempre stata il mio mito ... mi trovo molto vicina a tante sue idee anticonfermiste ancor oggi! bellissimo e interessantissimo post! complimenti Simo!
RispondiEliminaUn post splendido, che si legge come un bicchiere di acqua fresca, divertente e pieno di notizie che non conoscevo. E mi ha provocato un po' di nostalgia, lo confesso.
RispondiEliminaGrazie cara Simonetta. Pat
Grazie a voi...e grazie a chi ha stoicamente provato le ricette, in particolare l'hot dog fait maison...........;-)
RispondiEliminaTrovo sempre molto interessanti questi articoli un po' "retro'"...non conoscevo la vera storia di Donna Letizia, anche se avevo letto qualcuna delle sue "vecchie risposte", ancora prima di scoprire Csaba, che seguo non tanto perché' sogno di essere come lei (e non per questo mi ritengo "mediocre" o del tutto incapace in cucina...alcune nozioni -tipo il non bucare la carne o non lavare i funghi per fortuna le ho apprese da donne ben più' esperte di cucina) ma forse per quei pizzi e merletti che ricordano tanto le nonne...certo che invece sogno un bel viaggetto nella Ville Lumiere (ehm non riesco a mettere l'accento!!!). .lo stile e' innato e non basta sfoderare marchi e champagne per essere signori...e come diceva il grande Totò, "Signori si nasce...ed io lo nacqui, modestamente!!!"""!!! Per il libro, mi farò ispirare dalle ricette e poi...farò a modo mio!!! Grazie per le vostre ricerche storiche ed il vostro impegno, ciao ciao Luisa
RispondiEliminaLettura piacevolissima, grazie Simonetta
RispondiEliminaBellissimo post, Simonetta! l'ho letto con molto piacere scoprendo cose che non conoscevo, e rimanendo con la convinzione che noi Csaba non ce la meritiamo proprio, ed è di una inutilità estrema. Bacioni!
RispondiEliminaSimonetta, i tuoi articoli sono deliziosi, coinvolgenti ed istruttivi: grazie!
RispondiEliminaMi sarebbe piaciuto conoscere una Donna come Colette Rosselli, con il suo carisma e la sua classe, avrebbe potuto insegnare molto anche ai nostri giorni...
Io nel frattempo stasera mi sono beccata nel programma Best Bakery su Real Time una pasticcera che si è diplomata alla Scuola di Cucina del Cordon Bleu, sembrava la gemella della Csaba...sia come look che come modi, ma cos'è le sfornano tutte così in quella scuola??? La "sciura" Letizia mi sembra già più interessante come personaggio, ma ammetto che prima di oggi non la conoscevo e quindi mi limito ad inchinarmi per l'articolo ben scritto. Voilà!!!
RispondiEliminaPs: vendo burriera in argento comprata da poche settimane ma mai usata perché le ricette non sono state all'altezza... Csaba, si fa per scherzare!!!
grazie
RispondiEliminabellissimo articolo!
RispondiElimina