Alice Zaslavsky è scrittrice adorata qui allo Starbooks e, se avete seguito con attenzione la disamina delle sue ricette in queste settimane, credo ve ne siate tutti accorti. Una sfilza di promozioni, molte delle quali entusiaste, che la confermano come una delle voci piú fresche e creative del panorama degli autori contemporanei. A ció si aggiungono la vena di allegria che palpita nelle sue ricette e la gioiosa spontaneitá della sua cucina, lontana anni luce dalle guru ispirate e grinzose che, mentre predicano l'immortalitá a tavola, ci fanno invocare la morte, qui e ora, di fronte alle loro proposte gastronomiche, beveroni verde-Hulk inclusi.
La caratteristica che maggiormente avevamo apprezzato nel suo primo libro era stato proprio quel perfetto equilibrio fra lo spessore dei suoi contenuti e la levitá del suo approccio, tradotto anche graficamente in un'opera che metteva allegria sin dalle prime pagine. Perché Alice tutto è fuorché una sprovveduta: certo, in un mondo dove tutti pontificano non tirarsela puó essere un rischio, ma la sua competenza è solida ed è proprio quella che dá profonditá alla leggerezza e crea quel dialogo tutto speciale con i lettori, consapevoli di essere in buone mani, da un lato, ma a proprio agio con qualsiasi preparazione, come se tra lei e loro non ci fossero distanze.
Sará stato per questo, allora, che il suo secondo libro ha immediatamente inaugurato un cambio di rotta, nel leggero disappunto di chi, come noi, aspettava una seconda puntata su quelle verdure riscattate dagli abusi di questi ultimi anni grazie ad un approccio fresco e originale. Il tema, questa volta, era un altro, sicuramente sintonizzato sulle corde dell'autrice ma decisamente piú vasto e piú ambizioso: un ricettario che avesse come ispirazione quella gioia del cucinare perduta nei meandri del salutismo, dell'ecologismo, del gastrofighettismo a cui ci siamo dovuti arrendere, in questi ultimi anni.
Idea bellissima in teoria, molto insidiosa nella pratica e spiace dire che non tutto è andato secondo i piani. Perché, accanto ad alcune ricette portentose, destinate a diventare dei classici nelle nostre cucine, abbiamo registrato troppe imprecisioni e qualche errore oggettivamente non giustificabile (le cotture del riso, l'approccio ai lievitati) che ci ha fatto fare un passo indietro sulla strada dell'entusiasmo.
Sia chiaro: i libri brutti sono tutt'altra cosa. Ma qui siamo allo Starbooks, vale a dire dalla parte di chi cerca libri di cucina di cui fidarsi, nella convinzione che basti seguire le ricette alla lettera per ottenere i risultati promessi. É uno sporco lavoro, ma qualcuno deve pur farlo, insomma, anche quando si preferirebbe liquidare la faccenda con qualche formuletta salva-amici, salva-reputazione, salva-followers.
E dunque, è un ni: l'idea di partenza non era male anche perché, come detto sopra, le carte in regola per ambire a diventare una sorta di Nigella Lawson dell'altra parte del mondo ci sono tutte. Stessa attitudine nei confronti del cibo, stessa visione a 360 gradi (ogni ricetta rimanda a un'altra, in qualche altro angolo di mondo), una buona capacitá di scrittura (la stessa no, sorry: Nigella é ineguagliabile).
A mancare, forse, è l'esperienza (e questo lo dico fra parentesi, come esercizio di dietrologia: ma se gli editori dessero ai loro autori il tempo di maturare, probabilmente avremmo meno libri in commercio, ma di qualitá sicuramente migliore). Quell'esperienza che fa rima con pazienza, che ti impone di pesare tutti gli ingredienti, di controllare al nano secondo i tempi di cottura, di misurare le teglie, di non saltare i passaggi, di cimentarsi con piatti che si conoscono bene (la carta da forno nella teglia della focaccia, Alice, con tutto il rispetto, non si puó sentire) e tante piccole imprecisioni che all'occhio di un lettore esperto possono anche passare per peccati veniali, ma che possono determinare dei veri e propri insuccessi per il pubblico a cui la Zaslavsky espressamente si rivolge, cioé chi si tiene lontano dalla cucina perché ne teme le insidie e ne ha paura.
Ció detto, Alice Zaslavsky resta ancora nel novero degli autori che amiamo e non sará questo passo falso a farci cambiare il giudizio su di lei. Sará il prossimo libro, il luogo di un "Tiriamo le somme" piú articolato e definitivo, quello in cui capiremo se il suo potenziale si è finalmente espresso come supponiamo che debba fare o se, invece, dovremo rimpiangere la solitudine di In Praise of Veg (che resta uno dei libri piú belli mai passati allo Starbooks).
Ma se l'appuntamento con Alice è spostato a data da destinarsi, quello con voi è invece programmato a breve, al secondo lunedí di giugno, il mese in cui per tradizione ci salutiamo, prima della pausa estiva. Lo faremo con un ultimo libro, attesissimo e famosissimo, che non vediamo l'ora di mettere alla prova.
Ci vediamo fra due settimane!
Alessandra
Sintesi perfetta. Ancora una volta, grazie Ale!!!
RispondiEliminagrazie a te. Le tue disamine sono sempre la mia fonte principale di ispirazione
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RispondiEliminaDevo dire che indubbiamente ci sta, il libro è buono ma non eccellente, ho capito.
E' questo il valore dello Starbooks, e per questo che vi adoro!!! Grazie Alessandra!
Grazie, AntoN, hai centrato il punto. Alcune ricette sono eccezionali, ma visto che le abbiamo provate, puoi trovarle qui, seguendo i nostri commenti. Per il resto, aspettiamo il terzo, dai ! E grazie!
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