mercoledì 30 giugno 2021

C. MOURATOGLU E A. CARRE', MAZI: TIRIAMO LE SOMME?

 

A dispetto di un infelice 2020- o forse magari a sua compensazione- è dalla ripresa dello Starbooks che i libri selezionati non fanno che darci grandi soddisfazioni: da Summer Kitchen a Falastin, da Carpathia a Jubilee, da In praise of Veg a The Flavor Equation, passando per le dolcezze di One Tin Bake e The Book of Pie, non c'è stato mese in cui non ci siamo coccolati il nostro scaffale, ringraziando la sezione "cook books addicted" dell'Olimpo per averci assistito fin qui.

Che la sequela benedetta dovesse interrompersi, insomma, era nell'aria. E diciamo pure che, se tutte le interruzioni fossero di questo genere, saremmo pronti a metterci la firma, tutti assieme: perché, sia chiaro, Meze è tutto fuorché un brutto libro, come per altro testimonia l'eloquente selezione di ricette dei giorni scorsi. 

Epperò. 

E però, come ripetiamo in questi casi, guai a farsi trarre in inganno dalla litania delle "promozioni": ormai abbiamo fatto l'occhio alle potenziali fregature e se nella maggior parte del casi le nostre scelte sono dettate da un sincero e vorace entusiasmo, alcune volte il solo criterio è il cadere in piedi. Accostamenti difficili, tempi di cottura improbabili, dosaggi poco convincenti- per non parlare delle fotografie che non corrispondono ai contenuti o dei passaggi saltati nei procedimenti: sono tante le spie che ci suggeriscono di usare cautela e mettere le marce basse. Sprecare cibo non piace a nessuno, sprecarlo assieme al tempo e alla cura necessaria ad una pubblicazione piace ancora meno: ed ecco il motivo della necessità di questo momento di riepilogo, in cui pregi e difetti si ricapitolano in modo ragionato e chiaro.

In questo caso, il limite di Mazi discende dalla sua stessa natura: questo libro, infatti, appartiene alla categoria delle pubblicazioni dei ristoranti, quelle che celebrano un brand e lo fanno attraverso la riproposta dei piatti che ne hanno decretato il successo. E diciamo pure che maggiore è l'onestà nei confronti dei lettori, minore è la possibilità di una resa domestica: perché le tecniche del ristorante non sono quelle di casa, la mano dello chef non è quella del cuoco amatoriale, la reperibilità e la qualità delle materie prime non sono le stesse che possiamo trovare al mercato, per quanto attenta sia la nostra spesa. 

Al di là di questo, però, Mazi ha davvero mantenuto le promesse di una cucina quanto più lontana dagli stereotipi, tradizionale senza essere vecchia, fedele pur essendo aperta a nuove suggestioni: laddove il giudizio degli Starbookers è stato unanime, è nel desiderio di ritrovarci attorno ad uno dei tavoli di questo ristorante, pronti ad assaggiare tutto il menu, nella certezza di un'esperienza da catalogare fra le cose-da-fare-una-volta-nella-vita-e-che-vivaddio-abbiamo-fatto. 

Ed è con questa immagine, di una ritrovata convivialità, in un posto che parla di viaggi, di vacanze, dell'augurio che si torni al più presto alla normalità degli abbracci e dello stare insieme che vogliamo salutarvi, dandovi l'appuntamento al prossimo settembre, con nuovi libri, nuove ricette, nuovi spunti per parlare di cibo e dintorni, nel solito stile dello Starbook. 

Sperando di ritrovarvi riposati, abbronzati, dimagriti (l'ho detto :) e pronti a ripartire assieme a noi. 

Buone Vacanze 

Alessandra

(e le altre due Alessandre, Biagio, Mapi, Patrizia e Stefania)

1 commento:

  1. Esattamente, cara Ale: ricette ottime e gustose (ho fatto la gemistà proprio lo scorso week-end), un po' svecchiate di sicuro, ma senza il preannunciato twist (che sicuramente nei piatti del ristorante c'è, grazie a tecniche, strumenti, manualità e ingredienti). Insomma, appuntamento a Londra da Mazi, e nelle cucine di casa nostra con tante ricette accattivanti e invitanti, anche se magari non nuovissime nella sostanza.

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