Anna Jones, The Modern Cook's Year
E' la più californiana delle food writer britanniche, l'allieva prediletta di Jamie Oliver, avvolgente come Nigella, creativa come Ottolenghi: stiamo parlando di Anna Jones, da qualche anno al centro della scena internazionale per il suo nuovo approccio alla cucina che fa bene, da lei svelata con in modi gentili, pacati, addirittura allegri.
Nigella, Jamie e Yotam non sono stati nominati a caso: anche se primi due libri della fanciulla portano nel titolo una sorta di dichiarazione di guerra (A Modern Way to Eat, A Modern Way to Cook), nel modo di cucinare della Jones non c'è nessun taglio col passato, anzi: ad essere sintetici, si potrebbe parlare di un passo avanti nella strada tracciata dai tre suoi maestri- il cibo fresco amato da Oliver, la fantasia al potere delle verdure cantata da Ottolenghi, la disinvolta e ironica leggerezza di cui la Lawson è indiscussa maestra. Guai, ammonisce Anna Jones, guai a pensare alla cucina vegetariana nei termini ossessivi ed asfissianti a cui spesso - e non per colpa sua- è stata associata. Cucinare è un atto d'amore, cucinare in armonia con sé stessi e con la natura lo è ancora di più.
La sua vita, d'altro canto, sembra essere un manifesto di questa filosofia: giovanissima, molla un lavoro sicuro per seguire il verbo di Jamie Oliver, all'epoca guru indiscusso del mangiar sano. L'occasione è il reclutamento della nuova brigata del Fifteen e lei passa le selezioni, cucinando bistecche al sangue e uova in camicia. Le passa cosi bene che il termine di un anno da spendere nelle cucine del ristorante di si dilata fino a comprenderne sette, nel corso dei quali l'amicizia con il suo mentore si salda in un legame sempre più forte, al punto da diventare la personal chef della famiglia (pare che il posto sia vacante, specializzatevi in pasta al forno se volete candidarvi) e a non temere di perdere il suo appoggio, una volta presa la decisione di camminare sulle proprie gambe. I viaggi di rito in Spagna e in Italia diventano palestre di formazione sul campo a cui fa da corollario, al successivo ritorno in patria, la scelta di diventare vegetariana.
Che nel frattempo gli scenari siano cambiati e alla stella cadente di Jamie Oliver sia subentrato l'astro nascente di Yotam Ottolenghi fa tanto "a pensar male si fa peccato", con quello che segue. Ma siccome siamo allo Starbooks, sarà l'ultimo libro della ancora giovanissima, ancora bellissima e sempre magrissima chef a decretare se oltre all'appeal del tema, c'è anche qualcosa di veramente nuovo. L'impresa è ardua, visti i mostri con cui la Jones si confronta, ma lo sport che preferiamo, qui sopra, è quello di scovare novità vere, al di là dei facili proclami.
Se son mode, sfioriranno, insomma.
E lo vedremo da domani in poi.
Alessandra
Che bello, non vedevo l'ora che parlaste di Anna Jones!
RispondiEliminaHo tutti i suoi libri, devo ancora trovare una ricetta che non sia riuscita e che non sia piaciuta, sia a me (vegetariana) sia agli onnivori.
Buon lavoro!
Descrizione perfetta come sempre, cara Ale! Mi sono innamorata della Jones per tutto quello che hai detto tu e nutro grandi speranze per questo libro. Vedremo se riuscirà a stupirci :D
RispondiElimina"Se son mode, sfioriranno". Te la posso rubare, questa frase, cara Ale? Penso che sia più unica che rara! ciao!
RispondiEliminaGrazie, Lore!!!! sí... dici bene... hahahaahaha
RispondiEliminaMi stra piace.
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