lunedì 17 marzo 2014

MARTHA STEWART'S CAKES: TIRIAMO LE SOMME?


Se avete seguito sino ad oggi lo Starbook del mese, non dovreste aspettarvi sorprese, da questo Tiriamo le somme: le ricette sono riuscite tutte ed anche i rarissmi flop sono stati causati dalle trasgressioni di noi autrici, un po' per distrazione, un po' perchè la stagione è quella che è e noi siam quelle che a marzo le ciliegie non le compriamo (ma magari decidiamo di farci una torta, scegliendo proprio quella lì fra le duecento proposte del volume ma tant'è: se non fossimo così, non ci saremmo scelte). 
In ogni caso: alla luce dei risultati delle due settimane appena trascorse,  venirvi a dire che questo  Martha Stewart's Cakes si è rivelato uno strumento di consultazione pienamente affidabile provocherebbe lo stesso effetto sorpresa de "l'assassino è il maggiordomo": praticamente, nullo. 
Il che, si chiaro, è una formulazione più che sufficiente per chi non aspetta altro che una parvenza di giustificazione per dar sfogo all'acquirente compulisvo che alberga in lui: ma siccome teniamo coscienza, proviamo a dare un supporto critico alle nostre affermazioni, partendo, una tantum, dalla domanda inversa rispetto a quella con cui siam soliti iniziare il Tiriamo le somme- e cioè, non CHI DEVE, bensì CHI NON DEVE comprare questo libro. 
La risposta è banalissima, da tanto è palese: chi è convinto che la pasticceria sia quella che si misura col bilancino del farmacista, fatta di alchimie, più che di dosi, e di tempi lunghi e di pazienza, può comodamente lasciare Cakes sugli scaffali della libreria. Con ragione, ovviamente: anche a chi scrive è stato insegnato che la pasticceria sta alla cucina come la farmacia alla medicina: come dire, se altrove andare a occhio è spesso sinonimo di innato talento, nella preparazione dei dolci ci vogliono bilance, dosatori, persino contagocce. Tutti strumenti che mancano, sia dal libro della Stewart sia, più genericamente, dalla pasticceria statunitense che, da sempre, nasce con le misurazioni approssimative delle cups e degli spoon: il che, per un francese, cresciuto all'ombra del 72 di rue Bonaparte, è l'equivalente di una bestemmia in chiesa. 
Per il resto del mondo, invece, questo è un libro da mettere nel carrello: anche per chi ha già una collezione di testi sull'argomento e dell'ennesima edizione della NY Cheesecake ne ha fin sopra i capelli. E questo, per merito esclusivo, assoluto ed indiscusso della Stewart, che anche in questo caso si conferma la Marthissima di sempre, colei che, in quanto a "star sul pezzo" e non sbagliare un colpo, non è seconda a nessuno, meno che mai alle sue più giovani e rampanti epigone. 
Checché se ne dica, il pregio della Stewart è di essere sempre onesta con il suo pubblico: ha scelto un'onesta fascia nazional popolare, ha scelto di ammantarla di uno stile leggermente più elegante di quello che le era consono, ha scelto di divagare, con altrettanta misura, su tematiche abbordabili ai suoi seguaci. E' questo "leggermente" che ha fatto la sua fortuna, questa sua capacità di arrivare al limite delle esigenze del suo pubblico, stupendolo senza spaventarlo, proponendogli i piccoli passi avanti in modo confortante, quasi materno: ti spiego come fare a sfornare la migliore coffee cake della tua vita- e poi ti propongo mille variazioni sul tema, quasi che tu possa lanciarti da vette sempre diverse, ma ogni volta con il paracadute. Ti svelo i segreti della vera NY cheesecake, ti insegno a far torte rovesciate, ti rendo parte dei miei "effetti speciali", nella misura in cui so fin dove puoi arrivare: è Martha, che segna la rotta, è Martha che tiene il timone, da qui a lì- e in quella direzione. E' questo che la rende così amata dai suoi fans, che non le invidiano la ricchezza ed anzi, le tributano omaggi costanti, acquistando la sua linea di prodotti con la gratitudine di chi, lungi dal sospettare di stare oliando una macchina da soldi, sa di essere debitore a questa signora di tanti spicchi di felicità. 
E' marketing, sia chiaro: ma nella misura in cui esso muove verso un progetto di crescita del proprio pubblico, è positivo. E lo è ancora di più se lo si confronta con il nostro panorama italico, dove le occasioni per trasmettere un sapere molto più robusto e variegato si sono stemperate in un invito alla millanteria (Parodi) o alla carriera facile (Masterchef) o all'aver ridotto a investimento modaiolo uno dei patrimoni che tutto il mondo ci invidia (gran parte delle proposte editoriali). Noi sì, che avremmo potuto stupire il pubblico del Terzo millennio con effetti speciali, con l'orgoglio e la fierezza di chi è consapevole di essere l'ultimo anello di un'eredità millenaria - e di avere per questo il dovere di divulgarlo, a chi verrà e a chi già c'è e non ha avuto il privilegio di poterne fare parte. Invece, ci siamo appiattiti sui peggiori modelli, ritrovando il nostro vigore solo per criticare la Stewart e il suo impero. Quasi che i nostri pendant - che di questo patrimonio fanno strage, a botte di frolle comprate e cibi finti in posa-  fossero costretti all'elemosina, agli angoli delle strade.
Avercene, di Martha Stewart. 
Avercene...

17 commenti:

  1. Condivido in pieno questa tua analisi lucidissima e le sue tragiche conclusioni.
    E parafrasandoti dico: Avercene, di Alessandra Gennaro. Avercene...

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  2. Non posso che concordare parola per parola.
    Anche con la Mapi ;)

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  3. mala tempora currunt. Per tutte e due, mi sa :-)

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  4. Molto bella la recensione, esplicativa e scritta benissimo!
    Ho seguito tutte le ricette del mese una l'ho anche fatta... il giorno successivo! Trovo i dolci americani, comprese ovviamente queste torte della signora Stewart, troppo ricche di zucchero e di burro per il mio (personalissimo) gusto, ma nella torta che ho fatto (la Pumpkin Sage eccetera Cake) ne ho ridotto la quantità senza il minimo problema. Posta questa piccola condizione, è un libro che mi piacerebbe avere (e quasi quasi...), dalle ricette che ho visto finora, che mi hanno affascinato, a quello che hai appena scritto tu, che invoglia a lasciarsi condurre per mano della Martha alla scoperta di una pasticceria diversa. Un ottimo stimolo all'apprendimento! ;o)
    Buona giornata!
    Franci

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  5. Triplo AMEN, cara Alessandra.
    Condivido tutto e quando parli del panorama italico ti do ragione su tutti i fronti!
    Più frequento il sito di Martha Stewart, leggo i suoi libri e le sue riviste e più mi chiedo perché qui da noi manchi una figura del genere!
    Perché ci meritiamo una Parodi che dice "se la crema pasticcera fa i grumi non importa"? Perché ad ogni sforzo di elevare i nostri blog poi ci arrivano richieste su come fare il pollo alla piastra? Non lo so...
    E' l'ennesima forma di svilimento della cultura italiana ma io sono pronta alla battaglia questa volta!!!! :)

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  6. ...e io mi arruolo insieme a FedeB!! Un capolavoro!...la recensione della Gennaro, dico....ma anche il libro della Martha, che e' gia' in lista

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  7. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  8. Bellissimo post! Io non mi sento molto filo-americana per i dolci ma è fuor di dubbio che la Martha sappia di cosa parla e lo sappia anche bene.

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  9. sogno ricorrente : sono martha stewart ! scrivo libri, dò consigli su come tenere in ordine e rendere eleganti le case, faccio foto con cani e gatti, vivo in magioni stupende (la mia preferita quella di martha's vineyard (of course1) , tengo trasmissioni tv con il must dello star system ;-) ...e ...cucino , sforno dolci stupendi...poi mi sveglio ! mi rincuoro solo passando davanti alla mialibreria "culinaria" dove la martha la fa da padrona, sfoglio un libro e scelgo di fare una torta ...quella meno light...quella da vera soddisfazione e penso: finchè ci saranno la martha, i suoi libri, le sue ricette io sarò una donna felice (anche se non potrò mai essere lei...ma continuerò a sognarlo)!!!!:-)

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  10. Io se fossi Martha Stewart ti assumerei subito, e i suoi libri avrebbero un'impennata di vendite che non ti dico! ora le scrivo :-)

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  11. Ho seguito molto volentieri questo ultimo Starbooks, come sempre, ma in particolare per il libro che era in argomento questa volta.
    Martha Stewart mi piace perche', nel suo ambito, incarna l'ideale Americano del lavoro instancabile, del tendere all'eccellenza in tutto cio' che si fa', e anche ad essere onesta con coloro che la seguono e ne scelgono i prodotti, che sia un libro o un servizio di piatti. Martha e' nata in una famiglia poverissima, dove saper cucire e cucinare e coltivare un orto era necessario perche' non potevano permettersi quasi nulla. E per poter avere quello che serviva dovevano compensare facendolo in casa. Per noi Americani la cosa piu' importante e' la liberta' e per essere liberi bisogna essere in grado di non dipendere da nessuno, di farcela da soli. Quindi no, non le invidiamo la sua ricchezza, perche' e' il risultato di un lavoro durissimo al quale non si e' mai sottratta, nel contempo creando lavoro per altri ed offrendo l'opportunita' di imparare qualcosa di bello e utile a chi sceglie di essere tra i suoi clienti. Ha iniziato vendendo pies che cuoceva nel forno della sua cucina.
    Io non sarei in grado mai di fare quello che ha fatto lei, in nessun ambito, per mancanza di abilita', di energie, di intraprendenza --non importa il motivo. Ma ringrazio il Signore ogni giorno di svegliarmi nell'unico Paese in cui, se volessi mettermi alla prova come ha fatto lei, ne avrei esattamente le stesse opportunita', a patto di investirci altrettanto sforzo e determinazione.

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    1. Ann, TI ADORO!!!
      Mi hai commossa... :*)

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    2. Oggi concordiamo tutte con la Mapi :-)

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    3. Mi aggiungo alla lista delle " concordatrici". Bellissimo riassunto di un libro che vorrei subito sul mio scaffale. Un abbraccione a tutte le starbooker a te Ale e grazie

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  12. Un'analisi lucida, nuda e cruda.. ed estremamente vera.
    Io vedo la Parodi, con quel mezzo sorriso da Piemontese falsa e cortese (da piemontese mi è concesso dirlo?), con il suo orgoglio da ignorante, che propina pizze ai marshmallow e torte di mars fritte e mi viene ogni volta una rabbia tale per quello che sono costretta a vedere.. una tale pressapocheria, un non saper fare e andarne fieri, uno svilimento di quello che siamo e che mangiamo (che, grazie a Dio, non è quello che propina lei).
    E vende libri, milioni, e ha telespettatori, milioni... mi chiedo perché dobbiamo abbassarci a creare un prodotto che non semplifica per chi non sa, che non insegna a chi vorrebbe sapere, che non esalta la cucina mediterranea semplice e sana (non vado a citare la tradizione, perché potrebbe essere un chiedere troppo), ma spiattella, butta lì un'idea di cucina che "fa bella figura" (ma fa schifo), che è veloce (ma insalubre), che "chissenefrega che non si faccia davvero così"...
    E mi disgusta vedere che chi ha davvero voglia di imparare, che si confronta, che si mette in gioco, che studia un'arte come quella culinaria, che per noi più che per altri è la somma della nostra storia, della nostra cultura, della nostra identità, è spesso confinato in un angolino, magari tacciato di snobismo.
    Che tristezza.. ma anche che bellezza.. che ci sia ancora chi si sente ferito nel suo intimo, da un tale affronto.

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  13. io andrò controcorrente.
    è vero, le ricette di martha vengono.
    è vero, sono fattibili.
    è vero, non richiedono la bilancia di precisione da laboratorio chimico.

    però... io sarà che dovrei mettermi a dieta, sarà che ho la pressione alta, sarà che ho il colesterolo, sarà che ho quasi cinquant'anni, però questi dolci così strapieni di burro, grassi, uova e zucchero non sono nelle mie corde attuali.

    però vengono, e sono buoni. e questa è una gran qualità, nella strafalcioneria che impera nel panorama editoriale!

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