Delle tre grandi religioni monoteiste- il Cristianesimo, l'Ebraismo e l'Islamismo- l'unica che non contempla restrizioni alimentari di alcun genere è la prima. Nel Vangelo, così come in tutti gli altri testi del Nuovo Testamento, l'insistenza è semmai sulla neutralità del cibo, con un messaggio modernissimo che sposta il peccato dall'oggetto al soggetto: non sono i cibi, ma le coscienze di chi li consuma ad essere puri o impuri, così come non è una dieta, ma la condotta a distinguere i Cristiani dagli altri.
Se qualcuno di voi è sorpreso, di fronte a questo incipit, niente paura, perché siete in buona compagnia: le prescrizioni alimentari successive, condensate tutte in quel "mangiare di magro" che ha contraddistinto la Cristianità per secoli, hanno fatto sì che si perdesse di vista l'originalità del messaggio: "colpa" della sua modernità, come dicevo prima, e della conseguente incapacità di trovare strumenti di comunicazione adeguati, sia per chi doveva comunicare questi contenuti, sia per chi doveva riceverli.
Gli uomini, infatti, hanno bisogno di regole ed è per questo che la Chiesa, sin dai primi tempi, elaborò dei modelli alimentari sulla base delle circostanze contingenti: e così, nel giro di pochi secoli, quello che appariva come una prodigiosa dichiarazione di libertà divenne una asfissiante declinazione di “si fa” e “non si fa”, in cui all’aspetto mai rinnegato della soggettività si aggiunsero anche precetti esterni spesso imposti con severità e rigore.
il più celebre riguarda l'astensione dalla carne, un alimento tradizionalmente associato all'uccisione e quindi al tabu del sangue che però, in Occidente, era portatore di valenze positive, espressione di un potere fondato sulla supremazia fisica e sulla forza. La carne -e nello specifico, la carne arrosto, meglio ancora se di volatili- era da sempre il piatto dei potenti, che ne facevano un largo consumo in pubblico, a sottolineare la loro forza e il loro potere. Aver poco appetito, nel Medioevo, era segno di debolezza politica e non è una leggenda -ma storia vera- che Carlo Magno non volle seguire i consigli del suo medico, che lo supplicava, se non proprio di evitare la carne, almeno di mangiarla lessata, per contenere i dolori della gotta che lo afflisse sul finire della sua vita. Il potere e la gloria, a quei tempi, passavano per un piatto abbondante di carne arrostita, e guai a non spolpare fino all’ultimo ossicino. La rinuncia alla carne, quindi, diventava rinuncia non solo all’impuro, ma anche al “buono”, diventando e misura del merito dell’astinenza (se mi astengo dal mangiare cose buone, la mia astinenza vale di più) e anche monito ad una vita parca, lontana dalle lusinghe del potere e dei piaceri terreni.
Una volta superato questo empasse, decretare divieti alimentari divenne lo sport preferito dell’epoca, al punto da trasformare l’eccezione del “mangiare di magro” in una vera e propria regola. I giorni del calendario liturgico che vietavano la carne ammontavano a quasi un terzo del totale, con l’inevitabile sdoganamento dei cibi alternativi e della creazione di piatti che finirono per costituire l'ossatura di una tradizione alimentare europea, diversa nella selezione dei prodotti, ma uguale nella ispirazione.
Da anni, la sottoscritta replica alle elucubrazioni delle cosiddette nuove cucine vegetariane e vegane, invocando un ritorno al passato. Le ricette perfette sono nelle memorie dei nostri nonni, nei ricettari regionali del secolo scorso, nelle tradizioni che si celebrano di casa in casa, nella semplicità della tavola quotidiana: è qui che va ricercata la nostra identità e c'è voluto Nistisima, di Georgina Hayden, per metterci sotto il naso quello che, troppo spesso, ci ostiniamo a non voler vedere. Il lavoro di ricerca sotteso a questa pubblicazione è stato immenso e prezioso, anche nello sforzo di non tradire le radici, pur abbellendole con vesti nuove. Il risultato è un libro di ricette che può essere utilizzato tutti i giorni, con buona pace della nostra salute, anche spirituale :), del nostro portafoglio, di un km zero che assume sempre più il carattere di una scelta obbligata ma che può declinarsi in mille modi diverse, grazie ai suggerimenti dell'autrice. Ed è un libro che parla anche al nostro cuore, rispolverando le nostre origini, la nostra identità, il nostro essere fratelli e sorelle in un cibo che è nutrimento del corpo e dell'anima- astuzie dell'intelligenza comprese.
Un libro da tenere in cucina, ma anche sul comodino e persino sul tavolo del salotto, vista la bellezza della sua veste editoriale.
Un libro da leggere, da utilizzare, da regalare, certi di essere ringraziati in eterno.
Un libro che emoziona, come non ci capitava da tempo. E ci rende felici, per averlo condiviso con voi.
Ci vediamo ad Ottobre, con il prossimo Starbook!
Alessandra