In Nigella We Trust
firmato: Le Starbookers
Ai tempi in cui insegnavo Letteratura, ero obbligata a seguire i Programmi ministeriali e i libri di testo che, per mille ragioni, dividevano la vastita' della storia letteraria in Periodi e Movimenti. Ai miei studenti insegnavo che chi nasceva da qui a li' finiva giocoforza per essere incasellato e sottoincasellato in quello che si era deciso che andasse di moda da qui a li' e da li' in poi era tutta una gara a trovare quali indizi suggerissero che Tizio andasse etichettato come Romantico e Caio invece come Classico e via dicendo.
Il momento piu' bello, pero', non era quando tutto andava a posto, ma quando tutto veniva sovvertito. Perche' - vivaddio- in un panorama in cui tutto scorreva secondo uno stesso verso, con una metodicita' che per alcuni era ordine, ma per me era noia, irrompeva ogni tanto una personalita' stratosferica, potente, strabordante, che scompaginava categorie ed etichette e si imponeva nella sua incontenibile grandezza: Dante, Petrarca, Boccaccio, Tasso, Foscolo, Leopardi sono solo alcuni dei tanti personaggi "non etichettabili" della nostra letteratura, il cui solo nome bastava per ricapitolare quanto detto fino ad allora, e per segnare direzioni nuove, da allora in poi.
Da qui a dire che Nigella Lawson sia come Dante, ovviamente, ce ne corre.
E spero sia superfluo spiegare il perche'.
Tuttavia, nel mare magnum degli scrittori di cucina, lei e' una di quelli che fa storia a parte.
E credo non sia superfluo spiegare il perche'.
Anche se in patria non e' amatissima (ha troppi mostri sacri, davanti, e un pubblico visceralmente tradizionalista come quello britannico, intorno), la Lawson si colloca comunque nel Pantheon degli autori anglosassoni, di cui riprende l'ironia e la levita' dello stile e la granitica affidabilita' dei contenuti. Nello stesso tempo, la sua personalita' e' cosi' incisiva e dirompente che il solco da lei tracciato nella storia della letteratura gastronomica inglese e' suo e solo suo.
Degli innumerevoli maestri che lei cita di continuo resta traccia nella serieta' di fondo delle sue pubblicazioni, nessuna delle quali ha mai l'aspetto di un "obbedisco" detto fra i denti all'avido editore o, peggio ancora, di una bieca operazione commerciale. Tutti sono libri concepiti in modo ampio ed organico, curati nei dettagli, diversi l'uno dall'altro eppure simili in quella confidenzialita' composta e in quella garbata simpatia con cui da anni Nigella ci spalanca le porte della sua cucina, lasciandoci curiosare nella sua dispensa, con tanto di ti vedo e non ti vedo nelle sue generose forme in neglige'.
Per questo motivo, i suoi libri sono ciascuno una pietra miliare di una storia personale di amore per il cibo, a cominciare da quell' How To Eat che riportava in voga la cucina veloce, declinata questa volta in piatti sontuosi, ricchi, a volte un po' decadenti, passando per il successo planetario di How To Be A Domestic Goddess, l'inno piu' dannatamente ironico e goloso alle gioie della vita domestica e per tutti i libri successivi ai programmi televisivi che, da oltre 15 anni a questa parte, sono il parallelo contraltare della sua attivita' editoriale: Nigella Bites, Forever Summer with Nigella, Feasts, Nigella Express, Nigella Christmas, Nigella Kitchen, Nigellissima (sulla cucina italiana) sono tutti la testimonianza reale di un percorso che non segue nulla di predefinito, in un tragitto sicuramente non lineare, ma altrettanto sicuramente sincero e originale.
Simply Nigella e' l'ultima tappa di questo percorso: una raccolta di ricette capaci di "farci stare meglio, sia quando si preparano che quando si mangiano", con un'apertura a quella cucina sana, fino ad allora la grande assente nell'opera omnia dell'autrice. Non a caso, l'accoglienza dei media e' stata inizialmente scettica, con punte di aperta ironia sul web.
E anche fra noi Starbookers, i pareri iniziali erano sintonizzati piu' sulla banda del "vedremo" che non su quella del "ci divertiremo".
Tant'e' che l'unica soluzione e' stata passare all'azione e lasciare il verdetto al forno e ai fornelli.
A Starbook finito, la discordanza permane, ma non ha nulla a che vedere con la qualita' del libro.
Perche' Simply Nigella e' un libro bellissimo, scritto con la verve e la simpatia a cui la sua autrice ci ha abituati e con una serie di ricette di sicura riuscita e di grande appeal che si intersecano con il nuovo filone della cucina inglese che ha in Yotam Ottolenghi il suo mentore unico e insostituibile. La grafica e' complessivamente piu' curata forse con un'insistenza sulla nuova immagine che a qualcuno puo' riuscire fastidiosa (ma non si lasciano tre stipendi dei suoi sulla scrivania del chirurgo estetico per poi non metterli a frutto come meritano).
Le ricette riescono e per la maggior parte si risolvono anche in quei lussuriosi esiti cosi' tipicamente nigelliani, di una Lawson che perde il pelo ma non il vizio e che di fronte al fascino irresistibile di una colata di glassa o di un barattolo di Nutella non sa dire di no.
Il "problema", se di problema si puo' parlare, e' sul piano dei gusti.
Una svolta salutista, per quanto ammorbidita dalle "nigellate" di cui sopra, non puo' passare inosservata al palato.
E questo proprio in nome di quella serieta' di fondo che e' la spina dorsale della credibilita' dell'autrice. Il che comporta una virata su sapori naturali, su consistenze piu' grezze, su ingredienti alternativi e non sofisticati che non a tutti sono graditi.
Nello stesso tempo, i salutisti di piu' stretta osservanza possono storcere il naso, per la scarsa ortodossia di cui sopra.
Ma chi ama la Lawson trovera' in questo libro le stesse caratteristiche che di quell'amore sono stati la causa e la linfa: una cucina che spazia in tutti e 5 i Continenti, semplificata nella tecnica ma mantenuta nei sapori e raccontata con quella irresistibile confidenza lontanissima dai toni delle maestre o delle mamme, che ti rende partecipe di un'esperienza dove la complicita' si mescola con l'insegnamento, la tradizione con la trasgressione, il gusto con la volutta'. Con l'unico risultato di volerne ancora :)
Ci vediamo a giugno, per il prossimo Starbook!
Se potesse leggerti Nigella, se potesse :) grazie Alessandra.
RispondiElimina...E noi ne vogliamo ancora, infatti!!! :-)
RispondiEliminaGrazie Ale, la tua penna è impareggiabile (e quell' "in Nigella we trust" mi ha fatto rotolare dal ridere. :-D )
Bello leggerti su Nigella. Come su qualsiasi cosa. Ma io avrei tanto voluto averti come insegnante di Letteratura...che rimpianto!!
RispondiEliminaSai che Nigella un po' ti assomiglia? <3
RispondiElimina(Ho detto Nigella ti assomiglia, non che tu assomigli a Nigella ;)
E' un piacere leggere in quale modo delizioso descrivi la Lawson, l'ho seguita un po' negli anni passati e devo dire ogni sua ricetta mi lasciava perplessa, adesso leggo di questo cambiamento e penso che comprerò il suo libro, tanta è la fiducia in quello che dici tu, comunque dalle foto è un'altra persona...;)
RispondiEliminaChe bell'articolo Alessandra. Grazie.
RispondiEliminaTiziana
Questa recensione è davvero ispirata, Alessandra, e fai un quadro perfetto della situazione.
RispondiEliminaComplimenti davvero!
Ovviamente "In Nigella We Trust" con mano sul cuore :-D :-D :-D
RispondiEliminaAlessandra se ti avessi avuta come insegnante di letteratura, forse sarei riuscita ad apprezzare di più questa materia :-)
bellissimo pezzo Alessandra! Grazie.
RispondiElimina