Sweet di Yotam Ottolenghi e Helen Goh
Era nell'aria. Così nell'aria che qualcuna di noi è già andata ad Islington a sacrificarsi per la causa e qualcun'altra a New York, per assistere dal vivo ai racconti culinari di una delle firme più autorevoli della cucina del Terzo Millennio, quell'Ottolenghi su cui è già stato detto tutto e il contrario di tutto, aberrazioni su FB comprese.
Dai primi passi sulla strada di una cucina originale e convincente, iniziati con The Cook Book (2008), passando per la svolta vegetariana di Plenty (2010) e Plenty more (2012), e quell'immenso tributo alle sue origini con Jerusalem (2013), fino ad una felicissima incursione ai piani alti della cucina, con Nopi (2015), Ottolenghi ha domostrato di avere ancora voglia di accettare nuove sfide e di vincerle tutte. Ed anche se il suo nome è ai primi posti dell'elenco del "ma come fa a far tutto?", l'impressione che si ricava dalla lettura dei suoi libri è che a scriverli sia ancora lui, in carne, ossa e genialità tutta.
Mancava una sfida sui dolci a dispetto di un filone praticato con successo da anni nei suoi locali ed ecco che, puntuale come un orologio svizzero (a parte Nopi, la cadenza delle sue pubblicazioni è biennale, ed anche questo è un punto a suo favore... non troppo poco tempo, da generare il sospetto di un cavalcare l'onda del successo, non troppo comunque da lasciarci orfani di una sua nuova creazione)... dicevo, puntuale come un orologio svizzero, ecco arrivare l'opera dedicata ai dessert. Sweet è il titolo del ripensamento e nessun messaggio poteva essere più chiaro, visto che ai dolci e solo ai dolci sono dedicate queste pagine.
L'altra firma in copertina è quella di Helen Goh, pasticcera malese, cresciuta in Australia, fiera e fedele collaboratrice di Ottolenghi da anni. Di nuovo un rito che si ripete, come già era successo in Jerusalem, con il coinvolgimento alla pari di quanti condividono sul campo la vita del cuoco, del pasticcere, dell'imprenditore, in una quotidianità fatta di levatacce, di routine e di sfide. Un omaggio al lavoro sudato, che rende questo libro una garanzia fin dal titolo e che conferma la grandezza umana del personaggio, capace di riconoscere gli apporti dei suoi collaboratori e di premiarli con un nome sulla copertina di best seller annunciati.
Da domani, quindi, ripartiremo con le ricette. Esaltate, come sempre (l'indice fa girare la testa...) e pronte anche noi a condividere questa nuova sfida. Con una precisazione, però: l'Ottolenghi di cui parliamo noi è Yotam Ottolenghi, cuoco e scrittore anglo israeliano, interprete di una cucina innovativa, capace di dischiudere il palato a nuovi sapori e la mente a nuove suggestioni. Un autore che seguiamo dai primi trafiletti su The Guardian, che abbiamo amato con il suo primo volume e che presentiamo sul web, umilmente e devotamente, dai tempi di Plenty. Il nostro è l'Ottolenghi della visione ecumenica, dello stare tutti attorno a un tavolo, di un cervello che si fa anima e di un cuore che è la nota pulsante di ogni abbinamento, di ogni ricetta. E' il cuoco che non dimentica mai di essere uomo e che strizza l'occhio alle sue amiche Starbookers, dedicandoci l'ultimo libro (e facendoci emozionare come delle adolescenti alla prima cotta)
L'Ottolenghi di cui parliamo noi, da anni, è l'originale, insomma, quello che, per un pezzettino, abbiamo la presunzione di considerare anche un po' nostro.
Tutto il resto, son caricature. E quelle, le lasciamo a chi le fa.
Era nell'aria. Così nell'aria che qualcuna di noi è già andata ad Islington a sacrificarsi per la causa e qualcun'altra a New York, per assistere dal vivo ai racconti culinari di una delle firme più autorevoli della cucina del Terzo Millennio, quell'Ottolenghi su cui è già stato detto tutto e il contrario di tutto, aberrazioni su FB comprese.
Dai primi passi sulla strada di una cucina originale e convincente, iniziati con The Cook Book (2008), passando per la svolta vegetariana di Plenty (2010) e Plenty more (2012), e quell'immenso tributo alle sue origini con Jerusalem (2013), fino ad una felicissima incursione ai piani alti della cucina, con Nopi (2015), Ottolenghi ha domostrato di avere ancora voglia di accettare nuove sfide e di vincerle tutte. Ed anche se il suo nome è ai primi posti dell'elenco del "ma come fa a far tutto?", l'impressione che si ricava dalla lettura dei suoi libri è che a scriverli sia ancora lui, in carne, ossa e genialità tutta.
Mancava una sfida sui dolci a dispetto di un filone praticato con successo da anni nei suoi locali ed ecco che, puntuale come un orologio svizzero (a parte Nopi, la cadenza delle sue pubblicazioni è biennale, ed anche questo è un punto a suo favore... non troppo poco tempo, da generare il sospetto di un cavalcare l'onda del successo, non troppo comunque da lasciarci orfani di una sua nuova creazione)... dicevo, puntuale come un orologio svizzero, ecco arrivare l'opera dedicata ai dessert. Sweet è il titolo del ripensamento e nessun messaggio poteva essere più chiaro, visto che ai dolci e solo ai dolci sono dedicate queste pagine.
L'altra firma in copertina è quella di Helen Goh, pasticcera malese, cresciuta in Australia, fiera e fedele collaboratrice di Ottolenghi da anni. Di nuovo un rito che si ripete, come già era successo in Jerusalem, con il coinvolgimento alla pari di quanti condividono sul campo la vita del cuoco, del pasticcere, dell'imprenditore, in una quotidianità fatta di levatacce, di routine e di sfide. Un omaggio al lavoro sudato, che rende questo libro una garanzia fin dal titolo e che conferma la grandezza umana del personaggio, capace di riconoscere gli apporti dei suoi collaboratori e di premiarli con un nome sulla copertina di best seller annunciati.
Da domani, quindi, ripartiremo con le ricette. Esaltate, come sempre (l'indice fa girare la testa...) e pronte anche noi a condividere questa nuova sfida. Con una precisazione, però: l'Ottolenghi di cui parliamo noi è Yotam Ottolenghi, cuoco e scrittore anglo israeliano, interprete di una cucina innovativa, capace di dischiudere il palato a nuovi sapori e la mente a nuove suggestioni. Un autore che seguiamo dai primi trafiletti su The Guardian, che abbiamo amato con il suo primo volume e che presentiamo sul web, umilmente e devotamente, dai tempi di Plenty. Il nostro è l'Ottolenghi della visione ecumenica, dello stare tutti attorno a un tavolo, di un cervello che si fa anima e di un cuore che è la nota pulsante di ogni abbinamento, di ogni ricetta. E' il cuoco che non dimentica mai di essere uomo e che strizza l'occhio alle sue amiche Starbookers, dedicandoci l'ultimo libro (e facendoci emozionare come delle adolescenti alla prima cotta)
L'Ottolenghi di cui parliamo noi, da anni, è l'originale, insomma, quello che, per un pezzettino, abbiamo la presunzione di considerare anche un po' nostro.
Tutto il resto, son caricature. E quelle, le lasciamo a chi le fa.
Da Ottolenghi oramai io mi aspetto solo il massimo: mi ha insegnato ad essere esigente, mi ha fatto scoprire sapori e abbinamenti sconosciuti e sublimi, e anche se preferisco mille volte cucinare un piatto salato, devo dire che ho sfogliato le pagine di Sweet con enorme interesse.
RispondiEliminaE adesso... tutte ai fornelli! ;-)
Non mi stancherò mai di ripeterlo: vi amo. Immensamente.
RispondiEliminaHo adocchiato il libro appena uscito, l'ho subito cercato e sbattuto nella infinita wish list di Amazon e poi ho pensato (giuro!): chissà se le starbooker lo analizzeranno nei prossimi mesi? Eh sì, perché io lui l'ho scoperto proprio grazie a voi e so quanto lo amiate/amiamo. Non nego di essere un po' gelosa della dedica, eh <3
Non vedo l'ora di vedere realizzate le ricette, l'indice lo avevo già scorso e mi era piaciuto da morire!
Ottolenghi l’ho scoperto e apprezzato grazie a voi. Alessandra, la tua recensione è precisa e accurata come sempre... Da parte mia posso solo aggiungere che le avrei provate tutte, adoro i dolci e quelli di Ottolenghi.. non dico altro ❤️
RispondiEliminaSweet è veramente accattivante, così come lo è il suo autore di persona. Ne vedremo delle belle ...e grazie Alessandra per questa analisi lucida e puntuale.
RispondiEliminaSweet è nella mia lista desideri Amazon da quando non era ancora disponibile:) sto solo aspettando di vendere un paio di librini prima di prenderlo! Che bello, sono felicissima. Così avrò qualche ricetta in anteprima da provare <3
RispondiEliminaWow che dedica 😍 mi sono emozionata io che sono solo una lettrice dello Starbooks, quindi posso immaginare quanto vi siate emozionate voi Starbookers 💘💖💝 bene non mi rimane che godere di tutto quello che sceglierete di provare 😋 lasciandomi ingolosire dal mitico Ottolenghi e di conseguenza da tutte voi, care Starbookers del mio cuore 💖 Buon lavoro e a domani 🍦🍨🍡🥞
RispondiEliminaUno di quei libri che si aspettano da sempre e che diventano inevitabilmente il testo feticcio da sfogliare e risfogliare. Io sono galvanizzata a mille e temo che saranno molte le ricette che proverò strada facendo. Yotam rules!
RispondiEliminaEcco uno Starbook del quale non mi perderò nessuna ricetta.
RispondiEliminaLo Starbook di settembre lo sto recuperando adesso dopo un mese molto incasinato, quello di prima dell'estate, vi confesso, mi aveva interessato meno, ma sicuramente è colpa mia.
Questo ce l'ho già nel cuore.
Che bello Stefi!!! Addirittura alla presentazione del libro sei andata!!!!
Avete intenzione di farmene comprare un altro dei suoi, vero? 😍
RispondiEliminaMi sto coccolando il libro di Ottolenghi da qualche settimana... è una continua sorpresa! Questo Ottobre sarà molto "Sweet" :)))
RispondiEliminaVi ringrazio di cuore per aver scelto questo libro! Mi sa che saremo in molte ad avere aspettative alte! Intanto i biscotti mi sembrano ottimi!
RispondiEliminavi ho seguito con plenty, vi ho seguito con jerusalem.. come posso non seguirvi con sweet? d'altronde amazon mi suggerisce già da qualche settimana l'acquisto di questa meraviglia! piuttosto, per non sbagliare..ho visto che ci sono due copertine differenti, una bianca e rossa e una con la pavlova ai fichi.. sapete se c'è differenza tra i due libri? grazie e buon lavoro! state andando alla grandissima!
RispondiEliminaLa copertina con la pavlova ai fichi è quella dell'edizione americana, ma il libro è lo stesso. :-)
EliminaE grazie!
Mi sa che mi farò regalare anche questo...
RispondiEliminaIntanto, partecipa al Redone, che ho visto che hai pubblicato una ricetta di Martha Stewart! ;-) Preleva il banner dal post che ti ho linkato e metti il link della tua ricetta tra i commenti del medesimo, et voilà. Ti aspettiamo!
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