Per una parte della mia vita la Spagna ha avuto in significato importante.
L'estate dei Mondiali dell''82, ve la ricordate?
Beh, una settimana dopo la gloriosa vittoria, partivo con mia madre e mia sorella (il nostro primo volo) per raggiungere mio padre che lavorava a Marbella già da qualche mese e con cui avremmo trascorso tutta l'estate fino agli inizi della scuola.
Fu così anche l'anno successivo: probabilmente le più belle estati della mia vita, come possono essere le estate dei nostri 15 anni, quando anche il solo profumo dell'aria al tramonto e lo sguardo indagatore dell'altro sesso danno vita a fantasie romantiche senza limiti.
Ma erano anche i miei primi 15 anni in un paese straniero in crescita stellare: quella Marbella del Jet Set internazionale, dove sceicchi e star del cinema mondiale creavano il proprio "buen retiro", dove la sera si andava a contare i Panfili sulla passeggiata di Puerto Banus, ad aspettare Sean Connery nei pressi della sua villa o più semplicemente a ordinare il gelato di gran moda in quei giorni: il Beso, un cono con lungo ciuffo di gelato alla vaniglia, tuffato nel cioccolato bollente, a formare la crosticina golosa da togliere poco a poco.
Non sapevo nulla della vita, ogni cosa era una scoperta meravigliosa: il silenzio dei lunghi pomeriggi roventi nella tenuta dove lavorava mio padre, i contadini che sparivano per la siesta, la ricchezza della campagna da cui ci arrivavano pomodori grossi come meloni e cipolle bianche dolcissime che facevano tanto ridere mia madre ogni volta che le pesava, immense.
La prima volta che ho assaggiato e odiato il Gazpacho (troppo aglio), che ho pronunciato "tortilla", che ho bevuto cerveza e mangiato paella (delusione...il riso così scotto:) ).
Erano gli anni di una Costa del Sol ancora in divenire, con puebliti polverosi, addormentati, senza grandi supermercati e dove ancora il turismo vero, quello massificato, doveva arrivare.
Ci sono capitata per caso durante un viaggio di lavoro 7/8 anni fa, non ricordo bene.
Ho avuto un piccolo grande choc: l'intera costa, da Malaga a Gibilterra è oggi un'unica barriera cementificata di Hotel, Centri Commerciali, Resort di lusso, sotto i quali sono sepolti i luoghi della Patty quindicenne.
Perdonate la intro nostalgica.
Per molti anni sono tornata in Spagna e posso dire di conoscerla piuttosto bene da Nord a Sud ed è un paese che amo immensamente, così come i suoi abitati, la sua cucina ed i suoi ritmi lenti.
Per finire, ho per la lingua spagnola una sorta di piccola debolezza, come quella di Jamie Lee Curtis in un Pesce di Nome Wanda: ecco l'ho detto!
Quindi celebrare un libro che è intriso di sabor iberico dalla prima all'ultima pagina, non può che rendermi frizzantina!
Ho scelto una ricetta di carne, e sono caduta sul pollo: soltanto dopo averlo preparato mi sono resa conto che ormai il binomio Patty e Pollo vanno a braccetto allegramente.
La ricetta è davvero facilissima.
Gli ingredienti estremamente reperibili: le olive spagnole si trovano con facilità ovunque, io per altro già snocciolate. I tempi di preparazione ridicoli...insomma, andiamo alla ricetta che è meglio
Pollo con salsa di olive spagnole: un classico
Ingredienti per 4 persone
8 cosce di pollo nostrale
6/8 spicchi di aglio affettati finemente
1 cipolla spagnola
1 cucchiaio di farina
2 rametti di rosmarino fresco
3 cucchiai di brandy
1 bicchiere di vino bianco
200 ml di acqua o brodo di pollo se ne avete
150 g di olive spagnole verdi o rosse
sale e pepe macinato fresco
Condite bene le cosce di pollo con sale e pepe.
In una larga padella dal fondo spesso, versate l'olio extravergine e scaldatelo a fiamma vivace.
Fate rosolare bene le cosce mettendole per prima con la pelle a contatto con la padella, in modo che rilascino un po' di grasso, il che aiuterà a dare un bel colore bruno dorato. Fate lo stesso su tutti i lati quindi toglietele e tenetele da parte.
Abbassate la temperatura ed aggiungete l'aglio e la cipolla affettati e mescolate cuocendo fino a che non prenderanno colore.
Spargete la farina sulla padella e cuocete per 1 minuto continuando a mescolare.
Aggiungete i rametti di rosmarino e fate flambare velocemente dando fuoco alla padella aiutandovi con un accendifiamma o un cerino lungo.
A questo punto aggiungete il vino e mescolate bene affinché non resti neanche un grumo di farina.
Aggiungete le cosce di pollo e fate sobbollire appena fino a che il vino non si sia ridotto alla metà e parte dell'alcool sia evaporato.
Aggiungete l'acqua o il brodo, le olive ed aggiustate di pepe.
Coprite e fate cuocere con lieve bollore per c.ca 20 minuti, fino a che il pollo non sarà morbido e si sarà formata una bella salsa. Assaggiare per aggiustare di sale o pepe.
Buen Provecho!
NOTE PERSONALI
L'estate dei Mondiali dell''82, ve la ricordate?
Beh, una settimana dopo la gloriosa vittoria, partivo con mia madre e mia sorella (il nostro primo volo) per raggiungere mio padre che lavorava a Marbella già da qualche mese e con cui avremmo trascorso tutta l'estate fino agli inizi della scuola.
Fu così anche l'anno successivo: probabilmente le più belle estati della mia vita, come possono essere le estate dei nostri 15 anni, quando anche il solo profumo dell'aria al tramonto e lo sguardo indagatore dell'altro sesso danno vita a fantasie romantiche senza limiti.
Ma erano anche i miei primi 15 anni in un paese straniero in crescita stellare: quella Marbella del Jet Set internazionale, dove sceicchi e star del cinema mondiale creavano il proprio "buen retiro", dove la sera si andava a contare i Panfili sulla passeggiata di Puerto Banus, ad aspettare Sean Connery nei pressi della sua villa o più semplicemente a ordinare il gelato di gran moda in quei giorni: il Beso, un cono con lungo ciuffo di gelato alla vaniglia, tuffato nel cioccolato bollente, a formare la crosticina golosa da togliere poco a poco.
Non sapevo nulla della vita, ogni cosa era una scoperta meravigliosa: il silenzio dei lunghi pomeriggi roventi nella tenuta dove lavorava mio padre, i contadini che sparivano per la siesta, la ricchezza della campagna da cui ci arrivavano pomodori grossi come meloni e cipolle bianche dolcissime che facevano tanto ridere mia madre ogni volta che le pesava, immense.
La prima volta che ho assaggiato e odiato il Gazpacho (troppo aglio), che ho pronunciato "tortilla", che ho bevuto cerveza e mangiato paella (delusione...il riso così scotto:) ).
Erano gli anni di una Costa del Sol ancora in divenire, con puebliti polverosi, addormentati, senza grandi supermercati e dove ancora il turismo vero, quello massificato, doveva arrivare.
Ci sono capitata per caso durante un viaggio di lavoro 7/8 anni fa, non ricordo bene.
Ho avuto un piccolo grande choc: l'intera costa, da Malaga a Gibilterra è oggi un'unica barriera cementificata di Hotel, Centri Commerciali, Resort di lusso, sotto i quali sono sepolti i luoghi della Patty quindicenne.
Perdonate la intro nostalgica.
Per molti anni sono tornata in Spagna e posso dire di conoscerla piuttosto bene da Nord a Sud ed è un paese che amo immensamente, così come i suoi abitati, la sua cucina ed i suoi ritmi lenti.
Per finire, ho per la lingua spagnola una sorta di piccola debolezza, come quella di Jamie Lee Curtis in un Pesce di Nome Wanda: ecco l'ho detto!
Quindi celebrare un libro che è intriso di sabor iberico dalla prima all'ultima pagina, non può che rendermi frizzantina!
Ho scelto una ricetta di carne, e sono caduta sul pollo: soltanto dopo averlo preparato mi sono resa conto che ormai il binomio Patty e Pollo vanno a braccetto allegramente.
La ricetta è davvero facilissima.
Gli ingredienti estremamente reperibili: le olive spagnole si trovano con facilità ovunque, io per altro già snocciolate. I tempi di preparazione ridicoli...insomma, andiamo alla ricetta che è meglio
Pollo con salsa di olive spagnole: un classico
Ingredienti per 4 persone
8 cosce di pollo nostrale
6/8 spicchi di aglio affettati finemente
1 cipolla spagnola
1 cucchiaio di farina
2 rametti di rosmarino fresco
3 cucchiai di brandy
1 bicchiere di vino bianco
200 ml di acqua o brodo di pollo se ne avete
150 g di olive spagnole verdi o rosse
sale e pepe macinato fresco
Condite bene le cosce di pollo con sale e pepe.
In una larga padella dal fondo spesso, versate l'olio extravergine e scaldatelo a fiamma vivace.
Fate rosolare bene le cosce mettendole per prima con la pelle a contatto con la padella, in modo che rilascino un po' di grasso, il che aiuterà a dare un bel colore bruno dorato. Fate lo stesso su tutti i lati quindi toglietele e tenetele da parte.
Abbassate la temperatura ed aggiungete l'aglio e la cipolla affettati e mescolate cuocendo fino a che non prenderanno colore.
Spargete la farina sulla padella e cuocete per 1 minuto continuando a mescolare.
Aggiungete i rametti di rosmarino e fate flambare velocemente dando fuoco alla padella aiutandovi con un accendifiamma o un cerino lungo.
A questo punto aggiungete il vino e mescolate bene affinché non resti neanche un grumo di farina.
Aggiungete le cosce di pollo e fate sobbollire appena fino a che il vino non si sia ridotto alla metà e parte dell'alcool sia evaporato.
Aggiungete l'acqua o il brodo, le olive ed aggiustate di pepe.
Coprite e fate cuocere con lieve bollore per c.ca 20 minuti, fino a che il pollo non sarà morbido e si sarà formata una bella salsa. Assaggiare per aggiustare di sale o pepe.
Buen Provecho!
NOTE PERSONALI
- Facile. Buona. Appetitosa. La ricetta è spiegata molto bene tranne che per una cosa: il flambare. Ecco, per una torda come la sottoscritta, che non sta mica lì a flambare da mattina a sera, il caro amico Omar è stato un po' ermetico. Bastava che dicesse semplicemente: "versa il brandy nella padella e dagli fuoco" io avrei eseguito in maniera pedissequa. Invece nella ricetta non c'è nulla di tutto questo, quindi immaginate la sottoscritta con il cerino lungo che cerca di dare fuoco alla farina avendo completamente rimosso la presenza del Brandy nella lista degli ingredienti! Per quelle poche volte che ho fatto Grisù nella padella, ho anche alzato la fiamma come Dio comanda e spesso il contenuto ha preso fuoco da sé grazie alla presenza dell'alcool e ad un oculato colpetto di polso. Invece stavolta sono rimasta lì come una deficiente e non ci sono riuscita. Non ci ho proprio pensato e quando ho visto che non si incendiava, sono passata oltre smadonnando.
- Curioso è l'utilizzo della farina per ottenere una salsa densa. In realtà potrebbe essere anche omessa in quanto il grasso rilasciato dalla pelle del pollo fa da addensante in maniera naturale. Io ero curiosa di questa ricetta soprattutto per l'uso della farina.
- Per il resto tutto è esattamente come racconta Omar. Cercate delle belle cipolle bianche e dolci, che assomigliano a quelle andaluse, e delle olive grandi e carnose. Se non trovate le spagnole, vanno bene anche le siciliane o pugliesi. Sull'olio usate il vostro extravergine preferito che è meglio, e soprattutto, munitevi di una pala di pane fresco perché vi litigherete la salsa che resterà sul fondo della padella. Da urlo.
- In poche parole "puedo decir sin duda"
PROMOVIDO!
Belle memorie e grazie per averle condivise con noi <3 ho come l'idea che la Spagna abbia fatto parte del tuo passato "remoto". ;)
RispondiEliminaSplendida ricetta e anche molto semplice sul flambè staremo a vedere come me la caverò... Brava Patti mi hai fatto venire un'acquolina... mi sa che finirò per acquistare questo libro, Omar mi ha conquistata... cosa non così scontata :D
Si, la Spagna per un certo periodo della mia vita è stata molto presente. E quando posso ci ritorno. Il libro di Omar è una scoperta e a dirla tutta adesso mi butterò su altre belle ricettine che ho già adocchiato. Un bacione
EliminaGrazie Patty, per il tuo tuffo nel passato mi hai fatto ricordavo che quella famosa estate, mentre l'Italia vinceva i mondiali ero a York per un corso d'inglese estivo il nostro tifo fu sfegatato, perchè tifare Italia con accanto i tedeschi in terra straniera ha un qualche cosa di magico gli inglesi tifavano un po' per l'uno un po' per gli altri, veramente memorabile o forse come dici tu era anche l'età che lo rendeva tale.
RispondiEliminaLe olive spagnole me le ricordo, anzi se ho imparato ad apprezzare le olive è proprio grazie alla Spagna.
Omar l'ho trovato molto attento nelle spiegazioni, peccato gli sia sfuggita la flambatura.
La ricetta mi sembra fantastica e sicuramente sarà da fare molto presto, perchè qui il pollo è di casa.
Grazie Manu
Per la mia generazione, quello è stato un anno che è rimasto nel mito ed ogni ricordo legato a lui è prezioso.
EliminaSulla flambatura metto un velo pietoso ma la colpa sicuramente è anche mia che non ho capito...Baci!
Che meraviglia di post, Patty! E chissà che shock, a vedere la Costa del Sol tanti anni dopo, così cambiata!
RispondiEliminaLa ricetta è in effetti facile e intrigante. Non ho però capito se il brandy (e quindi la flambata) vada aggiunto prima dei rametti di rosmarino o dopo: se prima, non rischia di carbonizzarsi il rosmarino? :-D
Questo detto, la facilità della ricetta è analoga a quella della Shawarma di pollo, come a dire... s'ha da fare!!!
Un abbraccio.
Infatti Mapi, è quello che non ho capito neanche io perché nel testo mette i rametti e poi dice di flambare senza però mai citare il Brandy....lì infatti mi sono persa ma tu sicuramente avresti agito meglio di me grazie alla tua esperienza. Sul resto della ricetta, posso dire che è davvero molto molto semplice. E deliziosa.
EliminaUn bel bacione.
Pensa, Patty, io tra Malaga e Gibilterra, ho trascorso un mese ancor prima di te: avevo solo 10 anni.
RispondiEliminaLa ricettina è da replica non appena ho una domenica nella quale non so cosa cucinare per pranzo.
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaAlla portata di tutti e davvero gustosisssssima
RispondiEliminaPost stupendo e coinvolgente, cara Patty. Hai una gran capacità nel coinvolgere le persone attraverso i tuoi racconti di vita :))) La ricetta sembra proprio deliziosa, anche senza il brandy ;)
RispondiEliminaUn abbraccio
bellissimo post patty. il pollo ne è la naturale consacrazione. sai scrivere da dio. punto.
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