A volte penso che se noi dello Starbooks dovessimo fare il test di Facebook sui personaggi delle favole, verremmo identificate, a turno, o con il Grillo Parlante o con i bambini de I vestiti nuovi dell'Imperatore. Non, però, alla fine della storia, quando tutti i tasselli vanno a posto e il primo viene riconosciuto come un saggio e i secondi come eroi: ma durante, quando cioè uno viene preso a scarpate e il grido degli altri ( il re è nudo!) rimane sospeso in quel misto di paura e adulazione in cui, ahinoi, ristagna l'aria che respiriamo.
Quando è nato questo progetto, infatti, eravamo nel boom dell'editoria gastronomica, a sua volta espressione dell'enorme successo della cucina 2.0, una volta scoperto l'enorme potere mediatico delle ricette. I titoli di settore sfornati ogni anno toccavano cifre a 5 zeri, a 6 ci arrivavano i libri di Benedetta Parodi e, tutto intorno, era un fiorire di una editoria che nascondeva l'ovvia fiacchezza di contenuti e di spunti dietro un paludamento di immagini mai visto prima. La foto era il vero traino del testo, senza nemmeno più l'illusorio conforto de "l'immagine può non corrispondere al risultato" che campeggiava sulle confezioni dei budini in busta o sui preparati delle torte pronte. Ad un marketing onesto nella sua cialtroneria, insomma, si sostituiva la pericolosa convinzione che qualsiasi abito facesse il monaco: bastava la bella foto- e il più era fatto.
A tenere alto questo vessillo, duole dirlo, siamo stati noi Italiani: per quanto grande sia la nostra tradizione gastronomica, questa sarà sempre superata dalla nostra attitudine a scegliere sempre la scorciatoia, quale essa sia. In questi dieci anni in cui hanno provato a convincerci che assemblare tre ingredienti a caso fosse sinonimo di una ricetta e che bastasse infilare due bacchette in un piatto di spaghetti per cucinare fusion, si è consumata la triste fine della nostra editoria gastronomica, ci siamo giocati l'ultima occasione di poter dettare legge in materia di cibo nel secondo millennio, al di fuori della ristorazione.
Noi Starbookers, ovviamente, non abbiamo taciuto, anzi: neanche saremmo diventati gli Starbokers se non avessimo trovato in quest'ansia comune di arginare la deriva la spinta che ha dato origine a questo progetto. E' da qui, da questa discrepanza framusica e parole, fra immagine e testo, fra forma e sostanza, che siamo nate e che abbiamo trovato linfa per andare avanti, a dispetto di critiche, derisioni, offese, insulti e minacce (oh yeah): la nostr peggior colpa, oltre al "chi si credono di essere" è stata quella di aver scelto il mondo anglosassone, a dispetto dei libri nostrani, in una sorta di "prima gli Italiani!" ante literram che trova oggi la risposta più compiuta e più autorevole, in questo libro di Niki Segnit.
Perchè, vedete, Lateral Cooking è un capolavoro.
E' il libro che mancava, dagli affollatissimi scenari dell'editoria- ed è quello a cui dovremmo fare posto, negli affollatissimi scaffali delle nostre librerie.
E' il libro di spessore vero, in cui ogni frase, ogni parola, ogni virgola, trasuda competenza e sapere, a conferma che gli otto anni impiegati per scriverlo sono stati spesi in uno studio accurato e preciso, tanto in pratica quanto in teoria.
E' il libro che, ci auguriamo, invertirà la rotta, dalla superficie alla profondità, nella prospettiva antica e a noi tanto cara per cui non basta azzeccare una ricetta, per sostenere di saper cucinare. In un mondo di ginnasti impacciati, Lateral Cooking è la chiave per imparare a volteggiare come Nadia Comaneci- e pazienza se gli attrezzi sono mestoli e padelle e il tappeto è quello davanti al lavandino: il concetto è lo stesso ed è quello che le basi servono tanto per andare avanti, con la sicurezza della conoscenza, quanto per tornare indietro, con la consapevolezza di un sapere accresciuto e maturato.
Il tutto condito da una scrittura lieve, autoironica, divertita, divertente, capace di supplire ampiamente alla mancanza delle foto e in cui di nuovo si sente l'eco illustre delle grandi penne dei food writer inglesi alla cui scuola la Segnit ha imparato cosi bene da potersi sedere accanto a loro.
Se c'è una nota stonata, questa è alla fine, a copertina chiusa, a emozioni decantate, quando all'entusiasmo della scoperta subentra il rimpianto che sia toccata ad altri e non a noi: sarebbe stato bello, cioè, che un libro cosi completo e cosi denso avesse avuto sul frontespizio la firma di un Italiano, in nome di una tradizione che tutto il mondo ci invidia e di un sapere che portiamo stampato nel nostro DNA.
Ma mentre gli Inglesi tenevano botta e anzi, studiavano sul serio e crescevano di conseguenza, gli Italians si accapigliavano dal balcone, al grido di "mi ha rubato la ricetta", discettando in modo approfondito solo di post produzione e photoshop, e provando a convincere il resto del mondo che i libri senza immagini fossero superati e che le basi cedessero di fronte alle meraviglie del loro ingegno.
Lateral Cooking è la prova che, al contrario, si può parlare di cibo anche nel modo tradizionale, affascinando e coinvolgendo tanto quanto, a patto che si abbiano chiari i contenuti, gli scopi e i mezzi. Ovvio, qui non si bara: ma una volta che si conosce bene la materia, si possiede la scrittura e, non ultimo, si rispettano i lettori, questa è una strada che si può ancora percorrere, con grande soddisfazione di tutti.
Avevate torto, insomma.
Ma noi ve l'avevamo detto.
Ma mentre gli Inglesi tenevano botta e anzi, studiavano sul serio e crescevano di conseguenza, gli Italians si accapigliavano dal balcone, al grido di "mi ha rubato la ricetta", discettando in modo approfondito solo di post produzione e photoshop, e provando a convincere il resto del mondo che i libri senza immagini fossero superati e che le basi cedessero di fronte alle meraviglie del loro ingegno.
Lateral Cooking è la prova che, al contrario, si può parlare di cibo anche nel modo tradizionale, affascinando e coinvolgendo tanto quanto, a patto che si abbiano chiari i contenuti, gli scopi e i mezzi. Ovvio, qui non si bara: ma una volta che si conosce bene la materia, si possiede la scrittura e, non ultimo, si rispettano i lettori, questa è una strada che si può ancora percorrere, con grande soddisfazione di tutti.
Avevate torto, insomma.
Ma noi ve l'avevamo detto.