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venerdì 29 marzo 2019

LATERAL COOKING: TIRIAMO LE SOMME?






A volte penso che se noi dello Starbooks dovessimo fare il test di Facebook sui personaggi delle favole, verremmo identificate, a turno, o con il Grillo Parlante o con i bambini de I vestiti nuovi dell'Imperatore. Non, però, alla fine della storia, quando tutti i tasselli vanno a posto e il primo viene riconosciuto come un saggio e i secondi come eroi: ma durante, quando cioè uno viene preso a scarpate e il grido degli altri ( il re è nudo!) rimane sospeso in quel misto di paura e adulazione in cui, ahinoi, ristagna l'aria che respiriamo. 
Quando è nato questo progetto, infatti, eravamo nel boom dell'editoria gastronomica, a sua volta espressione dell'enorme successo della cucina 2.0, una volta scoperto l'enorme potere mediatico delle ricette. I titoli di settore sfornati ogni anno toccavano cifre a 5 zeri, a 6 ci arrivavano i libri di Benedetta Parodi e, tutto intorno, era un fiorire di una editoria che nascondeva l'ovvia fiacchezza di contenuti e di spunti dietro un paludamento di immagini mai visto prima. La foto era il vero traino del testo, senza nemmeno più l'illusorio conforto de "l'immagine può non corrispondere al risultato" che campeggiava sulle confezioni dei budini in busta o sui preparati delle torte pronte. Ad un marketing onesto nella sua cialtroneria, insomma, si sostituiva la pericolosa convinzione che qualsiasi abito facesse il monaco: bastava la bella foto- e il più era fatto. 
A tenere alto questo vessillo, duole dirlo, siamo stati noi Italiani: per quanto grande sia la nostra tradizione gastronomica, questa sarà sempre superata dalla nostra attitudine a scegliere sempre la scorciatoia, quale essa sia. In questi dieci anni in cui hanno provato a convincerci che assemblare tre ingredienti a caso fosse sinonimo di una ricetta e che bastasse infilare due bacchette in un piatto di spaghetti per cucinare fusion, si è consumata la triste fine della nostra editoria gastronomica, ci siamo giocati l'ultima occasione di poter dettare legge in materia di cibo nel secondo millennio, al di fuori della ristorazione. 
Noi Starbookers, ovviamente, non abbiamo taciuto, anzi: neanche saremmo diventati gli Starbokers se non avessimo trovato in quest'ansia comune di arginare la deriva la spinta che ha dato origine a questo progetto. E' da qui, da questa discrepanza framusica e parole, fra immagine e testo, fra forma e sostanza, che siamo nate e che abbiamo trovato linfa per andare avanti, a dispetto di critiche, derisioni, offese, insulti e minacce (oh yeah): la nostr peggior colpa, oltre al "chi si credono di essere" è stata quella di aver scelto il mondo anglosassone, a dispetto dei libri nostrani, in una sorta di "prima gli Italiani!" ante literram che trova oggi la risposta più compiuta e più autorevole, in questo libro di Niki Segnit. 
Perchè, vedete, Lateral Cooking è un capolavoro. 
E' il libro che mancava, dagli affollatissimi scenari dell'editoria- ed è quello a cui dovremmo fare posto, negli affollatissimi scaffali delle nostre librerie. 
E' il libro di spessore vero, in cui ogni frase, ogni parola, ogni virgola, trasuda competenza e sapere, a conferma che gli otto anni impiegati per scriverlo sono stati spesi in uno studio accurato e preciso, tanto in pratica quanto in teoria. 
E' il libro che, ci auguriamo, invertirà la rotta, dalla superficie alla profondità, nella prospettiva antica e a noi tanto cara per cui  non basta azzeccare una ricetta, per sostenere di saper cucinare. In un mondo di ginnasti impacciati, Lateral Cooking è la chiave per imparare a volteggiare come Nadia Comaneci- e pazienza se gli attrezzi sono mestoli e padelle e il tappeto è quello davanti al lavandino: il concetto è lo stesso ed è quello che le basi servono  tanto per andare avanti, con la sicurezza della conoscenza,  quanto per tornare indietro, con la consapevolezza di un sapere accresciuto e maturato. 
Il tutto condito da una scrittura lieve, autoironica, divertita, divertente, capace di supplire ampiamente alla mancanza delle foto e in cui di nuovo si sente l'eco illustre delle grandi penne dei food writer inglesi alla cui scuola la Segnit ha imparato cosi bene da potersi sedere accanto a loro. 
Se c'è una nota stonata, questa è alla fine, a copertina chiusa, a emozioni decantate, quando all'entusiasmo della scoperta subentra il rimpianto che sia toccata ad altri e non a noi: sarebbe stato bello, cioè, che un libro cosi completo e cosi denso avesse avuto sul frontespizio la firma di un Italiano, in nome di una tradizione che tutto il mondo ci invidia e di un sapere che portiamo stampato nel nostro DNA.
Ma mentre gli Inglesi tenevano botta e anzi,  studiavano  sul serio e crescevano di conseguenza, gli Italians si accapigliavano dal balcone, al grido di "mi ha rubato la ricetta", discettando in modo approfondito solo di post produzione e photoshop, e provando a convincere il resto del mondo che i libri senza immagini fossero superati e che le basi cedessero di fronte alle meraviglie del loro ingegno.
Lateral Cooking è la prova che, al contrario, si può parlare di cibo anche nel modo tradizionale, affascinando e coinvolgendo tanto quanto, a patto che si abbiano chiari i contenuti, gli scopi e i mezzi. Ovvio, qui non si bara: ma una volta che si conosce bene la materia, si possiede la scrittura e, non ultimo, si rispettano i lettori, questa è una strada che si può ancora percorrere, con grande soddisfazione di tutti.
Avevate torto, insomma.
Ma noi ve l'avevamo detto.

12 commenti:

  1. E finalmente, direi. UAU. Questa recensione è davvero "pane al pane, vino al vino". Come piace a me. Chapeau <3

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    1. grazie :) ma il mio difetto peggiore è proprio dire sempre pane al pane e vino al vino, ahimè...

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  2. "Avevate torto, insomma.
    Ma noi ve l'avevamo detto."
    Standing ovation, Ola della settimana e 90 minuti di applausi, all rolled into one.
    Uno dei Tiriamo le somme più belli di sempre.
    E, a dispetto di quanto ho commentato nel post in cui annunciavate il libro del mese, non solo ho comperato questo libro, ma mi sono pure pentita di aver venduto il precedente della Segnit e sto meditando di ricomprarlo. In inglese stavolta, ché lì il termine smoked si trova in fondo (e magari non patisce di errori di traduzione). ☺
    Grazie e al prossimo libro!

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    1. si, non ho infierito stavolta ma, tanto per cambiare, la traduzione italiana aveva degli errori... :(

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  3. Convertita mio malgrado dalla vita expat di cui ben conosci gioie e dolori alle tristi digital edition dei libri, questo è invece uno dei pochi dei quali ho già messo in conto di prendere una seconda copia, questa volta cartacea.
    Me lo voglio godere come di deve, e sono antica nell'animo :D il Kindle me lo godo un po' meno...detto questo, solo applausi.

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    1. idem, idem, idem. Food 52 e questo, assolutamente di carta.

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  4. Sono rimasta folgorata da questa analisi spassionata e senz'altro veritiera della situazione italiana.
    Io sono l'ultima arrivata, vi leggo da poco ma avevo notato una predilezione per il mondo anglosassone, dopo aver visto anche i giudizi negativi dati ai nostri Chef più blasonati...
    Come appassionata di cucina, ho seguito negli anni, in fasi alterne, programmi e pubblicazioni "nostrane". Ho tutta una serie di libri "basici" sulla nostra cucina regionale che sono quelli a cui faccio riferimento, oltre che al web!
    Ho avuto modo di leggere libri e ricette "blasonate" che non mi hanno convinto molto, mentre avrebbero dovuto stupirmi con effetti speciali! Istintivamente anch'io negli ultimi 2 anni ho rivolto la mia attenzione alla produzione anglosassone, perchè fan di Irlanda e Scozia e attirata dal loro pragmatismo ho scoperto che sono più bravi! A scrivere bene, a insegnare. A divulgare.
    Con voi mi ritrovo oggi a conoscere ed apprezzare sapori e profumi lontani da tutte le mie esperienze!
    Questo editoriale mi ha spiegato il perchè della mia scelta istintiva e della vostra presa di posizione deliberata, e non posso che essere d'accordo con te Alessandra!
    Cambierà qualcosa in futuro? Io mi lo auguro che le nuove leve, figlie di un'Italia più aperta al mondo, riescano a superare questo assurdo provincialismo, perchè come tu stessa dici noi siamo gli eredi di un tesoro in tradizione e varietà culinarie che ci invidiano tutti.
    P.S. questo libro mi ha stupita e più di altri "manuali" alla Delia Smith, Mary Berry e Darina Allen mi insegnerà in futuro! Grazie per la "dritta"!

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    1. Vorrei poterti rispondere che sì, qualcosa cambierà e ci riapprioprieremo del nostro passato, come viatico per il futuro, ma in questo momento non sono cosi ottimista. Il nostro problema è che ci arrocchiamo sulla mediocrità: lo aveva già scritto Sallustio, nella Congiura di Catilina, che la peggiore jattura è un capo mediocre, perchè i mediocri hanno paura dei "buoni"- e purtroppo in duemila e passa anni non ci siamo scollati di dosso questa attitudine. Nostra figlia ha trovato a Londra il riconoscimento della sua bravura, dopo 15 anni di umiliazioni cocenti, per dire: e anche se noi viviamo a Singapore, se dobbiamo fare riferimento ad una società che sa mettere il merito al centro di tutto, spronando a lavorare per migliorarsi, è a quella anglosassone che dobbiamo guardare. Di sicuro, con i libri di cucina hanno trovato la rotta giusta e l'hanno mantenuta, nutrendola con uno studio attendo. Noi abbiamo fatto l'inverso, a parte poche eccezioni. Ma se provi a dirlo, ti mangiano la faccia. E il mio pessimismo, a farla breve, nasce tutto da qui...

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    2. ... adesso sono curiosa.... quali sono le "eccezioni"?

      P.S. ho messo il commento dove dovevo..... e cancellato l'altro!

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  5. Faccio parte di quel gruppo che sta facendo la "ola" per te, cara Alessandra. Solo dico che tu sei la mia personale Nadia Comaneci (rubo da te questa allegoria), perché mi stai facendo imparare a volteggiare nel mondo della culinaria : certo, sono ancora un papero sgraziato, ma per tutto ci vuole esercizio. Grazie. Un bacione da chi ha scelto, con allegria e sacrificio, di vivere all'estero per umiliazioni subite a suo tempo. E non se ne pente.

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  6. non so se ridere o arrossire :) ma se mi.penso con la stazza di oggi a volteggiare sul tappeto, non posso che scegliere la prima.grazie, Biagio, sei sempre il solito, squisito gentleman

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  7. Sarebbe quasi un eufemismo dire che questo libro incarna perfettamente lo spirito dello Starbook. Mi unisco agli applausi a scena aperta, naturalmente. Grazie per questa recensione ma soprattutto per tutto quello che avete fatto in questi anni. Grazie a voi ho imparato tanto <3

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