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venerdì 29 maggio 2015

STARBOOKS DI MAGGIO 2015: TIRIAMO LE SOMME?




Credo che quello che segue sarà il Tiriamo le Somme più breve della storia dello Starbooks e se non fosse per il timore di essere tacciata di superficialità, sarei tentata dalle lusnghe degli hashtag, con un bell' #accattatevelo a completare il tutto. 
Perchè nulla c'è da dire su questo libro, se non di consigliarne l'acquisto a chi desideri colmare una lacuna sui suoi scaffali, alla voce "cucina fresca, leggera e nuova", connubio su cui ci permettiamo di insistere, consapevoli come siamo dell'abuso di certi aggettivi, che non trovano sempre corrispondenza nei contenuti.
Che Donna Hay sia costantemente un passo avanti a tutti, è cosa che sapevamo già. 
Che lo sia anche in un approccio sempre più di sostanza-e forse un pochino meno di forma, è cosa che ci rallegra e ci conforta: perchè in questi dieci anni in cui è stata sulla breccia, punto di riferimento imprescindibile per chiunque si sia occupato di cibo in termini contemporanei, lungi dall'adagiarsi sugli allori, la signora ha lavorato sodo, raddrizzando le criticità e perfezionando i punti di forza. Se, dieci anni fa, i suoi libri si compravano prevalentemente per le immagini,oggi possiamo assicurarvi che si comprano anche e soprattutto per i contenuti, in una felice realizzazione fra forma e sostanza che, da questa parte del mondo, sembra essersi persa di vista, sommersa com'è da un pressapochismo dilagante che neanche l'autoreferenzialità di cui siamo malati riesce a spacciare per professionismo. 
I veri professionisti sono altri e trovano in Donna Hay e in questo suo incessante mettersi in gioco l'esempio da seguire,oltre che l'acquisto da fare. Se il vostro salvadanaio scoppia, destinatelo a questo libro: saranno soldi davvero ben spesi.
A fra poco,con il Redone!
E al mese prossimo,con il nuovo Starbook!

mercoledì 27 maggio 2015

LENTIL FALAFEL WITH GARLIC YOGHURT SAUCE

I Falafel o Felafel come a volte si trova scritto, sono delle polpettine di ceci aromatizzate con aglio e cumino che in molti paesi del Medio Oriente vengono fritte in olio profondo e servite come antipasto o "tapas" e sono una delle cose più buone e irresistibili che abbia mai mangiato.
La mia prima volta è stata in Egitto, dove credo di averne fatta una piccola indigestione e per anni, prima di avere questo blog, mi sono chiesta come avrei potuto fare a togliermi nuovamente la voglia senza andare in capo al mondo, inconsapevole che oltre ad essere magnifici sono anche semplicissimi da fare in casa.
La nostra Donna Hay fa una variazione sul tema utilizzando legumi alternativi ai ceci, ovvero le più delicate lenticchie e vi posso dire che per preparare questi Falafel NON FRITTI ci vuole il tempo di un attimo, perché gli ingredienti sono facili da trovare (a parte le foglie di coriandolo, che a me personalmente non piacciono ma che nell'impasto stanno molto bene).
Basta però utilizzare alcune accortezze, una delle quali non usare le lenticchie in barattolo, ma farsele da sole (che sono decisamente più buone e poi vi dico perché).
Ingredienti per 4 persone
Per i Falafel
400 g di lenticchie in scatola, scolate ed asciugate
70 g di briciole di pane fresco
100 g di ricotta
1 uovo
1 cucchiaino di cumino in polvere
20 g di foglie di coriandolo
1 cucchiano di scorza di limone grattugiata finemente
sale marino e pepe in grani macinato fresco
olio vegetale per spennellare
insalata verde e germogli di senape per servire
Per la salsa allo yogurt ed aglio
280 g di yogurt bianco spesso (perfetto quello greco)
2 spicchi d'aglio schiacciati e tritati
2 cucchiaini di tahini
2 cucchiaini di succo di limone
2 cucchiaini di erba cipollina sminuzzata
Preriscaldate il forno a 220°.
Per fare la salsa di  yogurt all'aglio miscelate lo yogurt con l'aglio, la tahini, il succo di limone e l'erba cipollina. Lasciate riposare.
Mettete le lenticchie con le briciole di pane, la ricotta, l'uovo, il cumino, il coriandolo, la scorza di limone, il sale ed il pepe in un mixer e usate il pulse per ridurre il tutto in una purea grossolana.
Prendete due cucchiai di impasto e dategli la forma di piccoli hamburger e sistemateli su una teglia che sarà a stata coperta con carta da forno.
Spennellate leggermente le polpettine con olio e cuocete per c.ca 10 minuti per ogni lato fino a che la superficie non sarà croccante e dorata.
Dividete le Falafel su piatti da portata ed accompagnatele con insalatina e la salsa di yogurt all'aglio.

Facile, facilissima e soprattutto veloce, appetitosa. Alcune note perché il rischio quando si prepara l'impasto è che questo venga troppo morbido e vi crei difficoltà quando fate le polpette:
- Le lenticchie vano fatte in casa. Cotte secondo la vostra maniera. Io le metto in acqua a freddo con sedano, carota ed un cucchiaio di salsa di pomodoro e lascio cuocere fino a che non saranno pronte. In questo caso le ho tenute leggermente al dente (considerando che per fare i falafel di ceci, i ceci vanno solo ammollati e non cotti proprio per mantenere una consistenza tenace e non papposa quando si lavorano). Quindi le ho scolate bene in modo che fossero bene asciutte.
- Stessa cosa per la ricotta. Usando ricotta fresca, va evitato di inserire il siero, quindi il mio consiglio è di lasciarla scolare un po' prima di utilizzarla
- Se nonostante questi accorgimenti l'impasto dovesse essere ancora troppo morbido, aggiungete uno o due cucchiai di pan grattato. Il mio era ben lavorabile e le polpettine hanno mantenuto bene la forma in cottura.
- Gli ultimi 5 minuti di cottura ho acceso la ventola del forno per dare maggiore croccantezza alla crosticina.
- Per la salsa all'aglio, prima di tritare l'aglio, io ho eliminato il cuore. Mi dicono dalla regia che fosse buonissima e perfetta con i Falafel ma io non ho simpatia per l'aglio a crudo perché non lo digerisco per giorni quindi non posso esprimere un giudizio. In ogni caso è molto facile da fare ed estremamente veloce.
- L'unica cosa che non ho trovato sono i germogli di senape quindi ho servito un'insalatina con semi oleosi. Va benissimo quello che suggerisce la vostra fantasia.
- E' un piatto appetitoso, divertente, facile e piace anche ai ragazzi. Assolutamente

PROMOSSA 

martedì 26 maggio 2015

SPONGE CHRISTENING CAKE PER LO STARBOOKS REDONE



Il libro di Mary Berry io l’ho comprato, come avrei potuto resistere?
Un libro quasi interamente dedicato ai dolci e ce ne sono davvero di tutti i tipi e per tutti i gusti.
Una torta bellissima mi attira come una calamita, l’autrice la definisce una torta adatta per un battesimo ( all’occorrenza la copertura può esser colorata di rosa, azzurro pallido o giallo primula ). La ricorrenza più vicina è il compleanno di mia mamma, e poco importa che col battesimo non c’entri proprio nulla.
La torta che le preparo ogni anno chissà perché è sempre più bella di quella di tutti gli altri componenti della famiglia. Decido di rischiare, lei mi dice che anche se viene male non importa ( non è vero, ci tiene ed è molto esigente ). Trovare i fiori freschi commestibili un’impresa, e cristallizzati non li avevo mai fatti, ero curiosissima di assaggiarli…insomma quella torta era da fare…

La preparazione in effetti è molto laboriosa ma distribuendo il lavoro in due tempi, è fattibile. Il lemon curd e la base della torta li ho preparati la sera precedente, al mattino ho farcito e preparato la copertura di zucchero e dopo qualche ora ho steso la copertura e decorato.

Ingredienti :

Base:

75 gr di burro
6 uova grandi
175 gr di zucchero semolato
150 gr di farina autolievitante
2 cucchiai rasi di amido di mais

Farcia :

300 ml di panna fresca da montare
4 cucchiai di lemon curd

Copertura e decorazione :

900 gr di fondente o pasta di zucchero pronta da stendere
fiori cristallizzati
un nastro da mettere attorno alla torta ( io giallo a pois bianchi, in foto era giallo a quadretti bianchi )

Se volete preparare in casa il lemon curd, il fondente ed i fiori
Lemon curd ( dal libro Cakes di Martha Stewart, qui la dose intera ma ne basta poco meno della metà ) :


2 uova
4 tuorli
142 gr di zucchero semolato
125 ml di succo di limone ( circa 4 limoni )
56 gr di burro
1 cucchiaio di buccia di limone grattata ( circa 2 limoni )

Fiori cristallizzati ( Mary Berry ):

fiori commestibili
1 albume piccolo sbattuto ( non montato)
zucchero semolato per spolverare

Fondente ( Mary Berry dose per 1 kg ):

1 kg di zucchero a velo
2 cucchiai abbondanti di glucosio
2 albumi grandi


Preriscaldare il forno a 180° . Imburrare e rivestire il fondo di una teglia di 23 cm ( io 22 cm ) di diametro con carta forno.

Sciogliere il burro in un pentolino e lasciare che si intiepidisca. Su una pentola di acqua bollente mettere una ciotola capiente e resistente al calore, versare uova e zucchero, e montare con una frusta elettrica a forte velocità, fin quando il composto non sarà chiaro, e abbastanza consistente da lasciare una scia sulla sua superficie quando solleviamo la frusta ( ci vorranno almeno di 10 minuti ). Togliere la ciotola dal calore e continuare a montare fin quando il composto si sarà raffreddato.

Setacciare farina e amido in una ciotola. Aggiungerne metà al composto di uova con un cucchiaio di metallo. Delicatamente e procedendo lungo i bordi della ciotola incorporare metà del burro fuso, la farina rimanente e il resto del burro con lo stesso procedimento di prima.

Versare nella teglia preparata e livellare la superficie.

Cuocere nel forno preriscaldato per circa 40 minuti o fino a quando la torta non sarà solida al tatto e comincerà a staccarsi dai bordi della teglia ( io ho fatto la classica prova stecchino ).
Sfornare, lasciare raffreddare qualche minuto nella teglia e successivamente su una gratella.

Tagliare la torta in 3 in senso orizzontale. Montare la panna e metterne da parte 3 o 4 cucchiai, mescolare il resto con il lemon curd e usare il composto per farcire la torta. Posizionare il dolce sul piatto di servizio oppure una superficie piana. Spalmare su tutta la superficie la panna messa da parte ( lati e parte superiore ) in modo da renderla appiccicosa.

Spolverare il piano di lavoro con lo zucchero a velo e stendere la copertura dimodochè sia abbastanza grande da coprire tutta la torta. Arrotolare il fondente sul matterello e srotolare delicatamente sulla torta, lisciando le pareti. Tagliare l’eccedenza dal fondo della torta, decorare con il nastro il perimetro e i con fiori cristallizzati la sommità .

Procedimento lemon curd

In un pentolino dal fondo spesso mescolare le uova, aggiungere lo zucchero e il succo di limone. cuocere a calore bassissimo per circa 12 /14 minuti, fino a quando il composto non velerà il cucchiaio. Passare attraverso un colino e trasferire in una ciotola; aggiungere il burro un cucchiaio alla volta, fino a quando il composto non sarà liscio. incorporare anche la scorza del limone e porre la pellicola a contatto ( io senza pvc ) per evitare che si formi la pellicina sulla superficie. Lasciare raffreddare completamente prima dell’uso e conservare in frigo ( non più di 2 giorni ).

Procedimento fiori cristallizzati

Pennellare i fiori con l’albume sbattuto ( delicatamente e ovunque, senza abbondare ). Spolverare con lo zucchero semolato su ogni lato e lasciare asciugare su una gratella posta vicino un posto tiepido ( ad esempio il termosifone ). Lasciare asciugare qualche ora, fino a quando non saranno asciutti e croccanti ( io 24 ore circa ).

Procedimento Fondente

Setacciare lo zucchero in una terrina capiente, fare un buco al centro ( fontana ) e aggiungere il glucosio e gli albumi. Impastare fino a formare una palla morbida, metterla sul piano di lavoro spolverato con lo zucchero a velo e continuare a impastare per una decina di minuti, fin quando il panetto non sarà liscio e di un bianco luminoso. All’occorrenza ( se il composto risultasse troppo appiccicoso ) aggiungere altro zucchero a velo. Conservare in frigorifero, avvolto nella pellicola, fino al momento dell’utilizzo.





NOTE




- Ho imburrato e infarinato la teglia per la cottura della torta.
- Per quanto riguarda la cottura della base nel mio forno ci son voluti 10 minuti in più con la modalità “ statico “.
- Ho preparato il fondente come da istruzioni ma secondo me aveva un leggero sentore di uovo, quindi ho aggiunto mezza fialetta di aroma naturale di limone.
- Il fondente mi piace steso abbastanza sottile, quindi ne ho avanzato quasi metà (che ho buttato).
- La grata dove ho appoggiato i fiori da cristallizzare l’ho foderata con carta forno…non si sa mai…
- A casa mia i termosifoni erano già spenti ma i fiori son venuti benissimo lo stesso.

Spero siate arrivati fin qui a leggere, lo so che il procedimento è molto lungo, ma ci ho messo di più a scrivere il post che a preparare la torta.

L’abbiamo testata in 6 e, nonostante lo scetticismo verso le torte ricoperte con il fondente, il dolce ha avuto successo.

E’ molto bella da vedere, rimane umida anche la base, non è come un pan di spagna secco e non occorre inumidirla. I due strati di farcia la rendono golosissima e qualcuno ha fatto anche il bis nonostante l’avessi servita dopo una cena abbondante.

Dimenticavo…i fiori cristallizzati sono andati a ruba.

La ricetta è

PROMOSSA 






Luciana C.

lunedì 25 maggio 2015

POLENTA CRUST TOMATO TART



"Fresh and Light", questo il titolo del libro scelto dalle ragazze dello Starbooks per questo mese di Maggio.
Ho l'onore di unirmi alla squadra e sono contenta di aver scelto e testato questa Polenta Crust Tomato Tart che dal nome e dalla foto prometteva sapore, leggerezza e, lo ammetto, facilità di
esecuzione. 10 punti alla Hay solo per la lista ingredienti: corta, precisa
(con anche le quantità in grammi) e con elementi ben equilibrati fra loro.

Detto questo procediamo con la ricetta:

Ingredienti
(per 4 persone)

4 pomodori Roma tagliati a metà
8 rametti di timo fresco
Pepe nero frantumato (al mulinello)
Per il guscio di polenta:
75 g di farina 00
170 g di polenta istantanea o farina di mais
120 g di burro
80 ml di acqua
Sale marino

Per il ripieno:
300 g di cream cheese a basso contenuto di grassi
3 uova
7 g (corr. a 1/2 cup) di Foglie di basilico (fresco) tritato
25 g di Parmigiano Reggiano grattugiato finemente

 Procedimento
Pre-riscaldate il forno a 200°C. Disponete i pomodori su una teglia foderata
di carta forno, con il lato tagliato in alto.
Guarnite con i rametti di timo (uno per ogni metà, precisissima la Hay!) e
cospargete di pepe. Cuocete per 30 minuti o fino a quando saranno teneri.
Toglieteli dal forno e tenete da parte.
Riducete la temperatura del forno a 180°C.
Per il guscio di polenta, mettete la farina, la polenta (o farina di mais), il
burro, l'acqua e il sale in un robot da cucina e fate andare fino a formare un
impasto.
Appiattite l'impasto in una teglia da crostata con il fondo removibile dal
diametro di 24 cm.
Coprite la superficie con carta da forno e riempite con dei pesi o con fagioli
secchi.
Cuocete per 15 minuti. Togliete la carta con i pesi o i fagioli secchi e
proseguite la cottura per altri 10 minuti o fino a che diventi croccante.
Per il ripieno mettete il cream cheese e le uova nel robot da cucina e fate
andare fino a che il composto sia liscio. Mescolatevi il basilico e il
parmigiano
Versate il composto dentro al guscio e guarnite con i pomodori arrostiti.
Cuocete per 25 minuti o fino a quando il ripieno sarà cotto.
Servite caldo con contorno di  insalata verde, se lo desiderate.



NOTE

 * il pomodoro Roma è un pomodoro  da salsa. La pianta dà frutti medio grossi
di forma di forma allungata tipo pelato del peso di circa 70 - 80 grammi , con
buccia spessa, e il gusto dolce che prevale sulla componente acida.
Io ho usato un più comune pomodoro rosso a grappolo, ben maturo che in forno
ha reso molto bene, asciugandosi senza spappolarsi.
* perfette le dosi per il guscio di polenta. Col robot, in due minuti si
ottiene un impasto compatto, morbido e malleabile. Unico neo: nelle indicazioni
la Hay dice di appiattirlo (quindi deduco io senza uso del mattarello) ma anche
se è morbido meglio usare il mattarello per ottenere uno spessore più sottile
ed uniforme e anche dei bordi più alti per contenere la quantità indicata di
ripieno. Io ho fatto tutto a mano, stendendo al meglio che potevo formando dei
bordi di circa 1,5 cm: altezza assolutamente insufficiente per  contenere tutto
il ripieno.
* una ricetta "fresh"? forse sì (per i pomodori, il timo fresco e il basilico)
ma non basta una low fat cream cheese (formaggio cremoso a basso contenuto di
grassi, io ho usato il Philadelpia light) per farne anche una ricetta "light",
almeno io la penso così.E neanche il guscio di polenta, anche se buono, lo
metterei sotto la voce "light": la quantità di burro prevista non è proprio
irrilevante.
Altro appunto per il guscio: la quantità di sale non definita nella lista
ingredienti lascia ampio margine di scelta, mentre la farina di mais dal sapore
così neutro secondo me necessita di una quantità precisa e che sia più
consistente del classico "pizzico", che magari si può mettere per evitare una
base troppo salata.

 Comunque, è una ricetta spiegata bene e con precisione, facile da fare, la
tarte è buona e sicuramente diversa dalle "solite" torte salate, anche se non
la metterei fra le ricette light.
In conclusione per me è questa ricetta è:

 PROMOSSA CON RISERVA

Burro e Zucchero

venerdì 22 maggio 2015

LEMON AND YOGHURT PANNA COTTA


Non sono una da dolci al cucchiaio. 
E non è perché non mi piacciano (figuriamoci).
Ma se posso mangiarli, lo faccio quando qualcuno li prepara per me, perché personalmente ho sempre il terrore dello spatasciamento dietro l'angolo. Non sono nuova a queste sorprese ve lo garantisco. 
Allora perché ho scelto di fare una panna cotta, vi chiederete? 
Perché l'idea di una panna cotta che al posto della panna ha lo yogurt mi ha agguantata per il bavero. Ho dovuto provare assolutamente per ricredermi che yogurt e limone addensati in un dolce al cucchiaio sono assolutamente irresistibili. 
Per la prima volta ho fatto una aggiunta alla ricetta. 
Non è una variante alla ricetta base, ma un'interpretazione dell'invito dell'autrice a servire la panna cotta con frutti rossi, bacche ecc...
Così invece di mettere la frutta dopo, io l'ho messa prima, al momento di comporre i bicchieri. 
Mentre Donna Hay ci presenta la sua panna candida e assoluta da variare come ci piace, io ve la presento vestita di rosso, con una composta di lamponi che faccio spesso e che questa volta ho aromatizzato con foglie di menta fresca (e con l'aroma del limone è la morte sua). 
Ingredienti per 4 persone
1 cucchiaio di acqua fredda
3/4 di cucchiaino di gelatina in polvere
250 ml di latte (io parzialmente scremato)
55 g di zucchero semolato superfine
2 cucchiaini di zeste di limone grattata finemente
350 g di yogurt alla vaniglia
Per la copertura di composta di lamponi (mia aggiunta)
200 g di lamponi
120 g di zucchero semolato
2/3 foglioline di menta
la punta di un cucchiaino di agar agar
Mettete l'acqua in una ciotolina e spargetevi sopra la gelatina in polvere.
Lasciate in infusione per 5 minuti fino a che tutta l'acqua non sarà stata assorbita.
Versate il latte e lo zucchero in una casseruola e fate cuocere a fuoco medio fino a farlo fremere. Aggiungete la gelatina e mescolate continuamente per 1 minuto.
Rimuovete dal fuoco e lasciate raffreddare leggermente.
Aggiungete la scorza di limone e lo iogurt e mescolate bene con una frusta. Versate il composto in 4 stampini o bicchieri. Fate raffreddare e tenete in frigo per 4 ore o fino a che non sarà pronta.
Servite con frutti rossi se vi piace.
Composta di lamponi 
Lavate delicatamente i lamponi ed asciugateli con cura.
Metteteli in una ciotola coperti con lo zucchero e le foglioline di menta e lasciateli a macerare per 3 ore almeno (o se vi va per tutta la notte).
Versate poi i lamponi con il loro sciroppo in una casseruola e fate cuocere a fiamma dolce per una decina di minuti fino a che la frutta non sarà cremosa. Aggiungete la punta di agar agar che avrete fatto sciogliere in un cucchiaio di acqua bollente. Versate sulla frutta e mescolate bene.  Eliminate la menta.
Nel mio caso ho versato uno strato di composta sul fondo degli stampi (c.ca 1 cm e mezzo di spessore in ogni stampo) quindi vi ho versato sopra la panna cotta ed ho messo in frigo.
  • La ricetta è di una semplicità disarmante. La cosa più complessa è stata trovare la gelatina in polvere ma credo che sia un problema della mia ubicazione. Nelle grandi città si trova senza problemi. 
  • Sulla scorza di limone, è importante che sia grattugiata molto finemente, se possibile con il microplane. Altrimenti il rischio di sentire i grumini di zeste sulla lingua si può ovviare aggiungendo  la buccia stessa durante il riscaldamento del latte e lasciare in infusione per un'oretta. Si procede poi nuovamente a scaldarlo e prima di aggiungere lo yogurt, si filtra e si risolve il problema, mantenendo l'aroma. 
  • Non avendo trovato lo yogurt alla vaniglia, io ho aggiunto un cucchiaino di estratto ed il risultato è stato soddisfacente
  • Non accorciate il tempo di raffreddamento. Sempre per paura dello spatasciamento, io l'ho preparata la sera prima e l'ho lasciata tutta la notte e non ho avuto difficoltà a sformarla senza che si rompesse. 
  • Volendo variare l'aggiunta del classico coulis di lamponi o fragole al momento di servire, con qualcosa di diverso, ho pensato di aggiungere nello stesso stampo una composta di lamponi come si fa con il caramello. Non volendo però una composta troppo liquida ma qualcosa che potesse assomigliare più ad una gelatina, ho aggiunto l'agar agar che ha aiutato la composta a restare "più compatta". 
  • Quando rovescerete la panna sul piattino, se vorrete (si può anche servire in bicchierini e scavare con il cucchiaino), aiutatevi con una lama affilata da passare tutto intorno alla crema. Quindi con colpetti lievi aspettate che scenda. Parte della composta resterà attaccata al fondo. Con un cucchiaio raccoglietela e sistematela sulla cupola con grazia. Decorate con foglioline di menta. 
  • Il sapore non ha nulla a che vedere con la classica panna cotta: c'è una acidità piacevole di fondo,  fresca, assolutamente estiva. E' cremosa al punto giusto. A questo scopo utilizzate yogurt cremosi e poco acidi, magari se possibile, interi. Però va accompagnata assolutamente con una salsa, o un coulis di frutta o qualcosa per ammorbidirla. Non devo dirvi che sarebbe ottima con una salsa di cioccolata o di caramello salato...no, non ve l'ho detto. 
Ovviamente per me è 
PROMOSSA! 



giovedì 21 maggio 2015

BERRY AND RICOTTA SLICE





Come al solito ho iniziato a guardare la sezione dedicata ai dolci; ho provato a resistere, ma alla fine ho ceduto e anche questa volta propongo un dessert .

Quando sono light sono molto scettica, ma in questo caso la foto ispirava e gli ingredienti anche. Di sicuro non sarebbe venuto fuori un mattone, che secondo me è una delle cose peggiori….l’unico dubbio era la quantità di succo di limone abbinato al formaggio light che temevo gli conferisse un sapore eccessivamente acidulo.

Ho seguito la ricetta alla lettera, a parte la dimensione della teglia, solo perché l’ho scelta col fondo amovibile, e 20x30 l’avevo solo in Pyrex.

BERRY AND RICOTTA SLICE

Per 12 persone

Ingredienti :

400 gr di ricotta
125 gr di formaggio cremoso a basso contenuto di grassi ( Philadelphia light )
2 uova
60 ml di succo di limone
2 cucchiaini da te di estratto di vaniglia
1 cucchiaio di farina di riso
110 gr di zucchero semolato finissimo ( Zefiro )
per servire, frutti di bosco freschi


Preriscaldare il forno a 160°. In un robot da cucina mettere la ricotta, il formaggio, le uova, il succo di limone, la vaniglia, la farina di riso e lo zucchero. Azionare fino ad ottenere un composto liscio ( basterà pochissimo ).

Foderare con carta forno una teglia 20 cm x 30 cm e versarci il composto a cucchiaiate. Cuocere per 20 minuti o fino a quando non si sarà rassodato. Conservare in frigorifero e servire freddo.

Prima del servizio disporre sopra i frutti di bosco.

NOTE
  • I formaggi li ho portati a temperatura ambiente prima dell’utilizzo. 
  • Ho adoperato una teglia 24 cm x 24 cm perché non sapevo se sarebbe stato agevole toglierlo dallo stampo ( della misura indicata avevo solo una teglia in Pyrex e non mi ispirava ). 
  • Per precauzione ho imburrato la carta forno…non si sa mai … 
  • Nel mio forno ci son voluti 10 minuti in più, ma occorre fare attenzione a non stracuocere il dolce. 
  • Limone e formaggio light non si sentono. Il dolce ha un aroma marcato di vaniglia che lo rende irresistibile, somiglia ad un cheesecake senza la base di biscotti e un pochino più basso. Servito freddo con i frutti di bosco lo rende adatto per l’estate o dopo un pranzo/cena piuttosto impegnativi. E’ facile trovare un posticino per una porzione di questo, io ammetto che l’ho assaggiato a merenda, subito dopo le foto, e una porzione non mi è bastata.
  • Ha un solo difetto: è molto, molto delicato da maneggiare e non mi sono pentita di aver scelto una teglia dal fondo amovibile. In famiglia è piaciuto a tutti e non si sono accorti che era un dessert alleggerito . La ricetta quindi è
PROMOSSA 


Luciana C.

mercoledì 20 maggio 2015

MAPLE BANANA BREAD


Nella pasticceria anglosassone, le tecniche per preparare una cake (vale a dire una torta con una base di burro & zucchero & uova montati) sono sostanzialmente due: il creaming method, che consiste nel montare a crema gli ingredienti di cui sopra e aggiungere poi tutto il resto, o un po' alla volta o tutto assieme,a seconda dell'estro di chi ha in mano le fruste, oppure l'all-in-one: metodo, quest'ultimo, che ha in Nigella Lawson la sua sacerdotessa, in base al quale si imbelina versa tutto in una ciotola, si attaccano le fruste ad una presa elettrica e si monta, come se non ci fosse un domani.

Il "bread" che vedete nella foto, in teoria, dovrebbe appartenere ai dolci che si preparano col primo metodo: il nome "bread" infatti, è la risposta USA all'inglese "loaf"-che noi traduciamo impropriamente con "cake", giusto perché altrimenti non c'era abbastanza confusione: dolci dalla consistenza morbida e compatta, nati per accompagnare l'afternoon tea, in Inghilterra e passati sul tavolo della colazione, negli USA.

La storia ci elenca una serie di ricette che muovono da secoli remoti, quando ancora la distinzione fra il dolce e il salato era tutto fuorchè netta, per arrivare ai giorni nostri che,  a forza di sperimentare,  propongono come innovative soluzioni molto più vicine ai punti di partenza di quanto si potrebbe immaginare: la Hay lo sa bene e risponde di par suo, proponendo originali variazioni sul tema, ma che rimangono però dentro i confini della ragionevolezza e del gusto.

Lo strappo con la tradizione è , semmai, l'utilizzo dell'olio al posto del burro: sull'effettiva vocazione salutista mi permetto di storcere il naso, vista la pessima qualità dei prodotti che si trovano qui, a fronte di ottimi burri e panne. Però, questa sostituzione è responsabile dell'adozione del metodo "all -in- one", venendo meno la necessità di montare il burro a crema. Per cui, una volta preparati tutti gli ingredienti, vi basterà assemblarli in un certo ordine in una terrina, mescolarli bene, versarli nello stampo e infornare, con buona pace di tutti e specialmente vostra, visto che avrete anche poco o nulla da pulire.

Il dubbio della sottoscritta riguarda semmai la quantità di lievito: due farine autolievitanti più 2 cucchiaini di baking powder, contro la ricetta tradizionale che prevede farine non addizionate e un cucchiaino al massimo di bicarbonato,mi è sembrato  francamente una dose esagerata.E' anche vero che le ricette di cui sopra non usano farina integrale, ma solo bianca: ma la Hay si serve comunque di un prodotto autolievitante, quindi già perfettamente tarato per crescere il giusto.
Premetto che non ho potuto ripetere integralmente questo passaggio, perchè non ho trovato l'autolievitante integrale: però, ho cercato di essere fedele al testo, nonostante i dubbi di cui sopra. sono partita da farine senza lievito e ho aggiunto una bustina intera di lievito per dolci (11 g, 3 tsp circa, quindi uno di più rispetto a quello indicato dalla ricetta): ne è venuto fuori un Banana Bread decisamente più alto di quello della Hay ma non so se questo sia un male...

In tutti i casi, il risultato che vedete nella foto è, in assoluto, il miglior loaf che abbia mai preparato- per quanto riguarda la cottura. Di solito, devo sempre coprire la superficie, negli ultimi 10 minuti, perchè la torta è ben cotta, ma solo esternamente-e questo vale anche per il forno di Singapore: per combinazione, il giorno prima avevo preparato un plum cake e ho dovuto ripetere la stessa trafila. 

Sul sapore, ho chiesto al marito, perchè io non mangio banane e il verdetto è stato positivo: tanto che ho dovuto farlo a fette e conservarlo nel freezer, come nella migliore tradizione criminale, anzichè dirottarlo ai colleghi, come invece previsto. Forse è un po' carico di sciroppo d'acero, ma questo dipende tanto anche dalle banane: le nostre non erano molto mature (dovete usare banane quasi sfatte) e quindi in cottura hanno perso un po' del loro sapore. Ma se vi piace lo sciroppo d'acero, siete a posto cosi...

MAPLE BANANA BREAD

150 g di farina autolievitante, per dolci
150 g di farina integrale autolievitante
2 cucchiaini di lievito per dolci
135 g di brown sugar*
1/2 cucchiaino di cannella**
375 g di purea di banane***
80 ml di olio vegetale (io ho usato un olio di semi di girasole)
2 uova
180 ml di buttermilk****
1 cucchiaino di estratto di vaniglia
150 g di sciroppo d'acero

* è il muscovado per i palati fini. L'ho fatto assaggiare al marito, giusto per far capire anche a lui che non basta dire "zucchero", da questa parte del mondo: è veramente un'altra cosa, rispetto ai nostri prodotti. Vi direi di usare lo zucchero di canna più scuro che trovate, oppure di tentare un mix col muscovado (tipo 2 parti di zucchero i canna e una parte di muscovado)

** qui faccio la spesa dagli Indiani e potete immaginare che cannella che uso: mezzo cucchiaino è stato sufficiente. In Italia, ho trovato di tutto: siccome è una spezia insostituibile, in questa ricetta, regolatevi con l'assaggio

*** la Hay non lo dice, ve lo dico io: mature, mature, mature, quasi sfatte. Schiacciatele con la forchetta in un piattino da parte e inseritele poi, secondo l'ordine degli ingredienti che trovate fra poco.

**** quando trovate "buttermilk" nelle ricette anglosassoni dolci, si intende sempre il "cultured buttermilk", ossia il latticello fermentato. Il modo più veloce che conosca per farlo in casa (oltre che il più efficace) è quello di santa Nigella Lawson: una parte di latte scremato, una parte di yogurt intero e via (da how To be a Domestic Goodess); oppure 2/3 di yogurt, 1/3 di latte intero. Niente limone, niente riposo-e vi assicuro che funziona

Procedimento
Accendete il forno a 180°C (modalità statica)
Mescolate le farine, il lievito, lo zucchero, la cannella, in una grande ciotola; unite poi le banane,  l'olio, le uova, il buttermilk, la vaniglia e lo sciroppo d'acero,mescolate bene con le fruste elettriche, fino a quando gli ingredienti saranno amalgamati. Versateli in uno stampo da cake da un litro (26 cm di lunghezza), precedentemente imburrato e rivestito di carta da forno (nel mio caso, infarinato) e infornate per 40-45 minuti.

Che dire che non abbia già detto... il risultato è stato più che soddisfacente, il procedimento semplificato, se abbinato a questi esiti, è sempre una manna dal cielo, le quantità sono davvero industriali (ho ricavato come minimo dieci fette, dello spessore che vedete nella foto) e, buon ultimo, dalla sera, quando l'ho sfornato, alla mattina, quando è stato mangiato, ha mantenuto intatta la fragranza e la morbidezza. Indi per cui, questa ricetta è

DANNATAMENTE PROMOSSA



martedì 19 maggio 2015

MANGO AND ALMOND PIES

A giudicare dalle sue ricette, Donna Hay evidentemente ama il mango, lo sciroppo d'acero, le mandorle, la vaniglia... in questa semplice ricetta riunisce tutti questi ingredienti in un mix di sapori e profumi perfetto!


ingredienti per 4 tortine:
60 g di burro non salato, ammorbidito
180 g di farina di mandorle (mandorle macinate)
1 cucchiaino di scorza di limone finemente grattugiata
150 g di farina autolievitante, setacciata
4 uova codice "0"
165 g di zucchero superfine (tipo Zefiro)
2 manghi, sbucciati e tagliati in grossi spicchi
zucchero semolato, per spolverizzare

per la crema di ricotta:
200 g di ricotta vaccina
2 cucchiai di sciroppo d'acero
1 cucchiaino di essenza di vaniglia

Riscaldate il forno a 160°C.

Mettete il burro, la farina di mandorle, la scorza del limone, la farina, le uova e lo zucchero in una ciotola e mescolate fino a ottenere un composto omogeneo.

Distribuite il composto in 4 piccole pirofile leggermente imburrate (o in vaschette di alluminio). Guarnite con gli spicchi di mango, spolverizzate con un poco di zucchero semolato e infornate per circa 30-35 minuti o finché le tortine diventano dorate.


Nel frattempo preparate la crema: mettete la ricotta in una ciotola, aggiungete lo sciroppo d'acero e l'essenza di vaniglia (oppure i semi di mezza bacca di vaniglia) e mescolate bene con la frusta.


Sfornate le tortine e servitele calde insieme alla crema di ricotta.

Note:
- Quando preparo gli impasti delle torte personalmente preferisco non mettere tutti gli ingredienti insieme, ma seguire la sequenza burro + zucchero, poi aggiungere le uova una alla volta, poi le farine, ma è innegabile che il procedimento di Donna Hay sia comodo e veloce!
- L'impasto sembra poco quando lo si distribuisce nelle pirofiline, invece è esattamente la quantità giusta per 4 porzioni. Io ho utilizzato delle vaschette in alluminio 12x10 cm.
- Se non avete mai tagliato un mango prima d'ora vi consiglio di guardarvi un tutorial sul web (ce ne sono molti). Non è come tagliare una mela o un avocado... il mango ha un nocciolo particolare a forma di osso di seppia, non rotondo, e bisogna prima tagliare le parti laterali - dette guance - e successivamente gli spicchi rimanenti.
- Il mio mango era molto maturo, quindi l'ho tamponato con della carta da cucina prima di metterlo sopra l'impasto.
- Ho dovuto prolungare la cottura fino a circa 45 minuti, ma il mio forno ci mette sempre un po' di più.
- La crema di ricotta è una genialata!

Questi tortini deliziosi sono un dessert un po' diverso dal solito, la ricetta è facile e di veloce esecuzione, le dosi sono perfette... dunque questa ricetta è assolutamente

P R O M O S S A




lunedì 18 maggio 2015

MANGO FROZEN YOGURT

mango frozen yogurt SB

E questa volta ci ho provato con un dolce. 
Per la precisione, l'apoteosi dei dolci Fresh and Light, ovvero i frozen yogurt, che andavano tanto di moda fino a qualche tempo fa (non ho ben capito se ultimamente la moda stia un po' passando, a dire il vero).
La ricetta proposta sarebbe stata ai lamponi, ma fra le varianti proponeva anche di usare il mango, che a me piace tantissimo, quindi ho deciso di osare paradisi tropicali.


mango frozen yogurt 2 SB

Mango frozen yogurt
Tratto dal libro "Fresh and Light" di Donna Hay

125 g di lamponi surgelati (io 150 g di mango)
2 tazze (560 g) di yogurt intero denso
¼ di tazza /60 ml) di sciroppo d'agave o di sciroppo d'acero (¶)
1 cucchiaino di estratto di vaniglia (¶)

Gli ingredienti contrassegnati con il simbolo (¶) sono alimenti a rischio per i celiaci e per essere consumati tranquillamente devono avere presentare sulla confezione la scritta SENZA GLUTINE il simbolo della spiga barrata, oppure essere presenti nel prontuario dell'Associazione Italiana Celiachia, o nell'elenco dei prodotti dietoterapici erogabili.

Mettere i lamponi, lo yogurt, lo sciroppo d'agave e l'estratto di vaniglia in una gelatiera e azionare la macchina per 25 minuti o finché è abbastanza denso da ottenere delle palline.
Mettere in freezer per farlo ulteriormente addensare.

Si può fare anche con il frutto della passione, sostituendo i lamponi con 125 g di polpa di frutto della passione, o con il mango, sostituendo i lamponi con 150 g di mango finemente tritato.

NOTE

- La Hay propone di usare 150 g di mango. Sarà che il mio mango era troppo acerbo, ma io ce n'ho messi 170 g e la prossima volta ce ne metterò di più. PEr sentire si sente, ma vorrei sentirlo di più.

- Io ho usato lo sciroppo d'acero. Che è buonissimo, lo sappiamo. Ma costa anche un occhio della testa. Forse la prossima volta ci metterò lo sciroppo di zucchero. Tanto sempre di zuccheri si tratta.

- COSA IMPORTANTISSIMA: almeno dalle nostre parti è assolutamente sconsigliato usare frutti di bosco surgelati senza cuocerli. Non se ne parla tanto ma ci sono stati in Italia 1300 casi di epatite A ascrivibili ai frutti di bosco surgelati, quindi lo stesso Ministero della salute ne sconsiglia l'uso senza cuocerli. Se invece sono frutti di bosco freschi, non c'è problema. Io non ho avuto questo problema perché appunto ho usato il mango.

- Non viene molto dolce ma è nello spirito light. Però così i miei figli non hanno troppo gradito. A me invece è piaciuto molto.

- Sarà colpa della mia gelatiera, ma va assolutamente rimesso in freezer per qualche ora altrimenti resta troppo fluido. D'altronde c'è scritto pure questo.

La ricetta è facile, veloce, e viene con le dosi indicate.
Per me è quindi

PROMOSSA

venerdì 15 maggio 2015

QUINOA AND CHICKPEA BURGERS

burger ceci e quinoa

Questo libro ci ammannisce molte ricette fresche e leggere, proprio come recita il titolo, ed è perfetto per chi, come me, in questo periodo non ha nemmeno il tempo per respirare.

Questi burger di quinoa e ceci mi hanno piacevolmente stupito, ed hanno decisamente fatto centro a casa mia, nel senso che sono piaciuti pure alla prole che di solito è molto sospettosa nei confronti di queste demoniache novità che la mamma insiste sempre a preparare. In particolare il pargolo adotta pratica la resistenza passiva e non violenta (anche se a dire il vero i mugugni si sentono eccome...) verso tutte queste diavolerie, che per lui hanno pure l'aggravante di essere senza glutine e quindi confermano a suo dire l'assoluto favoritismo della sottoscritta nei confronti della figlia grande :-)
A questo giro mi sono imposta, e ho preteso che li assaggiasse. Risultato? "Ma non ce ne sono più?"

Bisogna dire che gliel'avevo presentati in modo piuttosto scenografico, convenite?

Io non sono esperta di burger vegetariani, quindi non so come dovrebbero venire, ma devo dire che il sapore era davvero buono, e l'effetto complessivo molto piacevole.

Unico difetto non aver trovato degli avocado degni di questo nome, per cui il sapore dell'avocado non si sentiva per niente. Sarà per la prossima volta, che ci sarà sicuramente.

burger ceci e quinoa

Quinoa and chickpea burgers - Burger di ceci e quinoaTratto dal libro "Fresh and Light" di Donna Hay

½ tazza (100 g) di quinoa bianca
1 tazza (250 ml) di brodo vegetale
2 piccole fette di pane integrale  (¶)
1 barattolo da 400 g di ceci, scolati e sciacquati
1 uovo
¼ di tazza di coriandolo tritato
1 cucchiaino di cumino in polvere (¶)
1 piccolo peperoncino rosso, tritato
sale marino e pepe di mulinello
olio vegetale per ungere i burger
4 piccole schiacciate  (¶)
insalata, fettine di avocado e di pomodori
maionese al lime e al coriandolo  (¶)

Gli ingredienti contrassegnati con il simbolo (¶) sono alimenti a rischio per i celiaci e per essere consumati tranquillamente devono avere presentare sulla confezione la scritta SENZA GLUTINE il simbolo della spiga barrata, oppure essere presenti nel prontuario dell'Associazione Italiana Celiachia, o nell'elenco dei prodotti dietoterapici erogabili.
 
Mettere la quinoa e il brodo vegetale in una pentola e far prendere il bollore. Coprire, ridurre la fiamma al minimo e cuocere per 15 minuti o finché tutto il brodo è stato assorbito. Tenere da parte facendo raffreddare un po'.
Mettere il pane in un robot da cucina e sbriciolarlo finemente. Unire i ceci, la quinoa, l'uovo, il coriandolo, il cumino, il peperoncino, sale e pepe e azionare in modalità pulsata finché è tutto tritato finemente. Dividere il composto in quattro parti, formare delle palline e schiacciarle a forma di burger. Spennellare ogni burger di olio e cuocerli in una padella anti-aderente a fiamma medio-alta per 4 minuti per parte, o finché sono dorati da ambo i lati.
Dividere le schiacciatine nei piatti individuali, farcire con insalata, burger, fettine di pomodoro e avocado, e cospargere con la maionese al lime e al coriandolo.

NOTE

- La maionese al lime e coriandolo avrebbe dovuto essere, nelle intenzioni dell'autrice, una maionese vegan fatta con il silk tofu. Il problema è che non sono ancora riuscita a trovare del tofu certificato senza glutine: in prontuario ce n'è uno, che però a Firenze pare introvabile, e tutti i tofu che trovo riportano l'inquietante scritta "Potrebbe contenere tracce di glutine" quindi soprassiedo sempre.
Io ho quindi preso della normalissima maionese, ho aggiunto del prezzemolo tritato e del succo di lime. Il risultato è stato una maionese fresca e aromatica che secondo me ci stava piuttosto bene.

- Coriandolo. Io non lo sopporto, tanto mi piace il coriandolo in semi tanto mi dispiace quello in foglie. Quindi l'ho sostituito con il prezzemolo, spero che non me ne vogliate.

- Come pane invece delle schiacciate ho usato delle fette di un filoncino che avevo fatto io il giorno prima. Andava benissimo.

- Dimensioni: io ne ho fatta mezza dose, temendo che la prole non gradisse, e mi sono venuti quattro burger piccolini ma non minuscoli. Immagino che con la dose intera vengano dei burger king size.

La ricetta è facile, veloce, e viene con le dosi indicate.
Mi sento quindi di considerarla a tutti gli effetti

PROMOSSA

giovedì 14 maggio 2015

CARAMELISED PUMPKIN AND PEARL BARLEY SALAD


Ed eccomi di nuovo qui a fare parte, come Starbooks Redoner, di questo bellissimo gruppo. 
Vi ringrazio ancora per aver scelto la mia ricetta!
Questa volta ho scelto una ricetta molto semplice, ma gustosa e facile da fare. Ottima per queste prime giornate di caldo.
E' una ricetta che dà la possibilità di utilizzare le ultime verdure invernali, come la zucca, e le prime primaverili, come i fagiolini. Se poi si aggiunge anche la freschezza e sapidità del formaggio greco feta, si ottiene un piatto unico:  nessuno (o quasi!) ne rifiuterà una seconda porzione!



Insalata d'Orzo con Zucca Caramellata
Tratto dal libro "Fresh and Light" di Donna Hay

Per 4 persone
750 g di zucca butternut, a fette (io senza buccia e di circa mezzo centimetro di spessore)
2 cucchiai da minestra di nettare/sciroppo di agave o  miele (io ho usato il miele)
2 cucchiai da minestra di aceto balsamico bianco (io non l'avevo e ho usato quello di Modena)
sale marino e pepe nero macinato fresco
300 g di orzo perlato, sciacquato
1.060 ml di acqua
250 g di fagiolini (possibilmente novelli), mondati e sbollentati
200 g di formaggio greco feta
1 tazza di prezzemolo*

Condimento
1 cucchiaio da minestra di olio di oliva (per me extravergine)
2 cucchiai da minestra di aceto balsamico bianco (io non l'avevo e ho usato un cucchiaio di aceto balsamico di Modena e un cucchiaio di aceto di vino rosso)
1 cucchiaino di scorza di limone sotto sale/conservato (io non l'avevo ed ho usato quello fresco), tritato finemente.


Riscaldate il forno a 200° C
Per fare il condimento, versate l'olio, l'aceto e la scorza del limone in una ciotola e mescolare. Tenete da parte.
Mettete le fette di zucca (io ho tolto la buccia)  su una placca da forno, precedentemente coperta da carta da forno.
Versate il miele, l'aceto, il sale e il pepe in una ciotola e mescolate.
Spennellate sulle fette di zucca.
Cuocete la zucca per 25-30 minuti o fino a quando è dorata (io 15 minuti, altrimenti bruciava, ma voi valutate la funzionalità del vostro forno).
Mentre la zucca cuoce in forno, versate l'orzo e l'acqua in una casseruola e portate a bollore su fuoco medio-alto. Cuocete per 15 minuti o fino a quando è tenero. Scolate e lasciate intiepidire.
Mettete la zucca, l'orzo, fagiolini, feta (dalla foto è a fette, ma non lo specifica) e prezzemolo in una ciotola e mescolate gli ingredienti fra  di loro.
Versate l'insalata nei piatti  e versateci sopra un cucchiaio di condimento.


NOTE

- l'insalata presenta delle note morbide (la zucca e la feta) e altre croccanti (i fagiolini e l'orzo leggermente al dente).

-Assolutamente consigliato a chi ama l'agrodolce e la zucca.

-Una ricetta veloce nella cottura e nell'assemblaggio.

-Ottima per un pranzo primaverile o di fine estate, vista la presenza della zucca e dei fagiolini.

-I limoni conservati non li avevo, ma se li avete, usateli senz'altro.

-Avrebbe dovuto specificare se la zucca dovesse essere cotta con o senza buccia e di quanto dovessero essere di spessore le fette, anche se si evince dalla foto che dovrebbero essere di mezzo centimetro.

-E' vero che nella glassa per la zucca, c'eè un pò di sale e che la feta è salata, ma io ho aggiunto un pizzico di sale nell'insalata (a gusto mio, s'intende!)

*-il prezzemolo: non specifica se pressato o libero nella tazza, quindi è difficile stabilire la reale quantità. Ho provato a mettere le foglie nella tazza (senza pressare), ma per i miei gusti, è una quantità davvero esagerata: un paio di rametti, per me, sono più che sufficienti. Se a voi piace, mettetene secondo il vostro gusto. Io poi, ho tritato grossolanamente le foglie.


La ricetta, nononostante qualche piccolissima pecca, la ricetta è 
PROMOSSA

mercoledì 13 maggio 2015

LEMON CHICKEN WITH TOMATO SALAD - INSALATA DI POLLO AL LIMONE E POMODORI


Finalmente allo Starbooks affrontiamo un altro mostro sacro: l'Australiana Donna Hay. autrice di 23 libri di cucina di successo, in cui coniuga la semplicità delle ricette e la bellezza delle foto, pulite, essenziali ed evocative.

Personalmente la conoscevo solo per sentito dire, non avendo mai acquistato un suo libro prima d'ora; quando ho cominciato a sfogliarlo però mi è venuta l'acquolina in bocca e sarà per la bellezza delle foto, o più probabilmente per la freschezza evocata dalle ricette, mi è venuta voglia di farle tutte, o quasi.

Da Fresh and Light ho scelto una ricetta molto semplice e veloce, adatta a una cena estiva.

Tra parentesi e in corsivo le mie osservazioni o aggiunte.


LEMON CHICKEN WITH TOMATO SALAD
Da: Donna Hay - Fresh and Light - Hardie Grant Books


Per 4 persone:

4 pomodori costoluti, tagliati a fette spesse
2 grosse mozzarelle di bufala, divise in 2 con le mani
1 tazza di foglie di menta (15 g circa)
3 petti di pollo da circa 180 g l'uno
4 manciate di rucola

Per affogare i petti di pollo:

750 ml di brodo di pollo (io ho usato quello di Martha Stewart)
1 limone non trattato affettato
4 rametti di timo limone
1 cucchiaino di grani di pepe nero

Per la citronnette al limone:

2 cucchiai di scorza di limone grattugiata (2 grossi limoni non trattati, circa)
½ cucchiaini di zucchero semolato
3 cucchiai di succo di limone appena spremuto
2 cucchiai di olio extravergine di oliva
Sale marino


Per i petti di pollo affogati, versare il brodo di pollo, le fette di limone, il timo limone, i grani di pepe e il sale in un tegame dal fondo largo e dalle pareti basse munito di coperchio e portare a ebollizione. Tuffarvi i petti di pollo e lessarli per 3 minuti. Spegnere la fiamma, coprire il tegame con il coperchio e far completare la cottura alla carne per altri 10 minuti, o fino a quando non saranno completamente cotti. Scolarli dal liquido di cottura e farli intiepidire, quindi tagliarli a fettine sottili.

Preparare la citronnette: versare tutti gli ingredienti in una ciotola, mescolare per emulsionarli e tenerli da parte.

Assemblare l'insalata: suddividere tra i piatti di servizio i pomodori, la mozzarella, la menta e la rucola. Aggiungere le fettine di pollo, condire con la citronnette e servire.



OSSERVAZIONI

La ricetta è semplicissima da realizzare e anche molto veloce, se avete del brodo di pollo già pronto in freezer.

Personalmente ho trovato la mozzarella di bufala un po' ridondante, da tutti i punti di vista: da quello nutritivo, visto che le proteine del piatto sono fornite dalla carne, e da quello del gusto, dato il sapore marcato della squisita mozzarella di bufala.

A parte questo, il risultato è davvero freschissimo e piacevole. La menta abbinata alla rucola e alla citronnette sta davvero bene, e ve lo dice una che non la ama particolarmente.
Preciso che quando cucino preferisco usare la Mentha Sativa, più delicata della sua cugina Piperita (la Hierba Buena da Mojito, per intenderci J).

Il pollo affogato al limone risulta davvero buono, leggero e delicato. E' un'ottima alternativa al solito pollo lesso che si dà a chi ha lo stomaco delicato. :-)

Non volevo buttare il brodo rimasto, davvero buono; ho quindi tolto subito le fettine di limone per evitare che la parte bianca lo rendesse amaro, e l'ho usato per preparare un fresco risottino alle erbe aromatiche (timo limone, maggiorana e rosmarino), nel quale non ho messo il vino perché il limone dava già acidità a sufficienza. Il risultato è stato niente male, e scusate se me lo dico da sola.

Per me la ricetta è

PROMOSSA MENO MENO (peccato per la mozzarella di bufala!!!)






martedì 12 maggio 2015

BASIC MUFFINS



E' malattia cominciare ogni libro di cucina rigorosamente dalla sezione dolci?
Probabilmente si.
A maggior ragione Fresh and Light, che volevo mettere alla prova nella sua promessa di leggerezza.
Sia chiaro, come Donna Hay sottolinea questo non è un libro di ricette dietetiche, lei che le diete dice di averle sempre odiate.
Piuttosto un mostrare come sia possibile alleggerire piatti di uso comune, da quella parte del mondo, senza per forza farne pietanze da ospedale.
Dolci ce ne sono diversi, e molti dalle foto più appetibili e sontuosi di questo.
Ma volevo vedere se un muffin tutto di farina integrale potesse essere buono.
Se un solo uovo avrebbe funzionato per ben dodici pezzi.
Se il risicatissimo olio li avrebbe resi morbidi.
Se avessero saputo di qualcosa, in effetti.
Chiamatemi San Tommaso.
E come san Tommaso mi sono dovuta ricredere ;)



BASIC MUFFINS

300 g di farina integrale
3 cucchiaini di lievito per dolci
110 g di zucchero grezzo
2 cucchiai di miele
1 uovo intero
310 ml di latticello (buttermilk)
80 ml di olio di semi
un cucchiaino di estratto di vaniglia


Preriscaldare il forno a 180 gradi.
Mescolare farina, lievito e zucchero in una ciotola. In un'altra mischiare l'uovo, il miele, il latticello, l'olio e la vaniglia.
Versare il composto liquido su quello di farina e mescolare velocemente solo finchè il tutto è amalgamato.
Versare il composto in una teglia da muffins con dodici cavità, precedentemente foderate con un pirottino di carta.
Cuocere per circa 25/30 minuti, facendo la prova stecchino.
Servire tiepidi o a temperatura ambiente.

NOTE

- la ricetta è davvero buona. Pensavo venissero tortine gnucche ed insapori invece lo zucchero grezzo ed il miele danno un aroma quasi caramellato ingentilendone l'aspetto rustico dato dall'uso della farina integrale. L'uso di zucchero raffinato non darebbe lo stesso risultato.

- i tempi di cottura sono perfetti (per la precisione nel mio forno ci sono voluti 24 minuti) così come le dosi di impasto per la teglia indicata. Amo quando non mi avanza impasto con cui non so mai cosa fare...se non mangiarmelo crudo :)

- data la natura fresh and light del libro non possono non osservare che in effetti vengono dei muffins piuttosto leggeri, dato che c'è un solo uovo e 80 ml di olio per ben 12 pezzi.

- l'autrice consiglia di surgelarli per la colazione, e così ho fatto. Si mantengono perfettamente come appena fatti.

- come tutti i muffins, la chiave è nella lavorazione: mescolarli troppo e si ottengono dolcetti bassi, gnucchi e duri. L'autrice non dimentica infatti di avvisare di mischiare gli impasti il meno possibile. Meno attenta sulla quantità di impasto da mettere in ogni pirottino, ma dato che comunque il totale va diviso per 12 nessuno dovrebbe riscontrare particolari problemi.

- l'autrice presenta delle possibili aggiunte per rendere più goduriosa la versione base, come ad esempio lamponi ed avena, mirtilli e mela, fichi e cannella...e così via. Ma sono già deliziosi così nella loro semplicità.

La ricetta è quindi 
PROMOSSA

lunedì 11 maggio 2015

LO STARBOOK DI MAGGIO 2015 E'....




Hay, Hay, it's Donna Hay's time! è il ritornello con cui le centinaia di migliaia di fans della food editor più amata nel mondo accolgono ogni sua nuova uscita in libreria e perdonateci, quindi, se ci siamo cascate anche noi: o meglio, perdonateci, se il tempo, per Donna Hay, è arrivato così in ritardo, rispetto all'importanza del personaggio e ai molti prodotti da lei sfornati, da che esiste lo Starbook.
Nessuna distrazione, nessuno snobismo, nessuna antipatia, anzi: che ci piaccia o meno, Donna Hay sta  alla comunicazione del cibo come Copernico al sistema solare e se prendete in mano una qualsiasi rivista edita prima della metà degli anni Novanta potrete rendervi conto con i vostri occhi di quanto l'esagerazione del paragone sia solo fino a un certo punto provocatoria
Perchè, che ci piaccia o meno, senza questa food writer e food stylist australiana, probabilmente staremmo ancora a fotografie ricette impiattate nel servizio buono, uccise da luci sparate in fronte e mortificate da trucchi volgari e abbruttenti e del tutto slegate fra loro, esattamente come era di prassi vent'anni fa, prima che questa allora diciannovenne decidesse di lavorare nell'editoria del cibo, stravolgendola da cima a fondo. 
Il terreno, per altro, era fertilissimo: gli Australiani, a dispetto della loro giovane età, avevano saputo strutturare la più variegata delle tradizioni culinarie in due grandi pilastri della cucina casalinga, a firma di Margaret Fulton (The Margaret Fulton Cookbook, I edizione 1968) e di Stephanie Alexander (The Cook's Companion, I edizione, 1996): in più, nei trent'anni intercorsi fra queste due pubblicazioni, non erano certo stati con le mani in mano: chi di noi non ha mai sfogliato avidamente le monografie dell'Australian Women's Weekly, per esempio? Una collana, questa, che di nuovo si metteva a servizio di chi doveva preparare i pasti per la famiglia (non a caso, nasceva ed è tuttora legata all'omonima rivista) e che, nel tempo,aveva iniziato anche a proporre immagini sempre più accattivanti, anche se del tutto avulse da contesti di vita vissuta: chi è intorno ai miei anni ricorderà degli imbarazzanti sfondi color pastello (rosa e verde acqua, su tutti, ma anche gialli e azzurri pallidissimi) su cui si stagliavano torte a strati, grondanti di strane creme e basate su strani ingredienti che proprio con la forza dell'immagine  ci facevano desiderare di assaggiarle, a dispetto della ripugnanza di certi frosting al formaggio o del suono esotico di ingredienti allora sconosciuti, come lime, noci pecan e zenzero fresco.

E' questo il retroterra di Donna Hay, quello che le permette di mettere in atto la sua rivoluzione,dalle colonne di Marie Claire: di qui, un'editoria che fondava una tradizione, coltivandosi generazioni di casalinghe che  imparavano a cucinare dai libri e dalle riviste; di lì, una levità nell'approccio al cibo che induceva a schiacciare il piede sull'acceleratore della creatività, senza per questo rischiare accuse di lesa maestà dai lettori per aver osato rivestire i lamington di cioccolato bianco o di aver presentato pavlove  abbronzate  di cacao e caffé. 
Tutto intorno, c'è l'ennesimo mondo che cambia, quegli anni Novanta che ormai ci sembrano preistoria e che sono quelli in cui si pongono le basi per quella rivoluzione digitale che renderà possibile ciò che prima era inimmaginabile e che, nel caso di Donna Hay, si traduce in un intelligente e pionieristico asservimento delle nuove tecnologie alla sua altrettanto nuova idea di comunicazione del cibo.
Chiariamo subito un punto: la Hay non  è né colei che inventa la figura del food stylist né colei che teorizza per la prima volta che il cibo debba essere bello, anzi: è semmai colei che ti schiaffa in faccia pile e pile di stoviglie sporche, di cucchiaini leccati, di strofinacci stropicciati e tutte quelle robe che, in teoria, dovrebbero far inorridire qualsiasi appassionato di cibo, convinto assertore che l'igiene e la pulizia dovrebbero essere preliminari assimilati e condivisi, da questa e da quell'altra parte del mondo. 
Che il cibo si mangi anche con gli occhi, questa è cosa che sapevano già i Romani e che si protrasse ininterrotta nel corso dei secoli, con un nettissimo sbilanciamento in favore del valore scenico e simbolico, rispetto a quello del gusto e del nutrimento.Ci vollero quel gran genio di Careme, prima, e Brillat Savarin dopo a riportare l'equilibrio fra i due fattori e non si trattò di impresa facile: perchè, non dimentichiamocelo, preparare piatti belli è infinitamente più semplice che preparare piatti buoni, come ben sanno i foodblogger che, da sempre, privilegiano ricette fotogeniche rispetto ad altre meno duttili di fronte all'obiettivo: fino a qualche anno fa, non si trovava un arrosto neanche a morire, nella blogsfera italiana. Se li vedete oggi,è perchè il food styling ha trovato un modo appetibile per presentarli (di solito, in mezzo allo sporco, al grasso e all'unto, ma vabbè, la moda è questa e ci si adegua). 
L'innovazione della Hay è stata quella di aver reso la ricetta protagonista di una storia, con un prima, un durante, un poi, un'ambientazione e dei co-protagonisti, c quei "propper" che sono diventati sempre più essenziali all'immagine, cosi come i materiali dello sfondo, degli strofinacci, degli utensili e via dicendo. Il risultato è stato una magia che ha obnubilato il senso critico di molti, facendo passare in secondo piano le 50 sfumature di azzurro che dallo sfondo finivano nel piatto o ammiccamenti un po' borderline, fatti di bianchi accecanti e di sfocature oltremodo sospette. 
Resta comunque il fatto che,alla fine, quello che decide la valutazione di un piatto è il giudizio del nostro palato e, prima ancora, la attendibilità del procedimento: se l'impasto non lievita o si affloscia nel forno, una bella foto della resa finale ha un che di irridente e borioso che rende ancora più amara la frustrazione per il fallimento. 
Questo, e solo questo, è il motivo per cui le Starbookers hanno sempre girato intorno a Donna Hay:perchè fino a qualche tempo fa, i giudizi sui suoi libri erano contrastanti. Bellissimi tutti,senza nessun dubbio. Ma le ricette, erano tutta un'altra faccenda.
Se ci siamo decise,alla fine, è stato solo per l'inarrestabile percorso di questa signora, che non sa cosa significhi riposare sugli allori e meno che mai di ritenere concluso il suo cammino: ogni rivista, ogni libro, ogni raccolta è concepita sempre come una tappa e non un punto di arrivo, un passo in avanti lungo una strada che si rivela sempre ricca di spunti originali, di novità, di sorprese. 
Il libro che abbiamo scelto appartiene proprio a quest'ultima fase, visto che è uscito lo scorso anno, con un titolo e un argomento perfetto per la stagione che stiamo per affrontare. Lo stile è quello di cui si è appena detto, volto a catturare il lettore al primo sguardo, ma allo Starbook, si sa,  parlano solo le ricette: quale linguaggio, lo vedremo tutti assieme, squadra e Redoners, a partire da domani. 
E voi, come sempre, seguiteci!

mercoledì 6 maggio 2015

STARBOOKS REDONE DI MAGGIO 2015


Ed ecco subito un nuovo round dello Starbooks Redone (del quale qui potete leggere il regolamento completo): aspettiamo come al solito le vostre ricette, ma soprattutto i vostri giudizi in puro e severo spirito Starbooks, tratte dai tutti i libri che abbiamo analizzato nei mesi scorsi.
Sarà ovviamente escluso il libro del mese corrente che scoprirete fra qualche giorno.
Potete pubblicare i vostri post, senza scordare il banner ed il link a questo post, da oggi fino a mercoledì 27 Maggio compreso e lasciare il link nei commenti qui sotto.
Se non avete un blog, no problem: spedite il testo corredato da una foto all'indirizzo email  lostarbook@gmail.com
 Le tre ricette che risulteranno vincitrici ci affiancheranno nell'analisi del libro di Aprile proprio come questo mese sta accadendo a Francesca, Luciana ed Isabel.
 Vi aspettiamo!

PARTECIPANTI DI MAGGIO 2015

Chocolate Cheesecake, La Fucina Culinaria
Double Lemon Drizzle Cake with Poppy Seeds, Cuocicucidici
Sponge Christening Cake, Luciana C. (via email)
Chocolate digestive cheesecake, La cucina di zia Ale
Asparagi alle mandorle in padella, Sediamoci in Cucina

lunedì 4 maggio 2015

STARBOOKS REDONE DI APRILE 2015: I VINCITORI!


 Starbooks Redone si conclude ed ecco i tre vincitori  che ci affiancheranno nell'analisi del libro di Maggio.

 Prima classificata
Apple Muffins di Burro e Zucchero 



Seconda classificata



Terza classificata
Stecche o minibaguette di La Cucina Teorica




Chiediamo alla prima classificata di inviare una mail a: lostarbook@gmail.com con l'indirizzo a cui spedire il premio.
A tutte e tre di prepararsi ad un nuovo libro da... starbookare ;)