Andrea Golino è un tipo simpatico.
Attore per formazione e cuoco per vocazione, deve la sua recente popolarità ad alcuni programmi su Il Gambero Rosso che rappresentano la felice intersezione fra le sue due anime: da un lato, la competenza culinaria, consolidatasi in anni di pratica sul campo (è stato il primo personal chef a Roma, nell'ormai lontano 2000); dall'altro, quel piglio disinvolto e mai saccente che tradisce una collaudata conoscenza del mezzo televisivo e lo ha subito reso amabile al suo pubblico. Da qui una presenza sempre più assidua nel video e una fama assolutamente meritata, vista l'affidabilità dei contenuti e la capacità di trasmetterli, in modo lieve e divertente.
Inevitabile, quindi, l'approdo in libreria- quanto meno in una società come quella attuale, dove l'ondata del successo va cavalcata tutta e subito, vuoi per il timore del potenziale autore di non saper "cogliere l'attimo", vuoi per il rammarico dell'editore di non aver sfruttato adeguatamente l'occasione di una popolarità televisiva che, da che esiste il mezzo, è il miglior strumento di persuasione alla vendita.
Con queste premesse, è facile che i libri di questi personaggi siano semplici operazioni commerciali: si aggiunga anche che, checché se ne dica, la carta stampata è ancora l'unico mezzo per blindare qualcosa di così effimero come la fama dell'etere: e la pubblicazione di un libro è spesso la scontata conseguenza dell' ossessiva ricerca del best seller per l'editore e della personale ambizione dell'autore, ben deciso ad essere ricordato fra la sua discendenza con un 'opera a lui intitolata e non con un trafiletto di una ingiallita Guida TV.
E' per questo motivo che lo Starbook di solito evita di considerare queste pubblicazioni: il nostro è un passato di "abbiamo già dato" e, viste le delusioni, preferiamo correre i nostri rischi altrove.
Tuttavia, Colazione a Letto sembrava diverso.
Intanto, il titolo "di nicchia", che suggeriva un lavoro concettuale più complicato che una semplice raccolta de "le ricette di"; poi il tema che, a dispetto della moda del momento, catalizza le simpatie degli appassionati, vuoi perché si tratta del pasto principale della giornata, vuoi perché si presta a mille declinazioni; poi ancora la copertina (bellissima) il cui pregio maggiore, per i nostri occhi allenati alle fregature, consisteva nel nome del'autore in piccolo sul frontespizio- anziché la solita ode al photoshop -e pure in formato gigante- con cui di solito si trainano le fatiche letterarie della categoria. Sfogliandolo, si apprezzavano l'organizzazione dei contenuti in menu e, ovviamente, la selezione delle ricette, tutte contraddistinte da una stretta coerenza con il tema, da diversi livelli di difficoltà e da una generale capacità di intercettare un ampio ventaglio di gusti, dal rude gladiatore alla romantica sognatrice.
A test completati, gli entusiasmi iniziali si sono -ahinoi- -notevolmente smorzati.
In primis, i menu proposti si sono rivelati molto più complessi da realizzare di quanto lasciato intendere o- peggio- chiaramente indicato. A parte un solo caso, in cui si chiedeva espressamente di puntare la sveglia all'alba, in tutte le altre colazioni venivano forniti orari che in teoria suggerivano tempi ragionevoli (intorno alle 2 ore, per ciascuna colazione), in pratica si rivelavano del tutto avulsi dalla realtà. Questo vale in primo luogo per tutti i lievitati (e sono tanti), ma anche per altre basi che non solo si possono comodamente preparare in anticipo, ma sono anche migliori il giorno dopo (una su tutte, la frolla). Al di là del caos totale in cui ci si sarebbe ritrovati se davvero si fossero voluti preparare questi menu nei tempi prescritti, indicare "un'ora" per una preparazione che come minimo ne richiede due- se non tre o quattro o anche di più- ha delle ripercussioni inevitabili sul fronte dei risultati (e non certo in positivo).
Anche nelle ricette più semplici, sono state rilevate parecchie omissioni importanti nei procedimenti. Lo annotiamo con dispiacere perché nel complesso l'autore dà consigli e "racconta" la ricetta, in modo coivolgente e partecipato: ma incorrere in dimenticanze gravi, per poi diffondersi in suggerimenti marginali, lascia il retrogusto amaro della beffa. Capiamo le seduzioni letterarie delle tonalità fra l'ambra e l'oro, con marezzature di ocra e rosso pompeiano assunte dalle mele verdi in pastella, durante la frittura: ma se magari con la stessa precisione si fosse spiegato il procedimento di una frolla, anziché relegarlo a tre parole (impastare-tutto-assieme), avremmo gradito di più.
In ultimo, anche le ricette riuscite sono state nel complesso poco entusiasmanti: le eccezioni ci sono state, naturalmente, ma è la regola a spegnere gli entusiasmi e a farci chiedere se sia valsa davvero la pena di acquistare quest'opera prima- o se invece non sarebbe stato meglio spender tutto in colazioni, non per due, ma per tutte e quante noi, Redoner comprese.
A questo proposito, vi ricordo che il Redone continua e che aspettiamo le vostre ricette per scegliere le tre fortunate che ci faranno compagnia il prossimo mese.
A nome di tutta la squadra, un grazie sentitissimo per averci seguito e sostenuto con l'affetto di sempre, in questa riapertura e, per tutti, appuntamento a lunedì 9 maggio, con il prossimo Starbook!