Se fosse una figura retorica, Jim Lahey sarebbe un ossimoro: uno scultore che diventa famoso per aver ideato*il pane che non si impasta, infatti, é una negazione in terminis.
Ma la vita, si sa, è piena di contraddizioni -e per una volta che c'è un lieto fine, non possiamo che rallegrarcene. Perchè, non ce ne voglia il buon Jim, come scultore se lo filavano in pochi. Mentre come inventore del "no-knead bread" tutti ne parlano, dall'una e dall'altra parte dell'Oceano. Tutti raccontano la sua storia, conoscono i dettagli del suo viaggio catartico in Italia, del suo innamoramento per la nostra arte bianca (di tutte, la più folgorante), del suo ritorno in patria che ha il sapore di una virata, più che di una svolta, dell'apertura di un forno che nessuno si filava, almeno fino a quella famosa telefonata al NY Times e a quel'invito a venire a vedere, "che qui da noi si fa il pane come da nessun'altra parte del mondo".
Riuscite a immaginarvi la scena, qui in Italia?
L'anonimo fornaio che contatta il grande giornalista gastronomico?
"L'operatore risponderà il prima possibile"
e vai con la Primavera di Vivaldi
"Resti in linea"
Ta-ta-taratatattatà, Ta-ta-taratatattatà, ta-tatta, ta-tatta, tattataratà...
"Tempo di attesa, 60 minuti"
Giusto quello che serve perchè il pane passi di lievitazione.
E a te passi tutto il resto.
Anyway, l'epilogo della storia lo conosciamo tutti: prima l'articolo su NY Times, poi la fama nazionale, poi e solo poi il libro e da lì l'invasione del no-kenad bread su tutti i food blog che si rispettano, con foto di pentola di ghisa d'obbligo e grida di giubilo di ordinanza.
Perchè allora Starbookare questo libro, considerato che il metodo è ampiamente collaudato e tutto si può dire, tranne che si tratti di una novità?
Perchè, a distanza di anni, il no knead bread di cui tutti parlano è prevalentemente circoscritto a una o due ricette: quella di base è la regola, le stecche sono l'eccezione. Del resto, si è visto poco o niente.
E non è possibile che un libro del genere non contenga altre ricette. E, perchè no?, altre spiegazioni, che vadano oltre la lettura del materiale che si trova in rete e magari si adattino ai diversi tipi di pani proposti. E consentano, quindi, di approfondire questa tecnica, di confrontarla con altre, di comprenderla fino in fondo e di capire, in buona sostanza, se anche il testo più rivoluzionario sulla storia della panificazione meriti un posto sui nostri scaffali, al di là delle mode, delle pentole omaggio e del dilagare dei copia incolla.
Come dire: se pensavate di saltare l'appuntamento con noi, questo mese, vi sbagliavate di grosso :-)
A domani, con la prima ricetta!
* a onor del vero, Lahey non ha inventato un bel niente: la tecnica era già nota in Italia, dove probabilmente Jim l'ha appresa, e già nel 1999 negli Stati Uniti era uscito un libro, a firma di Suzanne Dunaway, una fornaia statunitense, intitolato No need to knead. All'epoca, non se l'era filato nessuno, dopo l'articolo del NYTimes ci fu la corsa a ripubblicarlo: quando si dice che saper comunicare è tutto...
Vero, verissimo: del no-knead bread si parla da anni, ma in rete girano solo 2 o 3 ricette, non di più. Mi è addirittura capitato di leggere ricette di pane senza impasto dove... occorreva impastare!!! Come dire che era essenziale starbookarlo. :-)
RispondiEliminaLe avevo cercate ma non mi aveva convinto. Vediamo...
RispondiElimina.... No anche perché diciamolo...la mia pentola di ghisa ...solo per una ricetta non si può! Attendo Domani..e la pentola!
RispondiEliminaUhhhh, non vedo l'ora! Io ho scoperto il no-knead bread nella teoria da un po', nella pratica da pochissimo, e me ne sono innamorata per la sua comodità.. ma voglio assolutamente scoprire mille ricette per farlo!
RispondiEliminaNon vedo l'ora di leggere le vostre ricette no knead! :)
RispondiEliminaFantastico! vi seguirò con interesse perchè, anche se impastare rilassa :-), il pane senza impasto è una delle cose che da sempre mi ha affascinato e sono veramente curiosa di apprenderne tutti i segreti!! bello bello bello!!
RispondiEliminaCare... che bel regalo. Ho questo libro e adoro la tecnica. Il pane che esce è strepitoso, l ho fatto proprio ieri. Ora mi incuriosisce vedere il vostro test. Ho fatto e rifatto solo la ricetta base e poche varianti mentre c'è un mondo da testare, ricco di pizze e focacce ! Infine, quanto contano le dimensioni ? Diciamocelo... contano eccome ! credo che per mezzo chilo di farina venga proposta una cocotte troppo grande (26/28). Io uso la 22. Vedremo che ci direte a proposito anche di questo ! Baci
RispondiEliminaAdoro questo pane, lo faccio da anni, sia nella versione veloce che a lunga lievitazione, ma ho appreso tutto il mio sapere sbirciando e leggendo blog e forum vari. Ora sono proprio curiosa di ascoltare il vostro giudizio e di scoprire qualche altra ricettina interessante del caro Jim :D
RispondiEliminabellissima scelta, seguiro' con molto interesse come sempre.
RispondiEliminaChe ricordi mi ha suscitato sentir citareil libro di Suzanne Dunaway "No need to knead'---l'ho usato moltissimo, quando era appena uscito, e seppur datato trovo che sia un buon libro.
A mio parere, l'articolo sul No knead bread e' l' unica cosa degna che il New York Times abbia pubblicato, dall'anno della fondazione (1851) ad oggi.
--Ann
Il pane senza impasto è nella mia infinita lista di ricette da provare da troppo tempo (anche perché ormai credo di essere l'unica rimasta a non avere ancora la pentola in ghisa d'ordinanza). Non vedo l'ora di seguire questa tornata dello Starbooks e scoprirne di più!
RispondiEliminaPeccato peccato peccato non essere tra le tre del redone di questo mese!!!
RispondiEliminaQuesto mi sarebbe proprio piaciuto starbookarlo con voi.
Mi accontenterò di redonarlo e leggere le vostre recensioni!!!
;-)
ricordati che il redone vale per tutti i libri tranne il libro del mese. nel senso che se questo mese rifai il pane senza impasto, non partecipi al redone!
Eliminaper il resto, ti aspettiamo ovviamente!!!!
hai detto tutto quello che andava detto. as usual.
RispondiEliminaanch'io avevo provato le due ricette che girano in rete, quello normale e le stecche. non vedo l'ora di sperimentarne altre... per ora sono soddisfatta :-)
...ed io che lo scopro solo ora, ne vogliamo parlare? Dov'ero fino ad adesso? Bah.....ho letto l'articolo con interesse, attendo vostre news a riguardo....ma io la pentolona in ghisa non ce l'ho....come si fa? o_0
RispondiEliminaTranquilla, non tutte le ricette la richiedono, e si può tranquillamente sostituirla con un recipiente in pyrex, munito di coperchio. In alternativa va bene pure una pentola di coccio, sempre coperchio-munita, con l'accortezza di lasciarla immersa in acqua per 24 ore prima di metterla in forno, per idratarla ed evitare che si spacchi. :-)
EliminaUn abbraccio.
Tutti ne parlano di costui ma nessuno l'ha fatto nella mia cucina, assolutamente devo recuperare il tempo perduto, anche se impastare a me piace così tanto... vabbè vediamo cosa ci proporrete questo mese e soprattutto con che risultati e poi ne riparliamo... la pentola in ghisa anche io non ce l'ho, ho come l'idea che a breve inizierò a stipare pentole ed elettrodomestici nel bagagliaio della macchina, perché lo Starbooks è anche uno stile di vita... a domani
RispondiEliminaSono tutta orecchi! Non vedo l'ora di vedervi all'opera!!!! :))
RispondiEliminavi seguo, silente... ma poso farmi scappare un WWWWOOOOWWWW!!!! ????
RispondiEliminaAnche questo Ste è da rifare quanto prima bacio Simmy
RispondiEliminaJim Lahey era a Peccati di Gola a Mondovi lo scorso fine ottobre, e ha fatto un pienone! Purtroppo essendomi attardata sono arrivata che il muro di gente era invalicabile.
RispondiElimina:(