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venerdì 23 maggio 2014

G. PALTROW: IT'S ALL GOOD!- TIRIAMO LE SOMME




Se avete seguito le precedenti puntate delle Starbook di maggio, già sapete che la discussione intorno a questo libro si è immediatamente svolta su due binari: da un lato, la valutazione astratta delle ricette, secondo i nostri consueti parametri (riescono/non riescono; sono ben spiegate/non lo sono; i risultati son soddisfacenti/fan pietà); dall'altro, una serie di considerazioni a latere, che mai come in questo caso si rendono necessarie, considerato che lo scopo che anima It's all Good è strettamente legato ad una filosofia alimentare. Non una raccolta di ricette tout court, cioè, ma una selezione di piatti e di ingredienti legati all'adesione ad una dieta peculiare che, secondo la sua autrice, ha prodotto tali e tanti benefici da dover essere divulgata urbi et orbi, dalle pagine virtuali del suo blog a quelle reali della sua ultima fatica letteraria. 
Di conseguenza, anche questo Tiriamo le Somme risente di necessità di questo dualismo: perchè, sia chiaro, l'acquisto di questo libro è consigliato solo ed esclusivamente a chi concorda con le scelte alimentari della Paltrow (o, più elasticamente, con un approccio all'alimentazione basato sulla eliminazione piuttosto che su una equilibrata varietà): in questo caso, si avrà sottomano uno strumento efficace, garanzia di una serie di piatti "sani", di sicura riuscita oltre che fantasiosi e divertenti. 
Per gli altri, la questione è aperta e meritevole di qualche approfondimento, senza nessuna pretesa di dettar legge o, meno che mai, di risolverla con un punto definitivo: prendetele come riflessioni, altrettanto aperte e disponibili a cambiamenti di rotta, che auspichiamo possano servire come stimolo ad una nutrizione sempre più consapevole. 
In primo luogo, a noi piacerebbe che si ragionasse sempre da Italiani: e non per questioni di campanile, ma proprio in nome della consapevolezza di cui sopra. Il mondo ci invidia la ricchezza di prodotti che da sempre ha contraddistinto il nostro Paese e le astuzie dell'intelligenza che, nei secoli, ci hanno permesso di costituire un sistema alimentare di una varietà pressoché unica, almeno in Europa: rinnegarlo in nome di mode zoppicanti e a volte un po' patetiche, che propongono come modello di salute oli di semi di canola o cibi in scatola, è, ancor prima che un errore, una stupidaggine. E' un po' come avere un armadio pieno di vestiti pregiati, con stoffe naturali e tagli di alta moda- e indossare straccetti in acrilico, sostenendo che sono più belli e più eleganti: ci prenderebbero tutti per scemi- e ci toccherebbe pure dar loro ragione. 
Nello stesso tempo, anche un armadio pieno zeppo di abiti belli può non essere adatto a noi: esistono le stagioni, le inclinazioni personali, i difetti da nascondere, i pregi da accentuare: e lo stesso discorso vale per la nostra dieta: un conto è rinnegare la bontà dei nostri prodotti e dei nostri piatti, per sceglierne altri qualitativamente inferiori, nella convinzione che "facciano bene". Un altro è adattare la varietà della nostra gastronomia alla nostra dieta. 
E qui, arriviamo al secondo punto della questione, legato a questioni storiche e culturali che hanno profondamente inciso nella storia del nostro popolo- vale a dire, la funzione simbolica che nei secoli è stata riconosciuta al cibo come elemento di distinzione sociale. 
E' arcinoto l'episodio della vita di Carlo Magno, raccontato dal suo stesso medico, che ricorda come l'Imperatore, sofferente per la gotta negli ultimi anni della sua vita, si fosse rifiutato di mangiare carne lessa e di astenersi da quella arrostita, che gli era nociva. Alla base, non c'era una questione di gusti, ma di immagine: la carne arrosto era sinonimo di potere, quella lessa di debolezza e anche se Carlo era consapevole che avrebbe accelerato la sua morte o comunque reso più doloroso il tempo che gli restava da vivere, non volle mai piegarsi ai consigli dieteteci del suo medico. 
Anche se la distinzione non fu sempre così netta, per secoli sulle mense europee ci fu il cibo dei ricchi e il cibo dei poveri- e scavalcare questo confine aveva delle implicazioni sociali e politiche pericolose. Il che, tradotto sul piano pratico, significò una dieta squilibrata, da una parte e dall'altra, assunta specie nelle occasioni ufficiali al solo scopo di manifestare una condizione di potere che trovava nel banchetto la sua massima espressione. 
Tale squilibrio- pesantemente accentuato dalla precarietà di un'economia esposta di continuo a carestie, saccheggi, guerre ed epidemie- finì per provocare conseguenze devastanti non solo sulla vita dei poveri (come è facile da capire), ma anche su quella dei ricchi: se da una parte si moriva per pellagra e per denutrizione, dall'altra si soffriva per la gotta, per il colesterolo, per tutte quelle malattie cardiovascolari da sempre associate ad un abuso di determinati nutritivi che erano una costante  sulle tavole dei nobili e degli alto borghesi. 
E quando la Rivoluzione francese e l'avvento della borghesia iniziarono questo processo di uniformità sociale, che avrebbe di necessità coinvolto anche il cibo, arrivarono i due grandi conflitti mondiali, ad obbligarci nuovamente a diete squilibrate. E' solo da qualche decennio che, vivaddio, possiamo godere tutti della stessa scelta di apporti nutritivi, a garanzia di una alimentazione equilibrata: in più, essendo Italiani, possiamo goderne al massimo grado, sia sotto l'aspetto della qualità dei prodotti che sotto quello della varietà delle tecniche culinarie che ci permettono di trasformarli in mille e mille modi diversi. E invece, torniamo all'antico...
Ultima riflessione: anche se ora va di moda sostenere che tutto fa male (e questa è anche la filosofia del libro della Paltrow, a dispetto del titolo che sembra annunciare il contrario), sposare queste tesi in modo incondizionato è altamente pericoloso. Per una persona sana, che non soffre di patologie legate all'alimentazione, infatti,  è vero l'opposto: tutto fa bene, se assunto in dosi equilibrate e se inserito all'interno di un concetto ampio di dieta, che include uno stile di vita altrettanto sano. Eliminare il glutine è un obbligo, per i celiaci, un errore per chi celiaco non è; e lo stesso vale per lo zucchero, per i latticini, per i grassi, per le vitamine, per i sali. Una colazione fatta con una fetta di crostata (fatta con farina, zucchero, uova e burro e farcita con una buona marmellata) non uccide nessuno- e anzi, semmai mantiene viva una tradizione culturale secolare, che è parte integrante della nostra identità. Senza contare che ravviva l'abitudine al gusto, altro elemento cardine della nostra cultura (e se non siete d'accordo, leggetevi Brillat- Savarin, e poi ne riparliamo): illudersi di barattare la salute costringendosi a mangiare mappazzoni insapori, a base di sciroppi di questo e oli di quello, non è solo frustrante ma, come dicevo, è anche un po' stupido. 
Perchè mentre noi famo gli Ammericani, Jamie Oliver sbarca nelle edicole italiane con la sua rivista che esalta la dieta mediterranea e aggiunge un altro piano al grattacielo del suo impero, costruito prevalentemente sulla diffusione delle nostre ricette, diffondendo nel mondo una "cucina italiana" abortita nelle sue radici e involgarita nella sua bellezza, ma presentata ovunque come modello di salute e di vita sana. 
E noi, invece, affolliamo i Naturasì, per comprare costosissimi  "sciroppi di riso"  e "farine bianche di farro, a scarso contenuto di glutine" , spendendo cifre fuori misura, quando un buon miele e una buona farina ci costerebbero di meno e ci farebbero meglio, non fosse altro che per l'assenza di tutti quegli ingredienti nascosti che son scritti in piccolo nelle etichette sul retro. 
Perchè l'han detto le Iene, The China Study o la Gwynneth di turno. 
Quousque tandem continueremo a farci prendere in giro così?
Al prossimo SB!

34 commenti:

  1. La penso come te Ale.
    Ogni giorno colleghi e amici mi chiedono (perché io, in qualità di amante del cibo, nelle loro teste sono ESPERTISSIMA) pareri su diete strambe, sempre ad eliminazione: via burro, e lo zucchero no, e la spremuta la mattina ti fa schizzare la glicemia alle stelle (un silos forse...ma un bicchiere no..) e un cucchiaio d'olio è troppo, un mese all'anno bisognerebbe mangiare senza glutine per disintossicarsi (ho amici che lo fanno, giuro, poi il primo giorno senza dieta si fanno 2 etti di spaghetti), e la farina solo integrale, e la pancetta di tofu...eeee ma che scatole!!! Ma mettetevi a posto!

    Ogni santo giorno io cerco di predicare a tutti di mangiare in modo equilibrato e che il quadretto di brownie o il muffin che porto la mattina alla macchina del caffè in ufficio non è da affrontare con terrore ma con felicità e, magari, gratitudine. Ce la farò, giuro! Ci riuscirò! :))

    Detto questo, in qualità di sperimentatrice ogni tanto mi metto il vestito da frikkettona e vado al NatusaSì perché ho un tirante per le stranezze e mi piace provarle, l'olio di cocco ad esempio mi incuriosisce e va a finire che prima o poi lo provo :-P

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  2. Parole santissime, analisi lucidissima come sempre, grandissima. Non mi viene da dire nient‘altro perché sarebbe solo una bruttissima copia di quello che hai detto tu, che condivido fino nelle virgole.

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  3. Credo che tutto stia nel vecchio, caro, amato e dimenticato buon senso.
    Il libro ha bei piatti, qualche soluzione interessante e propone una cucina che a me non dispiace e che spesso adotto. Ma da qui a farne la mia unica Bibbia dell'alimentazione ce ne passa, anche perchè dubito che Gwyneth ogni tanto si attacchi al tubetto del latte condensato....
    Detto questo, Ale sei sempre impeccabile!

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  4. Concordo con Stefania sul fatto che ci vuole sempre il buon senso senza farsi condizionare dalle mode o da chi vuol venderti questo o quello. Quando sono nata era il periodo del latte artificiale per i bambini, si diceva alle donne che allattare faceva male e che era meglio per i pargoli bere latte artificiale (di altro mammifero per giunta), mia madre se n'è fregata e mi ha dato il suo. Oggi è il contrario. Dietro a certe cose che mangiamo purtroppo c'è il profitto e per il latte ad esempio che fa bene e ti dà il calcio è stato dimostrato che è una bufala, nessun mammifero beve latte dopo lo svezzamento. Questo per dire che bisogna sempre essere critici e avre le orecchie dritte. Non per questo io non mi bevo una tazza di latte se mi va o mangio una mudcake piena di burro ma lo faccio con moderazione. A me Gwyneth è piaciuta tanto che ho comprato il libro ma non per questo farò del suo libro o del suo modo di mangiare la mia bibbia. Certo Ale come dici le cose tu......

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  5. Magnifico il tuo excursus storico Ale, che richiama alle nostre radici e soprattutto alla CONSAPEVOLEZZA. La globalizzazione ci costringe, volenti o nolenti, a fare i conti con mode alimentari che arrivano dall'estero: ogni anno si scopre un alimento toccasana che ci farà vivere tutti più a lungo, più sani e più felici, il tutto corredato da studi scientifici a supporto. Dopo qualche anno altri studi scientifici ci dimostrano che quell'alimento ha sì dei benefici effetti, ma ha pure delle controindicazioni.
    Da sempre vanno di moda determinate diete (intese come stile di vita) e da sempre, una volta che la moda passa, ci si ritrova a raccogliere i cocci e a seguire la nuova moda del momento.
    Tutto sta nell'accogliere ogni nuova proposta cum grano salis, usando il caro, vecchio buonsenso.
    Condivido quindi in pieno le tue riflessioni sulla dieta mediterranea e su un uso equilibrato di tutti gli alimenti: abbiamo una cucina meravigliosa e dei prodotti sani, buoni, abbondanti e relativamente poco costosi: facciamone uso!

    Detto questo a me le ricette del libro sono piaciute, e a parte gli scivoloni (che Ann ha spiegato benissimo nei suoi commenti) su ceci in scatola, olio di canola, etc., ho trovato delle ricette fresche e saporite, talvolta leggere, talaltra no, che mi hanno soddisfatto.
    Quindi, sempre con il buon senso di cui sopra, affermo che il libro mi è piaciuto. :-)

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  6. Alessandra sono così d'accordo con te che mi domando se ci hanno separato alla nascita, splendida analisi di una filosofia alimentare basata sul nulla che si sta allargando a macchia d'olio... di cocco, ovviamente, perché è chic. Nonostante tutto, IT'S ALL GOOD e questa è decisamente la mia filosofia. Non vedo l'ora di scoprire il prossimo Starbook. Grazie a tutte voi per il vostro amorevolissimo impegno.

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  7. Invece, stavolta, io non concordo. Non sono per l'eliminazione totale di un alimento, se non si hanno problemi, come la celiachia o il diabete, ad esempio, o, peggio, un'allergia, ma per una diminuzione drastica, sì.
    La carne e lo zucchero, è stato dimostrato, fanno venire il tumore (ovvio che non sono gli mici responsabili), ma per quanto mi riguarda, sto cercando di diminuirli in maniera considerevole.
    Se poi si pensa che la dieta mediterranea alla quale si riferisce non è quella odierna, ma quella in cui la carne, ad esempio, i mangiava al massimo una volta alla settimana e il dolce pure, allora, sono la prima fautrice della nostra meravigliosa dieta. E così per il glutine. Prima la farina era quella buona, non geneticamente modificata, per cui il glutine era in quantità minore. I legumi la facevano da padroni. Lo zucchero non esisteva, soprattutto quello bianco. Cioè, io ho preso questo libro come una necessaria (sebben, oggi, costosa) esigenza di tornare ad una dieta più equilibrata, in questo senso. È ovvio che lei non usa solo ingredienti italiani, ma quelli che più si trovano nel suo paese, ma anche vero che la nostra direzione dovrebbe essere proprio questa.
    Fermo restando che, viviamo nell'epoca moderna, e, ogni tanto, uno sgarro ci sta! ;)

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    1. Non è vero che nella dieta mediterranea antica si mangiava la carne una volta alla settimana: il consumo di carne era diffusissimo nell'antichità, molto più di quanto si sia fatto credere e oggi TUTTI gli storici dell'alimentazione, nessuno escluso, concordano su questo punto. Si mangiavano più tipi di carne e soprattutto più "quarti": ma la si mangiava eccome, poveri e ricchi.
      Un altro punto su cui gli storici sembrano concordare- e qui godo come un riccio- è che la vera dieta mediterranea sia quella dei Genovesi: che sono stati i primi a recuperare l'uso della pasta, sia fresca che secca e a servirla spesso come piatto unico, con i ripieni e le verdure. E sono stati i più grandi canditori e confettieri d'Italia, per secoli.
      Un' altra informazione da sfatare riguarda la bontà dei prodotti antichi: ho sottomano degli sutdi sull'olio extravergine del'Ottocento e c'è da inorridire. E sto leggendo un bellissimo libro sui semi che di nuovo sostiene questa tesi- e cioè che, ferma restando la condanna alle manipolazioni alimentari- le farine antiche non erano poi così buone. Non a caso, il "pane nero" è sinonimo di "bontà" solo da quando siamo entrati nel tunnel del benessere: fino a qualche anno fa, era sinonimo delle ristrettezze del tempo di guerra (anche il libro della Mafai ha questo titolo): ma quelle erano le farine di una volta. E non c'erano lieviti, il pane era basso, secco e asciutto, perchè la farina bianca con cui tagliare le "farine" di castagne o di fave era riservata ai ricchi- e faceva schifo.
      Io non sono una nutrizionista, quindi non mi addentro in questioni mediche. Però, sono una antropologa del cibo e da anni studio la storia- e ti assicuro che ci siam dovuti portar dietro una serie di errori storici che oggi sono stati finalmente confutati, con documenti alla mano. Ognuno poi può scegliere di mangiare quello che vuole a casa sua. Io per prima, mangio poca carne, ma non perchè "faccia venire i tumori" o perchè faccia soffrire gli animali: è solo che in una dieta equilibrata, con tutti i prodotti di cui disponiamo oggi, la carne ha meno spazio di un tempo. Ma mai mi sognerei di eliminarla dalla mia dieta e meno che mai mi sognerei di eliminare lo zucchero, visto il tipo di attività che svolgo. Ma è la "mia dieta"- e non ne faccio una questione di assolutismi, nè da una parte, nè dal'altra.

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    2. Converrai però che mangiamo carne che deriva da allevanti intensivi dovegli animali vivono male si ammalano o peggio vengono allevati in fretta con gli ormoni (non a caso le bimbe oggi si sviluppano a 8/10 anni e la colpa è proprio da aver mangiato tanta carne) o mangiamo pani con farine che sono gesso perciò una diversa cultura del cibo è necessaria. Mangiare tutto ma cercare di "tornare indietro" a quando il cibo era magari meno buono ma più sano si. Ritorno al buon senso invocato prima. Stefania ha ragione che le farine che ci hanno fatto mangiare per anni hanno dato il via alle intolleranze. Dalle mie parti a Camiore intendo venivano usati pesticidi per le colture intensive di prodotti ortofrutticoli negli anni 70 perchè così venivano fuori zucchine grosse e meravigliose ma le conseguenze poi le stiamo vedendo ora con il più alto tasso di tumori, soprattutto leucemie e non nei diretti interessati ma nella discendenza. Io vado al mercato ma non compro neanche il biologico che viene da zone dove prima si usavano pesticidi, dove venivano coltivati prima i fiori e poi via al bilogico...che biologico è?

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    3. A metà :-)
      Annarita, son trent'anni che mi interesso di cibo e in trent'ann ho sentito tutto e il contrario di tutto. sono figlia di quegli anni Settanta in cui l'olio extravergine faceva morire e il brodo di verdure era "pesante", ho attraversato gli anni 80 facendo diete con interi pasti in una busta, ho fatto tutti i test delle intolleranze negli anni Novanta e ora mi piego al diktat del consumo etico del Terzo millennio. Però, negli anni Settanta decantavo l'olio d'oliva, negli anni Ottanta facevo la dieta mangiando di meno, negli anni Novanta contestavo aspramente il biologico e pretendevo una ferrea distinzione fra gli intolleranti per moda e gli allergici per forza e ora metto paletti di buonsenso. Perchè raccontarci che oggi si vive peggio di cinquant'anni fa è una belinata grossa come una casa: viviamo di più e viviamo meglio. E i tumori non si prendono solo a tavola: i fattori che incidono sono moltissimi, e il fumo è sempre il principale, non la carne rossa o lo zucchero. Per non parlare dei fattori legati allo stress. Poi, è evidente che nel mucchio c'è il buono e c'è il cattivo- e l'informazione serve proprio a discernere e a scegliere quel che è meglio per sè: ma senza perdere di vista le enormi conquiste che sono state fatte, anche sul fronte della disponibilità alimentare che son quelle che ci hanno permesso di innalzare il livello di mortalità, di crescere robusti, di ridurre pesantemente il numero delle malattie legate alla denutrizione o alla cattiva alimentazione. Logico, paghiamo qualche scotto su qualche fronte: ma guardiamo un po' come sono i bambini veramente denutriti o veramente male alimentati- perchè costretti, per povertà o ignoranza o per entrambe le cose- e confrontiamoli con i nostri figli, cresciuti con diete equilibrate, almeno per parte delle istituzioni (sulle famiglie, non si può far nulla: ma le scuole da anni lavorano di concerto con dietologi e nutrizionisti): cultura e buon senso- e avanti tutta!

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  8. Tu non sei di questo pianeta, confessa! :-) immensa.

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  9. se scendi in campo io ti voto :)
    maria grazia

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  10. Concordo anch'io sul fatto che basterebbe il buonsenso ad indicare la strada, soprattutto nella nostra epoca, così caratterizzata dalla globalizzazione. Ma il buonsenso pare essere passato di moda, adesso c'è la moda del "mangiamo strano" o del biologico a tutti i costi (che poi, non sempre è veramente tale!). Ma a questo punto il discorso dovrebbe allargarsi su altri fronti. Mi spiego, ma se quella farina biologica indispensabile, pregiata e rara viene prodotta solo in Australia, quanto costa in termini di inquinamento, etc..? Ha senso non poterne fare a meno, o è meglio la farina italiana del contadino, macinata a pietra, magari proprio a due passi da casa?
    Il libro della Paltrow mi ha aiutato ad allargare i miei orizzonti su alcuni alimenti, ma non sposo la filosofia del senza è sempre meglio... Sicuramente, per fare delle scelte consapevoli, vista l'immensa varietà di prodottti che abbiamo a disposizione, bisognerebbe essere molto più informati rispetto al passato.
    Ale, come sempre hai centrato il bersaglio, sotto ogni aspetto!!!!!!

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  11. Se fosse realmente vero che la carne fa venire i tumori allora mi domando cosa porta i vegetariani ad ammalarsi di tumore. Mi occupo di benessere interiore da anni e credo che le vere cause delle malattie vadano ricercate dentro di noi... ovviamente ognuno è libero di pensarla come meglio crede.

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    1. ho appena detto le stesse cose in una risposta più su...

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    2. L'importante è che ognuno riesca ad essere sereno con le proprie scelte e dopodiché, ribadisco, IT'S ALL GOOD!!!!

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  12. sono in piedi che batto le mani davanti allo schermo .... ora scatenerò una discussione fiume in ufficio sull'argomento perché se ne potrebbe parlare fino all'alba... bravissima!

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    1. concordo con Ale, come sempre. E vorrei aggiungere che qui in USA e' dal tardo '800 che ci assillano con queste ricorrenti ondate di idee salutistiche prive di fondamento e spesso anche dannose. Hanno iniziato con Kellogg e Graham, due pazzoidi, che vedevano la carne rossa come la radice dei mali fisici e morali dell'umanita', e (pardon) facevano ai loro clienti/seguaci i clisteri con lo yogurt. Esistono centinaia di manuali dell'epoca che insegnano a preparare un "tacchino" per il Ringraziamento fatto solo con burro di arachidi. Poi abbiamo continuato con gli hippies, che non avevano problemi ad usare LSD, pero' evitavano la carne in favore della granola perche' avrebbe salvato il pianeta dal disastro ecologico, o qualcosa del genere.
      Ora, e' stato rivelato che queste mode erano basate su "studi scientifici" privi di fondamento, i cui risultati erano stati volontariamente alterati per continuare una finzione di cui la popolazione intera e' stata e continua ad essere vittima.
      Gia' il fatto che sia stata una menzogna, dovrebbe fare indignare nonche' riflettere; ognuno dovrebbe essere libero di fare le proprie scelte alimentari con cognizione di causa. Non credo che una bugia ci venga mai detta "per il nostro bene", non importa quale giustificazione a posteriori se ne dia.
      In secondo luogo, quello che personalmente osservo qui e mi fa orrore, e' che queste idee--peraltro, ripeto, infondate--vengano imposte con zelo religioso anche a chi ne farebbe a meno. Nelle scuole ad esempio non viene permesso di sevire latte con piu' del 2% di grasso ai bambini oltre i due anni di eta', pochissima carne rossa, ma tofu a volonta'. Molti spingono per considerare lo zucchero bianco una "sostanza pericolosa", da vendere solo previo permesso e solo in certe quantita', il tutto giustificato per motivi di salute pubblica.
      Voi in Italia avete la fortuna di un clima, dei prodotti, una cultura alimentare tali che dovreste proteggere come tesoro nazionale, come le opere di Michelangelo. Ma soprattutto dovremmo tutti noi proteggere la nostra capacita' di pensiero critico, nel valutare qualsiasi "idea" che ci venga proposta e soprattutto imposta.

      --Ann

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  13. lettura interessantissima, commenti compresi, grazie Alessandra!!

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  14. il buonsenso, la capacità di discernimento, una minima cultura alimentare consentono di approcciare a tutte le varie ed innumerevoli "idee alimentari" che ci vengono proposte...mi trovo oavviamente perfettamente allineata al "tiriamo le somme"...e condivido anche il pensiero della stefania , l' "araba" : anche secondo me la gwyneth ogni tanto "si fa" di tubetto di latte condensato (buonoooooo) ma non lo saprà mai nessuno!!!! :-)

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  15. scusate avevo letto male....:-) la stefania dice che dubita che la Gwynethn si gusti il latte condensato in tubetto!!! (avevo letto di fretta...sorry sonoin ufficio)..bè invece io penso che...lo fa!!! :-)

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  16. Ne esce un'analisi lucida e acuta, come sempre, nonché consapevole dei contesti internazionali differenti. Analisi confortata da una sostanziale omogeneità di prospettive tra le commentatrici e partecipanti e priva di condizionamenti epidermici rispetto alla simpatia (o meno) del personaggio famoso in questione. Brave tutte, bel lavoro !

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  17. Mi accodo a quanto già detto: l'analisi di Alessandra è davvero acutissima, così come condivido molte delle osservazioni fatte nei commenti.
    Credo sia sempre più necessario dedicare del tempo ad informarsi circa ciò che mangiamo, da dove arriva, come è stato prodotto e che impatto ha anche a livello ambientale. Da lì, sarà possibile, ognuno secondo le proprie necessità, convinzioni e conclusioni, fare delle scelte alimentari che ci facciano sentire bene. Io mangio pochissima carne (la questione ormoni/antibiotici/allevamenti intensivi è un argomento su cui sono abbastanza sensibile) ma consumo pesce una volta a settimana, cerco di spaziare tra legumi, cereali, verdure e qualche formaggio. Il dolce non manca mai al mattino ma, preferibilmente, niente di troppo pesante Insomma, un regime alimentare per nulla strambo ma che mi fa sentire bene.
    Amo anche scoprire nuovi gusti, nuovi alimenti e combinazioni (per essere cosmopolita anche attraverso il cibo), quindi un libro come "It's all good" lo vedo come un divertissement da cui prendere spunto per qualche ricettina un po' diversa dal solito e una scusa per fare un salto in più al negozietto etnico sotto casa.
    Come già ampiamente detto, basta un po' di sale in zucca e di spirito critico sempre funzionante per poter fare scelte consapevoli.
    Grazie a tutta la squadra! Onorata di aver fatto parte di questo Starbook! =)

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  18. Un tiriamo le somme da incorniciare. Una gioia leggere così tanta sensibilità, attenzione ed intelligenza sull'argomento. Nessun commento è stato gratuito né scontato. Ma quanto è bello lo Starbooks ed i suoi lettori!

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  19. concordo pienamente sulla necessità di una dieta equilibrata. poco di tutto.

    però ci sono alcune cose che mi lasciano un po' perplessa.
    non sono una fautrice del buon tempo antico costi quel che costi, e penso che davvero la qualità della vita e la sua durata siano aumentate (nel nostro mondo occidentale...) per merito delle migliori condizioni di igiene e per una migliore alimentazione. però ho la sensazione, non scientifica perché non mi occupo professionalmente di nutrizione, che si stia esagerando.
    è vero, adesso ci sono moltissime persone anziane che arrivano quasi a 100 anni, ma credo che abbiano fatto una vita più sana in gioventù di quella che facciamo adesso. nelle nostre città si respira un'aria insana, ci si muove pochissimo, si mangiano parecchie schifezze, palesi e occulte, tutto cià secondo me non fa bene, c'è poco da dire.
    mi fido se dici che una volta si mangiava molta carne, ma quello che ho sentito da nonni, genitori, suocere, vecchie zie et similia, soprattutto da chi viveva in campagna (sia chiaro- so bene che tutto ciò non fa una statistica seria!) mi raccontano un'altra storia. ovvero che la carne era preziosa, che veniva data al padrone e che di salsicce e galline se ne vedevano di rado sui deschi dei poveri.
    mia suocera che ha fatto la contadina nel poverissimo abruzzo mi parla di grandi pentoloni che cuocevano per ore sul camino piene di verdure e legumi a cottura lenta, servite accompagnate da pane o polenta. e da pasta che lei sosteneva non essere poi così buona (e qui concordo con te che non è vero che moderno è cattivo su tutto. tu parli dell'olio. si potrebbe parlare del vino, o della pasta industriale...)

    concordo con te che di quelle bestie che venivano uccise si mangiava tutto, comprese le budelline di pollo, tanto per fare un esempio. e questo sì che mi sembra etico. se si ammazza una creatura per mangiarla, vediamo di non sprecare il frutto di questo ammazzamento. detto da una che è carnivora e poco amante dei talebanesimo di ogni tipo, in primis animalisti.

    sullo zucchero non so. se ne usa davvero tanto, palese e occulto. e il diabete mi sembra sempre più un'emergenza. leggo sul sito dell'istat che la diffusione del diabete è in costante aumento, 5% della popolazione. è tanto. non sarà colpa dello zucchero da solo ma della perversa unione di tanti zuccheri e poca attività fisica sì. anche se forse la poca attività fisica conta di più.

    insomma, ci vorrebbe equilibrio. spirito critico. assenza di talebanesimo.

    tutte cose che secondo me alla massaia degli hamptons mancano davvero.

    e l'aspetto economico non è trascurabile.

    "la gente ha fame, signora paltrow..."
    "che problema c'è? date loro del buon sciroppo d'acero e del latte di mandorle."

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    1. sul fatto che le generazioni precedenti abbiano fatto una vita più sana, possiamo parlarne: loro hanno vissuto dei cambiamenti epocali, con uno sbalzo pazzesco dalla deprivazione della guerra e del dopoguerra al boom economico, dalla trasformazione di un Paese ad economia agricola ad economia industriale e hanno preso il bello eil cattivo di tutto. Sicuramente, hanno respirato aria più pulita, almeno fino a un certo punto, e hanno mangiato cibi più sani. Però, hanno anche lavorato in condizioni spaventose (a Genova, abbiamo avuto l'amianto, mio padre ha lavorato per anni nelle "fosse", facendo il meccanico all'AMT e nessuno faceva controlli, perché la legge non li contemplava.. e poi dicono che il tumore ti viene perchè mangi la carne... intendo dire: se vogliamo dare uno sguardo a tutto l'insieme, è probabile che si finisca in parità.
      Sul consumo di carne nei secoli precedenti, intendevo sfatare il falso mito dell non consumo da parte dei poveri: la carne veniva consumata nella misura in cui era facilmente reperibile: ai ricchi si davano le parti migliori, i poveri tenevano gli scarti. E ne facevano dei grandi ripieni, per esempio: una delle teorie che mi affascinano di più è quella che vede i ravioli (e le empanadas, e le pies e le Cornish pastries e possiamo andare avanti a dismisura) come risorsa alimentare fondamentale, per i poveri- e non piatto per i ricchi. Poi, come sempre, c'erano le eccezioni, sia dal punto di vista geografico, che dal punto di vista economico: le oscillazioni dei prezzi erano molto maggiori che quelle di oggi, per esempio bisogna poi distinguere fra proletariato urbano e contaadini, quindi ci sta che certe famiglie la carne non la mangiassero quasi mai, mentre altre recuperassero frattaglie e scarti o selvaggina poco pregiata come il coniglio. E' la generalizzazione che è sbagliata.
      il problema dello zucchero è quello occulto. il che ti porta a dover ridurre quello buono, che invece ha un suo ruolo, in una alimentazione equilibrata. cominciamo ad eliminare le bibite gassate, gli yogurt "naturalmente dolcificati", i fiocchi d'avena delle marche pubblicizzate in tv, i succhi di futta confezionati ed ecco che potremmo recuperare il posto per lo "zucchero vero.
      Il problema dell'equilibrio è legato a quello che assumi senza vedere. Tu ed io ne siamo più consapevoli di altri, perchè siamo costrette a guardare le etichette da unna vita: e voi celiaci in questo senso siete molto più tutelati di noi allergici perchè le nostre sono conquiste recenti e purtroppo, ancora parziali: sui prodotti sfusi, non c'è ancora l'obbligo di esporre l'etichetta e anche mangiare una brioche al bar può rivelarsi un'esperienza estrema. Ma chi non guarda le etichette e si limita ai messaggi pubblicitari bene esposti, è fregato, anche dal Naturasì, che mi ha riempito la dispensa di "tracce di soia" e di "frutta a guscio". E' questo, a parer mio, il vero problema alimentare di questi anni: quello che ci propinano di nascosto. E l'aspetto economico fa il resto - o forse, fa proprio tutto...:-)

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  20. Oh! Avrebbe mangiato di nuovo, il giovanotto! Avrebbe vissuto come tutti gli altri. Come il padre, i parenti, gli amici, avrebbe fatto una vita sedentaria, mangiando quattro volte al giorno cibi scelti e pesanti... Be'... Che Dio lo aiuti! Lui, Friedrich Grabow, non se la sentiva certo di rovesciare le abitudini di quelle brave famiglie di commercianti, avvezzi agli agi e al benessere. Lui veniva quando lo chiamavano, prescriveva dieta rigorosa per due o tre giorni... un pezzetto di pollo, una fettina di pane bianco... eh già, e poteva assicurare in coscienza che non era nulla di grave, per questa volta.
    Quantunque giovane ancora, aveva tenuto fra le sue la mano di non pochi onesti cittadini che avevano mangiato il loro ultimo cosciotto di carne affumicata, il loro ultimo tacchino ripieno, e, chi improvvisamente sulla sua poltrona d'ufficio, chi nel proprio letto avito, dopo qualche sofferenza, avevan reso l'anima a Dio. Un colpo apoplettico, si diceva allora, una paralisi, una morte subitanea e imprevista. E lui, Friedrich Grabow, avrebbe potuto fare il calcolo delle molte volte che "non si era trattato di cosa grave", che magari non l'avevan nemmeno chiamato, che tutt'al più, dopo il pasto, di ritorno dall'ufficio, s'eran sentito appena un piccolo capogiro...

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  21. faccio molta fatica ultimamente a scrivere, ma l'argomento merita e quindi mi sforzo!!!
    la ricerca di salutari regimi alimentari è semplicemente la ricerca di regole nelle società occidentali dove di regole ce ne sono poche al contrario del cibo che è troppo. la vecchia regola sempre valida "mangiare poco ma di tutto" è troppo generica e appunto per questo richiede impegno personale, ricerca e fatica.
    un bel prontuario di cosa togliere e cosa mettere è più comodo.
    detto da me che ho cominciato questa ricerca sin dagli anni 80 con la macrobiotica per sperimentare poi la dieta senza muco e parecchie altre ha il suo valore!

    irene

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