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lunedì 9 novembre 2020

LO STARBOOK DI NOVEMBRE E'....

 

 

Falastin, di Sami Tamimi e Tara Wigley 

...E già li sentiamo, i respiri di sollievo, i "meno male" che spianano le rughe delle preoccupazioni e vi fanno sollevare le mani dalle tastiere, quando già eravate pronti all'invio dell'ultimo messaggio di sollecito, quello che aveva per oggetto "Ma, Starbookers, mica ve lo sarete dimenticato, il libro più atteso dell'anno, vero?"

Figuriamoci se ce lo saremmo dimenticato, è la risposta, anzi: il grande rammarico della forzata interruzione, durante il lockdown, era anche legato al dover chiudere una programmazione che sarebbe proseguita proprio con Falastin, all'epoca fresco di stampa, oggi sufficientemente collaudato per candidarsi ad un posto d'onore sugli scaffali dei nostri lettori. 

Nel mentre, come prevedibile, sono fioccate le recensioni, tanto che è difficile oggi dire qualcosa che non sia già stato detto, del penultimo nato della famiglia Ottolenghi, a firma dello storico braccio destro dello chef, quel Sami Tamimi a cui saremmo tutti grati per aver contribuito alla stesura di quel vero capolavoro che è Jerusalem, e Tara Wingley, l'agente letteraria che da anni cura la rubrica del Capo sul The Guardian e sta seguendo le sue ultime fatiche, da Simple a Flavour. 

Si scrive Falastin, si pronuncia Falàstin, ma si legge Palestina, visto che questa è la terra a cui il libro è dedicato ed ispirato: una cifra, questa, che va ben oltre le frasi ad effetto sulle fascette delle copertine o i lanci stereotipati degli editori e che, sia detto da subito, il meccanismo dello Starbooks, limitato alle sole ricette, potrebbe non far emergere come merita: perché, lungi dall'essere una semplice raccolta dei piatti tipici palestinesi, Falastin è ora un libro di storia, ora un trattato di antropologia, ora una preziosa guida turistica, ora un vibrante reportage sul campo. E' come se la coppia Tamimi- Wingley avesse voluto portare a termine quanto era stato appena abbozzato con Jerusalem, andando alle radici di quel dialogo che si infrange al tavolo dei potenti ma lega a doppio filo i popoli che vivono in questa intersezione di terre e che sono l'espressione di culture che, nel corso di millenni, si sono ora allontanate, ora riavvicinate, ma senza mai perdersi di vista del tutto. 

E' questa la visione che lo Starbooks ha sempre amato, nei libri di Ottolenghi: il saper trovare punti di incontro anche quando tutto sembra favorire la separazione e la disarmonia. E' questo che ci aveva folgorati, la prima volta con Plenty, e fatte innamorare senza ritegno con Jerusalem. Ed è questo che ritroviamo in Falastin e che, paradossalmente, fa somigliare questa recensione più ad un Tiriamo le Somme che ad una presentazione classica. Ma -absit iniuria verbis- senza questo sfondo, senza questa profondità, le ricette di Falastin sarebbero davvero "solo ricette", senza più neppure quella spinta di novità che avrebbero potuto avere dieci anni fa, quando ancora non eravamo saturi di hummus e di pollo con gli agrumi. La nostra sfida, da domani e per i giorni a seguire, sarà proprio quella di trasmettervi il più possibile lo spirito vero di questo libro- e la vostra quello di sforzarvi di coglierlo, fra gli ingredienti e i gesti che riattualizzano storie antiche e bellissime. 

Poi, ovviamente, ci aspettiamo dei risultati (e che risultati, lasciatecelo dire: se ti chiami Tamimi, hai poco da fare il modesto, intendo dire). Ma questo, come sempre, lo scopriremo solo cucinando. 

Da domani, come sempre, su questi schermi :) 



2 commenti:

  1. Una sola parola: WOW!!!!
    Aspetto una settimana di ricette ma solo per prassi mia: il carrello di Amazon in pratica attende solo un click per trasformarsi in ordine. :-)))

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