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giovedì 12 giugno 2014

MANGALOREAN CHICKEN CURRY - POLLO AL CURRY DI MANGALORE


Amo moltissimo le spezie e i loro mix, che in India vengono chiamati curry, e benché non mi intenda minimamente di cucina indiana uso molto le spezie in cucina e preparo spesso e volentieri piatti al curry. Anni fa in Francia avevo trovato pure un paio di libretti, Aux Pays des Épices e Épices, saverus et couleurs, da cui in passato ho attinto diverse ricette. Figuratevi quindi il mio entusiasmo quando tra noi Starbookers si è messo ai voti India Cook Book del Professor Pushpesh Pant: finalmente una raccolta completa di ricette indiane autentiche!!!!

La cosa più intrigante di tutte per me, sfogliando questo libro, è stato proprio scoprire le tante miscele di curry presenti nella cucina indiana: un curry (che significa salsa) è per definizione un mix (masala) di spezie, e se noi in Occidente conosciamo essenzialmente il Curry Madras e la miscela Tandoori, va detto che ne esistono centinaia e che praticamente ogni famiglia ha i suoi curry, che adatta alle varie ricette.

Avevo già preparato in precedenza un curry di Mangalore preso da uno dei libri citati sopra, così per questa tornata dello Starbooks ho deciso di cimentarmi con l'originale.
Devo confessare però che qualche perplessità mi è venuta già mentre guardavo la lista degli ingredienti. Come ho detto all'inizio non mi intendo affatto di cucina indiana: so solo che è molto speziata e piccante e finora mi sono limitata, nei miei miseri tentativi, a "pasticciare" con le spezie mischiandole; tuttavia questo curry mi è sembrato poco profumato e non mi è piaciuta la consistenza del sughetto, dovuta essenzialmente alla polpa di noce di cocco grattugiata (ho cercato di frullarla, come si leggerà più avanti nella ricetta, ma più di tanto non sono riuscita a ottenere un risultato omogeneo, forse perché ho usato il frullatore a immersione).

Avevo fatto un giro in rete prima di iniziare e avevo constatato che le quantità di noce di cocco variano da 2 cucchiai a una noce intera (come dice la nostra ricetta); mi sono quindi attenuta a quella, ma col senno di poi avrei fatto meglio a usarne molto meno, visto che comunque è presente pure il latte di cocco e il sapore di questo frutto tende a prevalere sugli altri.

Inizialmente ero pure rimasta basita dalla quantità di peperoncini richiesti dalla ricetta (18), ma poi ho scoperto che quelli del Kashmir sono molto meno piccanti dei peperoncini di Cayenna (intorno ai 2000 SHU - Scoville Heat Units - nella Scala di Scoville, contro i 30.000-50.000 dei Cayenna), ma donano una spiccata colorazione rossa al piatto; io non sono riuscita a procurarmeli, motivo per cui ho usato 3 peperoncini di Cayenna, e ovviamente non ho ottenuto la colorazione rossa della ricetta originale, mentre sono rimasta soddisfatta dal grado di piccantezza, aumentato anche dall'aglio.

Un po' troppo generiche le indicazioni del procedimento: se non si ha familiarità con la cucina indiana (o con la cucina in generale) si può facilmente sbagliare.

Ma veniamo alla ricetta; tra parentesi e in corsivo le mie modifiche o i miei commenti.

MANGALOREAN CHICKEN CURRY - POLLO AL CURRY DI MANGALORE
Da: Pushpesh Pant - India Cookbook - Phaidon

Per 4-5 persone

1 pollo da 1 kg circa, tagliato in 4 pezzi
250 ml di latte di cocco, fresco o in lattina
125 ml di olio vegetale (io 60 ml circa di olio extravergine di oliva)
1 cipolla tritata

Per la pasta di spezie:

1 noce di cocco fresca, grattugiata e tostata
4 cucchiaini di semi di coriandolo tostati
1 cucchiaino di semi di fieno greco tostati
1 cucchiaino di curcuma in polvere
18-20 peperoncini del Kashmir secchi, tostati (io: 3 peperoncini di Cayenna)
6 spicchi d'aglio (privati del germoglio interno e) tostati

Image from here
Preparare la pasta di spezie: tostare le spezie separatamente in un padellino per qualche minuto, fino a quando non sprigionano il loro profumo, e farle raffreddare. Tostare anche la polpa grattugiata della noce di cocco, poca alla volta, e farla raffreddare.
Riunire tutti gli ingredienti nel bicchiere del frullatore e frullare, aggiungendo un po' d'acqua, fino a ottenere una pasta. Tenere da parte.
("Un po' d'acqua" non è un'indicazione sufficiente, per un non-Indiano: in una ricetta che avevo sperimentato in passato se ne richiedevano 60-70 ml. Per questa ricetta ho usato 200 ml di acqua, ma non sono riuscita a frullare bene la polpa di cocco, e la salsa è rimasta di consistenza granulosa.)

Scaldare l'olio in un ampio tegame di ghisa su fiamma media, unire la cipolla e farla friggere per 3-4 minuti mescolando continuamente con un cucchiaio di legno, fino a quando non sarà leggermente dorata.
(in questo modo però la cipolla si brucia senza cuocere; io ho preferito usare un tegame di coccio con sotto il frangifiamma. Ho messo la cipolla nell'olio freddo, poi ho acceso la fiamma e l'ho fatta cuocere a fuoco basso per 5-6 minuti, finché non è diventata trasparente. Solo a quel punto ho alzato la fiamma e l'ho fatta dorare.)
Unire il pollo, abbassare la fiamma e continuare a cuocere per 15 minuti circa.
(Ancora una volta ho disatteso le indicazioni di Mr Pant: prima ho fatto rosolare la carne a fiamma alta, e poi ho proseguito la cottura a fuoco basso per 15 minuti.)
Aggiungere la pasta di spezie e metà del latte di cocco, salare, poi mescolare e proseguire la cottura per altri 15-20 minuti o fino a quando il pollo non risulti ben cotto (io l'ho lasciato cuocere per un'altra mezz'ora).
Unire infine lentamente e mescolando il latte di cocco rimanente, e cuocere per altri 2 minuti.

OSSERVAZIONI

La ricetta, così come è descritta, è un po' scarna. L'indicazione ad esempio della quantità di acqua da usare per la pasta di spezie è molto importante: se non avessi avuto l'indicazione di una precedente ricetta, scritta da occidentali, ne avrei messo uno o due cucchiai e mi sarei sentita in colpa a ogni successiva aggiunta.

La quantità di olio per me è eccessiva, io ne ho usato molto meno.

La polpa di noce di cocco è troppa secondo me, il sapore del cocco prevale nel piatto e la consistenza della salsa risulta granulosa e poco gradevole.

I tempi di cottura per il mio pollo erano un po' scarsi, ma è possibile che la differenza sia dovuta alla cottura nel tegame di coccio, a calore più dolce.

E adesso mi tocca dare un giudizio finale... e non so che pesci pigliare: da un lato c'è la mia incompetenza in fatto di cucina indiana, e dall'altro un piatto gradevole, ma senza dubbio migliorabile. Diciamo che la ricetta per me è RIMANDATA, ma chiedo ai lettori più competenti di me in fatto di cucina indiana che cosa ne pensano: potrei benissimo sbagliarmi.

27 commenti:

  1. Quando ci sono queste ricette di altri paesi mi sembra sempre difficile capire se è giusto bocciarle o promuoverle. Alla fine a noi che siamo abituati a gusti e consistenze di un certo genere di certo altri tipi ci risultano migliorabili. Ad esempio appunto la troppa noce di cocco, che rende la salsa granulosa. O il suo sapore che prevale..ma è la nostra cucina che cerca di equilibrare i sapori se molto contrastanti, o la nostra idea di salsa=cremosa e avvolgente. Magari davvero questi piatti non rispecchiano la tradizione,ma secondo me in questi casi di incertezza potrebbe non esser giusto il metodo starbook, perche appunto abbiamo un altra cultura. Per esempio: mi è capitato di assaggiare a casa di amici una tipica cena Calabrese, per me che son del nord, e per il mio palato, era immmangiabile il piccante e di certo avrei migliorato i piatti se fosse stato per me! ;)

    PS: è solo una riflessione la mia, non voleva essere un giudizio su come/cosa/chi e perché ha scritto questo post!

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    1. grazie per questo contributo, perchè noi siamo le prime a chiederci ogni volta se i nostri parametri possono andar bene sempre o meno. Credo che il giudizio di Mapi volesse essere su due piani: da un lato, quello soggettivo, per il quale lei per prima chiede lumi: dall'altro, quello oggettivo che si riferisce invece alla mancanza di indicazioni tecniche (tipo la quantità dell'acqua, per dire). Più in generale, da un libro di cucina etnica ci si aspetta sempre qualche parola di più, che non qualcuna di meno, proprio per quella peculiarità di sapori che caratterizza le loro ricette: "piccante" in Calabria ha un altro significato che in Lombardia, come ci ricordi tu (e non sai quanto mi riconsca in questa descrizione: noi mangiamo calabrese a ferragosto, tutti gli anni e da un anno all'altro mi dimentico il "piccante" dell'anno prima"! Segno tutto, per il tiriamo le somme- e grazie ancora!

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    2. Alessandra ha espresso meglio di me quanto volevo dire. :-)
      Durante tutto il tempo in cui ho cucinato il piatto, mentre lo mangiavo, poi quando pensavo al post e infine quando l'ho scritto, non ho fatto altro che arrovellarmi sul giudizio da dare.
      Da un lato infatti come dici giustamente tu ci sono i nostri gusti occidentali e la nostra idea di come dovrebbe essere una salsa o un piatto; dall'altra c'è l'esigenza di dare un parere per i lettori dello Starbooks.
      In questo caso - ed è la prima volta che mi capita, da quando lavoro per lo SB - davvero non sapevo cosa dire, e ho dato un giudizio globale che tiene conto sia del mio gusto personale, sia del modo oggettivo in cui la ricetta è descritta.
      Le indicazioni, come dicevo nel post, sono piuttosto scarne. "Un po' d'acqua" quando 200 ml sono risultati pochi, è un'indicazione decisamente insufficiente. Che la consistenza della salsa non dovesse essere granulosa è testimoniato anche dalle numerose immagini che si trovano su Google quando si cerca "chicken curry mangalore": tutte sono lisce. Più o meno liquide magari, ma sono tutte lisce (e rosse, ma come ho già scritto la colorazione è data dai peperoncini del Kashmir, che non ho trovato).
      Poi ovvio che sul sapore hai ragione tu, io non so se il vero pollo al curry di Mangalore debba avere un forte sapore di cocco, ma anche qui ho trovato in rete dosi di noce di cocco diverse, da 2 cucchiai a una noce intera, cosa che mi porta a pensare che in realtà i sapori devono essere più equilibrati, anche nei piatti originali.

      Insomma, ci ho pensato a lungo... e ho rimandato la ricetta con riserva.
      Non sarebbe stato onesto da parte mia promuoverla solo perché non conosco bene la cucina indiana; altrettanto disonesto sarebbe stato bocciarla perché non mi ha convinta del tutto.
      Mi piacerebbe però davvero molto sentire il parere di qualcuno che invece di cucina indiana se ne intende, per chiarirmi le idee e per valutare in modo più obiettivo questo libro, che comunque va detto mi è piaciuto nel suo complesso e sono stata contenta di aver comprato.

      Grazie per il tuo intervento, così ricco di spunti. :-)

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    3. conosco la cucina indiana solo nella misura in cui ogni tanto visito un ristorante indiano tra quelli che ci sono qui, e comunque solo quelli strettamente vegetariani, cioe' con cibi solo pertinenti alla tradizione Induista.
      Detto questo, un libro divulgativo, rivolto a chi di una certa cucina non ha la conoscenza diretta ed approfondita di uno che in una data tradizione ci sia nato e cresciuto, dovrebbe propio per questo essere molto piu' preciso. Se almeno l'autore avesse detto di aggiungere tanta acqua da ottenere una salsa fluida, oppure densa e pastosa, oppure una via di mezzo, ecco che sarebbe stato molto piu' chiaro. Dovrebbe esserci una descrizione di come il piatto debba riuscire e delle tecniche e procedimenti per ottenere quel certo risultato.
      Il piatto finale potra' piacere o meno, viste le inevitabili differenze di gusti e culture, ma dovrebbe riuscire uguale a come l'autore l'ha descritto. Potra' essere piu' o meno autentico (ho perso il conto delle ricette di bagel che includono l''uovo, per dire) e qui il giudizio puo' essere sospeso se non si hanno termini di paragaone. Ma la ricetta, qualunque sia la versione di un certo piatto che l'autore sceglie di proprorre, deve essere descritta dettagliatamente.
      E qui faccio un confronto con un libro di una cucina che invece conosco benissimo. Claudia Roden e il suo The Book of Jewish Food. Tutte le ricette sono spiegate nei dettagli necessari e riescono nel modo in cui l'autrice le descrive. Non e' necessario che i propri nonni siano emigrati da Odessa, o che nostra mamma ci preparasse l'hummus ogni Venerdi' sera per riuscire a replicare una delle ricette della Roden. Certo ogni autore seleziona una versione di un certo piatto, e personalmente sono convinta che le versioni di mia zia Leah di molti piatti che la Roden presenta fossero anche migliori, ma cio' non toglie che utilizzando il libro della Roden si possa acquisire una conoscenza molto approfondita della cucina ebraica, anche senza averla mai esperita prima. E credo che dal libro di oggi ci si dovrebbe poter aspettare lo stesso.
      --Ann

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    4. Ann, IO TI ADORO.
      Quante volte te l'ho già detto? :-D
      Un bacione.

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  2. Io amo il pollo al curry e me lo faccio secondo le modalità plausibili secondo i gusti italiani, per cui, onde evitare la granulosità della noce di cocco ed un eccessivo suo sapore, utilizzo il latte di cocco in lattina con annessa parte di polpa. Per il curry utilizzo la polvere notoriamente in commercio e...fine della storia. a mio giudizio se si vuole la replica di un piatto estero e soprattutto orientale secondo le indicazioni originali, è necessario aver assaggiato il piatto all'origine, altrimenti ci si perde dietro a problemi e particolari che potrebbero non avere senso alcuno secondo i gusti e la cultura del luogo ma, semplicemente, non corrispondono ai nostri

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    1. Concordo con te Giulietta, e infatti le mie perplessità e la mia difficoltà a dare un giudizio deriva proprio da questo. :-)
      Un abbraccio.

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  3. Mapi, siccome non mi ci vedo ad aprire il cocco e ad estrarne la polpa.. se uso il cocco disidratato, è un sacrilegio? anche se vado a comprarlo dall'indiano di corso torino? :-) la Carola a-do-ra la cucina indiana e visto che ha bisogno di coccole, in questo periodo, pensavo di prepararglielo, magari anche già oggi...

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    1. Ale, io ti direi di sì.
      Ti dirò di più, anzi: inizialmente era mia intenzione ricavare il latte direttamente dalla polpa del cocco secondo il procedimento di cui ho messo il link, e forse se avessi fatto così la ricetta sarebbe stata meno "coccosa". Invece avendo poco tempo ho usato il latte di cocco in lattina e la noce di cocco intera, con un risultato che non è stato del tutto soddisfacente.
      La noce di cocco disidratata infatti, è quello che resta della polpa dopo che se ne è ricavato il latte: viene fatta essiccare, et voilà. Usane meno però, tieni conto che la polpa di noce di cocco disidratata ha circa 1/3 del volume di quella fresca.
      Un abbraccio alla Creatura (e alla sua amorevole mamma)!

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  4. cara mapi, vedo che le difficoltà che hai avuto tu rispecchiano un po' le mie che avevo riscontrato nella ricetta delle zucchine ripiene. effettivamente è difficile dare un giudizio... ma questo libro è tradotto in italiano, si rivolge dunque a noi che abbiamo tutto il diritto di non essere degli esperti in materia. qualche indicazione e spiegazione in più potrebbe davvero starci!
    comunque complimentissimi a te per esserti cimentata e per aver aperto, scavato e grattugiato la noce di cocco! :)

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    1. Sono d'accordo con te, carissima: qualche indicazione in più ci voleva proprio. :-)
      Però non c'è niente da fare: a me le spezie piacciono e credo che sperimenterò molte altre ricette da questo splendido libro!
      Un abbraccio.

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  5. Ciao Mapi!!!
    Ho riscontrato il problema "granulosità" in più di un curry di questo libro e alla lunga ho deciso che siamo noi occidentali che immaginiamo che le salse curry siano tutte vellutate mentre in realtà potrebbe non essere così :)
    Detto questo, questa ricetta la provo! Voglio tentare di frullare tutto con meno acqua e vediamo se riesco o se fondo il frullatore :D

    ps: posso spezzare una lancia a favore del signor Pant (e già me ne sto pentendo :D) ? Che sia forse il "metodo Phaidon" che costringe gli autori a concentrare le indicazioni delle ricette per renderle essenziali? Perché, per dire, anche con Vefa's Kitchen mi sono trovata ogni tanto a correggere il tiro...mi risultava senza dubbio più facile perché la cucina greca è mediterranea e più vicina a noi, però non ricordo una ricetta che ho seguito perfettamente alla lettera... :-P

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    1. Mah ti dirò Fede, guardando le immagini trovate su google direi che le salse curry siano piuttosto omogenee e abbastanza vellutate. Qui il mio problema è stato dato dalla poca acqua o dalla troppa noce di cocco. Avevo già fatto un curry di pesce simile a questo ma molto più profumato, e lì per molte meno spezie erano richiesti 60-70 ml di acqua...

      E' possibile che, come dici tu, sia la casa editrice a imporre un numero limitato di pagine ai suoi Autori, costringendoli così a ridurre al minimo le indicazioni. Peccato, perché nei libri di cucina etnica destinati agli stranieri è essenziale dare tutte le informazioni possibili, per consentire a tutti i lettori di replicare il piatto.

      Un abbraccio.

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  6. Questa ricetta non mi convince moltissimo principalmente, come notato anche da Mapi, per la contenuta quantità e varietà di spezie; un paio di giorni fa ho preparato un curry di tofu e ceci (ricetta del buon Jamie Oliver che in comune con l'India ha solo il fatto che questa è stata una colonia inglese!) in cui erano presenti qualcosa come 6 o 7 spezie diverse e, tralasciando l'inebriante profumo sprigionato, l'insieme era talmente saporito da esser riuscito a dare gusto anche all'insipido tofu! Una meraviglia! Da super-profana della cucina indiana, mi sarei aspettata ingredienti diversi da una ricetta a base di pollo (carne di per sé non saporitissima).
    Le riflessioni circa il nostro rapporto con la cucina "altra" ha sicuramente ragione di esistere. I libri di cucina per il grande pubblico, però, dovrebbero servire proprio a dare la possibilità anche a chi è dall'altra parte del mondo e non ha sempre modo di assaggiare i piatti originali, di fare esperienza di sapori diversi, quindi una maggiore attenzione ai dettagli ed alle spiegazione di passaggi è d'obbligo.

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    1. Siamo perfettamente d'accordo, cara Mariangela. :-)
      Altri curry da me preparati erano molto più profumati di questo, ho avuto l'impressione che mancasse qualcosa...

      Un abbraccio.

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  7. Ciao Mapi, il piatto è molto invitante ma come hai già scritto tu e come è già stato sollevato anche da Rosmarino, è sempre molto difficile valutare una ricetta etnica con gusti molto diversi da quelli a cui noi siamo abituati; personalmente però di cucina indiana me ne intendo un pochino per cui mi segno la ricetta, la provo e poi se mi permetti, vorrei lasciare un giudizio. :)
    Intanto grazie per la tua preziosa recensione.
    Valentina

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    1. GRAZIE VALENTINA!!!!! :-D
      Speravo proprio che tra i nostri lettori ci fosse qualcuno che se ne intendesse di cucina indiana e mi desse il suo parere. :-)
      Lo Starbooks è innanzi tutto confronto, quindi attendo il tuo giudizio con moltissimo piacere!
      Un abbraccio.

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  8. Condivido assolutamente tutte le tue osservazioni cara Mapi. Questa cucina è veramente molto, troppo, lontana dalla nostra ed è facile incappare in ricette difficili da comprendere. E tu sei molto competente, come ho avuto modo di dire e ridire :) oltre che molto scrupolosa (e si vede anche oggi dalla difficoltà che hai incontrato nell'esprimere un giudizio) per non fidarsi ciecamente delle tue valutazioni. Io, fino ad ora, ho avuto un'esperienza diversa con questo libro, proverò ancora, il tuo giudizio mi ha messo molta curiosità.

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    1. Guarda Mari, io del mio giudizio mi fido fino a un certo punto: qui ero un po' in ambasce perché è una cucina che non conosco.
      A scanso di fraintendimenti però vorrei dire che il libro nel suo insieme mi è piaciuto; proverò altre ricette di sicuro, perché comunque adoro le spezie.
      Un bacione.

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  9. Ciao! Io penso che il fatto che il libro sia scritto in Italiano non significa necessariamente l'autore lo abbia scritto destinandolo al pubblico italiano. La traduzione di un'opera letteraria in un'altra lingua ha spesso a che fare con ragioni editoriali, che con la cucina hanno poco o nulla a che fare. Viste le dimensioni fisiche del libro, forse l'autore intendeva realizzare una sorta di compendio della cucina indiana attraverso un ampio ventaglio di ricette tratte dalle numerosissime cucine locali. Mi viene da pensare che il pubblico ideale di quest'opera possa essere rappresentato da persone indiane che cucinano abitualmente e quindi hanno familiarità con ingredienti e procedimenti, interessate ad avere una raccolta esaustiva di ricette di regioni diverse raccolte in un unico libro.
    Se vuoi giudicare la ricetta dal punto di vista di chi si accosta alla cucina indiana senza saperne niente, dovrai tenere conto delle difficoltà che hai incontrato nel realizzarla, dovute alla poca precisione delle indicazioni: a questo punto puoi rimandarla se il piatto è riuscito bene grazie alle tue competenze e alle tue modifiche o bocciarla se seguendo le indicazioni alla lettera noti che la ricetta proprio non funziona. Oppure la promuovi con riserva se la ricetta tecnicamente funziona ma c'è qualcosa che non ti convince e non ti sentiresti di consigliare l'acquisto del libro a un neofita come te.
    Il sapore del piatto non penso possa essere un criterio di valutazione valido più di tanto, perché ha troppo a che fare con il nostro gusto personale, e nel caso della cucina indiana non troverai mai due masala uguali, per cui la stessa ricetta preparata da due persone diverse, nella stessa città, con gli stessi ingredienti di base, può veramente avere un sapore diverso.
    Per quanto riguarda gli ingredienti c'è un ostacolo rappresentato dalla qualità delle spezie e degli altri ingredienti che possiamo reperire in Italia. Ho preparato piatti assaggiati sul posto seguendo ricette indiane e usando gli stessi ingredienti e le stesse spezie, e il sapore era completamente diverso. Il pollo è diverso, il latte è diverso, l'acqua è diversa, l'olio non è d'oliva, le spezie che troviamo qui non sono le stesse, e soprattutto la polverina giallognola che qui chiamiamo "curry" è qualcosa che non ha niente a che fare con un vero masala indiano. Le noci di cocco dei nostri supermercati farebbero inorridire un indiano, e il latte di cocco in lattina non è uguale a quello che esce da una noce di cocco fresca e appena aperta...
    Nel valutare queste ricette non si può fare il confronto con i piatti originali. Se li conosci, comunque c'è una differenza dovuta agli ingredienti. Se non li conosci, va da sé che il confronto è impossibile.
    Per quanto riguarda le tue osservazioni, ho assaggiato piatti indiani preparati in India e affogati nell'olio, quindi quella quantità ci può stare (ma anch'io la ridurrei se dovessi preparare questo piatto!). E la noce di cocco noi non usiamo grattugiarla, quindi qui non troverai gli strumenti appositi che si usano nei Paesi dove il cocco è di casa per grattugiare il cocco fresco e renderlo cremoso.
    In conclusione, credo che questo libro non sia valutabile con i vostri criteri, perché non si rivolge a un pubblico di Italiani inesperti di cucina indiana e quindi non ha la ricchezza di dettagli necessaria a guidarli nell'esecuzione delle ricette, le quali prevedono ingredienti che reperiti in Italia difficilmente avranno lo stesso sapore e la stessa qualità (per non parlare di quelli introvabili, eh!), e per di più molti di noi non hanno idea del sapore, della consistenza e del colore dei piatti descritti nelle ricette.
    Un po' come se un indiano cercasse di valutare le ricette della "Grande Cucina Italiana"!
    Brave comunque a tutte voi, che vi state cimentando in questa impresa avvicinandovi a una cucina che è ricchissima ma per molti completamente sconosciuta . :o)

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    1. Ciao Franci,
      Una precisazione: il libro è stato scritto in inglese per Phaidon, dichiaratamente per un pubblico non indiano, e io l'ho acquistato in inglese.
      Nella presentazione iniziale Alessandra ha infornato i nostri lettori che esiste anche una traduzione italiana (ce lo chiedono spesso, visto che la maggior parte dei libri che recensiamo è in inglese), ma questo non significa che noi abbiamo acquistato la versione tradotta. Personalmente poi, ho al mio attivo un diploma di Liceo Linguistico e una laurea alla Scuola Superiore per Interpreti e Traduttori, come dire che l'inglese è il mio pane, quindi non ho avuto difficoltà alcuna a comprendere quanto scritto dal Professor Pant e soprattutto, per motivi professionali, conosco le profonde differenze culturali che vanno da un Paese all'altro. Tali differenze si riscontrano tra Paesi europei, figuriamoci se non ci sono in culture così diverse e lontane dalla nostra. E naturalmente so benissimo che ingredienti e spezie hanno sapori diversi secondo il Paese dove si acquistano. Tutto questo insomma, io e le altre colleghe Starbookers lo abbiamo presentissimo.
      Ora, tieni conto del fatto che lo Starbooks non è un tribunale: siamo solo un gruppo di appassionate di cucina che vogliono offrire un servizio al pubblico a cui si rivolgono: quante volte capita di acquistare un libro di cucina, provarne le ricette e scoprire che non funzionano? Di solito si attribuisce la colpa a se stessi; talvolta però è il libro a essere impreciso o incompleto. Nel gruppo dello Starbooks ci si confronta: se una ricetta non riesce, un'altra di noi prova a farla per vedere se il problema è oggettivo o chi l'ha eseguita aveva commesso qualche errore. Alla fine ognuna di noi emette un giudizio complessivo, basato sulla sua esperienza, sulle sue competenze culinarie e su una serie di criteri soggettivi e oggettivi. Non è una sentenza definitiva, è solo un parere personale, spesso condiviso in anticipo tra di noi.

      Fatte queste premesse, chiarisco meglio quanto scritto nel mio post: negli anni ho preparato parecchi curry (e non solo indiani, ma anche afghani); tuttavia ho sempre seguito delle ricette "occidentalizzate", motivo per cui non ritengo di avere competenze sufficienti per giudicare la cucina indiana autentica, che peraltro mi attira parecchio. Ho però delle competenze culinarie sufficienti per farmi valutare se una ricetta è scritta bene o no.
      Come scrivevano nei loro commenti Alessandra e Ann, da un libro di cucina etnica scritto per persone di altri Paesi e di altre culture, ci si aspettano dei dettagli in più e una descrizione accurata del piatto e di come dovrebbe riuscire, sempre tenuto conto che ogni regione e ogni famiglia ha la sua ricetta e che lo stesso piatto può avere sapori diversi pur cucinato nel Paese di origine (penso a come facciamo la salsa di pomodoro io, mia madre e mia sorella: io e mia sorella abbiamo imparato da nostra madre, seguiamo lo stesso procedimento e usiamo gli stessi ingredienti, eppure otteniamo tre salse diverse, ma tutte ugualmente buone).

      Ho basato il mio giudizio su diversi criteri, quindi: le mie competenze culinarie, il modo in cui la ricetta è stata scritta e descritta e il mio gusto personale. In base a questi, la ricetta per me è rimandata con riserva. Mi farebbe molto piacere però avere il parere diretto di lettori che di cucina indiana se ne intendono, quindi se qualcuno di voi prova la ricetta, l'assaggia e me lo fa sapere, lo considererò un favore personale grandissimo. :-)

      Un abbraccio.

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    2. Ho appena letto il nuovo post e ho capito meglio il libro... e a giudicare da come la tua collega è rimasta entusiasta per la ricchezza di dettagli delle ricette da lei provate, mi viene da pensare che forse tu, in un cestino di splendide ciliegie, hai beccato quella col vermetto! :D :D :D
      Buona fortuna per le prossime sperimentazioni! ;o)

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    3. ..siamo solo all'inizio :-)
      e per ora, la mapi è in buona compagnia, visto che anche Cristina ha rimandato la ricetta.
      Teniamo le dita incrociate, prima di agitarle nel segno della vittoria.

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    4. Ma forse, se avessi dovuto preparare io questa ricetta, il giudizio sarebbe stato simile a quello di Mapi, visto che solitamente siamo sempre molto in sintonia.

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    5. Mapi, comprendo bene le tue perplessità. Probabilmente anch'io sarei giunta alle tue stesse conclusioni, a cui sei arrivata con un'analisi profonda e attenta, nonostante i limiti dovuti alla poca conoscenza della cucina indiana. Noi siamo sempre a le prime a metterci in discussione se una ricetta non riesce per come ci è stata "venduta"... Non ci femiamo al primo ostacolo ;)

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  10. penso che il tuo giudizio sia assolutamente corretto, mapi, io sono giorni che mi rigiro fra le mani questo libro e ogni ricetta che leggo mi lascia una sottile perplessità, perché c'è qualcosa che non capisco e non mi torna.
    penso sempre che sia un problema mio, però come dici tu se uno scrive un libro per non indiani dovrebbe essere molto dettagliato, se no si rischia di combinare pasticci.

    grazie come al solito della tua competenza

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  11. Mapi, la tua presentazione della ricetta e delle difficoltà oggettive mi sembra decisamente corretta e ben esposta: risulta complessa la comprensione di un procedimento non perfettamente spiegato e distante dalla nostra quotidianità, al di là della lingua utilizzata ;-)! Post molto interessante, che invoglia alla prova!

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