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lunedì 28 aprile 2014

IL BON TON PRIMA DI CSABA: COLETTE ROSSELLI OVVERO DONNA LETIZIA



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di Simonetta Nepi- Glu. Fri.
Secondo la Treccani si definisce Stile:
b. Signorilità di modi, discrezione e correttezza nel comportarsi, sobrietà nel vestire: si usa dire che gli Inglesi hanno s.; quella signora ha s., un suo s., uno s. assolutamente personale; è una questione di stile; è una caduta di s., di comportamento sgradevole e sgarbato; ciò che li persuadeva ... all’indulgenza nei riguardi di Fadigati ... era appunto il suo s., intendendo per s. in primo luogo una cosa: la sua riservatezza, il palese impegno che aveva sempre messo ... nel non dare scandalo (Bassani); lo stile è l’uomo (fr. le style c’est l’homme, propriam. le style est l’homme même, frase pronunciata da G.-L. Buffon all’Accademia di Francia nel 1752), espressione spesso usata per significare che dai più piccoli particolari è possibile giudicare il carattere di una persona nel suo complesso. 
E Classe:
Dal senso generico di categoria hanno origine le locuz.: di classe, di gran c., di ottima qualità, di gran pregio: un pittore, un avvocato, un corridore di c., una donna di c., un abito di c., un liquore di gran c. (con sign. sim., ma spesso ironico, di prima c.: un chirurgo di prima c.; anche con senso peggiorativo: un mascalzone di prima c.); fuori classe, eccellente, straordinario: v. fuoriclasse.


Stile e classe, queste sono le cifre di Csaba dalla Zorza, che con mia grande, immensa sorpresa riscuote un grande successo proponendosi come perfetta padrona di casa stile anni ’50. Con il suo nome esotico e aristocratico e i conclamati diplomi veicola attraverso il cibo uno stile di vita (o meglio un life style perché siamo nel 2014 e non nel 1954 e l’anglofonia si impone).
Csaba sfodera ninnoli d’argento, rose a colazione, champagne nei pic nic, sussurri e mani perfettamente pulite mentre si impasta. Ha una camicia bianca impeccabile, come Martha Stewart, ma quella di Martha non ha l’implacabile sparato apprettato e inamidato ma una pragmatica morbidezza di una donna che lavora e che non si preocupa dello stile ma dell’efficienza domestica in cui ingloba anche un modello estetico che, alla fine, la trasforma in una persona di classe.
Csaba fa sognare, fa sognare come un romanzo rosa, fa sognare di avere un’aristocrazia che l’Italia non ha mai avuto, capace di far filtrare un certo stile di vita verso tutti i ceti sociali, come in Francia o in Gran Bretagna dove persino i punk sono diventati icona modaiola e la Regina si lancia con il paracadute con quel gran fusto di 007.
Csaba fa sognare giovani donne che forse hanno dimenticato che di maestre di classe e stile in Italia ne abbiamo avute varie, che hanno aiutato a fomentare l’evoluzione delle donne da un punto di vista molto particolare, che poteva sembrare antiquato e retrogrado, ossia il galateo, le cosiddette buone maniere, ma che sotto sotto nascondeva un messaggio di autostima.

irene brin- brunella gasperini

Cito tra tutte Brunella Gasperini che nel 1975, in piena era femminista scrive un Galateo che come dice lei è:
Più che un libro di galateo, questo si può dire un libro di controgalateo…. il nuovo galateo vuol dire sovvertimento, distruzione, linciaggio del vecchio galateo? Ma no... vuol dire se mai revisione, aggiornamento, discussione, demistificazione... Vuol dire cercare di sostituire buonsenso, spontaneità, elasticità, umorismo a quelle rigide e ormai logore sovrastrutture convenzionali che intralciano, invece di agevolarli, i rapporti umani...».
Oltre a Brunella, che vi invito a scoprire e leggere per l’ironia, l’umore e il buon senso femminile, una grande signora dell’eleganza e dello stile è stata Colette Rosselli, alias Donna Letizia, la quale, più di Brunella, si occupa di cibo e galateo a tavola.
Colette Cacciapuoti Rosselli ha scritto nel 1960 un libro che forse si trova ancora in tantissime case italiane: è “Il saper vivere” di Donna Letizia (Arnoldo Mondadori Editore), di cui disegna anche le illustrazioni.
L’autrice nasce in seno a una famiglia borghese e benestante a Losanna nel 1911 da padre napoletano e calvinista (!) e madre inglese (!) e cresce a Firenze. Laureata in Letteratura a Losanna, si sposa con Raffaello Rosselli, cugino dei perseguitati Carlo e Nello, dal quale si separa nel 1940.
Negli anni ’40 pubblica libri illustrati per bambini: Il primo libro e Il secondo libro di Susanna, Collolungo, Questa è Margherita e Il Cavaliere Dodipetto. Illustra inoltre alcune edizioni dei primi anni cinquanta di libri di fiabe e narrativa. Nel 1951 disegna le illustrazioni del Il diario della signorina Snob di Franca Valeri, altro grande mito dall’ironia intelligente e graffiante. 


Nello stesso periodo collabora come illustratrice con prestigiosi quotidiani e riviste internazionali come Vogue, Harper's Bazaar e il New Yorker.
Gli anni ’50 irrompono con un boom economico in cui si dà un violento scossone alle strutture sociali e si affaccia una classe media che passa, come dice Colette, dal “colletto di lapin alla mantellina di visone”, dalla bicicletta alla motorizzazione di massa e sorgono i dubbi legati al nuovo status: che fare per “essere all’altezza” in ogni circostanza ? Sono quesiti non solo legati all’etichetta, ma spesso veri e propi dubbi esistenziali, incertezze sui modelli di comportamtento.
I giornali soddisfano le inquietudini dei lettori publicando rubriche di Galateo.
Racconta Colette in un’intervista del 1984: «In quel periodo sulla Settimana Incom Irene Brin teneva una rubrica di bon ton molto sofisticata, dai timbri letterari, estremamente raffinati, un po' proustiani, firmata Contessa Clara. Arnoldo Mondadori mi propose di scrivere qualcosa del genere, ma in cui si insegnassero veramente le buone maniere. Era l' epoca dei noms de plume blasonati e raggelanti, provinciali e tutti fasulli, Duchessa di Bedford, Lady Troubridge. Mondadori voleva darmi un nome del tipo marchesa non so come; io dissi che di titoli nobiliari non volevo saperne» e così nacque Donna Letizia.
Donna Letizia dal 1953 nella rivista Grazia e dal 1978 nella rivista Gente, con la rubrica La Posta del cuore risolve come apparecchiare per il tè, come rivolgersi a un arcivescovo o a un principe ereditario, come utilizzare le forchette da ostriche, come evitare gaffe, come essere elegante in ogni circostanza e suggerisce anche il tipo di vacanza da fare per trovare un buon partito alla figlia (con mooolta ironia), e che fare (o non fare) per gestire la suocera impicciona.
E anche lei fa sognare, le padrone di casa sognano di ricevere ambasciatori, apparecchiano con gran dispendio di piatti e posate e tutti si sentono un po’ più vicini al mondo del conte Max.

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Le lettere arrivano a centinaia da uomini e donne, le risposte sono ironicamente serie, scritte con un italiano di una leggera eleganza, a volte sono pungenti a volte benevole, sempre con molto ritmo: «Per tutti ho cercato di trovare la parola giusta, e a molti piaceva proprio quel mio cocktail di humour e serietà, quella mia ironia talvolta pungente ma molto più spesso benevola, di fioretto e mai di spada, così diversa dall'amaro sarcasmo degli italiani».
Come questa perla:Cara Donna Letizia, cosa ne pensa di un marito che propone alla moglie di invitare nel letto coniugale un’amica da poco abbandonata dal fidanzato, sostenendo che con questa iniziativa ognuno darebbe il meglio di sé: prova di amicizia da parte della moglie, larghezza di vedute da parte del marito, gratitudine da parte dell’amica”.
Risposta: “Presto un fazzoletto: tante eccelse virtù commuovono
Ha insegnato a «non arricciare il mignolo a coda di volpino», ad aborrire stuzzicadenti e calzini corti e citava Montesquieu, Kipling, il barone de Rothschild e Edoardo VII.
Ad esempio insegna come mangiare il paté (un piatto a caso eh…): “ Solo il patè in crosta si può mangiare con coltello e forchetta. Tutti gli altri patè, da quello di fegato a quello di campagna, non richiedono l'uso del coltello. Il patè di fegato va servito insieme al pane tostato”
Ha tanti consigli anche per gli uomini e per le donne che devono essere sempre vigili:
Molti uomini considerano le buone maniere come un soprabito da indossare al momento di uscire di casa e da appendere all'attaccapanni appena rientrati. Ecco il cav. Rossi, per esempio: amabilissimo in società, servizievole in ufficio, brillante al Circolo e al caffè. Tra le pareti domestiche, musone, taciturno, iracondo. Maleducato, insomma. Colpa in gran parte sua, ma colpa anche della signora Rossi (consorte) che fin dall'inizio non ha saputo farsi rispettare e colpa soprattutto della signora Rossi (madre) che quand'era bambino gli ha lesinato scapaccioni e buone norme di educazione: beneducati non si nasce, si diventa”
Colette aveva definito alcune tipologie femminili come la “signora Casachiesa” e la “signora Semprelesta” o la micidiale ”Signora che vuole arrivare”: dice“A me piace l’umorismo, mi piace sorridere anche di me stessa, e trovo che sia un esercizio utilissimo considerare lucidamente i propri errori, non per moralismo, ma perché è l’unico modo per non invecchiare nell’amarezza, nell’acidità, inveendo contro il nostro prossimo o il nostro destino”.

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Insegnava il bon ton perché era interiorizzato nella sua forma di essere, ma sicuramente non era un personaggio conformista: era una donna indipendente, che si è ribellata alle condizioni economiche precarie della Mondadori e non ha più pubblicato illustrazioni se non per i suoi libri, si è separata negli anni ’40, ed è stata madre separata in epoca anteguerra. E’ stata la compagna di Indro Montanelli che ha sposato dopo 25 anni di relazione nel 1974 e comunque hanno vissuto entrambi affettuosamente in case e città diverse: dichiara “Siamo due scapoli che si rinfacciano d'avere perso la “vera” (mai portata da entrambi), due solitari (io per consuetudine, lui per natura) legati da un'autentica stima e da un interesse, non partecipe l'uno per l'altro. Io non partecipo al suo interesse per la politica o il calcio, lui non partecipa a certe mie scelte di letture o di immagini. I nostri incontri sono come viaggi all'estero che, ogni tanto, è bello fare».
E’ morta nel marzo del 1996, non prima di aver fatto promettere a Indro di procurarle una dolce morte nel caso fosse rimasta in stato vegetativo, confermando il suo carettere indipendente e anticonformista, e alla fine è morta di ictus e Indro non ha avuto bisogno di soddisfare il suo Desiderio.
Rileggere oggi il libro Saper vivere, che si trova facilmente in un’edizione della BUR del 2007 (!), è fare un viaggio verso un’Italia ingenua, remota e nostalgica, molto datata in alcuni aspetti, soprattutto per quanto riguarda la relazioni tra sessi, e decisamente assolutamente lontana quando si parla di cappellini e guanti.
Ma resta l’eleganza, lo stile, lo sguardo ironico e distante che vede il tutto attraverso la ricerca di una convivenza sociale piacevole, rispettosa e autorispettosa: “ In trent' anni mi sono passati davanti agli occhi vari periodi storici…. Sì, tutto è cambiato. Tranne una cosa: la solitudine di fondo, l'ansia, l'angoscia, il senso di incertezza, la paura di sbagliare”.
Colette fa sparire nel 1984 Donna Letizia, la fa uscire di scena come consigliava lei “cinque minuti prima che sia troppo tardi”, e dichiara “Donna Letizia è morta e sepolta”.
Donna Letizia abbandona il campo in quegli anni ’80 in cui l’estetica dei nuovi ricchi , la grossolanità e l’ostentazione soppiantano l’eleganza e l’ironia, quando lo stile di vita un po’ conservatore, ma elegante e discreto sparisce e la vecchia e consolidata borghesia ormai ha perso se stessa, si è arresa e si è adattata ai nuovi modelli consumistici e morali.
Colette ha fatto sparire Donna Letizia, ma le paure e i dubbi che lei citava esistono ancora, da Monsignor della Casa in poi ogni generazione cerca di adattarsi e conformarsi allo stile delle classi più agiate o più in vista, di imitarlo, di sognarlo.
Ogni epoca ha la sua Donna Letizia, a noi tocca Csaba…

Fonti
Colette Rosselli, Saper vivere di Donna Letiza, BUR
Il grande libro della casa, a cura di Donna Letizia, Mondadori
Archivio storico del Corriere della Sera
Rai storia
La Repubblica- ricerca
Il Giornale (archivio)












16 commenti:

  1. Gran bel articolo! E' scontanto dirlo, ma la classe non è acqua

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  2. Bellissimo articolo, grazie Simonetta!!!

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  3. Bell'articolo non conoscevo ince una donna anche da non dimenticare sia come prima donna in italia ad avere avuto la laurea in medicina e la sua cucina e aiuti medici con due differenti pseudonomi quali Dott. Amal e Petronilla. Mi è venuto in mente perchè giorni fa sul giornale locale leggevo di un incontro sulla gastromia e non solo avrebbero parlato di Amalia Moretti Foggia (della Rovere) pesno vissuta prima di Colette, in quanto Petronilla/Dr. Amal e morta nel 1947. Due figure bellissime grazie questa proprio me l'ha annoto. Un abbracciocara Simonetta e buona giornata.

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    1. ne parleremo, di Petronilla- e assieme a lei parleremo anche di donne altrettanto in gamba ma non così note, che attraverso la gastronomia diedero voce ad un'Italia meno rappresentata, quale era appunto quella delle donne di quegli anni. Grazie per averla ricordata!

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    2. Stay tuned......ne abbiamo di fantastiche signore da raccontare!

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  4. brava simonetta, grazie infinite!
    che bella la foto con montanelli :)

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  5. donna letizia è sempre stata il mio mito ... mi trovo molto vicina a tante sue idee anticonfermiste ancor oggi! bellissimo e interessantissimo post! complimenti Simo!

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  6. Un post splendido, che si legge come un bicchiere di acqua fresca, divertente e pieno di notizie che non conoscevo. E mi ha provocato un po' di nostalgia, lo confesso.
    Grazie cara Simonetta. Pat

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  7. Grazie a voi...e grazie a chi ha stoicamente provato le ricette, in particolare l'hot dog fait maison...........;-)

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  8. Trovo sempre molto interessanti questi articoli un po' "retro'"...non conoscevo la vera storia di Donna Letizia, anche se avevo letto qualcuna delle sue "vecchie risposte", ancora prima di scoprire Csaba, che seguo non tanto perché' sogno di essere come lei (e non per questo mi ritengo "mediocre" o del tutto incapace in cucina...alcune nozioni -tipo il non bucare la carne o non lavare i funghi per fortuna le ho apprese da donne ben più' esperte di cucina) ma forse per quei pizzi e merletti che ricordano tanto le nonne...certo che invece sogno un bel viaggetto nella Ville Lumiere (ehm non riesco a mettere l'accento!!!). .lo stile e' innato e non basta sfoderare marchi e champagne per essere signori...e come diceva il grande Totò, "Signori si nasce...ed io lo nacqui, modestamente!!!"""!!! Per il libro, mi farò ispirare dalle ricette e poi...farò a modo mio!!! Grazie per le vostre ricerche storiche ed il vostro impegno, ciao ciao Luisa

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  9. Lettura piacevolissima, grazie Simonetta

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  10. Bellissimo post, Simonetta! l'ho letto con molto piacere scoprendo cose che non conoscevo, e rimanendo con la convinzione che noi Csaba non ce la meritiamo proprio, ed è di una inutilità estrema. Bacioni!

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  11. Simonetta, i tuoi articoli sono deliziosi, coinvolgenti ed istruttivi: grazie!
    Mi sarebbe piaciuto conoscere una Donna come Colette Rosselli, con il suo carisma e la sua classe, avrebbe potuto insegnare molto anche ai nostri giorni...

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  12. Io nel frattempo stasera mi sono beccata nel programma Best Bakery su Real Time una pasticcera che si è diplomata alla Scuola di Cucina del Cordon Bleu, sembrava la gemella della Csaba...sia come look che come modi, ma cos'è le sfornano tutte così in quella scuola??? La "sciura" Letizia mi sembra già più interessante come personaggio, ma ammetto che prima di oggi non la conoscevo e quindi mi limito ad inchinarmi per l'articolo ben scritto. Voilà!!!
    Ps: vendo burriera in argento comprata da poche settimane ma mai usata perché le ricette non sono state all'altezza... Csaba, si fa per scherzare!!!

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